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Autore: Rosmary    12/12/2020    14 recensioni
{Storia candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna}
La guerra è alle porte, carica di decisioni sofferte e certezze scomparse.
“Ma ora perché sei qui?”
“Continuo a non capire cosa te ne fai di tutti questi perché.”
“E tu continui a non rispondere.”
“Non tutto ha una risposta, accettalo.”
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I personaggi presenti in questa storia sono proprietà di J.K. Rowling;
la oneshot è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



 
s i a m o  r u m o r e
~ un giorno, tre autunni
 
 
Era una mattina come tutte le altre, Hermione s’era tirata su dal letto poco dopo l’alba, strappata ai sogni dal consueto cuore in affanno, quello che le faceva pulsare frenetico il petto e le mozzava il respiro.
 
Uno, due, tre,
 
Casa propria non era come la ricordava, neanche la stanza in cui era cresciuta riusciva a comunicarle serenità. Era impresso in quei luoghi il ricordo di un’assenza prolungata, di una crescita repentina avvenuta fuori dalle sue mura.
 
quattro, cinque, sei,
 
Riluttante a intrattenersi con i pensieri, ogni volta aspettava che lo stato d’agitazione si placasse, accantonava domande e fingeva di non essere stata scaraventata fuori dal letto da un’ansia che s’irrobustiva di giorno in giorno, sorda alla razionalità che imponeva calma.
 
sette, otto, nove,
 
In cucina sua madre e suo padre non c’erano mai. Non c’era mai tempo per fare colazione tutti assieme, per scambiarsi il buongiorno, per raccontarsi di affanni e respiri mozzati da incubi senza corpo.
 
Era una mattina come tutte le altre e gli unici rumori provenivano dal bagno chiuso a chiave, dove prevedibilmente a turno i suoi genitori si rendevano presentabili per affrontare la routine.
 
dieci.
 
 
*
 
 
Era una mattina diversa dalle altre, Fred s’era tirato su dal letto prima dell’alba, un forte capogiro lo aveva quasi fatto capitombolare giù dal letto, aveva una bizzarra frenesia in circolo e nessuna intenzione di porsi domande a riguardo.
 
Dieci,
 
Casa propria era sempre più Tana per chiunque di quei tempi. A volte aveva la sensazione che tramutarla in una sorta di ritrovo per pianificare attacchi e ronde non fosse stata una grande idea – non c’era mai pace, mai, e a lui capitava di sentirsi un estraneo tra le mura che l’avevano visto crescere.
 
nove, otto, sette,
 
Per nulla intenzionato ad arrovellarsi in sterili riflessioni, più di ogni volta aveva chiuso fuori quei pensieri e s’era rintanato in quella frenesia che l’aveva svegliato, godendo dei peli rizzati e delle labbra fisse in un sorriso.
 
sei, cinque, quattro,
 
In cucina sua madre e suo padre erano ormai una presenza costante. Era sempre tempo per fare colazione tutti assieme, per dirsi buongiorno una volta ancora, per chiedersi l’un l’altro se l’umore fosse buono.
 
Era una mattina diversa dalle altre e Fred aveva detto ai genitori che avrebbe aspettato in giardino, che la routine avrebbe dovuto aspettare.
 
tre, due, uno.
 
 
*
 
 
Era sempre quella mattina uguale e diversa da tutte le altre quando Hermione era piombata nel giardino della Tana, il terreno incolto ad accoglierla e occhi dignitosamente asciutti.
Fred l’aveva avvicinata con le mani in tasca, il sorriso sghembo e lo sguardo che tradiva una neonata preoccupazione.
 
Non so neanche perché lo dico a te.”
Perché non ti giudico, è semplice.”
Perché non ti interessa.”
Mi credi così superficiale?”
 
Hermione aveva annuito, solo questo, e lo aveva guardato tramutare il sorriso in una smorfia che le sembrava dispiaciuta, tirare via le mani dalle tasche e darle una pacca sulla spalla.
L’aveva abbracciato senza porsi domande e aveva sorriso quando a sorpresa s’era sentita stringere.
 
No, io... Non volevo dire questo.”
E cosa, allora?”
Non siamo amici.”
Continuo a non capire.”
 
S’era allontanata da lui a disagio, ma Fred era corso a sorridere di nuovo con quell’aria furba che non lasciava mai intuire cosa gli passasse davvero per la testa, se stesse meditando su come liberarsi di lei o se offrirle una fetta di dolce.
Non erano rientrati in casa, non subito, s’erano seduti sul terriccio inumidito dalla notte e s’erano fatti compagnia in silenzio, in ossequio a qualcosa, una promessa forse, sconosciuta a tutti eccetto che a loro.
 
Perché dovrebbe interessarti dei miei genitori?”
Ma li collezioni, tutti questi perché?”
Scusa, sono nervosa.”
Granger, tu sei problematica, è diverso!”
 
Quel giorno stesso Hermione aveva reso noto a tutti la decisione presa, l’azione folle che l’aveva resa a tutti gli effetti un’estranea per i propri genitori: da allora in poi a separarli non sarebbe stata solo la loro diversa natura, i mondi paralleli cui appartenevano, ma persino barriere erette dalla mente.
Dimenticata.
Per le persone che l’avevano messa al mondo e cresciuta lei non esisteva più.
 
Mi giudicheranno tutti, diranno che è sbagliato.”
Alla gente piace questa parola: sbagliato.”
È un modo per dirmi di infischiarmene?”
Sì.”
 
I giudizi non erano mancati, sia pure mascherati da sincera preoccupazione, ma Hermione li aveva incassati tutti con la sicurezza di essere nel giusto – tutto pur di salvare vite innocenti, quei genitori che l’amavano senza poter capire cos’era diventata la sua vita.
Fred l’aveva raggiunta in camera quando tutti gli altri erano riuniti al piano di sotto e Ron s’era rassegnato a ingoiare le perplessità e fidarsi di una scelta ormai compiuta.
 
È una parola che a te ho ripetuto spesso.”
E infatti ti ho sempre ignorata.”
Perché sei un irresponsabile.”
Ti piace crederlo, è diverso!”
 
Hermione l’aveva guardato sedersi accanto a lei senza proferire sillaba, si rendeva conto solo in quel momento di averlo aspettato – di aver sperato che la raggiungesse.
Era stata lei la prima a sorridere, lui l’aveva seguita a ruota un solo istante più tardi.
Riflettevano all’unisono che il silenzio, se condiviso, se consapevole, riusciva a essere amico.
 
Devi andare.”
Già.”
Conterò fino a dieci e lo farò.”
E io conto fino a uno mentre ti aspetto.”
 
“Hai contato?”
“E tu?”
“Una promessa è una promessa!”
Il sorriso di Hermione aveva tremato un po’, quello di Fred al contrario non barcollava mai.
Nessuno dei due aveva bisogno di chiedere per avere la certezza che la memoria di entrambi fosse tornata indietro di alcune settimane, al funerale di Silente, in un angolo solitario del vasto parco del Castello – una conversazione breve, brevissima, nata senza motivo alcuno, senza che avesse senso di esistere tra loro.
“Ma ora perché sei qui?”
“Continuo a non capire cosa te ne fai di tutti questi perché.”
“E tu continui a non rispondere.”
“Non tutto ha una risposta, accettalo.”
Hermione avrebbe voluto dirgli che le domande senza risposta la innervosivano e le creavano agitazione – fuori controllo –, ma aveva preferito tacere, fingere che in fondo non le importasse molto e uscire da quella stanza che d’improvviso le sembrava opprimente.
 
Le risposte ai perché erano arrivate giorni dopo, incastrate tra una parete e il corpo di Fred, premute sulle sue labbra, impregnate del suo sapore, decise quanto il suo odore sulla pelle, sfacciate come le mani che la stringevano.
Era stata una giornata diversa da tutte le altre.
 
 
*
 
 
Lo vuoi un perché, Hermione?”
Non li colleziono più.”
Non vuoi saperlo, allora?”
Cosa?”
Che siamo rumore.”
 
 
*
 
 
Aveva da anni l’abitudine di contare sino a dieci e poi al rovescio, sino a uno, ogni volta che si apprestava a fare qualcosa giudicata dai più sbagliata.
Il segreto era tutto lì: riflettere ma non troppo, scandire il tempo in lenti secondi, illudersi di essere stati saggi e buttarsi a capofitto nella vita.
Fred gliel’aveva insegnato senza ragionarci affatto, le aveva detto che le vite vissute erano tutte così, rumorose, perché piene zeppe di istinto, errori, convinzioni ostinate.
E loro, loro due erano stati rumore, lo erano stati per poche settimane e senza alcun perché, ma lo erano stati, e Hermione aveva la ferrea convinzione di aver commesso il rumore più sbagliato e caotico e bello di tutti rubando quelle ore alla guerra.
 
Era una giornata come tutte le altre.
Senza rumore, lo erano tutte.
 
 
*
 
 
Fred.”
Che c'è?”
Promettimi che faremo rumore.”
Fino alla fine.”
 
 
 




 
Note dell’autrice: ho poco da dire su questa storia, ero insonne e l’ho scritta di getto. Ho l’impressione che abbia le sue radici in tutte le storie che ho scritto su Fred e Hermione nel corso degli anni – forse ha un senso, forse non ne ha.
Credo che Fai Rumore di Diodato mi abbia inconsciamente ispirata, l’ho ascoltata molto in questo periodo e a fine scrittura ho pensato che a ispirarmi quel Siamo rumore potesse essere stato proprio il testo della canzone.
Ultimo ma non ultimo, devo la citazione Un giorno, tre autunni ad Ayumu Ena, che secoli fa in occasione di un’iniziativa del gruppo fb C’era una volta con un prompt… mi ha chiesto di scrivere una Fred/Hermione con prompt “un giorno, tre autunni (proverbio cinese usato quando la mancanza di una persona si fa sentire così tanto da far pesare un giorno come se fossero tre anni)” – nel contesto di questo racconto ho esteso il prompt al dopo, a quando assieme a Fred manca anche il rumore.
Grazie della lettura, un abbraccio. ❤
   
 
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