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Autore: Iaiasdream    11/12/2020    0 recensioni
[Can Yaman]
Tutti i diritti riservati agli autori (Bay Yanlis)
Ezgi è una ragazza delusa dall'amore. Determinata a lasciarsi le sue frequentazioni fallimentari alle spalle, accetta l'aiuto di Ozgur, un ricco barista, dalla vita frivola, nonché suo vicino di casa il quale la guiderà nell'intento di cercare l'uomo giusto con cui trascorrere il resto della vita.
Tra un consiglio e l'altro, Ozgur, che ha sempre messo da parte il forte sentimento, finisce per innamorsarsi di Ezgi, a quel punto dovrà decidere tra la ragione e il sentimento.
Cos'accadrà tra i due?
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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COME CONQUISTARE UN UOMO
 
Cansu non aveva visto male. Ezgi stava sorridendo. Aveva un nonsoché di luminoso negli occhi e come splendevano i denti in quel sorriso.
Sì, sorrideva e proprio dopo essere rientrata dalla veranda.
La dottoressa scrollò le spalle poggiando una mano sul fianco poi sospirò dicendo: «Ah, non è possibile!»
«Che succede?» chiese Ezgi cancellando lentamente dal volto la sua espressione sognante.
La cugina le si avvicinò continuando a guardarla in volto con circospezione, come se stesse a contatto con un alieno. «Quell’espressione sul tuo viso…»
«Cosa c’è?» domandò ancora Ezgi imbarazzata.
«Hai conosciuto il vicino, vero?» e Cansu fu talmente schietta che sua cugina si irrigidì sentendosi come giudicata dagli sguardi e da quella domanda, e affermò con voce incerta come se avesse avuto paura nel rispondere.
L’unica che sembrava scendere ancora dalle nuvole fu Denise, che chiese chi fosse il vicino e che cosa stesse succedendo.
«Non è altri che la reincarnazione dell’uomo sbagliato. Il signor Sbagliato» rispose Cansu tutto d’un fiato. «E vi dirò, - proseguì – non l’ho mai visto due volte con la stessa donna. Non lo conosco bene, e non ho intenzione di farlo.»
Ezgi, nel suo piccolo cantuccio, si sentì accusata, e la maniera con la quale allentò i muscoli sembrò sgretolarla.
«In poche parole: Ezgi deve tenersi a distanza da lui, giusto?» sentenziò Denise avvicinandosi alle amiche.
«Assolutamente!» esclamò la dottoressa, poi rivolgendosi alla cugina, «Tesoro, ascolta. Lui è diverso da tutti gli uomini che hai avuto fino ad ora. Bastano due minuti per ritrovarti nel suo letto e altrettanti cinque minuti per ritrovarti fuori dalla porta. Non provare mai a restare sola con lui.» l’avvertì.
«No, non succederà mai!», ma quella risposta la giovane l’aveva detta balbettando, per non parlare delle sue pause spaesate che celavano censurati pensieri, quelli che si era fatti sulla veranda guardando il diretto interessato negli occhi. Con quello sguardo complice che si erano scambiati, e quella stretta di mano che voleva sancire il loro avvicinamento. Certo, questo, non poteva mica dirlo alle amiche.
«Ezgi, non ci provare!» fu Denise a riportarla alla realtà, forse avendo intuito qualcosa. Ed Ezgi chiuse gli occhi facendo una piccola smorfia acconsentendo a quell’avvertimento, ma non riusciva a togliersi dalla mente quell’attimo.
«Ricordati che hai promesso di restare lontana dagli uomini sbagliati!» riprese Cansu, rivolgendole un dolce sorriso. «E poi, ti incontrerai col dottore, questo fine settimana. Sarà la tua occasione. Entro la fine dell’estate, ti ritroverai con un anello al dito.»
Ed Ezgi ricambiò quel sorriso ma per cortesia e non perché era d’accordo con le parole di sua cugina. Solo che poi, la frase “anello al dito” la sradicò completamente dal suo chiodo fisso e le iniettò un senso di eccitazione.
«Parli sul serio?» chiese appoggiando i glutei contro il tavolo.
Cansu ammiccò.
«Quindi mi sposerò prima di Soner?»
«E perché no?»
Non vedeva l’ora di dargli una bella lezione, sbattendogli in faccia l’anulare cerchiato da un anello d’oro, provandogli che anche senza di lui il suo sogno si era avverato.
L’idea l’allettava e molto.
 
***
 
Il mattino seguente, fresche di stampa, vennero messe in vendita copie e copie del giornale Magazine, la cui copertina ritraeva il ristoratore più giovane, avvenente e ricco di tutta Istanbul. Appaiava l’immagine, in basso a destra, una scritta bianca a caratteri stampati: “SIGNOR SBAGLIATO”.
Inutile dire che andò a ruba. La curiosità dei cittadini era alle stelle, specialmente quella delle donne che erano solite frequentare il suo locale.
E anche lì arrivò il giornale e i suoi dipendenti lo leggevano seduti al bancone del bar.
«Hanno messo un titolo molto forte. Per non parlare delle critiche.» Disse Emre mentre stuzzicava delle noccioline. Di fronte a lui c’era lo chef e al suo fianco Gizem che si accarezzava una ciocca di capelli. «Chissà come reagirà quando lo verrà a sapere.» si disse sorridendo. La curiosità della ragazza non ebbe lunga durata, poiché il diretto interessato era appena giunto a La Gabbia con la sua moto e si accorse che qualcosa non andava a partire dai presenti per la strada e dal parcheggiatore che lo fissavano con sguardi titubanti.
Quando entrò in sala e salutò ebbe la conferma che non si stava sbagliando. Il barman si allontanò dal bancone e Gizem riprese il suo lavoro senza dire nulla, ma continuarono a lanciarsi sguardi complici e sorrisetti beffardi che di certo non passarono inosservati. L’unico che rimase al suo posto fu Ozan.
«Cosa c’è? – sbottò a quel punto – sorridete, vi guardate l’un l’altro farneticando qualcosa. Che cosa è successo?»
«Non è successo nulla, è tutto normale, come sempre.» rispose Emre sorridendo a trentadue denti.
«Come sempre…» Ozgur non ne era convinto. Poi si volse verso l’amico chef e guardò il giornale aperto, «Quella cos’è, la mia intervista?»
«Ah, sì! Esatto!» si scosse Ozan chiudendo la rivista. «Ma non c’è bisogno che tu la legga, stesse cose…»
«È molto bella, eh?»
Ozan si volse a guardarlo, e lui continuò sorridendo con soddisfazione, «Mi ha davvero elogiato, anche se penso che abbia esagerato un po’ troppo chiamandomi Signor Perfetto.»
I presenti non seppero cosa dire, mentre lui aggiungeva «Mi sento davvero imbarazzato per lei, sapete? Sono successe un po’ di cose ieri mattina, dovrei chiamarla e scusarmi, sperando che non si sia arrabbiata.»
«No. Non penso che si sia arrabbiata.» rise lo chef.
«Fammi capire, perché stai ridendo, amico?»
«Non importa. Dimentica, questo giornale»
«No, fai vedere!» e riuscì a sfilarglielo dalle mani. Lo guardò e lesse: «Signor Sbagliato?»
Ozan annuì.
«Cosa vuol dire signor Sbagliato? Mi ha chiamato signor Sbagliato!» e principiò a sfogliare le pagine per cercare la sua intervista.
“Le mie preferenze riguardo le relazioni bilaterali…”
«Cosa vuol dire con questo?» chiese ancora rivolgendosi all’amico. «Voglio proprio leggere…»
“Ozgur Atasoy, il businessman di successo, purtroppo non riesce a trovare lo stesso successo nella vita personale. Non crede nell’amore e nel matrimonio. Inoltre per lui le donne non sono importanti e vuole che questa sua scelta venga rispettata.”
«Le foto sono belle, comunque.» intervenne Ozan indicandone una.
 
Ozgur era a dir poco furibondo. Che cos’era quel vergognoso articolo? Quella donna aveva scritto tutto il contrario di ciò che lui aveva detto. Quando mai aveva detto di non credere nel matrimonio e nell’amore, solo perché era successo quel piccolo diverbio con quell’altra ragazza? Eppure sapeva che non sarebbe potuta durare, almeno glielo aveva fatto capire. Oh, ma perché non lo capivano?!
Sfogò i suoi pensieri con il suo amico il quale con nonchalance ammise che la donna era stata un po’ cattiva.
«Un po’, un po’?!» gli chiese credendo che stesse ancora scherzando, poi lo squillo del suo cellulare lo distrasse dai suoi deliri. Lo prese e lesse il nome di Ebru.
«Guarda, sta chiamando mia sorella. Sicuramente mia madre deve aver visto tutto.» e rispose mantenendo la calma. «Dimmi, sorellina.»
«Fratello, abbiamo letto la tua intervista.» esclamò la ragazza dall’altro capo con voce preoccupata.
«Che velocità. Ebru, ascoltami, non credere a una sola parola di quello che c’è scritto. Il giornalista ha solo brutte intenzioni, non ha a che fare nulla con me.»
«Va bene Ozgur, ma dovresti dirlo anche alla mamma. Ha avuto una crisi di nervi. Dovevi vederla. Sogna da una vita che tu formi una famiglia, e quando ha letto quelle cose si è sentita devastata. Sai com’è.»
«Sì, lo so. Comunque le parlerò, non preoccuparti.»
«Anche se non so quando possano servire le tue parole, questa volta. Vuole che tu ti sposi e mi ha fatto dire a tutti di trovare delle ragazze per te. Le ha invitate tutte al mio matrimonio per far sì che tu ne scelga una.»
«Dimmi che stai scherzando, non è possibile.» esclamò Ozgur snervato.
«Credo che le cose si stiano mettendo male per te. Ti ho chiamato per fartelo sapere.»
Il giovane si grattò la nuca non sapendo come ribattere. Sua sorella aveva perfettamente ragione, le cose si stavano mettendo male. Sua madre aveva preso una decisione a dir poco da pazzi. Salutò sua sorella e raccontò dell’accaduto a Ozan, che conoscendo Sevim, aveva intuito le sue intenzioni.
«Non dovresti andare a quel matrimonio da solo. Lo sai, vero?» gli chiese calmo come se più che una domanda gli stesse dando un consiglio.
«Ovviamente.»
Dopo quella risposta, piombò il silenzio, lo chef continuava a guardarlo, pensieroso. Poi ebbe un’illuminazione. «Fatti accompagnare da quella pazza dell’albergo! Quando zia Sevim la vedrà, dirà che è sicuramente meglio di nulla.»
Ozgur accolse quella proposta come una scudisciata dietro ai reni, ma sorrise comunque alla genialata dell’amico. «Non lo dirà, perché il suo problema non è il matrimonio. Lei vuole dei nipoti. È ossessionata da questo, comprendi?»
Arreso alla situazione, Ozan si congedò dicendo che oltre ad essere dispiaciuto doveva tornare a lavorare e, prima di andarsene, gli raccomandò di non arrabbiarsi.
Ma a cosa serviva? Ormai il guaio era fatto e, malgrado tutto, doveva trovare una soluzione. Non si sarebbe sposato con qualcuna scelta dalla mamma, anzi. Non si sarebbe sposato a prescindere.
 
***
 
“Il rapporto che hai avuto con tuo padre influenzerà le tue relazioni future, poiché è il primo uomo della tua vita”
Ezgi, seduta sul divanetto di vimini sul terrazzo, leggeva quelle parole cadendo dalle nubi, come se avesse fatto una scoperta e di tanto in tanto sottolineava con una penna le frasi che riteneva più importanti. Ma quella frase la scosse talmente tanto che sbuffò esasperata portando la tesa all’indietro e pestando i piedi sul materassino.
«È vero! Tutti gli uomini che ho avuto erano simili a mio padre. Ora capisco, è tutta colpa sua!» girò pagina chiedendo al libro cosa avrebbe dovuto fare a quel punto. E quello le rispose: “individuerai le sette caratteristiche che desideri in un uomo, senza scendere mai a compromessi”
Sospirò ancora lasciando cadere il tomo sul grembo, poi lo riprese e lesse: “Stai lontana dagli uomini sbagliati”, «Sta parlando di te» mormorò voltandosi verso la veranda del vicino il quale ignaro di tutto si affacciò andandosi ad appoggiare alla balaustra di vetro con in mano un bicchiere di limonata, a fissare il panorama. Fino a che si accorse di lei che continuava a leggere a voce alta. La osservò e ascoltò il tempo che bastava per capire che cosa stesse dicendo, poi attirò la sua attenzione esclamando: «È la prima volta che vedo qualcuno studiare per trovare un marito.»
Ezgi trasalì voltandosi di scatto. Ozgur, senza chiederle il permesso passò tra i cespugli che dividevano i due terrazzi e si avvicinò alla ragazza.
«Invece di prendere un gatto, hai preso un libro.»
«Oh! Ecco il signor so-tutto-io!» lo salutò lei infastidita.
«Dammelo, voglio leggerlo» e detto questo le sfilò il libro di mano, facendola scattare in piedi per farselo restituire. «Lascialo!» urlò Ezgi.
«Solo un secondo, voglio solo guardare. Non ho cattive intenzioni. Solo guardare un attimo – diceva il ragazzo mentre lei si dimenava nel disperato tentativo di raggiungere con le sue piccole braccia la mano di lui il quale sembrava enorme. – Questo libro non deve mai capitare nelle mani di un uomo. È stato scritto per sole donne.» lesse Ozgur portando in alto l’oggetto, mentre Ezgi gli schiaffeggiava il braccio.
“Questa è la sacra Bibbia per le donne che non sono sposate!”
Poi finalmente, il libro gli venne tolto di mano e Ezgi, livida di rabbia gli urlò contro: «Vergognati!», poi ricomponendosi si sedette sul divanetto.
Ozgur, dal canto suo, rimase in piedi a guardarla con le mani appoggiate sui fianchi, «Hai perso il cervello? Credi davvero che questo libro funzionerà?» le chiese.
La ragazza lo guardò indispettita e in tal modo rispose: «Certo che funzionerà. Se l’uomo è quello giusto!»
«Se l’uomo è quello giusto?» ripeté Atasoy, prendendo posto su una poltrona accanto a lei. «Allora dimmi: quale sarebbe l’uomo giusto?»
«Ascoltami – disse Ezgi – so perfettamente che queste cose sono estranee per te.»
«Già.»
«Però lascia che ti dica una cosa»
«Ti ascolto.»
«L’uomo giusto è leale, non egoista – iniziò ad elencare e per essere sicura di non aver dimenticato qualcosa diede un’occhiata discreta alla pagina che si era segnata – Rispettoso, sensibile» nel mentre guardava il cielo come se lo stesse immaginando.
«Hai dimenticato OBBEDIENTE!» proruppe il giovane.
Compiaciuta, Ezgi disse: «Beh, non mi dispiacerebbe se mi ascoltasse.»
«Ho un amico che farebbe al caso tuo. Te lo presento se vuoi… Tesla?!» e a quel richiamo, il pastore australiano abbaiò correndo incontro al suo padrone «Vieni qui, Tesla!»
Quando lo vide, Ezgi non si offese per la presa in giro, anzi, cercò di prendere confidenza con l’amico a quattro zampe elogiando la sua bellezza e accarezzando il pelo lungo. «Comunque sei davvero molto divertente» si rivolse al vicino di casa.
«Anche tu sei divertente, perché – non per rovinare i tuoi sogni ma- lasciati dire che non esiste un uomo così e nemmeno donne così.»
«È qui che ti sbagli. Perché io sono così e sono donna! Perciò se esisto io, esiste anche lui»
Ozgur la guardò.
«Ho incontrato qualcuno che potrebbe avere queste qualità. E pensa un po’, mi incontrerò con lui questo fine settimana.»
«Sai, anch’io avevo un amico immaginario, ma quand’ero piccolo. Non ti pare di essere troppo grande per queste cose?» la schernì serio.
«E cosa ti fa pensare che sia immaginario?» chiese la ragazza cercando di non perdere la pazienza.
Ozgur portò il suo busto in avanti avvicinandosi a lei, in modo tale che potesse parlare senza alzare la voce, «Ti ricordo che hai pianto sulla mia spalla per un altro uomo. Dove lo hai trovato?»
Ezgi si portò una ciocca dietro l’orecchio rispondendo che lei non aveva trovato nessuno e che era stato l’uomo a trovare lei. «È un dottore molto affascinante e anche molto gentile.» aggiunse fiera di se stessa.
«Ammettilo! Hai finto di essere malata per incontrarlo.»
«Non dire stupidaggini. Mi ha investito con la macchina.» e sulle sue guance comparve un velo porpora, immaginando che tipo di malattia poteva inventare per farsi visitare da un ginecologo. No, aveva ancora una goccia di pudore nel sangue.
«Ancora peggio! Sei saltata addosso alla sua macchina!»
«Ma sei pazzo! Se continui a prenderti gioco di me, torno dentro!»
«Va bene, va bene. Calmati adesso. Se ho ben capito, per prima cosa, non vuoi più avere a che fare con gli uomini sbagliati, vuoi solo stare con l’uomo giusto. Ho ragione?»
«Ovviamente!»
«Allora, ti darò qualche consiglio. Sei pronta? Ascoltami bene…Non esistono né uomini sbagliati e né uomini giusti. Uomini e donne si modellano tra loro. Io penso che siano le donne a modellare gli uomini. Per concludere, ci sono donne che si comportano bene e donne che si comportano male»
A quelle parole Ezgi rimase allibita, ma ebbe la prontezza di replicare. «Quindi è di nuovo colpa delle donne, eh? Scusa, ma perché ce l’hai così tanto con le donne, tua madre non ti ha amato abbastanza quando eri piccolo?»
Ozgur, prima di rispondere, si sfilò gli occhiali da sole e si strinse il setto nasale con due dita sospirando, «Sì, è morta dandomi alla luce.»
Ezgi rimase con la bocca aperta, dolente per essere stata così dura con lui. «Mi dispiace tanto. Non lo sapevo, davvero»
Il giovane si guardò intorno poi sbottò gesticolando nervosamente verso di lei. «È questo il tuo problema! – esclamò – credi a tutto quello che senti! Ci credi subito perché agisci col cuore non con la mente! Questo succede perché non conosci bene le regole»
Dire che era infastidita era ben poco, ma lo ascoltò lo stesso. Di quali regole stava parlando?
Secondo Ozgur Atasoy, la relazione tra un uomo e una donna è un potere che richiede una pianificazione e una delicatezza perfette. Il primo che mostra amore è destinato a perdere.
«Sei sempre tu, quella che chiama per prima, giusto? E sei sempre tu la prima che dice “Ti amo”, a scusarsi sempre, ad essere umile e a fare regali nei giorni speciali. Anche quando il tuo ex ti ha preparato dei compleanni di merda, tu hai continuato a preparare per lui delle feste a sorpresa coi fiocchi.»
«Ah! Basta. È così!» lo interruppe colpita nel suo io. Aveva centrato in pieno, perché continuava ad elencare i suoi fallimenti?
«Ecco di cosa stavo parlando. Se continui a comportarti così, continueranno a trattarti come una nullità. In parole povere rimarrai sempre sola.»
«Ma dai?! Veramente? Visto che sai tutto, perché sei single? Guardati tu per primo!»
«Ma tesoro, la mia è una scelta. Perché pensi che io sia solo? Sono io a gestire la mia vita. C’è chi sceglie di vivere in un modo, chi in un altro.»
«Non ho bisogno di ricevere consigli da un uomo come te, che pensa che l’amore sia solo questione di ormoni e che le relazioni siano solo una forma di divertimento. Non ne ho bisogno.»
Ozgur scosse la testa. Non aveva intenzione di sprecare altro fiato con quella pazza, così si alzò acconsentendo al suo volere e prima di andarsene, disse: «Poi però non venire di nuovo a piangere da me. Va bene?»
Ezgi ormai furibonda, afferrò un sassolino dal vaso che faceva da ornamento al piccolo tavolo e glielo lanciò contro urlando che non lo avrebbe mai fatto.
 
***
 
La sera di quel fatidico sabato, Ozgur si trovava sotto la doccia. Si stava preparando per andare a La Gabbia. Stava per sciacquarsi i capelli quando l’acqua dal doccino finì di cadere. Sorpreso, il giovane uscì dalla doccia avvolgendosi la sua parte virile con un asciugamano e, avvicinatosi al citofono sperava che Aydar ascoltasse il suo richiamo. Ma il portinaio sembrava scomparso.
«Ah, Aydar! – sospirò seccato – restassi al tuo posto, per una volta!»
Uscì dall’appartamento, e si avvicinò al pannello delle tubature per capire cosa fosse successo, ma qualcosa, o per meglio dire qualcuno attirò la sua attenzione.
Comparve una donna, con un lungo abito rosso scarlatto, uno spacco laterale le scopriva una gamba e onde di capelli castani le coprivano la spalla diafana. Era Ezgi ed era bellissima.
Ozgur rimase incantato per qualche istante, poi quando si rese conto che la donna si era accorta di lui, le si avvicinò spiegandole il motivo per il quale si trovava in quelle condizioni (bagnato, a petto nudo e con la schiuma che gli faceva brillare i capelli neri. Era un belvedere, altro che spiegazioni!).
Poi la fissò dalla testa ai piedi come se le stesse facendo una scansione ottica, e la ragazza gli fece gesto si spiegarle quel suo atteggiamento, ma Ozgur, nonostante tutto, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
«Da me l’acqua arriva – rispose la ragazza – però adesso non posso aiutarti, vado di fretta.»
Già, l’incontro col dottore, si disse Atasoy. «Ah, quindi hai studiato e ora sei pronta.»
Ezgi si girò lentamente aprendo le braccia come a volergli chiedere “Non si vede?”
Certo che lo vedeva e anche benissimo. Il giovane alzò i pollici, poi la porta dell’ascensore si aprì e la ragazza entrò.
«Aspetto con curiosità il risultato!» esclamò lui per farsi sentire, ma Ezgi lo ignorò. Spinse il bottone e lasciò che le porte di chiudessero, mentre Ozgur rimase fermo a guardarla, fino a quando non la vide scomparire.

 
   
 
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