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Autore: m a v e r i c k    16/12/2020    4 recensioni
| Dawn Granger/Donna Troy; Established Relationship; Non Canon Compliant |
Il mondo onirico di Dawn, da alcuni anni a quella parte, risuonava di pioggia e sinfonie smorzate dall'infuriato avanzare di pneumatici sull'asfalto.
Di leggiadri spartiti intenti a vezzeggiare la madreperla di un pianoforte, del placido vento di campagna, e di notti in cui falchi e sparvieri rincorrevano ombre nella periferia intenta a chiedere aiuto.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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[fandom] DC's Titans
[pairing] Dawn Granger/Donna Troy
[note] Friends to lovers; established relationship; crack-ship

La seguente storia è stata scritta in occasione della Femslash Week indetta dal gruppo facebook LongLiveToTheFemslash con il prompt Day 3: Crudeltà/Gentilezza

 
Take my hand,
come back to the land
   
hs  
    where everything is ours
for a few hours

 
Se la città sognasse.
 

Nei recessi della mente, cieli rossi ed orizzonti che bruciavano erano forse gli unici frammenti di realtà che la vita si fosse degnata di rilegare all'amaro dei suoi incubi. Il mondo onirico di Dawn, da alcuni anni a quella parte, risuonava infatti di pioggia e sinfonie smorzate dall'infuriato avanzare di pneumatici sull'asfalto. Di leggiadri spartiti intenti a vezzegiare la madreperla di un pianoforte, del placido vento di campagna, e di notti in cui falchi e sparvieri rincorrevano ombre nella periferia intenta a chiedere aiuto.

Frammenti indelebili, di quella crudeltà che la maschera aveva saputo grattare via, nel corso del tempo: frammenti di passato che non andavano fieri di esserci nati, con un cuore egoista. Volevano solo farlo guarire e fare in modo che i veli di tristezza, quelli che di tanto in tanto le offuscavano lo sguardo, prima o poi diventassero luce.

Ma rimettere insieme i pezzi è facile. Lo è sempre, se riguarda soltanto chi ti sta vicino.

Rendersene conto era stato quasi spontaneo. Realizzare che il giorno in cui quei pensieri se ne sarebbero davvero andati fosse arrivato, invece, un po' meno. Non ne aveva più bisogno, eppure lo faceva. Se lo domandava spesso, senza poterne fare a meno.
Che cosa sarebbe successo, se il cigno non avesse mai imparato a cantare? E se la colomba non avesse mai spiccato il volo?


 

ags

 

«Credo di aver preso tutto.»

Non è il placido caos della San Diego notturna, quello che il suo sguardo setaccia con la cura che merita il capolavoro del più superbo degli artisti, ma Dawn ne aveva bisogno. Ne aveva bisogno come a candide ali bianche serve il vento intento a soffiare nella giusta direzione, per migrare verso i luoghi caldi. L'aria che respira sa di salsedine e di ferro e di leggenda che in realtà è chiazze di paradiso in mezzo all'oscurità.

«Sono davvero esausta.»

Cerca – stringendosi nelle spalle e facendo aderire il fianco alla parete di marmo – di nascondere un sorriso anche al chiaro di luna che si intrufola dalla finestra ad arco, perchè ciò che intende lei con la parola esausta è che, ogni volta che decidono di trascorrere qualche giorno lontane dai doveri della Torre, il viaggio di andata sembra farsi sempre più lungo ed i sedili in pelle color crema del jet sono troppo stretti, ma non appena si volta sorprendendola ad inciampare tra i bagagli accumulati per terra, Dawn è letteralmente con le spalle al muro.

Distoglie lo sguardo nella speranza che l'espressione che ha appena provato a stamparsi in faccia sia, oltre che la più innocente che il suo repertorio ha da offrire, anche in grado di nascondere la risata che riesce a stento a trattenere, ed osservandola farsi strada verso di lei, una domanda le sorge spontanea: la formula con un sorrisetto a fior di labbra, ma per lo più con la netta sensazione di conoscere già la risposta.

«Hai controllato di aver preso un cambio per la notte?»

Essa, infatti, è l'alzata di occhi al cielo con cui Donna la delizia dopo essersi fermata di colpo a un passo dal davanzale di cui lei si era appropriata, quella sua espressione dolce e al tempo stesso temeraria che svanisce, sostituita solo dall'incredulità con cui prende a nascondersi il viso tra le dita, massaggiandosi le palpebre.

È tutto inutile, pensa Dawn tirandosi su, spostando i piedi da un lato del davanzale e sporgendosi in avanti, fino a far aderire la fronte con la sua. «Lo stai facendo di nuovo.»

Nemmeno chi un tempo aveva affiancato in battaglia la guerriera più indomita del mondo intero può evitare di risultare adorabile, quando degli stupidi dettagli rovinano l'appuntamento perfetto: una parte di lei è certa di averla capita tanto tempo fa, la strategia necessaria per non scoppiare a riderle bellamente in faccia, ma lo sguardo che la fulmina di rimando è così buffo che per un attimo non ne è più così sicura.

«Ci sarà un motivo se lo definiscono per la notte.» taglia corto Donna, perchè quel week-end si è fatto attendere così a lungo che non potrebbe finire con l'essere meno perfetto neanche volendolo. Risale i gradini che le mancano e la sua espressione si fa quasi seria, ma a differenza delle sue dita, intrepide e fuggiasche, è la distanza tra le loro labbra che praticamente non esiste più, che il suo sguardo approccia impaziente, con gentil diffidenza. «E possiamo sempre fare in modo che tu non ne abbia bisogno.»

Dawn sorride, e quando si da una spinta saltando giù dal muretto, lascia che siano le braccia toniche dell'amazzone, a sorreggerla.

È gentile, l'ardore con cui le dita di Donna le incendiano la pelle. Spogliano lei degli abiti e la mente dei ricordi in cui la neve, impedendo alle ali della colomba di fendere il cielo per tornare a casa, aveva imperversato fin troppo a lungo: Dawn lascia che siano le sue labbra, morbide e capaci, a metterle fretta di trovare il lenzuolo che oscillano al tocco del vento.

Lo fa perchè domani ci si sveglierà avvolta dentro e la cicatrice che offende la spalla di Donna sarà la prima cosa che le sue dita sfioreranno e tutto sarà molto più bello, se si lascierà convincere che quello sia soltanto un sogno.

Dawn cerca i suoi occhi, le sue dita.

Cerca – con la voce che svanisce – un appiglio a cui aggrapparsi mentre la lingua di Donna le solletica la valle dei seni, ma senza provare ad afferrarlo nemmeno una volta.

Là fuori, cullata dalla voce del mare in tempesta, Themyscira si addormenta.

 

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Non avrebbe mai visto il mare, probabilmente. Non avrebbe mai, un paio di volte al mese, volato leggiadra verso il paradiso.
Non avrebbe mai detto addio agli spogli rami del Wyoming e non avrebbe mai raggiunto quelli in fiore della periferia, quelli che si scrollavano il nevischio di dosso in inverno e che luccicavano nel buio della notte più calda d'agosto.

Eppure, il vento era ormai parte di lei e la pioggia lavava via i ricordi delle notti più dure e l'unica sinfonia rimasta era quella della città, stanca ma desiderosa di provare a proteggersi da sola, qualche volta, intenta a sussurrarle una promessa. Che da quel momento in poi, i frammenti ancora interi di un passato crudele si sarebbero lasciati guidare per scrivere un nuovo capitolo, questa volta intitolato futuro.

Forse avrebbe sognato anche lei, prima o poi.

Dawn provò a sperarci più di quanto non avesse mai fatto, e nel frattempo, lo fece al suo posto.

Ci avrebbe pensato la voce della sua guerriera, a svegliarla.



 
  
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