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Autore: Wolstenholme    13/12/2020    2 recensioni
Mail lo conosceva abbastanza da sapere che, con le giuste parole, avrebbe ottenuto proprio quello che desiderava di più. Mihael era ligio al lavoro, così come a qualche scappatella tra una pausa e l'altra. La corsa contro il tempo e contro Kira incombeva sempre più, ma insomma, rischiavano di rimetterci le penne ogni giorno della loro vita, tanto valeva godersela e rischiare, no?
Supino sul materasso, quell'idea folle gli accarezzò la mente. Tutt'al più, l'indomani Mihael gli avrebbe assestato un calcio dritto nel culo.
[...]
“Buon compleanno, Mihael.”
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WE ARE ALL STARS NOW IN THE DOPE SHOW

 

12 dicembre

 

Quella, era la prima notte che Mail Jeevas non trascorreva sul tetto del loro appartamento, in cerca di costellazioni e pianeti lontani. Mihael, a quanto pareva, era un ottimo osservatore del cielo. In realtà, a Mail neanche piacevano le stelle; il suo sguardo color cobalto era solito posarsi dolcemente sui lineamenti affilati di Mihael da quando, al crepuscolo, l'amico faceva rientro a casa, alla notte fonda e inoltrata, quando finalmente era suo l'onore di toccare quel corpo perfetto, baciare quella bocca bollente e intrecciare le dita affusolate e bianche nei suoi morbidi e lucenti capelli dorati, come se essi non fossero altro che un faro in una notte buia.

Come, poi, era quella. 

Non mancava molto allo scoccare della mezzanotte e Mihael gli aveva inviato un veloce messaggio solo poche ore prima, avvertendolo che avrebbe sbrigato del lavoro arretrato, quella sera; ne parlava come se fosse la cosa più normale del mondo.

In realtà, le loro vite erano ogni cosa fuorché ordinarie.


Quella notte, poco tempo dopo che Mail riuscì a ricongiungersi a Mihael in quella follia, era disteso a letto sotto un triplo strato di coperte di lana, le sue preferite.

Dannazione, quelle fibre maledette prudevano come l'Inferno. Trascinò il braccio svogliato fino al comodino, afferrò il cellulare tra le mani e sbloccò lo schermo, aprendo poi la chat del suo bel biondo, adesso così distante, seppur fossero di nuovo nella stessa città. 

Dopo aver vissuto cinque anni separati forzatamente, in ogni caso, persino un metro diveniva una voragine enorme; la Wammy's House, la stanza che condividevano a quel tempo, aveva segnato indelebilmente le loro esistenze. 

Così, annoiato e senza sonno, digitò con dita agili sullo schermo, che fiocamente gli illuminava il viso pallido e decorato da alcune leggere lentiggini chiare.


Mells?


Mail. Che vuoi? Sono impegnato.


Sei impegnato a fare cosa?


Che vuoi che mi faccia, le seghe?

 


L'idea, dovette ammetterlo, era allettante e stuzzicante.

Chiudendo gli occhi, riuscì proprio a immaginarlo. , con le mani sicure, esperte, tra le gambe magre e il capo reclinato indietro, la pistola rigorosamente carica riposta in fretta sul ripiano al suo fianco.

Percepiva l'urgenza del momento, la trasgressione di sfiorarsi in un luogo pubblico, un luogo dove il nome Mihael Keehl era temuto, quasi venerato.

Dio, se se lo immaginava bene.

 

 

Dai, cosa mai avrai da fare a quest'ora?

 

Non sono affari tuoi, Mail.



Potrebbero diventarli. Allora, che stai facendo?

 

Sul serio? Te l'ho appena detto. Mi stai facendo perdere tempo.



Be', apparentemente l'intenzione era proprio quella.

Dopotutto, Mail era da solo, avvolto nelle coperte del loro freddo appartamento e in quel letto ora così vuoto, cos'altro avrebbe dovuto fare? 

Quella lunga, lunghissima notte sarebbe stata davvero noiosa senza Mihael e le sue stelle.

Mail, come una calamita, cercava ora il suo metallo prezioso.

 

Mi manchi.

 

Buttò giù quelle due parole di getto, ben consapevole di quanto Mihael fosse poco avvezzo al romanticismo e alle sue manifestazioni. Stupide coppie da diabete, le chiamava sempre.

Per questo, attese con una leggera punta d'ansia una risposta al suo messaggio, una risposta che quasi aveva timore di rivelare.

Dieci minuti più tardi, il suo cellulare squillò.

 

Sì, tornerò presto.

 

Sorrise, Mail. 

Quello, lo sapeva, era il suo modo per dire che , anche lui gli mancava da morire quella notte.


 Sei solo?

Sì, quello stronzo di Dwhite è collassato

 sul divano.


 

Mail lo conosceva abbastanza da sapere che, con le giuste parole, avrebbe ottenuto proprio quello che desiderava di più. Mihael era ligio al lavoro, così come a qualche scappatella tra una pausa e l'altra. La corsa contro il tempo e contro Kira incombeva sempre più, ma insomma, rischiavano di rimetterci le penne ogni giorno della loro vita, tanto valeva godersela e rischiare, no?

Supino sul materasso, quell'idea folle gli accarezzò la mente. Tutt'al più, l'indomani Mihael gli avrebbe assestato un calcio dritto nel culo.

 

Mells...


Vai a dormire, cazzo.


Forse sono impossibilitato al momento.


Che diavolo stai facendo, eh?


Non sono affari tuoi, Mells.

 

Oh, quello era davvero il giusto modo per scatenare una reazione quasi immediata nell'altro.

Una risata gli sfuggì dalle labbra sottili.

 

Non mi fare incazzare.



Sono stanco. Perché non vieni a verificare con i tuoi occhi?


Non ti conviene, Mail. Non ti conviene.


Bingo.

Eccolo, proprio lì.

Un'altra steccata ben assestata e sarebbe stato completamente suo. Quel gioco di potere, iniziava a piacergli e non poco. 

 

'Notte, allora.

Dimmi cosa vuoi e falla finita.



Te.

 

Non morirai per qualche ora senza di me, credimi.

 

Maledetto, riusciva persino a immaginare il tono arrogante con cui avrebbe mormorato quella frase.

Piccolo bastardo.

 

Chiaro. Magari qualcun altro, ipoteticamente, potrebbe approfittarne.

 

 Lo conosceva a sufficienza da sapere che, adesso, Mihael aveva perso ogni traccia della sua dura maschera d'orgoglio. Aveva perso quel sorriso malizioso che gli deformava il ghigno che da sempre, fin da bambino, indossava con fierezza.

Non poteva essere altrimenti, possessivo com'era.

Comunque, ciò che lesse da quel momento in avanti mandò su di giri Mail in pochi istanti, appena trascorsi i primi secondi dopo la mezzanotte.

 


13 dicembre

 

Spogliati. In fretta.


 Obbedì, abbandonando per un attimo il cellulare sul cuscino.

Mihael non poteva vederlo in alcun modo, eppure se lo sentiva addosso.

Eppure, sapeva. E come poteva non sapere, come poteva non conoscere meglio di chiunque altro quel ragazzino dai capelli castani e sempre scompigliati, quell'uomo ora cresciuto che non faceva che dargli certezze, qualunque pazza impresa gli portasse via del tempo.

 

Mells…

Toccati, come farei io se fossi lì.

 

Lo stai facendo anche tu?

Può darsi. Ora, continua.

 

Certo, che anche lui aveva appena allargato le cosce e sbottonato i pantaloni lucidi e neri, attillati da morire. 

In fretta com'era arrivata, la situazione fu presto rovente. Mihael continuò a guidarlo in quel gioco senza vincitori né vinti.

Chissà se era già bagnato tanto quanto lo era lui, con la mano sotto le mutande e chiusa attorno all’erezione dura e calda. Chissà se rischiava di lasciarsi sfuggire un gemito roco e sensuale anche lui. Chissà se cercava anche lui di muovere il bacino costretto in quegli inutili vestiti, tentando invano di aumentare le frizione e godere ancora di più. Chissà se anche lui pensava all'altro nelle posizioni più erotiche e indecenti mai attuate, entrambi nudi e eccitati oltre ogni limite concesso.

 

Ho bisogno di te, Mihael.


Sono lì, non mi senti?


Sì. Non fermarti, cazzo…


Stringi più forte, Mail.


Sì, Mells… sì, Dio.

 

Tremava, adesso.

Digitare i messaggi successivi fu un'impresa titanica. Una mano stretta attorno all'uccello e le dita dell'altra intente a digitare sulla tastiera del suo cellulare, in attesa di una risposta di Mihael. Era la fine.

 

Sei ancora lì?

Muoviti, mi fai impazzire.



Aspettami, Mail. Sto arrivando.


Fa' in fretta.

 

Arrivò davvero in fretta.

Piantò l'inutile Dwhite, ancora addormentato sul divano, e montò in sella alla sua moto nera, correndo verso casa, teatro delle più recondite fantasie.

Mihael salì i gradini fino al terzo piano a due a due, ritrovandosi senza fiato di fronte alla porta socchiusa. Entrò senza perdere tempo, mollò il suo borsone sul pavimento, sfilandosi velocemente di dosso il cappotto rosso piumato e piombò in camera da letto. 

Mail era davvero lì ad aspettarlo, nudo dalla vita in giù. Nudo e impaziente.

S'era costretto a fermarsi, nell'attesa. Non voleva certo che Mihael arrivasse a festa finita.

E ne era valsa la pena.


Fu una delle notti più belle e cariche d'emozione di quelle settimane, come se mai avessero vissuto distanti così a lungo. Restarono avvinghiati l'uno all'altra per ore e ore, Mail immerso in profondità in Mihael e poi, ancora, a donarsi piacere reciproco in ogni modo mai sperimentato prima di allora. Le mani a toccare ogni porzione di cute libera, la lingua a lambire con maestria ogni zona più intima, i gemiti di piacere liberati nell’aria satura senza alcuna vergogna.

Con una naturalezza che solamente loro avevano.


Impiegarono qualche minuto a riprendere finalmente fiato, entrambi madidi di sudore e doloranti, seppur tremendamente soddisfatti e sereni. I capelli chiari che Mail tanto amava ricadevano ora scomporsi sul morbido cuscino e, in parte, sulla fronte umidiccia del biondo. Ancora nudo, si voltò verso l'altro.

Era la cosa più bella avesse mai visto.


“Buon compleanno, Mihael.”


Come quell’avventura inaspettata, anche il loro rapporto aveva subito una evoluzione frettolosa e impulsiva. Era giunto lì appena due settimane prima, o poco più, e già lo bramava con ogni cellula del suo essere, come la più dolce delle droghe.

La più dolce e la più pericolosa.

Sua e solamente sua.

 

“Vieni qui.” mormorò il biondo in risposta, attirandolo a sé e baciandolo a lungo, giungendo fino alle prime luci dell'alba.


Infine, quella notte Mail non era rimasto solo, proprio come voleva. Mai più solo, era ciò che s'era ripromesso. Non era solo sesso, non era solo amore nella forma più pura, era una promessa.


Ah, quella notte né Mail né Mihael sentirono la necessità di osservare le stelle, rendendosi conto di quanto l'unica stella realmente importante fosse proprio lì. 


 


Tanti auguri, Mello. ♡

   
 
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