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Autore: Crateide    13/12/2020    1 recensioni
| Storia partecipante all'event Maritombola 11 indetto da Lande di Fandom |
Mentre era ad Azkaban, tormentata dai Dissennatori, l’unico ricordo che la teneva ancorata alla realtà apparteneva a quella voce sibilante che pronunciava il suo nome, che si mischiava alla certezza che il Signore Oscuro non l’avrebbe mai abbandonata lì.
I pensieri più reconditi di Bellatrix, quelli che nessuno ha mai conosciuto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
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Event: Maritombola 11.

Sito: Lande di Fandom.

Prompt: 55 – “Vorrei essere l’aria che abita in te per un momento, solo uno. Vorrei passare inosservata, ma esserti necessaria” (Selected Poem II: 1976-1986, Margaret Attwood)

Nota: Non so quanto di ciò che ho scritto abbia senso, ma è la prima volta che sperimento un personaggio complesso come quello di Bellatrix, siate clementi. Ho inserito l’avvertimento OOC per sicurezza (anche se secondo me certi pensieri potrebbero essere plausibili). Buona lettura!

 

 

 

 

Lo ricordava bene il giorno in cui l’aveva incontrato per la prima volta, in quel luogo buio e freddo. Non avrebbe mai dimenticato la sua voce sottile e acuta mentre pronunciava il suo nome, scandendo ogni sillaba, facendola rabbrividire di paura e orgoglio insieme. Lui l’aveva scelta, lui voleva lei sola e non poteva che esserne fiera.

All’epoca era solo una ragazzina, ma aveva capito da subito che sarebbe stata per sempre legata a lui. Di Rodolphus non le era mai importato nulla, lo aveva sposato perché era un Purosangue e soprattutto era un Mangiamorte, un mero mezzo per stare accanto al Signore Oscuro, che aveva riconosciuto in lei del talento e l’aveva personalmente addestrata.

Lui non era clemente, la puniva duramente se sbagliava e non la premiava mai se invece imparava a padroneggiare Incantesimi sempre più difficili, sempre più dispendiosi di energia. Eppure, Bellatrix era certa che il Signore Oscuro tenesse a lei, come lei teneva a lui.

Gli sarebbe stata per sempre fedele, lo aveva giurato. Era diventata spietata, si era lasciata plasmare per poter essere quanto di più vicino possibile a ciò che lui desiderava che fosse, affinché potesse finalmente rivolgerle uno sguardo fiero... o qualcosa di più.

Bellatrix poteva ingannare gli altri, ma non se stessa. Desiderava essere per Lord Voldemort ciò che l’aria era per lei: un soffio indispensabile, un anelito di vita, ciò che si desidera ardentemente ogni istante. Un respiro, un qualcosa di semplice e inosservato, eppure così importante.

Bellatrix non lo avrebbe mai detto a parole. Mai. Lei era per tutti la sottoposta di cui il Signore Oscuro più si fidava, niente di più niente di meno. Aveva tramutato i sentimenti che nutriva in venerazione nei confronti di Lord Voldemort e in crudeltà e sadismo nei confronti dei Babbani e di chiunque si opponesse al volere del suo Signore.

Mentre era ad Azkaban, tormentata dai Dissennatori, l’unico ricordo che la teneva ancorata alla realtà apparteneva a quella voce sibilante che pronunciava il suo nome, che si mischiava alla certezza che il Signore Oscuro non l’avrebbe mai abbandonata lì.

Non lei, che gli era sempre stata fedele.

Non lei, che lo amava più della sua stessa vita e che per lui avrebbe rinunciato anche alla propria anima.

 

 

 

 

 

   
 
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