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Autore: NeveBianca    15/12/2020    1 recensioni
Una storia vera ma dimenticata. Una delle tante storie vere e dimenticate dell'inverno 1945.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Guerre mondiali
- Questa storia fa parte della serie 'E malediranno l'ora in cui partorirono.'
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FRISCHES HAFF


La zona che il destino aveva scelto come via di fuga per moltissimi profughi della Prussia Orientale era fra le più pittoresche e turistiche ma anche ma anche fra le più ostili per un esodo di tale entità. L’armonico alternarsi della regione in foreste secolari, fitti boschi ,poderosi fiumi e laghi cristallini lasciava lì spazio ad una successione di alture in cui padrone assoluto era il maestoso alce, che dolcemente si protendevano verso una spiaggia contornata da dune di sabbia color nuvola bagnata da un mare di cielo su cui all’orizzonte si stagliava una striscia di terra lunga e bassa. L’insieme formava una vasta laguna di oltre 80 km che da un lato aveva Elbing ,dall’altro Konigsberg e, distante da 7 a 30 km dalla costa un cordone litoraneo largo fino a 2 km e con una proboscide lunga 56 km. Era il Frisches Haff,un luogo che faceva ritornare alla mente a molti abitanti ricordi felici di gite in famiglia nei perduti tempi di pace. Ora ,era un'unica massa gelata ,e si era trasformato nel centro di una fuga disperata. Disperata, ma silenziosa. Non si sentiva volare una mosca, come se il volume delle voci potesse far crollare la calotta ghiacciata che si era formata a causa delle temperature polari, abbastanza resistente per sopportare il peso degli uomini, dei carretti e degli animali ,ma non dappertutto. Naturalmente non era quello l’unico modo in cui si poteva morire. Il freddo era un assassino spietato e le sue vittime preferite erano i bambini e così un marchio di orrore si impresse in tutte le strade della Prussia Orientale. Ovunque carrozzine e culle con dentro bimbi assiderati. Non c’era tempo né modo di seppellirli. Un mamma ,arrivata a metà laguna perse i due figli e dovette lasciarli lì. Giunta nelle vicinanze del cordone litoraneo le morirono gli altri due. Tutto intorno carretti rovesciati ,bagagli buttati all’aria, cadaveri di chi non ce l’aveva fatta ,sia uomini che animali. E intanto nevicava, nevicava ….




Non era certo il luogo più adatto per le condizioni di Eva Bartewitz. Teneva in grembo le camiciole ,le tutine e i completini che aveva già cominciato a preparare dall’autunno. Se chiudeva gli occhi poteva quasi sentire il cuoricino della sua piccola vita palpitare in lei.
"Quanto manca ancora?", aveva chiesto il padre a lei e a suo marito ,in licenza dal fronte quando erano andati a trovarlo a Konigsberg
"Sarà ai primi d’aprile, babbo!" aveva esclamato lei felice. Il suo bambino. Non doveva accadergli nulla di male. Doveva proteggerlo ,anche a costo della vita.
Ora suo marito era a combattere, suo padre stava guidando il carro su cui era seduta vicino alla sua governante Minka. La situazione era difficile ,ma Eva si sentiva tutto sommato tranquilla. Era giovane ,sposata, incinta, gli occhi le luccicavano di sogni ,la mente di progetti. Era intoccabile. Quelle tragedie di cui sentiva parlare potevano succedere solo ad altri, non a lei.
Si sbagliava.
Il primo giorno era andato abbastanza bene, la neve turbinava agitata nascondendoli agli occhi dei nemici, ma ora il cielo era puro ,senza nuvole, azzurro da far male agli occhi e che permetteva agli aerei di scoprirti.
Ai primi colpi le due donne si rincantucciarono in fondo al carro e l’uomo tentò di controllare le redini del cavallo, Ajax ,imbizzarrito. La prima ondata li lasciò indenni, ma alla seconda una bomba con un assordante scoppio, cadde a pochi metri da loro.
Il carro si rovesciò ,tra i nitriti terrorizzati di Ajax. Minka fu la prima a raggiungere la terraferma e riuscì a tirare fuori Eva dalla fossa. Il padre tentò di raggiungerle ma non ce la fece. Scomparve nell’acqua diaccia.
“Papà!” urlò Eva, tentando di raggiungerlo.
“Eva”Minka la bloccò “Tesoro, dobbiamo andarcene di qui.”
“No!", Eva la guardò con gli occhi pieni di lacrime “cosa dici? Dobbiamo raggiungerlo, dobbiamo salvarlo! Padre! Padre!”
“Non possiamo più fare niente per lui”, Minka la trascinò via, mentre continuava a piangere e disperarsi. I suoi singhiozzi ferivano l’aria e la sua voce continuava ad invocare suo padre.
Stava calando l’oscurità, senza luci artificiali, candele ,nemmeno la luna a illuminare il paesaggio, sembrava di nuotare in una mare di inchiostro. D’un tratto Eva provò un dolore enorme al ventre. Crollò in ginocchio, piangendo.
“Minka,il..il bambino...”
Minka aguzzò lo sguardo ma non vide nessuno che potesse aiutarle “Coraggio, cara devi resistere, dobbiamo trovare un medico..”
Eva scosse la testa. Il dolore era insopportabile ”No, lasciami qui ,Minka. Lasciaci qui, a morire…”
-Sei impazzita.- decretò Minka – hai ben altro di cui preoccuparti, andiamo, su.”
La vista le traballava. Udì Minka che gridava qualcosa, ma non ebbe la forze di chiedere niente. L’ultima cosa che sentì furono delle mani che la afferravano.
Bianco. Bianco puro, dolce ,ovattato. Eva si sentiva stranamente tranquilla, quel bianco la rassicurava ,le diceva che non c’era nulla da temere. Illusione.
Eva si portò le mani al grembo. Le tenne lì per un secondo eterno.
Si svegliò in una specie di ospedale da campo. Minka la stava vegliando ,non le piaceva affatto la sua espressione.
“Minka, dov’è mio figlio?”
La donna non rispose. Aveva gli occhi pieni di lacrime.
“È nato? È un maschietto o una femminuccia?”
“È…. Era un maschietto”
“Era?”, Eva ebbe un brivido “Ma… dove si trova adesso?”
“Era già morto quando l’ha preso l’ufficiale medico. L’ha seppellito poco lontano da qui. C’erano altre tombe là. Il buon Dio li ritroverà tutti. Tutti”
Le lacrime cominciarono a solcare il volto di Eva. Come cicatrici che le sfregiavano il viso, mentre altre ,più profonde le avevano appena squarciato il cuore e l’anima.
Minka la abbracciò ma nello stesso tempo la aiutò ad alzarsi. La consolava ma contemporaneamente la aiutava a vestirsi. Dovevano proseguire.
Con un autocarro arrivarono a Gdynia e con una barca a motore raggiunsero Lubecca.
Lì dovette seppellire la sua fedele Minka.






 
   
 
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