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Autore: WhispersOfTheLastNight    13/12/2020    1 recensioni
Dal testo:
"Nel mentre si beava di questo dolce ricordo, Klaus fu circondato da soldati e cani disposti a morderlo se avesse fatto un passo falso, non capendo il perché di quest’azione, sapendo in cuor suo che tutto ciò era solo dovuto ad un atto di lussuria fin troppo vendicativo. Non capiva ma sapeva che in cuor suo sarebbe andato tutto per il meglio, e che il suo cavaliere l’avrebbe salvato, ancora una volta."
Per questa FF mi sono ispirata ai due OVA che hanno fatto per quest'anime (il manga l'ho letto dopo e se l'avessi scritta basandomi solo su quello probabilmente sarei andata molto OOC).
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Klaus, Taki
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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One summer’s night
 
Nel vedere Taki in quello stato, moribondo e dissanguato a causa sua, solo per colpa della troppa rabbia con cui l’aveva maltrattato, Klaus si sentì veramente un verme. Taki, l’unica persona che avrebbe dovuto proteggere dal peggio, nonostante ne vedesse di ogni solo nell’ordinario, era su un letto di un medico, moribondo, nello stato in cui non avrebbe mai voluto vedere, soprattutto per causa sua.
A quel sentimento si aggiunse un ricordo, che lo fece stare ancora peggio in quei momenti di attesa straziante, nel vano intento di ricevere notizie positive.
 
Era una delle tante sere che passavano in caserma prima della guerra, Klaus sapeva che le cose da un momento all’altro sarebbero cambiate per cause di forza maggiore, e per questo, senza farsi sentire, seguì il ragazzo una volta finito il colloquio col generale.

“Allora? Che hanno detto?”

“Devo essere deportato….”


Klaus lo guardò con aria stupita, come se in quel momento gli avessero fatto lo scherzo più brutto della sua vita, peccato che non fosse una burla ma la cruda realtà… fino a quando Taki non girò i tacchi e incalzò:
“Non ci puoi fare niente, è così e basta.”
Klaus non voleva realizzare che tutto ciò era reale, solo al pensiero gli veniva male… non poteva sopportare di separarsi dal suo cavaliere per una stupida guerra, che -per quanto gli riguardava- era durata fin troppo tempo. Tanto per rigirare il dito nella piaga, nel mentre stavano tentando di tornare al dormitorio, uno dei soldati li incontrò e cominciò a prendere in giro il corvino, esprimendo gioia ed esaltazione –oltretutto-  sul fatto che quest’ultimo se ne dovesse andare, cosa che a Klaus non andò proprio a genio e per poco non lo appese ad un muro. Oltretutto, quella nottata era particolarmente piovosa, cosa che il soldato più minuto apprezzò per nascondere le proprie lacrime, pensando che l’altro non le avrebbe viste, sbagliandosi di brutto. Taki continuava sempre per la sua strada, senza considerare il biondo neanche per sbaglio, fino a quando non si rese conto che lo stava ancora seguendo, senza capire perché.

“La smetti di seguirmi?!”

“Fino a quando non sei in camera o in un posto sicuro no, scordatelo… e non pensare che non ti abbia visto prima, anche se tenti di fare il duro.”

A quella palese provocazione, il ragazzo si girò preso in causa, guardandolo con una rabbia che nemmeno lui capiva da dove provenisse.

“Immaginavo stessi piangendo, conoscendoti”

“Come se lo stessi facendo, cretino”


A quell’insulto detto così, in maniera quasi diretta e allo steso tempo seccata, si susseguì un dialogo profondo tra i due, in cui si proponevano scenari alternativi di vita, per evitare che uno dei due dovesse rivedere l’inferno per l’ennesima volta, ma non c’era stato verso… Taki era così, quando prendeva una decisione quella era, e quella rimaneva. In questo caso non per colpa sua ma per degli onori di famiglia, e doveva sfruttare il suo potere al meglio, per questo si era iscritto alla scuola militare.
Aveva da poco smesso di piovere e finalmente erano riusciti a rientrare in un luogo asciutto, caldo, ed “accogliente” per quanto potessero esserlo quelle stanze. Taki era impassibile, ma in realtà dentro di lui provava un mix di sentimenti tra delusione, rabbia e sconforto che non voleva darlo a vedere a Klaus, specialmente dopo la discussione avvenuta poco prima. Il biondo non ne poteva più di vederlo così, tant’è che -anche lui dalla rabbia- si era seduto dalla parte opposta della stanza per evitare di discuterci ancora, per non farlo stare ulteriormente peggio. Vista la situazione, il tedesco prese le redini della situazione:

“Posso avvicinarmi a te, Taki?”

Con sguardo assente e con solo un cenno del capo, il ragazzo glielo acconsentì, senza battere ciglio.
Klaus si sedette di fianco a lui, e cercando di fare meno rumore possibile, si avvicinò al suo collo per cercare di richiamare la sua attenzione.

“Voglio baciarti.”

A quel punto, l’asiatico sbarrò gli occhi stupito da quell’affermazione detta con un tono così soave. Non fece neanche in tempo a metabolizzare quelle parole che si trovò le mani del suo - segretamente - amato sulle guance e con le sue labbra sulle sue, in un delicato bacio, senza richiamare altri scopi.  Klaus, non riuscendo a frenare i suoi sentimenti, continuò a guardarlo, godendosi quello che lui reputava lo spettacolo più bello di questo mondo, non cambiando una virgola di com’era fatto. Il moro, imbarazzato dalla situazione, riuscì solo a sfiorargli le labbra con un dito, non avendo il coraggio di prestare attenzione ad altro, perché qualcosa lo frenava (forse imbarazzo o inesperienza) e rimase immobile, a contemplare il suo amato. Ormai iniziata un’opera bisognava finirla: per questo, Klaus non si perse d’animo e mise la sua mano su quella del ragazzo, che nel mentre si stava sciogliendo, incrociando le mani in un modo alquanto inaspettato. Con ciò, si lasciò completamente andare, piano piano, senza fargli del male:

“Adesso voglio amarti, voglio fare l’amore con te.”

Il moro sbarrò gli occhi ancora più stupito di prima, ora anche abbastanza spaventato dalla cosa, perché non era mai successo che qualcuno fosse così intenzionato nel procedere, nonostante si stesse lasciando andare anche lui. Il biondo iniziò a sbottonargli la camicia, cercando di non risultare molto sbrigativo, e nel mentre si avvicinò al suo collo cominciando a lasciargli qualche bacio qua e là, non badando al fatto che ormai la cravatta era abbastanza inutile da tenere addosso. Nel mentre sentiva Taki che lo chiamava in maniera delicata, quasi come se stesse cinguettando il suo nome, seguito da qualche sospiro inaspettato, mai sentito prima da parte sua. Una volta sfilata anche la camicia, il tedesco ammirò il suo petto, così esile e delicato, rimanendone estasiato. A quella visione, cominciò a baciare le labbra del ragazzo, dapprima in modo casto, per poi esserlo sempre meno fino a quando non le lasciò solo per prendere fiato,
ricominciando ciò che aveva tenuto in sospeso poco prima. Dato che quegli occhi ambra erano rimasti affascinati da quel fisico scolpito, Klaus si staccò dalle labbra del giovane per passare al suo petto, ai capezzoli; sentendo Taki gemere sempre di più, decise di andare oltre e una mano vogliosa slacciò i pantaloni per toccare la parte proibita, quella zona inesplorata. Questo gesto inaspettato fece sussultare il moro dal piacere e, quasi dall’imbarazzo, cercò rifugio nelle sue stesse spalle, ottenendo il risultato contrario, facendo in modo che Klaus si intenerisse ancora di più. Vedendo che l’asiatico si stava eccitando, lui non fece altro che continuare a masturbarlo, senza pretendere una risposta immediata –se non gemiti- da parte dell’altro implorandolo di smettere sottovoce, ma sapeva che se avesse smesso si sarebbe persa l’atmosfera di quella serata. Per ciò, Klaus decise che i pantaloni fossero abbastanza superflui ed inutili, per questo decise di toglierli. Ma a quel passo falso, Taki si imbarazzò come non ebbe mai fatto in vita sua, suscitando un sorriso sincero pieno di tenerezza da parte del compagno. Klaus a tal punto decise di stuzzicarlo ancor di più, tralasciando pure le mutande del ragazzo, iniziando a masturbarlo prima piano, poi sempre meno. Vedendo che stava godendo sempre più, decise di prenderlo di sorpresa con un bacio, lasciando che le due lingue si intersecassero. Con questo non voleva esagerare nei confronti del ragazzo, perché sapeva quanto potesse essere fragile, ma non quanto in realtà potesse resistere al contempo, e se voleva fare qualcosa ci riusciva alla stragrande. Arrivato quasi allo stremo, Taki cercò di accoccolarsi a Klaus, lasciandosi completamente andare tra le sue braccia.
Ma il biondo di questo non ne aveva abbastanza, voleva qualcosa di suo, che gli appartenesse per sempre, senza forzare le cose. Anche perché sapeva che il ragazzo sotto di lui, fossero andati avanti senza il suo consenso, non avrebbe manco più voluto sapere chi fosse. Ma ad un certo punto, sottovoce, in mezzo agli ansimi, si sentì una frase particolarmente sorprendente per il biondo:

“Fammi tuo… e basta”

Questa frase non fece altro che dare il via libera al suo amato, cercando di essere delicato inizialmente, per farlo abituare, dopodichè aumentò le spinte sempre in maniera graduale fino a perdere il controllo, sentendo le urla del ragazzo che supplicava di più, sempre di più, perché non ne aveva abbastanza.
E anche se li aveva sentiti tutto il dormitorio non gliene fregava niente, in quel momento erano solo loro e basta, nessun altro doveva esserci in quella stanza, solo loro ed il loro amore.
 
Nel mentre si beava di questo dolce ricordo, Klaus fu circondato da soldati e cani disposti a morderlo se avesse fatto un passo falso, non capendo il perché di quest’azione, sapendo in cuor suo che tutto ciò era solo dovuto ad un atto di lussuria fin troppo vendicativo. Non capiva ma sapeva che in cuor suo sarebbe andato tutto per il meglio, e che il suo cavaliere l’avrebbe salvato, ancora una volta.
 
 
 
   
 
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