Event:
Maritombola 11.
Sito:
Lande
di Fandom.
Prompt:
04 – fotografia.
Da
quando Hagrid gli aveva regalato quell’album, Harry passava
sempre meno tempo
con i Dursley e sempre più tempo rintanato nella propria
camera a guardare e
riguardare le foto dei propri genitori. Ce n’era una che
amava in particolare:
sua madre e suo padre lo tenevano fra le braccia e salutavano
l’obiettivo,
sorridendo allegri e spensierati.
Harry
guardò la finestra. Il sole era alto nel cielo e illuminava
il giorno del suo
compleanno, quasi a volerlo invitare a uscire e a godersi la giornata.
Non
aveva mai avuto occasione di festeggiare, i Dursley non glielo avevano
mai
permesso. Anche se, adesso che ci pensava, iniziò a
chiedersi se sapessero o
ricordassero quando era nato. Tornò a guardare la foto e se
la strinse al
petto, felice di poter vedere i volti dei propri genitori in un giorno
in cui
di solito si sentiva un po’ più triste rispetto
agli altri, soprattutto perché
doveva sopportare i suoi zii e suo cugino.
Un
rumore di pesanti passi sulle scale e Harry ritornò alla
realtà. Cercò l’album
da cui aveva preso la foto, ma non fece in tempo a nascondervela
dentro, che la
porta della sua camera venne spalancata e Dudley ne fece il suo
trionfale
ingresso. Era rosso in volto e sembrava parecchio alterato. Harry
deglutì.
«Sei
stato tu a rompere la mia bici! Hai fatto qualche maleficio!»
gli urlò contro,
battendo i piedi a terra.
«No,
non so di cosa parli», rispose Harry, che non era uscito
dalla propria camera
per quasi tutta l’estate. Non aveva nemmeno idea di dove
fosse, la bici di suo
cugino!
«Bugiardo!»
urlò Dudley e gli si lanciò addosso, facendolo
ruzzolare giù dal letto.
L’album
dei suoi genitori cadde a terra, aprendosi nel mezzo. La foto che Harry
stringeva fra le mani, invece, rimase fra le lenzuola, proprio sotto il
naso di
Dudley, che la guardò. Il suo volto si atterrì
nel vedere Lily e James muoversi
nella foto, per poi mutare. I suoi occhi vennero attraversati da un
lampo di
cattiveria e Harry si rimise subito in piedi, cercando di afferrare la
foto
prima che potesse farlo il cugino. Non fu abbastanza veloce e la
fotografia
finì fra le mani grassocce di Dudley.
«Ridammela!»
gridò Harry, in preda all’ira e alla paura.
Il
cugino se la rigirò fra le mani, osservandola con attenzione.
«Chi
sono?» chiese, ma Harry non rispose. «Dimmelo o la
faccio vedere alla mamma!»
lo minacciò ancora Dudley.
Zia
Petunia, ritrovandosi davanti la foto della sorella, avrebbe di certo
dato di
matto e, Harry ne era certo, l’avrebbe gettata via.
«I
miei genitori. Adesso posso riaverla?» rispose di getto.
Lo
sguardo di Dudley divenne ancora più perfido e il ghigno che
gli si dipinse sul
viso non prometteva niente di buono.
Harry
non poté fare nulla per impedirlo, non riuscì
nemmeno a reagire, mentre il
cugino strappava la foto dei suoi genitori e ne lasciava cadere le due
metà a
terra.
«Così
siamo pari», sentenziò Dudley e scappò
via, chiudendo la porta dietro di sé.
Harry
rimase fermo per un tempo che parve infinito. Sentì montare
la rabbia, che ben
presto si trasformò in dolore. Cadde in ginocchio e
guardò l’album aperto. Lì
c’erano altre foto, ma l’idea di averne persa una,
lo gettò nello sconforto.
Si
rimise in piedi e prese la bacchetta, desideroso solo di farla pagare a
Dudley,
ma si fermò davanti alla porta chiusa. Harry
tremò in tutto il corpo e lasciò
cadere a terra la bacchetta. Si volse e raccattò le due
metà della fotografia,
chiedendosi se una volta tornato a Hogwarts la sua amica Hermione
avrebbe
potuto fare qualcosa.
«Mi
dispiace», sussurrò ai volti dei propri genitori.
Raccolse
l’album da terra, vi nascose le due metà e si
preoccupò di nasconderlo per bene
sul fondo del suo baule.
Harry
si stese supino sul letto e si mise a osservare il soffitto, mentre una
lacrima
gli rigava la guancia. Chiuse gli occhi e si immaginò a
Hogwarts, si immaginò
con i propri genitori e si addormentò sognando
l’abbraccio della propria mamma.