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Autore: _Niente_Paura_    15/12/2020    2 recensioni
Baldwin Meyer era alto e grosso, occhi grigi come il cielo cupo di quegli anni, sembrava uscito dalla locandina di propaganda nazista, chissà quante donne gli correvano dietro a quel belloccio.
Amico audace di nome e di fatto, lo conobbi nel '39 dopo all'assedio a Varsavia, mi diede una lettera da consegnare, ed essendo un mio superiore non ebbi chissà quale grande interazione con lui.
Fu molto gentile ed accomodante, rivolgendomi una vigorosa ed energica stretta di mano.
Questa storia partecipa al contest “La Rivincita delle Edite” indetto da Spettro94 sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Vite spezzate'
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Il Rinato
Il battesimo
«edita»

Baldwin Meyer era alto, grosso e occhi grigi, come il cielo cupo di quegli anni, sembrava uscito dalla locandina di propaganda nazista, chissà quante donne gli correvano dietro a quel belloccio.
Amico audace di nome e di fatto, lo conobbi nel '39 dopo all'assedio a Varsavia, mi diede una lettera da consegnare ed io  essendo un sottoposto non ebbi chissà quale grande interazione con lui. Fu molto gentile ed accomodante, rivolgendomi una vigorosa ed energica stretta di mano.

«Di giovani come te la Germania ne dovrebbe esserne piena!» aveva una voce rombante, il petto gonfio e lo sguardo fiducioso mentre un ampio sorriso si allargava con sicurezza, io a fatica riuscii a liberarmi dalla presa della sua mano, per poi sorridere di rimando.
All'epoca ero abbastanza giovane, avevo venticinque anni e un po' d'esperienza con l'esercito, ma nulla della guerra.
Impiegai poco tempo nell'aumentare di grado, così in men che non si dica divenni da un semplice soldato a Sturmann.
Rimasi fino al '40 nello stesso battaglione del Maggiore Meyer, fino al giorno della sua scomparsa.


Dopo il '39 a seguito della 'guerra seduta'*, fummo inviati dapprima in Danimarca e poi in Norvegia.
Meyer nei primi giorni dell'occupazione ai danni dei Danesi sembrava assai annoiato e disinteressato, era divertente vedere come questo con aria di sufficienza dava ordini; a detta sua non v'era bisogno di alcuna strategia, si vedeva come fossero disimpegnati i Danesi.
Infatti in men che non si dica arrivammo a conquistare Copenaghen e ci ritrovammo a trattare con i Danesi per la salvezza degli Ebrei, nobile da parte loro.
Prima di partire alla volta della Norvegia, fui promosso a Obersturmführer**,fu una bella sorpresa per il Maggiore Mayer, il quale ormai aveva la bellezza di quarantadue anni.
All'epoca il Maggiore era un uomo assai robusto e per nulla serioso, anzi aveva sempre un sorriso beffardo in volto, confrontandolo all'immagine che si ha nei tempi moderni di un SS, si fatica a credere che effettivamente ne abbia fatto parte, ma del resto non è una novità per la storia distorcere alcuni ''dettagli''

«Allora, Kholer, pronto per l'operazione? Dai piani alti m'informano che i norvegesi potrebbero essere tosti» m'osservava con un'aria abbastanza rilassata, mantenendo però un'aria seria e composta
«Sì signore! Non mi farò mai trovare impreparato davanti il nemico» mi sorrise, per poi andare a sedersi dinanzi a me, quella notte era veramente cupa, l'aria soffiava forte e portava un vento gelido dentro la tenda
«Lei farà strada Kholer» sfilò la penna stilografica e con attenzione la intinse nella boccetta d'inchiostro nero, poi fece una smorfia di disappunto
«Signore, qualcosa non va?» chiesi con voce titubante osservando il superiore, il quale teneva stretta la penna e serrava le labbra screpolate e martoriate
«Se solo l'inventore della biro non fosse ebreo, a quest'ora avrei in mano quella invece di questa roba!» un sorriso amaro e forzato solcò il mio viso, mentre l'altro sbuffava e m'osservava, finalmente mi sorrise a sua volta
«Kholer, lei ormai sa che non mi piacere perdere tempo. Come mai è venuto qui da me?» come al solito mirò dritto al punto, tagliando la testa al toro
«Volevo chiedere chiarimenti per l'attacco di domani»
«Immaginavo» non manteneva più il contatto visivo, ormai s'era concentrato sulla stesura della lettera, ma nonostante ciò sembrava comprendere ciò che dicessi, seppur con svogliatezza «Ma non capisco su cosa ti servano chiarimenti, alle cinque in punto deve essere sveglio e pronto» alzò lo sguardo per qualche attimo «Fin qui chiaro?» annuii ed allora abbassò lo sguardo nuovamente «Poi dopo che la Lutwuaffe avrà ingaggiato gli aerei norvegesi e americani, entreremo in azione noi»
«Con fanteria annessa?» chiesi io prontamente mentre lui di rimando mi lanciò una lunga occhiata indagatrice
«Questo era il dubbio?» schioccò con le labbra evidentemente seccato «Ovviamente la fanteria annessa» così chinai il capo, e feci cenno d'andarmene
«Dove va Kholer, aspetti almeno che si asciughi la lettera» mi fermai e lo guardai interrogativo «Già che lei è qui, faccia spedire questa lettera a mia moglie» quella fu l'ultima lettera che Doris Meyer ricevette dal marito.


Passarono settimane, ma finalmente Oslo cadde e gli Alleati furono costretti a battere ritirata il più in fretta possibile ,i soldati tedeschi marciavano per le strade desolate,l'esercito avanzava freddamente e meccanicamente, gli occhi dei soldati guizzavano in ogni direzione guardinghi, mentre nelle strade s'udivano solo i tonfi degli stivali impiastricciati di sangue e fango, le nocche sulle porte e gli ultimi edifici in procinto di crollare che scricchiolavano inesorabilmente
«Ci sono Ebrei?» l'iter era sempre lo stesso, i soldati freddamente non si fermavano dinanzi nulla, poche parole uscivano da dietro portoni in legno consunto, provenienti da piccole voci biascicate appartenenti a quelli che nella migliore delle ipotesi erano bambini o ragazzi.
Andava fatto, o questo almeno m'aveva detto Meyer adocchiandomi con aria severa, e chi altro gli aveva detto di far ciò? Anche lui era una pedina, e come me e come gli altri, passava di casa in casa, come l'angelo della morte.

 
Ci sono? Sì? Consegnateli.
Non ci sono? Uomini fucilateli! ***

 
Quel giorno Baldwin non fece ritorno, era andato anche lui di casa in casa e con lui al seguito altri soldati.
Passarono mesi, le famiglie dei soldati scomparsi erano state avvisate e non v'era più alcuna speranza nel ritrovarli, eppure dopo un bel po' di mesi ecco che rividi un volto familiare : Era Baldwin, ma il cui aspetto ed atteggiamento era completamente stravolto.
Il voltoche un tempo era pallido ora era rossatro e detuparto da cicatrici causati da una bruciatura, queste tiravano la pelle sottile. I capelli biondi arruffati tantavano di scappare da delle bende zuppe di sangue rossastro, le quali ricoprivano tutta la fronte e parte della testa.
Che la guerra ci cambi l'avevo sempre saputo, ma non avevo idea all'epoca di quanto la psiche umana venisse messa a dura prova. Digrignava i denti Baldwin, come se fosse un cane rabbioso, aveva abbandonato l'eleganza per cui era conosciuto e rinominato e oramai era divenuto l'ombra di quell'uomo galante che era. Il sorriso sembrava essere scomparso dal suo volto, un'espressione vacua, vuota, con un accenno di serietà, ora ch'ero dinanzi a lui dopo tutti quei mesi, notai con grande orrore che non era solo l'atteggiamento ed il volto ad essere stati deturpati
«Sedetevi Kholer» non esitai un attimo ad ubbidire, del resto come avrei mai potuto contraddire un tono così rude e severo.
Passò una mano sul suo volto, metà di esso sembrava volersi sgretolarsi per quanto fosse fragile e sottile
«Sono stato trasferito» tossicchiò impercettibilmente, ma notai come le bruciature cicatrizzate sembravano volergli tirare tutto il viso «Mi hanno riassegnato al campo di Buchenwald, volevo lasciarle il comando del battaglione» secche parole, mentre ambe le mani  dell'uomo deturpato si giungevano dinanzi il pube
«Signore, come mai lei è stato trasferito?» non volli dimostrar timore, ma neanche fin troppa preoccupazione,eppure come una bestia da caccia fiutò una vena d'insicurezza nella mia voce tremula
«Non temete, ho solamente preso coscienza»
«Coscienza? E di cosa?»
«Che gli Ebrei sono il male e vanno estirpati» usò un tono secco e deciso, mentre il petto gonfio d'orgoglio pian piano si gonfiava espirando.
«Voglio che lei sappia quello che è successo, per metterla in guardia Kholer» poggiò le grandi mani sulla scrivania, mentre s'abbassò la testa cercando di stabilire un contatto visivo con le mie iridi cerulee. Occhi grigi come il cielo quando piove, pelle secca come un deserto senza nutrimento per il sostentamento della vita. «Già vede la bruciatura, ma non ha visto queste» srotolò velocemente dei bendaggi sulla fronte e sotto quelle bende v'erano incise due svastiche ed una scritta in quello che sembrava inglese : “Son of a bitch”. La fronte pareva stesse per prendere fuoco, il rossore era intenso, mentre le crose marroni rendevano la scritta ancora più visibile
«Lei capisce quello che mi hanno fatto no?» deglutì nervosamente l'ufficiale Meyer «Luridi Ebrei, come diavolo hanno osato attaccarmi in codesta maniera?» strinse forte i denti mentre un pugno si scontrò contro il tavolo, sussultai ed indietreggiai spaventato dalla visione di cotanta rabbia «Mi hanno sfigurato, ed ora tutti pagheranno! La pagheranno cara! Quella lurida razza inferiore non deve assolutamente permettersi!»era rosso in viso ed aveva la rabbia d'un cane addosso, possibile che la guerra gli avesse portato via ogni briciolo d'umanità? Ma un quesito ancor più inquietantante cominciò a farsi strada, se fosse sempre sato così?

«Ma signore, cos'è successo?» chiesi io ingenuamente cercando di capir quella rabbia, di rimando alzò i freddi occhi e li puntò su di me raggelandomi per intero con quella voce cavernosa e lenta
«Sono stato prigioniero di quei dannati Amaricani!» il mio sguardo s'assottigliò ed osservai meglio quell'uomo che un tempo era garbato, ma che ora era ridotto ad una bestia schiumosa di rabbia «Ci hanno tradito quei bastardi, i soldati ebrei che sono fuggiti e sono andati in America e adesso sono qui»
mi persi in quei grandi occhi spalancati dal terrore, quasi mi parve d'affogarci. Al tempo annuii e concordai con Meyer, del resto non è facile ammettere di aver creduto nelle persone sbagliate, preferiamo costruire attorno ad una bugia.
A quell'epoca non capii, ma erano uomini come lui ed Hitler ad aver rovinato la grande Germania.





Le parole sottolineate sono modifiche apportate dal testo originale.





* Traduzione letterale di sitzkrieg, ovvero la strana guerra in italiano.
** Comandante superiore di compagnia. È di pochi gradi sotto al grado del protagonista, Sturmbanführer, ovvero comandante di battaglione.
***Le SS erano famose per la loro crudeltà, ci sono pile di rapporti sul loro modus operandi.
   
 
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