Event:
Maritombola 11.
Sito:
Lande
di Fandom.
Prompt:
61 – “Hai fatto del tuo meglio, [eroe/eroina], ma
la vittoria è comunque mia”.
Note:
Raoul non è in cima alla lista dei
miei
personaggi preferiti e credo che lo si capisca, ma ho comunque cercato
di dar
voce ai suoi pensieri, che sono quelli di un uomo innamorato in preda
alla
disperazione e alla paura. Spero possa essere comunque una buona
lettura!
Forse
era stato tutto inutile, forse non sarebbe riuscito a salvarla e
sarebbe stato
ucciso senza nemmeno aver avuto il tempo o
l’opportunità di rivederla un’ultima
volta.
Raoul
correva fra i corridoi dei sotterranei, con il braccio sollevato
davanti al
viso, esattamente come gli aveva suggerito Madame Giry. Zuppo da capo a
piedi e
con il cuore che gli rombava nelle orecchie, svoltava angoli temendo di
ritrovarsi quel mostro davanti, pronto a ucciderlo.
Scacciò
le lacrime, pensando a quanta paura stesse provando Christine nelle
mani di
quella creatura immonda. E se non fosse riuscito a liberarla? Le aveva
promesso
che l’avrebbe protetta per sempre, ma aveva fallito. Il
Fantasma dell’Opera
l’aveva rapita, l’aveva condotta chissà
dove e Dio solo poteva sapere quali
progetti poteva avere in serbo per lei... e per lui.
Raoul
deglutì. Era sceso nel suo Regno senza armi, certo che
contro quel demone
sarebbero state inutili. Contava non senza ingenuità nella
polizia, nella folla
inferocita che forse lo aveva seguito e non aspettava altro che
accanirsi su
quel diavolo sfigurato. Sì, avrebbe dovuto solo attendere
l’arrivo di tutti e
approfittare della confusione per prendere Christine con sé
e portarla via e restituirla
alla luce. Un piano assurdo, dettato dalla disperazione e, forse, dalla
pazzia
che iniziava a prendere piede nella sua mente.
Raoul
arrivò alla fine dell’ennesimo corridoio,
trovandosi davanti l’entrata a una
sorta di grotta. In cima a una scalinata, Christine gli dava le spalle,
ma gli
occhi febbrili del Fantasma incontrarono subito i suoi, mentre un
orrendo
sorriso gli piegava le labbra. Afferrò Christine e la
costrinse a voltarsi,
indicandoglielo.
«Guarda
chi abbiamo qui...» sussurrò il demone. Lei
lanciò un grido e rantolò il suo
nome, cercando di sottrarsi a quella presa.
«Lasciala
andare, io l’amo!» urlò Raoul e la sua
voce si perse in un’eco.
La
risata del Fantasma gli fece accapponare la pelle. Lasciò
Christine e le si
parò davanti, avanzando verso di lui. Raoul
irrigidì tutti i muscoli, mentre
l’entrata a quel luogo si chiudeva alle sue spalle.
«Lasciala
andare», ripeté e la sua voce suonò
simile a una supplica. Avrebbe umiliato se
stesso se fosse stato necessario.
«Siete
giunto nel mio Regno senza armi», scandì il
Fantasma, che continuava ad
avvicinarsi, «credete che l’amore che provate per
la mia Christine valga
qualcosa o possa essere temibile ai miei occhi?»
«Lei
non ti ama e non ti amerà mai.»
Gli
occhi del Fantasma si incupirono, ma fu solo un attimo.
«Voi
credete, Visconte?» gli chiese.
«Ne
sono certo.»
Raoul
non ebbe nemmeno il tempo di reagire, che si ritrovò con un
cappio stretto al
collo e con quelle mani ghiacciate simili a quelle di un morto addosso,
che lo
tenevano fermo, impedendogli ogni movimento. Christine urlò
con disperazione e
implorò, inascoltata.
«Hai
fatto del tuo meglio, monsieur, ma la vittoria è comunque
mia», gli sussurrò il
Fantasma a pochi centimetri dal viso. «Christine
imparerà ad amarmi e amerà
anche l’oscurità che mi accompagna da
sempre.»
Raoul
digrignò i denti, mentre il cappio si stringeva sempre di
più, togliendogli il
respiro. La realtà iniziò a sfumare, diventando
simile a un incubo dal quale
non era in grado di svegliarsi.
Tacque
e con uno sguardo accorato chiese perdono a Christine, che ormai
lontana e
irraggiungibile gridava ancora il suo nome.