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Autore: lapacechenonho    14/12/2020    4 recensioni
Odiava il bosco e odiava camminare, perché camminare lo faceva inevitabilmente pensare. E pensare gli faceva male. Pensare era un dolore sordo al centro del petto. Pensare era il volto delle sue sorelle che gli portavano la torta a letto il giorno del suo compleanno. Pensare erano dei capelli rossi e un volto pieno di lentiggini. Pensare era avere le sottili labbra di Ginny sulle sue.
[Questa storia partecipa al contest "Angst, Potter?" indetto da Nemesi01 sul forum di EFP].
[Prima classificata al contest "Angst, Potter?" indetto da Nemesis01 sul forum di EFP].
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Thomas | Coppie: Dean/Ginny, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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A step forward.
 
 
Dean camminava affondando pesantemente i piedi nella terra di quel bosco di cui non aveva idea di dove si trovasse, poco più avanti di lui, Ted, Unci-Unci e Gonci parlavano concitatamente di un argomento che a lui sembrava davvero poco interessante, Dirk Cresswell, invece, li conduceva il più lontano possibile dalla cattura per mano dei Ghermindori.
Dean odiava il bosco, odiava tutto ciò che avesse a che fare con la natura, ad essere sincero: gli insetti che ronzavano nelle orecchie, le foglie che creavano un pavimento scivoloso, le radici che facevano inciampare, il freddo, la strada perennemente in salita. Odiava il bosco e odiava camminare, perché camminare lo faceva inevitabilmente pensare. E pensare gli faceva male. Pensare era un dolore sordo al centro del petto. Pensare era il volto delle sue sorelle che gli portavano la torta a letto il giorno del suo compleanno. Pensare erano dei capelli rossi e un volto pieno di lentiggini. Pensare era avere le sottili labbra di Ginny sulle sue.
Ginny era stata la sua prima ragazza in assoluto; si era letteralmente innamorato di lei. Non era caduto ai suoi piedi perché era una bella ragazza con tanti pretendenti, si era innamorato del suo carattere tutto pepe, della sua voglia di ribellarsi alle condizioni opprimenti di Ron, si era innamorato perché lo faceva ridere, aveva un senso dell’umorismo che aveva letteralmente incantato Dean. E poi sì, era anche bella.
Lo era senza accorgersene.
Lo era quando il camino creava dei giochi di luce sulla sua faccia, lo era quando il sole colpiva le sue iridi castane o la neve le rimaneva impigliata nei capelli.
Ma per Ginny lui era stato solo un mezzo per arrivare ad Harry, l’aveva usato e non aveva avuto cura dei suoi sentimenti quando aveva baciato Harry davanti a tutta la Sala Comune. Dean aveva sentito il cuore rompersi, esattamente come il suo bicchiere di Burrobirra.
 
Correva furiosamente tra i corridoi della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, sentiva il sangue ribollirgli nel cervello. Come aveva osato fare una cosa simile? Come aveva potuto ferire i suoi sentimenti in quel modo così meschino? Come aveva fatto a dimenticarsi di lui così velocemente, come se non fossero stati insieme per quasi un anno?
Entrò nella Sala Comune e la vide seduta al solito tavolo, era da sola e stava leggendo qualcosa dal manuale di Incantesimi mimando con le labbra. Quando stavano insieme, Dean aveva amato quel particolare; gli faceva sempre spuntare un sorriso. La stanza era insolitamente vuota, probabilmente gli altri erano già a dormire. «Ti sei divertita, eh?» chiese con un tono di voce sprezzante. Ginny sussultò, probabilmente non l’aveva sentito arrivare.
«Dean» mormorò alzando la testa di scatto.
«Oh, allora ricordi ancora il mio nome!» rincarò la dose. «Credevo che avessi dimenticato tutto quello che avevamo insieme».
Ginny per un attimo rimase in silenzio, incassando ciò che l’ex aveva da dirle. Aveva gli occhi cerchiati dalle occhiaie e solo per un attimo Dean si sentì in colpa per averla investita con la sua rabbia. Ma aveva bisogno di trovare una spiegazione al gesto di appena qualche giorno prima.
«Dean, mi dispiace» tentennò. Dean si trovò a sbuffare guardando il tetto della Sala Comune.
«Ti dispiace» la imitò. Poi puntò lo sguardo su di lei. «Non è vero che ti dispiace! Mi hai usato! Non hai mai provato un briciolo di quello che io provavo per te! T’interessava Harry, sempre e solo Harry!» Dean aveva alzato la voce e riconobbe la zazzera bionda di Colin Canon affacciarsi dalla balconata dei dormitori maschili. Non gli importava più di tanto, in lui bruciava quella sensazione di volergliela fare pagare per quello che gli aveva fatto. «Credevo che fossi diversa da tutte le altre ragazze, credevo che fossi speciale. Ma sei tale e quale a loro» aggiunse con voce più bassa.
Gli occhi di Ginny erano carichi di odio, lo guardava con repulsione, come se avesse scoperto la sua vera essenza solo in quel momento. E forse era proprio così, forse per tutti quei mesi non si erano mai veramente conosciuti, forse quei sentimenti che Dean aveva provato erano stati tutta una finzione. Per mesi aveva creduto di amarla, ne era convinto anche mentre litigava con lei, e chissà per quanto altro tempo lo sarebbe stato.
«E tu ti sei fatto usare» rispose Ginny tagliente. Raccolse tutti i suoi libri e si diresse verso il dormitorio femminile. Una volta andata via, Dean rimase a guardare quella porta che si era sbattuta alle spalle. Aveva sperato che quel legno massiccio desse una risposta alla sua rabbia ma rimase fermo immobile.   
 
Camminava; un piede davanti all’altro, un movimento che ormai compiva in maniera quasi meccanica. Non era più il suo cervello a comandare ai piedi di muoversi, forse era l’istinto di sopravvivenza. Stava attento a non scivolare, ignorava gli insetti che volavano davanti agli occhi o vicino alle orecchie, non teneva più conto del peso dello zaino che si portava sulle spalle. Seguiva i suoi compagni di fuga, che stavano ascoltando Radio Potter. Erano attaccati all’oggetto e a Dean arrivavano solo stralci di parole; il tono di Lee Jordan era allegro e Dean si chiese come facesse ad essere così leggero quando in giro c’era gente che moriva, gente che spariva, gente costretta alla fuga, gente disposta a tradire la tua fiducia davanti ai tuoi occhi.
La ferita per quello che Ginny gli aveva fatto era ancora aperta e sanguinante. Non era facile riprendersi quando una persona a cui avevi donato tutto te stesso ti spezzava il cuore, ti illudeva senza alcun rimorso. Quando le sue sorelle parlavano di problemi di cuore, aveva sempre fatto una faccia schifata e si era allontanato, aveva sempre creduto che fossero cose futili. Ma adesso riusciva a comprendere appieno le motivazioni di sua sorella Kate che piangeva sul cuscino e se prima era stato un fratello insensibile, ora avrebbe voluto trovare chi l’aveva ridotta in quel modo e fargli provare almeno una fattura capace di sfigurarlo.
L’aria intorno a lui era pungente e stavolta non ci sarebbe stata nessuna Sala Comune ad accoglierlo per riscaldarlo. Non c’era nessun abbraccio caldo, nessun letto comodo. Guardò per un attimo il cielo, ancora una volta alla ricerca di risposte che né il legno massiccio del dormitorio femminile, né quelle nuvole cariche di neve potevano dargli. «Ci siamo quasi» disse Dirk Cresswell e Dean grugnì piano. Sembrava quasi gli stesse rispondendo, ma stava solamente scandendo la tabella di marcia.
 
Dean era nel Parco di Hogwarts seduto a godersi i primi raggi di sole dopo un inverno gelido, accanto a lui c’erano Neville e Seamus. Stavano studiando ma Dean non riusciva a concentrarsi: qualche metro più in là c’erano Ginny ed Harry che si stavano sbaciucchiando come se niente fosse. Seamus parve accorgersene perché si schiarì la gola e lo richiamò. «Dovresti fare il tema per Lumacorno» lo invitò.
Dean non riusciva a distogliere gli occhi dai due ragazzi, erano avvinghiati come due sanguisughe. Istintivamente serrò la mascella. Dean sentì Neville sbuffare.
«Lo sapevi» disse solamente. Aveva un tono fermo. Dean sapeva che era piuttosto amico di Ginny e immaginava che trovarsi in quella situazione per lui non fosse facile. «Tutti sanno che Ginny è innamorata di Harry praticamente da quando è nata, non potevi aspettarti che ti giurasse amore eterno».
Seamus si allarmò e il suo sguardo corse da Dean a Neville. Represse l’impulso di tirare un pugno sul naso all’amico, si aspettava che l’avrebbe difesa. «Mi ha usato come pupazzetto per farlo ingelosire» sottolineò. A volte aveva l’impressione che i suoi amici non si rendessero conto di quello che stava vivendo, del sentimento di umiliazione che quel bacio aveva generato in lui, della rabbia che si portava dentro perché si era sentito un oggetto nelle mani di Ginny, si era sentito manipolato. «Ha usato anche te, quando siete andati al Ballo del Ceppo insieme!» esclamò puntandogli il dito contro.
«No» rispose Neville. «Siamo andati solo come amici, anzi forse è da lì che ho capito che sarebbe diventata una buona amica» ammise. «Ma questo non c’entra adesso» aggiunse scuotendo la testa. «Il punto è che tu lo sapevi, lo sapevo io, lo sapeva Seamus…»
Osservò l’acqua del Lago, lanciò una pietra e osservò i cerchi concentrici che si creavano. Perché nessuno riusciva a comprendere come si sentiva? Perché tutti gli davano dell’illuso e nessuno si impegnava a capire che lui, nonostante tutto, in quella storia aveva messo tutto sé stesso?  Che quella che era nata come uno scherzo, era diventata – almeno per lui – una relazione importante? Sospirò e si sedette sul prato. Harry e Ginny erano scomparsi, probabilmente si erano rifugiati in qualche aula in disuso.
 
Altri passi. Di nuovo: un piede davanti all’altro come una filastrocca imparata a memoria alle elementari. Dean nella vita si era sempre comportato bene, era sempre stato gentile e aveva sempre trattato gli altri con rispetto; anche quando si era trovato in mezzo tra Seamus ed Harry: aveva appoggiato Harry, senza far passare Seamus per uno scemo. Non è che non avesse mai litigato, semplicemente aveva sempre cercato una mediazione. Colpendo quell’ennesimo pezzo di terreno umido, si chiese perché proprio a lui era capitato di incontrare una persona come Ginny.
A volte gli sembrava come l’oceano: in certi momenti dolce, capace di accogliere ogni preoccupazione e farla sua, in altri era in tempesta, capace di distruggere tutto quello che aveva intorno. A Dean era toccata la tempesta. La domanda che gli rigirava nella testa era: perché.
Insomma, c’erano tanti altri ragazzi nella scuola che avevano fatto cose non poco belle, perché non aveva scelto loro per rimpiazzare Harry, perché aveva scelto di umiliare proprio lui?
Appoggiò cautamente il piede su un manto di foglie, aiutò i due folletti cercando di ancorarsi il più possibile al terreno, Ted e Dirk li aspettavano poco più avanti. Quando ripresero a camminare, Dean ripensò alle parole di Neville in riva al Lago. Solo in quel momento realizzò che erano vere. Lui aveva scelto di farsi usare; aveva volontariamente accettato di essere usato. All’inizio lo aveva fatto perché lei era una bella ragazza e passava molto tempo con loro, essendo amica di Neville, ad un certo punto, però aveva pensato di poter cambiare quel sentimento che provava per Harry. Lui, per lei, avrebbe voluto essere la persona capace di farle dimenticare chi la stava ferendo. E invece la situazione gli si era rivoltata contro.
 
Dean e Ginny erano seduti davanti al caminetto della Sala Comune, si stavano baciando, sentiva il petto di Ginny appoggiato al suo, riusciva a percepire il battito cardiaco della ragazza. Baciare Ginny era una sensazione bellissima per Dean. Era come quando sua madre faceva i biscotti con le gocce di cioccolato e il profumo si espandeva per tutta la casa. Pura estasi.
Ginny era stato il suo primo bacio, sapeva che lei era più esperta, che aveva avuto un altro ragazzo prima di lui, però era stata cauta e dolcissima di fronte alla sua inesperienza. Non l’aveva mai fatto sentire inadatto o sbagliato in qualche modo, non l’aveva mai messo in ridicolo o altro.
Gli piaceva stare con lei, potevano parlare di tutto e Dean poteva giurare che quei mesi passati con lei fossero i più belli della sua vita. Ad essere onesti, c’era qualche momento in cui vedeva Ginny assente o distratta, ma non ci faceva caso più di tanto, l’anno prima aveva avuto i G.U.F.O. pure lui e sapeva quanto fosse stressante il quinto anno. Altre volte, invece, sentiva che Ginny si potesse sciogliere tra le sue braccia. E quello era uno di quei momenti.
Ginny lo baciava intensamente, Dean aveva una mano sulla sua guancia, come se non volesse farla allontanare da lui, se volesse tenerla incollata a lui per tutto il resto dell’eternità. Qualcuno dietro di loro tossicchiò e i due si staccarono guardando oltre il divano. «Volevi qualcosa?» chiese Ginny pungente.
«Niente di importante» farfugliò Ron in risposta. Accanto a Ron c’era Harry che stava muto a guardava sia lui che Ginny.
«Harry» aggiunse poi Ginny, in saluto.
«Ginny» rispose lui. Dean senti il cuore di Ginny iniziare battere più velocemente non appena il suo compagno di stanza pronunciò il nome di lei. Fu una frazione di secondo, tant’è che decise di ignorarlo. Quando Ron ed Harry attraversarono il buco del ritratto e Ginny tornò a poggiare le labbra sulle sue, quella reazione strana che aveva avuto Ginny, era solo un lontano ricordo.
 
Piantarono la tenda vicino ad un fiume, almeno sarebbe stato più facile procurarsi qualcosa da mangiare o acqua fresca da bere. Le gambe gli facevano tanto male da non sentirle più, le dita erano quasi grigie per quanto erano fredde. Ogni volta che respiravano, si formavano delle nuvolette di vapore. Stava affossando un chiodo nel terreno, ad ogni colpo corrispondeva un ricordo con Ginny.
Un colpo, il loro primo bacio.
Un secondo colpo, quando si baciavano di nascosto.
Un terzo colpo, le loro passeggiate ad Hogsmeade.
Un quarto colpo, lei che lo lascia.
Un quinto colpo, Harry e Ginny che si baciano in Sala Comune.
Un sesto colpo, tutto il dolore e la rabbia che Ginny gli aveva procurato.
Una pacca sulla spalla lo distrasse dai suoi pensieri, alzò la testa e incontrò gli occhi gentili di Ted Tonks. «Può bastare, Dean» gli disse.
Il ragazzo rimase accovacciato per un po’ analizzando la frase di Ted. “Può bastare, Dean”. Gli sembrava ancora una volta la risposta che aspettava. Era come se quel bosco che tanto odiava, avesse finalmente deciso di dare una tregua ai suoi sentimenti contrastanti. Come se gli stesse suggerendo di andare avanti, di dimenticare Ginny, di lasciare che lei vivesse la sua vita. Forse era arrivato il momento di combattere e di non farlo per lei, ma per sé stesso. Perché lui voleva vivere. Voleva crescere, studiare, trovare un lavoro che gli piacesse e poi, chi lo sa, sposarsi ed avere dei figli. Avrebbe provato ancora dei sentimenti per Ginny, non si potevano spegnere da un momento all’altro, ma aveva capito che finalmente poteva andare avanti. Doveva farlo.
«Hai ragione» convenne alzandosi da terra, rivolgendosi verso Ted. «Può bastare».
 
«Un giorno ti passerà» lo rassicurò Seamus. Erano seduti in Sala Comune, il giorno dopo sarebbero partiti per tornare a casa. La conclusione dell’anno scolastico era stata pesante, Silente era morto e non sapevano cosa sarebbe successo al Mondo Magico. Silente era l’unico mago che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato temesse, ma adesso che il Preside non c’era più, la sua ascesa sembrava inevitabile. Parlare di problemi così inutili lo faceva sentire quasi scemo.
«Come?» domandò. Il suo tono era a metà tra il disprezzo verso sé stesso e il disperato; ad essere onesti in certi momenti si faceva pietà da solo e non riusciva neanche ad immaginare quanta ne facesse a Seamus e Neville.
«Be’, succederà, in qualche modo. Magari incontrerai qualcun'altra che ti farà dimenticare di lei» provò. Poi lo guardò dritto negli occhi. «Sta per scoppiare una guerra, Dean» pronunciò con tono serio. «Pensa a salvarti la pelle. Pensa a te stesso. Dimentica Ginny. Ti ha fatto male e hai imparato la lezione, ti servirà per la prossima volta».
Dean lo fissò ragionando su ciò che gli aveva appena detto. Aveva ragione e razionalmente lo sapeva, ma il suo cuore continuava ad accelerare quando vedeva Ginny, un po’ perché era ancora troppo arrabbiato con lei, un po’ perché ancora gli piaceva. Non sarebbe stato troppo facile dimenticarla.
«Come faccio a dimenticarla se la vedo ogni giorno?» domandò, esternando il suo dubbio ad alta voce.
«Nei prossimi due mesi non la vedrai, poterebbe essere un inizio» suggerì. Si alzò dalla poltrona e si stiracchiò. «Vado a dormire, vieni anche tu?»
«Vengo tra un po’».
Mentre Seamus raggiungeva il dormitorio maschile, Dean ripensò alla conversazione appena avuta. Era vero che doveva dimenticarla, che lui non poteva niente in confronto ad Harry, ma non poteva fare a meno di chiedersi come avrebbe fatto. Una parte di lui era convinta che ciò che avevano vissuto insieme non sarebbe mai andata via del tutto, avrebbe continuato a fare male per troppo tempo. Ma Seamus aveva ragione: stava arrivando una guerra e nessuno sapeva chi sarebbe sopravvissuto. Era certo, però, che se sia lui che Ginny sarebbero arrivati vivi alla fine di quella battaglia, lei non avrebbe mai scelto lui.
 
La luce stava diventando sempre più scura intorno a loro, probabilmente era il tramonto, ma il sole non era mai spuntato in quella giornata, perciò Dean non lo sapeva con certezza. Guardava il fiume fare la sua corsa, Unci-Unci poco più in là appellava dei pesci fuori dal fiume. Lui invece sorrideva.
Nonostante la guerra che permeava l’aria di terrore, lui si sentiva in qualche modo rinato. Camminando, quella mattina, aveva capito che finalmente poteva andare avanti, mettendo un piede davanti all’altro, un passo alla volta.
«Cos’hai da sorridere?» chiese Gonci, l’altro folletto, con un tono tutt’altro che allegro.
«Ho imparato a camminare» rispose senza staccare gli occhi dal fiume che compiva il suo corso. Unci-Unci fece un verso di disprezzo, come se la frase appena pronunciata fosse venuta fuori dalla bocca di un pazzo. Ma a Dean non importava.
 
Quando fu il momento di ripartire, la mattina dopo, Dean si sentiva una persona nuova. Il bosco era un po’ più bello, le gambe erano riposate, lo zaino un po’ più leggero. Inspirò l’aria fredda della mattina a pieni polmoni.
Era davvero pronto a camminare.
 
Angolo autrice:
Eccoci qua con la storia per un altro contest. In questo caso, la storia partecipa al contest “Angst, Potter?” di Nemesi01 sul forum di EFP. Non sono pienamente certa di quello che ho prodotto, ma all’inizio c’era un’idea che del frattempo è scomparsa ed ecco quello che è uscito.
In ogni caso, spero possa piacervi.
A presto,
Chiara.
   
 
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