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Autore: lmpaoli94    15/12/2020    0 recensioni
Jim Gordon e sua moglie Leslie Tompkins convolano a nozze nella cattedrale di Gotham prima di partire per il loro viaggio di nozze in Italia.
I novelli sposi, innamorati del bel paese europeo e dei misteri che la penisola secerneva, si imbattono in un castello singolare unico nel suo genere: Il Castello di Montebello in Emilia Romagna.
Riuscendo ad avere la possibilità di soggiornarvi grazie ad un misterioso custode molto influente nella zona emiliana, i due amanti dovranno scontrarsi con una realtà che va ben oltre la leggenda.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Gordon, Leslie Thompkins, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20 giugno

Mentre il rapporto tra Jim e Lee si era incrinato in maniera repentina e veloce, il giovane uomo non faceva niente per poter riallacciare i rapporti con la sua amata.
Ferita di questo, Lee cercò di rimanergli lontano il più possibile, troppo indignata per come quell’amore vero si era distrutto in così poco tempo.
Il momento stava giungendo ora dopo ora.
Scesa la sera in quel bellissimo complesso che era il Castello di Montebello, Jim si apprestava ad affrontare le sue reali paure con costanza e sangue freddo.
Ma davvero sarebbe stato così facile.
< Hai intenzione di non rivolgermi mai più la parola? >
La domanda di Lee fu tanto legittima quanto giusta, mentre l’uomo fissava il dolore nei suoi occhi.
< Lee, mi dispiace non esserti rimasta vicino in questo periodo. Ma devi capire che devo andare in fondo a questa storia. Ne va del mio futuro. >
< Che gran pezzo di egoista > rispose sprezzante la donna < E a me non pensi? >
< Certo che ci penso, amore mio. >
< Non osare chiamarmi in questo modo. Da quando questa storia è entrata nella tua mente, non ha fatto altro che trasformarti nel Jim che non avrei mai più voluto vedere. >
< Lee, sono sempre io… >
< No! tu non sei l’uomo che ho sposato! È bene che tu te lo metta in testa. E non pensare che la situazione tra noi due si risolva molto velocemente. Ormai questa luna di miele è completamente rovinata. >
Sentendo la sua amata rivolgersi in quel modo, Jim sentì che doveva proteggersi da quelle parole.
< Perché dici che il nostro momento magico sia rovinato per sempre? Io ti amo Lee e questa luna di miele non poteva che iniziare nel migliore dei modi. >
< Fino a quando non hai perso la tua vera visione di me. >
< Che intendi dire? Pensi che io ti trascuri così come dici? >
< E’ la verità. Da due giorni ti rivolgi a malapena a me e questo io non posso sopportarlo. Se fossimo a Gotham me ne sarei già andata da un pezzo. >
< Puoi sempre farlo > rispose l’uomo sprezzante < Se vuoi lasciarmi sei libera di farlo. >
< Non dire sciocchezze. Per quanto tu ti possa comportare in questo modo… >
< Perché non riesci a capirmi?! Perché non mi rimani vicino come vorrei?! Ti limiti a inveire contro di me solo perché non ti do le dovute attenzioni. Magari hai ragione… Ma non capisci che tutto questo finirà molto presto dopo questa notte? >
< Sì, hai ragione… Ma cosa pensi di risolvere in così poco tempo? Le tue domande non subiranno la risposta che meriti e le tue paure sono solo la debolezza della tua mente… Ma tu sei troppo cieco per capirlo. E comunque sì, mi sento molto sola. Ho cercato in tutti i modi per rimanerti accanto nel momento del bisogno, ma poi ho capito che mi avresti solo respinta e fatto soffrire ancora molto. Per questo ti ho abbandonato a te stesso. >
< Lee, non puoi dirmi questo… >
< Se hai intenzione di pensare a te stesso fai pure. Ma questa volta non ci sarò ad aiutarti. >
Uscendo dalla stanza in cui i due sposi stavano discutendo, il rancore verso sua moglie Lee fu irrefrenabile.
< Davvero? Vuoi voltarmi le spalle? Fai pure! Tanto non ho bisogno di te! non ho bisogno di nessuno! >
Scaraventando a terra e rompendo tutto quello che aveva tra le mani, la sua furia si placò quando lacrime di dolore inondarono quegli occhi spenti e disperati che la sua debole mente non riusciva a contrastare.
 
 
Pochi minuti e sarebbe scoccata la mezzanotte.
Jim, rimanendo addormentato su quel letto dopo fino a pochi giorni prima aveva fatto l’amore con Lee, adesso sembrava solo un riposo di dolore e un inutile mezzo per sfogare i suoi bei ricordi.
Ma tutto questo non entrò nella mente del giovane detective, troppo concentrato a scoprire cosa sarebbe successo dopo.
Lee era sempre una constante dei suoi pensieri, ma quando udì che l’avrebbe abbandonato, la sua rabbia prese il sopravvento.
Non avrebbe mai voluto arrivare a tanto ma per lui era l’unico modo per scoprire una verità che avrebbe per sempre combattuto le sue paure.
Ma per lui non era affatto semplice, troppo ancora intimorito per le sue emozioni contrastanti.
Chiudendo gli occhi mentre le lacrime stavano sgorgando molto lentamente, sentì il rumore dell’orologio nel salotto principale del castello rintoccare la mezzanotte.
Uno… due… tre… Così Jim contava lentamente nella sua testa.
Quattro… cinque… sei… Ormai c’era quasi.
Sette… otto… nove… Cosa sarebbe successo?
Dieci… undici… dodici…
Il silenzio fu talmente surreale che si sarebbe sentito anche il battito di una farfalla se fosse stato giorno.
Ma quel luogo, così solo e dimenticato dal mondo, sarebbe presto stato risvegliato da un dolore che Jim aveva sperato di udire.
Aprendo gli occhi per fissare il suo cuscino martoriato dalle sue strette, Jim non notò niente di controverso.
incuriosito e adirato allo stesso tempo, decise di seguire il suo istinto e tornare in ghiaccia: lì dove tutto era tutto iniziato e che tutto doveva finire.
Il suo nervosismo era molto palpabile e Jim poteva contare solo su una torcia elettrica molto vecchia che aveva trovato nel comodino della sua camera, oggetto molto inusuale in una stanza ancora immersa nel Medioevo.
Muovendosi lentamente versa quel luogo tanto oscuro quanto freddo, Jim non riuscì ancora a percepire niente di anormale.
Aveva pensato molto a quel giorno e vedere che ra tutta una finzione, rendevano l’agitazione dell’uomo controversa e senza spiegazione.
Fino a quando il rumore di un suono terribile e flebile risuonò nelle sue orecchie.
Bloccandosi dalla paura e girando il suo collo, Jim non riusciva ancora a vedere nessuno, ma era consapevole che era molto vicino alla verità.
Quella bambina era lì, sotto i suoi occhi che non riusciva a vedere.
< Chi c’è? > si limitò a dire l’uomo senza ricevere nessuna risposta.
Jim, per quanto coraggio potesse imprimere a sé stesso, non trovò quella forza dentro di sé.
Si sentiva solo e abbandonato in quel luogo in cui le sorprese erano solo all’inizio.
Le sue attenzioni si spostarono verso quello scantinato misterioso in cui udiva un flebile pianto di una bambina.
Diverso da come gli era successo giorni fa’, quello che sentiva non era un immaginazione della sua mente, ma era tutto vero.
Mentre stava scendendo gli scalini molto velocemente, Jim cadde scivolando senza però battere violentemente la testa.
Riprendendo subito i sensi, Jim intravide una figura nitida dinanzi ai suoi occhi mentre la paura si bloccò all’interno delle sue vene.
Volendo a tutti i costi arrivare in fondo a quella storia, Jim si avvicinò alla figura di quel fantasma che da troppo tempo aveva cambiato la sua vita.
I suoi pensieri e le sue intenzioni l’avevano allontanato troppo dalla realtà, con lo scopo di rischiare di perdere tutto.
E questo Jim non poteva sopportarlo, anche se la verità adesso era più reale che mai.
< Chi sei tu? > domandò l’uomo con tono rotto mentre non riusciva ancora a credere a quello che stava vedendo.
< Volevo solo giocare. Mi sento così sola in questo castello. >
La sua voce da bambina innocente non impensierirono minimamente il giovane detective, volendo a tutti i costi fuggire da quel luogo.
< Che cosa ti è successo? >
< Sono precipitata proprio come hai fatto tu… Soltanto che per me è stato fatale. Il mio corpo è sparito per sempre, ma il mio spirito rimane inchiodato in questo luogo maledetto. Buffo, non è vero? Vedere mio padre crogiolarsi dal dolore mentre quelle dannate guardie non hanno fatto niente per proteggermi. Non meritavo di morire così. >
< Nessuno merita di morire ad un’età così innocente… Mi dispiace per quello che ti è successo. >
Volendo a tutti i costi sapere il suo nome, Jim gli rispose che era tempo di andarsene via da quel castello, prima che la situazione potesse andare fuori controllo.
< Sono solo un umile viaggiatore capitato qui per caso… Ma adesso me ne stavo andando. >
< Tu stai mentendo… Ora che mi hai finalmente trovata non vuoi giocare con me? Mi sento molto sola in questo posto. Non te ne andare. >
< Non posso. Devo tornare alla svelta da mia moglie e dirgli… >
< Che la leggenda di Guendalina esiste veramente? Non te lo permetterò finché non avrai acconsentito a giocare con me. >
< Io… non posso. >
< Perché? Solo per il motivo che non sono reale? Ti sto forse spaventando, Jim? >
< Come diavolo fai a sapere il mio nome? >
< Questo non ha importanza… O giochi immediatamente con me, o non uscirai vivo da qui. >
Ma Jim, non volendo sottostare a quel ricatto, cercò una via d’uscita nel castello mentre le urla della bambina si fecero più frequenti.
Mentre il cuore batteva all’impazzata, Jim chiedeva l’aiuto insperato di sua moglie mentre le sue profonde paure sembravano aver preso vita.
La bambina, per quanto innocente e inoffensiva potesse essere, lo minacciò che sarebbe diventata come lei se sarebbe rimasto anche un solo minuto in più in quel castello.
Prendendo quelle parole alla lettera, Jim riuscì a fuggire da Mirabello incrociando sua moglie mentre stava passeggiando in solitaria.
< Jim, ma cosa sta succedendo? Perché stavi correndo? >
Cercando di riprendere fiato, l’uomo raccontò tutto quello che aveva visto.
< Quindi quella bambina esiste veramente: Azzurrina infesta questo castello. >
Non volendo più parlare di questo argomento, Jim convinse sua moglie a lasciare in fretta il castello per dimenticare tutte le vicissitudini accadute al loro interno.
< Ma come faremo con la nostra roba? >
< Ci penserà il custode a prenderla… Adesso voglio andarmene il più presto possibile da qui. >
Non avendo mai visto suo marito sotto quell’aspetto, Lee non poté più essere arrabbiato con lui, scusandosi per come si era comportata ultimamente.
< No Lee, non sei tu a dovermi chiedere scusa… Mi sono lasciato trascinare in questa storia piena di follia senza darti l’amore di cui avevi bisogno. Spero che tu un giorno tu possa perdonarmi. Ti amo, Lee. >
Ammirata da quella confessione, la donna si strinse sempre di più al giovane uomo mentre le urla strazianti e minacciose di quella bambina sparirono improvvisamente sotto il cielo limpido di quella notte d’estate.
 
 
Il giorno seguente, Jim chiamò urgentemente il custode dicendogli che sarebbero dovuti partire alla svelta per motivi di lavoro.
Pregando l’uomo di andare a prendere le loro poche cose, Jim poté credere che quell’incubo era finalmente concluso.
< Ecco fatto. Credo di non aver lasciato niente > fece il custode mentre Jim gli porgeva le chiavi del castello.
< Grazie mille, Paolo. >
< Grazie a voi. Mi dispiace che dobbiate partire con così poco preavviso. Spero che non sia niente di grave. >
< Temo che lo sia. Gotham ha bisogno della nostra presenza. Temo che la nostra luna di miele dovrà interrompersi bruscamente. >
< Accidenti, non ci voleva. >
< Però io e mia moglie siamo stati molto bene qui al Castello di Mirabello e voi paesani ci avete fatto sentire come a casa. >
Intravedendo negli occhi del detective un segno di menzogna, Paolo non ci fece molto caso, domandando invece all’uomo se realmente il fantasma di Azzurrina esisteva veramente.
< Insomma, questa notte c’era il solstizio d’estate… L’avete vista? >
Fissando il custode con sguardo stralunato, Jim gli confessò che era solo una diceria messa in atto dalla popolazione di questo paese.
< Non me ne voglia, ma leggenda non è per niente veritiera. Non c’è nessun fantasma in quel Castello. >
Incredulo per quelle parole, Paolo non sapeva cosa dire.
< Quindi… tutto apposto? >
< Assolutamente. Io e mia moglie non siamo mai stati più felici di soggiornare in questo luogo, senza la minima presenza di fantasmi indesiderati. >
< Sono davvero… contento. >
< Stava per dire sorpreso, vero Paolo? Lo si leggeva dalle sue labbra. >
< In verità io, come tutti gli altri abitanti di questo paese, abbiamo sempre creduto che la leggenda fosse reale. Ma lei che ha soggiornato in prima persona in questo luogo, sentirgli dire che è tutta una falsità mi piange il cuore. >
< In fondo anche a me. Ma meglio così, no? non saprei come mi sarei comportato dinanzi ad un fantasma. >
< Ahahah su questo ha ragione… Buon rientro a Gotham, Signor Jim. >
< Grazie ancora per tutto. >
Mentre Paolo salutò anche la Signora Gordon, un velo di felicità ombrosa si dipinse sul volto del detective.
Intraprendendo le strade emiliane che lo avrebbero portato dritto in una nuova zona da scoprire, Jim non poté che sorridere.
< Paolo si è bevuto la nostra storia? >
< Sì. Non ha sospettato niente. Né del fantasma né del nostro rientro. >
< Sì, ho sentito la parte in cui parlavi di Azzurrina… Secondo te è stato meglio così >
< Credo che il segreto dovrà rimanere tale, per non scatenare false illusioni e paure negli occhi di quegli abitanti. >
< Ma tu dici di averla vista, Jim. >
< Ho visto un sacco di cose in quel castello… Ma chi può dire se fosse o no uno scherzo della mia mente? >
< Eppure mi hai detto… >
< Dimentica tutto ciò di quel castello e riprendiamo la nostra vita, lontano dalle leggende e dalle nostre più profonde paure. >
< Sono contento di aver ritrovato il vero Jim Gordon > rispose Lee accarezzandogli il ginocchio.
< Ed io sono felice di riavere al mio fianco l’unica donna che amo e che amerò in tutta la mia vita. >
   
 
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