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Autore: Luna Manar    23/08/2009    1 recensioni
I migliori regali non sono impacchettati. E a volte ti mordono.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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THE 23rd HOUR
scritto da Luna Manar, tradotto da Alessia Heartilly

*
"Non puoi avere un aspetto dignitoso mentre ti diverti."
*

Squall Leonhart aprì gli occhi, corrucciandosi. "No," disse, distogliendo lo sguardo. "Non lo farò."

"Per favore?"

"No."

"Dai, Squall."

"Quante volte devo dirtelo? No."

"Più di quanto l'hai già detto. Perché no?"

Squall fece una manovra che avrebbe normalmente impiegato in un combattimento corpo a corpo per scivolare oltre Rinoa, che gli stava bloccando la strada con un'efficienza frustrante quando un Morlboro in un sistema fognario. Voltandosi a darle le spalle, si abbassò fluido sotto al suo braccio teso all'infuori, trattenendosi dal darle una gomitata nella schiena - un colpo che sarebbe seguito se lei fosse stata un nemico vero - anche se aveva considerato di farlo con un certo grado di serietà. Invece tenne il guinzaglio corto sulla sua irritazione, camminando a lunghi passi da un lato all'altro della sua stanza. "Partirò per Trabia domani mattina alle sette," sbottò al di sopra della spalla, contando i passi che lo separavano dal muro. "Non ho tempo di cazzeggiare." Si fermò di fronte alla custodia del suo gunblade e si inginocchiò, togliendola dalla sua posizione contro il muro e stendendola a terra. Aprì le serrature e tirò su il coperchio con un gesto secco. "Lo sai cosa penso di queste cose."

"Stanno dando una festa solo per te. Deluderai tutti." Fissando inperturbabile la sua schiena, Rinoa incrociò le braccia. Poi, sentendosi a disagio per quel silenzio, piegò la testa posandola sul palmo della mano, stringendosi il gomito con l'altra. "Dovresti almeno farti vedere."

"Per dire cosa?" Squall finse di controllare per essere sicuro che tutto, nella custodia, fosse in ordine. "Grazie della festa, cretini. Odio le feste. Divertitevi senza di me."

"Non devi fare l'idiota, fatti vedere e rimani lì per un po', fine. In ogni caso, alle feste non fai altro. Non può essere così difficile."

"Io odio le feste, Rinoa."

Con un sorrisetto, lei alzò gli occhi al cielo, la testa che seguiva lo sguardo. "E odi ballare," sbottò lei di rimando, riportando il suo sguardo stretto a fessura nuovamente sulla nuca di Squall, "e le cose romantiche, e le posizioni di comando, e la musica, e la recitazione, e-"

"Va bene," la interruppe, chiudendo la custodia con un forte snap. "Ok, ho capito il tuo punto di vista - ma l'ultima non conta. Sono stato sorteggiato."

"Ma eri così bravo a-"

"Non ne voglio parlare, ok? è stata la cosa più imbarazzante che mi sia mai successa." Si alzò, portando la custodia per l'arma e le munizioni sul letto; la riposee poi continuò verso l'armadio aperto. Tastò in giro per trovare la sua giacca e la staccò con forza dall'appendiabiti.

"Va bene, non ne parleremo. Vieni alla festa?"

"Ma state cercando ancora, tutti quanti, di farmi prendere la ciucca?"

Rinoa si accigliò. "Squall, ti sembro una che farebbe una cosa del genere?"

Lui fece una pausa momentanea, nel bel mezzo della sua spietata routine di preparazione della valigia, e si voltò con occhi esageratamente sbarrati a guardare nella sua direzione, senza però guardare direttamente lei. "Sì," disse poi, serio. I suoi occhi erano vacui, ciechi, eppure distanti - stava immaginando un centinaio di scenari da incubo a cui si sarebbe potuta applicare la sua risposta.

"Beh, non lo farò," lo rassicurò con un sorriso sincero che lui non vide. "Promesso."

Squall sbatté le palpebre, risvegliandosi dal suo sogno ad occhi aperti. Mise la giacca sul letto accanto alla custodia del gunblade, un'espressione torva sul viso. Non disse nulla; andò al cassettone, tirando fuori quei pochi vestiti necessari per una settimana di lavoro sul campo. Il silenzio era sempre stato il modo migliore per ottenere la verità da Rinoa. Lei non poteva sopportare il silenzio; doveva dire qualcosa.

"...Ma non ti farebbe male divertirti un pochino, sai?"

Tombola. "Certo," grugnì mentre tornava al letto. "Se la tua idea di 'divertirsi' è rendersi completamente ridicoli e vivere con il rimorso per tutta la settimana successiva."

"Tu sarai via tutta la prossima settimana. Per quando sarai tornato, tutto ciò che potresti aver detto o fatto non sarà più usata contro di te."

"Non importa, comunque. L'ultima cosa di cui ho bisogno è svegliarmi con un mal di testa lancinante la mattina in cui dovrei andare in missione."

Rinoa scrollò le spalle, come se la soluzione fosse ovvia. "Datti malato."

"Cosa?" sbottò Squall, sbalordito alla semplice idea. "Stai scherzando."

"Non sarebbe una bugia."

"Sai bene che non lo farò. Rinoa, devo andarmene di qui per qualche giorno. Ho cazzeggiato per troppo tempo. Questo posto ormai è troppo tranquillo. Mi sento soffocare... ho bisogno di una sfida. Oltretutto, pensavo che avessi detto che non avresti cercato di convincermi."

"Ho detto che non avrei cercato di fartiubriacare. Non ho detto nulla sul non provare a convincerti con parole dolci a venire alla festa."

Squall sentì le labbra piegarsi, un sorrisetto divertito che lottava per manifestarsi nonostante il buon senso. Scosse la testa mentre tornava all'armadio, tirandone fuori una piccola borsa che sembrava definitivamente troppo piccola per contenere anche solo un unico cambio di vestiti. "Sei un palo nel culo, lo sai?"

L'espressione accigliata di Rinoa si trasformò in un piccolo sorriso. "Ci vuole un palo nel culo per riconoscerne un altro. Ne sono consapevole." Fece una pausa teatrale. "...Quindi verrai alla festa?"

Lui aprì la cerniera della borsa, e ci mise dentro un braccio per gonfiarla. "Perché dovrei? Dammi una buona ragione."

"Beh, lasciando da parte per un momento il fatto che non me ne andrò a meno che mi renderai molto triste o dirai di sì, e lo sappiamo entrambi..." Camminò distrattamente fino al letto, sedendosi sul bordo e guardando mentre Squall iniziava a piegare con fare esperto e sistemare due cambi di vestiti in uno spazio che non ne avrebbe contenuto uno. "...è il tuo ventitreesimo compleanno. Dovrebbe essere speciale."

"Che c'è di tanto speciale?"

"Oggi è il ventitrè agosto. Tu compi ventitrè anni. Non succederà mai più. è come una luna blu." Il suo sorriso si allargò e si fece vagamente birichino, occhi che si facevano più intensi in un'espressione che avrebbe potuto essere di sospetto, non fosse stato per il sorriso. "Si pensa che succedano cose strane e insolite. Avresti una scusa per fare cose che non faresti normalmente. Poi divertirti un sacco facendole, e non devi scusarti dopo per averle fatte."

"Parli come se io stessi cercando di mantenerele apparenze o cose così. Rinoa, non mi interessa cosa pensa la gente. Semplicemente per me non ha senso. Io non mi 'diverto' alle feste. Sarei una palla al piede per te e per tutti gli altri, e mi sento stupido a farlo. è una perdita di tempo per tutti."

"Non devi sentirti stupido, e non è una perdita di tempo se puoi almeno apprezzare il sentimento con cui l'abbiamo fatto. Le feste non sono fatte solo per il festeggiato, sai. Sono anche per i tuoi amici. A noi piace il fatto che tu sia qui, nelle nostre vite. E vogliamo celebrarlo."

"Lo fai sembrare un funerale." Squall chiuse la cerniera della sua borsa strapiena con un gesto ampio - come se stesse chiudendo una sacca per cadaveri.

Il viso di Rinoa si contorse in un ghigno al paragone, anche se conosceva Squall da troppo tempo per non riconoscere il suo oscuro senso dell'umorismo; era uno scherzo, o quanto di più vicino a uno scherzo Squall sarebbe mai arrivato. Fece una linguaccia al suo sorrisetto sghembo. "Sei così macabro. Solo tu diresti una cosa del genere sulla tua festa di compleanno."

In silenzio, ma non di cattivo umore com'era stato un attimo prima, Squall attraversò la stanza, superando Rinoa per dirigersi verso il bagno. Mosse la mano languidamente per colpirla al lato della testa con il palmo; lei evitò il colpo, abbassandosi sotto al suo braccio. Mise fuori un piede per farlo inciampare; lui ci passò sopra con destrezza, come se fosse sempre stato lì.

"Sei un gran cretino," gli gridò dietro, "lo sai?"

"Ce ne vuole uno per riconoscerne un altro," ribatté lui giocosamente, nascondendosi nel bacio. "Ne sono consapevole."

Rinoa sospirò, il suo sorriso giocoso che si spegneva in un sorriso rassegnato. Si appoggiò sulle mani dietro di lei, guardando pensosamente Squall mentre apriva l'armadietto a specchio e faceva scorrere le dita su ciò che conteneva. Muoveva la mano in maniera esperta tra i diversi articoli da bagno, tirando fuori ciò che cercava con una precisione da mantide. "Non puoi saperlo," azzardò lei dopo alcuni minuti, mentre Squall cercava un rasoio che al momento gli sfuggiva. "...potresti persino divertirti." I suoi occhi notarono il rasoio fuggitivo sul pavimento, sotto al lavandino. "Sono accadute cose più strane di questa."

"Questo è da vedere."La punta dello stivale di Squall colpì il rasosio, e lo mandò a sbattere contro la tazza. Spaventato, cercò sul pavimento con il piede, e, non trovando nulla, borbottò alcune parole scelte che Rinoa non riuscì a capire e che, decise, non le interessavano.

"Ti rovinerà la giornata farci la grazia della tua regale presenza per un'ora?"

Squall alla fine localizzò il rasoio, fece una serie di contorsioni piuttosto interessanti per raccoglierlo da dietro la dietra, e sbatté la testa contro il lavandino nel rialzarsi. Stringendo i denti dietro le labbra strette, trattenne dietro una maschera professionale un gran numero di reazioni immediate - non ultima quella di gettare utensili da barba a Rinoa e quindi punire due cose irritanti in un unico gesto. Invece, si voltò, sempre accucciato, a fissare di malumorela porta, gettando appena il rasoio alcuni centimetri nell'aria e riafferrandolo di nuovo secondo un modello rischioso e pensoso: tirare, girare, afferrare, tirare, girare, afferrare. "è questo che devo fare per farti stare zitta sull'argomento?"

"Non farlo per fami stare zitta." Il tono di Rinoa si addolcì e si fece serio. "Fallo perché lo vuoi. Se non vuoi, va bene... ma non penso che sia l'imposizione che vuoi fare sembrare. Penso che tu odi più la praticità dell'idea che il principio che ci sta dietro."

Sospirando, Squall si alzò, più attentamente stavolta, evitando altre ferite alla testa. Voltò la schienaal vano della porta, e passò abbastanza tempo a pulire il rasoio nel lavandino da averlo ripulito dai germi del pavimento almeno quindici volte. Afferrando la sua manciata di oggetti da bagno, chiuse lo sportello a specchio e tornò alla sua borsa da viaggio, depositando il contenuto delle sue mani nei posti appropriati nell'apposito taschino legato con una cinghia a strappo al lato della borsa.

Alla fine, formulò una riposta per la sua educata ospite, trattando l'argomento con attenzione, la voce quasi senza tono; aveva semplicemente smesso di fare il difficile. "Gli altri vogliono che io sia felice," disse, "e lo capisco, ma non voglio che provino a farmi felice. Non posso apprezzarlo in nessun modo, se diventa un obbligo. ...di quelli ne ho già abbastanza così." Chiuse il taschino e si raddrizzò, a braccia conserte, non avendo più nulla da mettere in valigia e poco altro da fare. Non aveva bisogno di vedere l'orologio sul comodino per sapere che erano quasi le dieci di sera.

Il sorriso di Rinoa tornò, con un'empatia consapevole per le sue riflessioni tormentate. "è solo un compleanno, Squall. L'ultima cosa che dovresti fare è prenderlo sul serio. Come l'hai chiamato? 'Solo un altro giorno dell'anno'."

"Pensavo che avessi detto che dovrebbe essere speciale."

"Non se significa che tu debba angosciarti per questo. Dimentica quel che ho detto. Stavo facendo l'irritante apposta."

Squall lasciò andare un altro sospiro, che suonò più come un grugnito. "Ecco una cosa su cui posso sempre contare..."

"Cosa, che io sia irritante?" Cercò di nascondere la risata nella sua voce, e fallì.

"Anche quella," celiò lui, senza cambiare espressione. "Ma stavo per dire che mi confondi da matti. Di' quello che intendi e falla finita. Non fare giochetti."

Allora Rinoa si alzò, lentamente, chiudendo la distanza di due passi tra loro. Posò una mano sulle sue braccia incrociate, e lo guardò dritto negli occhi, anche se lui non ricambiò direttamente lo sguardo. "Sarebbe molto apprezzato se tu venissi alla tua festa di compleanno. Puoi scegliere. Puoi andare... e tutti sarebbero stupiti di sapere che sei venuto perché l'hai scelto e non perché ti ci ho costretto io. O puoi stare qui e andare a dormire, e non avere niente di niente da ricordare del tuo compleanno. Capiranno, perché è solo... è così che stanno le cose. è così che tu sei fatto. Sapranno di non prenderla sul personale. Se vai davvero, tutti vorranno che ti diverti insieme a loro. Ti canteranno canzoni di buon compleanno, e spereranno che tu sorrida. Cercheranno di farti ubriacare. Ci sarà musica e molto probabilmente si ballerà."

"Sembra l'inferno."

La mano di lei gli si strinse intorno al braccio. "è completamente da egoista. Io voglio che tu venga... e probabilmente è vero che non c'è niente là a cui tu possa mai voler partecipare. Ma pensavo che forse se avessi potuto divertirti, l'avresti fatto."

"C'è una cosa..."

"Che cosa?" Ci fu un lungo momento in cui Squall sembrò considerare attentamente ciò che stava per dire; Rinoa si chiese se lui stesse fuorviando di proposito.

"Hai parlato di ballare."

Lei sbatté le palpebre, fissando la sua solida espressione corrucciata, incerta di aver sentito bene. "...Squall?"

Lui chiuse gli occhi, respirando con calma. "è che è passato tanto tempo, tutto lì. Non da quando..." Le palpebre si aprirono, e la bloccò con uno sguardo poco mirato che riuscì comunque a esprimere un divertimento leggero, anche se il resto della sua espressione grave non si mosse di un millimetro. "Non dirmi che l'hai dimenticato."

"Ovvio che no!" Lei fece del suo meglio per suonare indignata. "Ero solo un po' sorpresa che tu l'avessi detto, ecco tutto. è passato un po' di tempo."

Penso che ci riuscirei. è roba regolata, coreografia. Non così diversa dagli esercizi di combattimento, davvero." Piegò la testa come per ascoltare qualcosa, spostando lo sguardo sul pavimento. "Penso che non sia così male, se non vedo che tutti mi fissano."

"Nessuno ti fisserà, Squall. Guarderanno. Ti conosco, fai le cose per istinto. Non è una gara. Non devi provare niente a nessuno. Sii te stesso e basta."

Le sue spalle si arcuarono appena, a suggerire una riluttante scrollata di spalla, e si tirò le braccia più strette al petto. "Sì, vabbè."

"è un 'forse'?"

Gli occhi di Squall tornarono di malavoglia dal pavimento alla voce di Rinoa. "Un'ora, eh?"

"Non di più. Sono le dieci. Le luci si spengono alle undici. Verrai?"

Lui trattenne il respiro. è un errore. "Sì," rispose, lasciando andare l'aria. "Sì, ok, vengo." Lui sciolse le braccia in un movimento esplosivo che preveniva l'abbraccio entusiasta di Rinoa, e le puntò un dito in faccia, così vicino al suo naso che la strega incrociò per un attimo gli occhi. "Ma non berrò un accidente," dichiarò, il suo tono selvaggio che non lasciava spazio ad obiezioni.

Rinoa sbatté le palpebre per rifocalizzare gli occhi e spinse via la sua mano. "Mi sta bene," si dichiarò d'accordo lei, radiosa - e troppo pronta, pensò Squall. Si mosse per abbracciarlo di nuovo, più gradualmente stavolta. Lui accettò l'abbraccio, lo ricambiò - altrettanto prontamente, pensò lui, la sua faccia che cambiava espressione, da minacciosa a un sorrisetto sghembo, cinico. La strega si mosse tra le sue braccia, liberando un mano per allungarla a giocare con i suoi capelli spettinati, sistemandogli alcune ciocche dietro l'orecchio. "Vuoi una mano a ricordare i passi? Non si sa mai," aggiunse, una nota maliziosa nella sua offerta.

Lui accettò con un altro sospiro e annuì debolmente. "Ho il presentimento che ne avrò bisogno," fece lui, stanco, il suo sorrisetto che si addolciva ma non proprio si trasformava in sorriso.

Il suo tocco all'orecchio di lui divenne una presa leggera, invitante. "Io ho fiducia in te, sai. Ti divertirai tantissimo, Squall," mormorò.

"Io odio quando dici così." Con quest'ultima obiezione, lui cedette alla stretta di lei, abbandonando tutta la finta resistenza.

*~*~*~*~*

"Sono in ritardo."

"E allora? Non vuol dire che non verranno."

"Non se ne parla," abbaiò il SeeD principiante, appoggiandosi con nonchalance alla ringhiera di metallo che impediva una caduta di cento metri nelle acque poco profonde della fontana al primo piano. "Squall non è maiin ritardo." Il suo compagno abbronzato e rozzo piegò la testa imperiosamente, puntando le lame dei suoi capelli schiariti e intricati contro al suo avversario nella presente conversazione. "Missione fallita, te lo dico io."

Dall'altro capo del corridoio, appoggiata in maniera simile contro al muro, una donna bassa e pallida con ricci scuri e occhi ancora più scuri lanciò un'occhiataccia all'arrogante ragazzo più giovane. "Abbiamo lavorato troppo per pianificare questa festa per permettere che fallisca. Lavoro e denaro. Rinoa lo sa. Lo porterà qui in un modo o nell'altro."

"Lo hai visto come si comporta. Non andrebbe a una festa nemmeno se lo pagassero. Ci vorrebbe quasi un ordine diretto di un superiore per farlo venire qui, e non c'è davvero nessun superiore che possa darglielo."

"Io penso che Rinoa possa."

"Io non lo penso. è un bastardo insensibile."

"Senti chi parla. Occhio a come parli, bello."

Nida era in piedi, in silenzio, al centro del corridoio, le mani incrociate davanti al corpo, gli occhi che passavano da un lato all'altro come palline da ping pong mentre i due SeeD continuavano il loro scontro verbale. Si trattenne dall'intervenire, per non beccarsi di rimando una risposta veloce e tagliente. Aspettò pazientemente il suono dell'arrivo dell'ascensore, ascoltando solo a metà l'acceso dibattito intorno a lui. O, almeno, cercava di ignorarlo.

"Ci hanno provato per cinque anni," disse la SeeD. "Penso che Rinoa ce l'abbia fatta stavolta, però."

Il robusto atleta grugnì, e si lasciò sfuggire una risata sguaiata e sprezzante. "Così sembra che lei sia incinta."

Nida grugnì, si accigliò, e lanciò un'occhiata esplicitamente disinteressata al muro accanto, parlando poi per la prima volta dall'inizio del litigio. "Farò finta che tu non l'abbia detto."

L'atleta sbatté le palpebre, spaventato. Guardò Nida come se realizzasse solo ora che il SeeD veterano era presente. "Perché?" chiese, più per coprire la sua sorpresa che per altro. "è vero."

Nida inarcò le sopracciglia. "Cosa?"

"è Squall," chiarì la SeeD più bassa, con un'occhiata sdegnosa al suo rivale senza importanza. "Ogni anni cercano di farlo ubriacare per il suo compleanno. Non è ancora successo. Non penso che succederà mai, comunque, a meno che lo tengano fermo e gli caccino a forza una canna in gola."

"Cosa te lo fa dire?" saltò su il SeeD più atletico, per obiettare. "L'ho visto bere."

"Non abbastanza da prendere la ciucca, però. Almeno, non che a qualcuno in vita interessi abbastanza da ricordarsene. è troppo accorto."

Nida alzò gli occhi; il suono di un ascensore in movimento lo avvertì dell'imminente arrivo del loro argomento di conversazione. E di sicuro, le porte si aprirono per far entrare il Comandante della SeeD, seguito a ruota da Rinoa. "Eccoli che arrivano."

La SeeD più bassa sorrise trionfante al suo compagno più alto, che, assolutamente non turbato, cercò rapidamente di recuperare le perdite con la contesa successiva. "Scommettere soldi su stasera," disse rapido, a voce bassa. "è il ventitrè, e compie ventitrè anni. Una cosa che capita una volta sola nella vita. E poi, hai mai saputo che Rinoa rinunci a qualcosa? Voglio dire, insomma, guarda quei due. Destinati a stare insieme 'sto cazzo. Sono la prova vivente che tutto è possibile-"

"Arriva al punto," sibilò la SeeD, "arrivano."

"Cinque delle mie carte GF di tua scelta, o me ne prendo cinque dal tuo mazzo." L'atleta bisbigliava, ora, dato che gli ospiti stavano svoltando l'angolo a pochi metri di distanza. "Squall sarà ubriaco marcio alla fine della festa."

"MI pare buono. Affare fatto."

Finito il loro tempo delle chiacchiere, i due litiganti guardarono esplicitamente Nida, che annuì cordialmenye a entrambi, come gli era stato detto di fare. Per i propri "doveri", i due si allontanarono lungo la hall a passo rapido, dando la vivida impressione di avere da fare qualcosa di estremamente importante.

Lasciando quindi Nida a fare il resto. "Hey Squall," salutò cordialmente. "Buon compleanno." Continuò a rimanere in piedi nel mezzo della hall - non proprio bloccando la strada, ma rendendo evidente che superarlo avrebbe richiesto che la coppia che si avvicinava facesse un giro diverso.

Tenendo il braccio di Squall, Rinoa si fermò di fronte al comitato di benvenuto composto da un solo uomo. "Ciao, Nida."

Squall si accigliò, piegando la testa verso i due SeeD che si allontavano. "Quelli sono i tuoi apripista?"

"Scusa, Squall," disse Nida. "Non eravamo sicuri nemmeno che saresti venuto. Abbiamo deciso di non cominciare niente fino a quando ti avremmo visto."

"Grazie tante per la fiducia." Squall ebbe la netta sensazione che fosse trattenuto di proposito. "Spero che il resto del gruppo sia entusiasta quanto te. Andiamo e facciamola finita." Si mosse intorno al blocco rappresentato da Nida e continuò lungo la hall, con Rinoa che inciampava cercando di stare al passo di una velocità che, apparentemente, era troppo per i suoi gusti.

Rinoa lasciò una veloce occhiata nervosa a Nida, che mantenne un'espressione serie, offrendole solo un cenno rassicurante.

*~*~*~*~*

Non era nemmeno la metà della Sala da Ricevimenti del Garden, ma con tutti i banchi spostati la classe C7 - la più grande classe del Garden di Balamb e seconda per dimensioni solo al famoso auditorium del Garden di Galbadia - aveva spazio più che sufficiente per dare una festa del diavolo.

Per quanto Squall potesse vedere, era vuota.

Le luci erano spente. Non un suono - un respiro, o piedi che si muovevano - proveniva dalla profonda oscurità. Era come se fosse arrivato all'aula sbagliata. Ma non lo pensò, nemmeno per un momento. Nida avrebbe detto qualcosa. Rinoa anche. Quindi, oltrepassò con noncuranza la porta illuminata solo dalle stelle, facendo scorrere la mano sullo stipite. E non si spaventò, né rimase sorpreso nemmeno un poco quando l'enorme aula esplose con l'accendersi della luce e il tremendo ruggito di ogni SeeD del Garden di Balamb.

"BUON COMPLEANNO, SQUALL!"

Squall smise di camminare, osservando il nascente panorama di urla e grida e canti e fischi. Fece un respiro, rilasciando l'aria lentamente, sentendo un po' di sollievo per il fatto che, stavolta, a nessuno era sembrato il caso di assalirlo fisicamente con abbracci o pitture folli - per lo meno non ancora.

Rinoa entrò dietro di lui, facendo un enorme sorriso a Zell, a cui era stato concesso l'onore di accendere le luci.

"Com'è andata?" chiese, superando con un salto un tavolo dei condimenti per raggiungere la Strega e sentirla meglio in tutto quel chiasso.

"Per adesso, tutto bene." Fece un gesto a indicare Squall, che ora dava loro la schiena, e sembrava in qualche modo a disagio quando la follà iniziò a intonare-

"Discorso! Discorso! Discorso! Discorso!"

Rinoa iniziò amuoversi per salvare Squall, ma una mano si posò sulla sua spalla - e si voltò per trovarsi faccia a faccia con Selphie Tilmitt.

Selphie ridacchiò e si mise un dito sulle labbra. "Shhh! Non preoccuparti! Ci pensa Zell!"

Indicò col dito, e Rinoa lo seguì per vedere Zell che si era preso il palcoscenico, attirandosi l'attenzione dei SeeD riuniti e calmando il baccano - in un modo o nell'altro. "Aw, dai, dai, dai, ragazzi, non fatelo. Sappiamo tutti che Squall non è esattamente un fanatico della conv..."

Mentre Zell creava la distrazione, Rinoa rivolse la sua attenzione a Selphie. "Non sapevo che ci saresti stata anche tu," sussurrò. "Pensavo che fossi a Trabia-"

"Ma scherzi? E perdermi questo?!"

"Quindi per questa festa, Squall," stava dicendo Zell, voltandosi amichevolmente verso il suo Comandante e amico, "vogliamo davvero assicurarci che ti piaccia. Questo significa che puoi stare contro il muro tutto il tempo, e nessuno ti criticherà per questo. Non devi fare niente che non vuoi fare. Niente. Zip. Zilch. Nada. è il tuo compleanno, e puoi fare tutto quel cazzo che ti pare-" si voltò verso il pubblico. "Giusto?"

"GIUSTO!"

"Sbagliato!" gridò qualcuno, e fu immediatamente sopraffatto da un gruppo di compagni arrabbiati che non avevano trovato divertente la battuta.

"-Giusto," ripeté Zell, rivolgendosi di nuovo a un rassegnato e silenzioso Squall. "Fai tutto quel che vuoi. Puoi andare via adesso, se vuoi. Siamo solo contenti che tu sia venuto, amico." Svariate grida di 'sì' e svariati brevi applausi e urli accompagnarono quest'affermazione.

Finalmente, Squall sembrò risvegliarsi da qualsiasi sogno ad occhi aperti l'avesse intrappolato. Osservò l'intera stanza in un esame veloce e vuoto, portando infine la sua attenzione al suo portavoce autoproclamatosi. Parlando per la prima volta, la sua espressione di pietra che si condensava in un cipiglio senza pietà, disse freddamente, "mi dispiace deludervi..."

La conversazione sussurrata di Rinoa con Selphie morì all'istante, così come tutti i suoi nella classe riccamente decorata. Ognu muscolo nel suo corpo gelò. Per un momento, non ci furono occhi nella stanza preparata per la festa che non si fissarono saldamente su Squall, che prontamente girò sui tacchi e si avviò alla porta.

Nida, ancora in piedi sulla soglia, sospirò immusonito e si mosse per lasciare passare il Comandante. Squall si fermò sulla porta, gettando uno sguardo al di sopra della sua spalla al SeeD spesso controllato.

Squall allungò una mano e spinse un bottone accanto allo stipite. La porta si chiuse con un sibilo.

"...ma rimango," concluse.

Fragorosi festeggiamente esplosero nell'aula C7, e la festa per il ventitreesimo compleanno di Squall entrò nel vivo.

*~*~*~*~*

Il centro dell'aula C7 era stato trafsormato in posta da ballo. Le luci dell'aula erano state spente, a favore di luci colorate mobili e dello schermo gigante piazzato in alto sul muro frontale della stanza; era stato attrezzato per irradiare un caleidoscopio di colori psichedelici, invece che materiale di studio e schemi tattici. Un impianto stereo da jukebox era stato collegato ai potenti amplificatori incassati nei muri - amplificatori che normalmente trasmettevano annunci tutto il giorno, e che pure si erano dimostrati sorprendemente adatti a trasmettere grandi e rumorose quantità di musica rock. C'erano almeno tre tornei di Triple Triad in corso in un angolo della stanza. Sul fondo della stanza c'era un vecchio divano rovinato che qualcuno aveva portato lì dalla stanza degli insegnanti, e che si piegava sotto il peso di più corpi di quanti fosse destinato a sostenere. La scrivania e il podio dell'insegnante era stato trasformato in un palco improvvisato, dove i partecipanti, a turni, salivano a esibirsi in trucchi e scenette, tentando di scatenare risate più forti del proprio predecessore. Una lunga tavola era stata preparata sul lato destro della stanza e coperta di tutto il cibo possibile - e, ovviamente, c'era da benre.

Squall non aveva toccato né una briciola né una goccia.

Era in piedi su un lato, com'era prevedibile, schiena contro il muro e braccia incrociate sul petto, a osservare senza partecipare. Come Zell aveva detto, nessuno lo aveva disturbato, a parte un occasionale "buon compleanno". Aveva rinunciato a dire "grazie" dopo il quinto o il sesto saluto di quel tipo, e aveva accolto tutti i successivi con un cenno educato e il silenzio.

Chiuse gli occhi e ascoltò l'eccitazione della festa, cercando di isolare ciascuna persona nella stanza, dov'era e cosa stava facendo. Era un buon esercizio per lui, un modo di allenarsi a essere più consapevoli dei dintorni.

Una disputa sulle regole scoppiò nell'angolo del Triple Triad - cosa certo non fuori dal comune tra i giocatori più avidi. Tre persone risero tutte insieme, una sul divano e due vicino al palco, ed entrambi gli scoppi di risa erano nati per la stessa cosa; era successo qualcosa di divertente sul palco, e qualunque cosa fosse doveva avere a che vedere con chi si esibiva che tornava in fretta al suo posto. Due persone esaminavano attentamente il tavolo del cibo; una alta e probabilmente maschio, data la pesantezza del passi e il lasso di tempo tra loro. La seconda persona era più bassa, ma anch'essa, molto probabilmente, maschio; costeggiava la tavola in movimenti secchi e aggressivi, strascicando i piedi, con le sue sneakers firmate che stridevano e sibilavano fuori l'aria sul pavimento. Squall conosceva poche donne al Garden che portavano scarpe ad aria, e ancora meno che strascicavano i piedi. Un colpo di tosse dallo strascicatore confermò i suoi sospetti. Nessuna stava ballando, in quel momento. C'erano persone che parlavano dappertutto.

Cercò di localizzare le persone che conosceva particolarmente bene. Nida era uno dei giocatori di carte, e da quel che sentiva, perdeva più di quanto vincesse. Selphie era impegnata nelle pagliaccate sul palco. Stranamente, non riuscì a localizzare Zell, il che significava che il vivace SeeD o non era più nella stanza o aveva la bocca troppo piena di cibo per parlare. Quistis non c'era, era via in missione. Anche Irvine era assente - strano, ma per quel che aveva capito Squall, solo i SeeD erano stati invitati alla festa, quindi forse non era stato incluso per quello. Tanto meglio, suppose Squall, immaginando il probabile comportamento del cecchino senza vergogna verso tutte le partecipanti femminili. Ovviamente, Rinoa era stata un'eccezione alla regola.

Accanto alla porta, Rinoa stava eludendo le domande di Shu sulla natura del ritardo poco caratteristico di Squall.

"Ha fatto un po' il difficile," continuò evasivamente. "Mi ci è voluto un po' per convincerlo."

Shu, in piedi alla destra di Rinoa, rise piano. "Immagino di sì."

"Stai forse insinuando qualcosa?" replicò la voce della Strega, con falso sdegno.

"Io? Tipo cosa?"

Seguirono risate; Squall immaginò che Rinoa avesse fatto una smorfia.

I passi dell'uomo più basso si mossero dal tavolo del cibo alle due donne che chiacchieravano. "Che shta shuccedendo?" chiese Zell, con la bocca piena. Ci fu una pausa durante la quale Shu e Rinoa attesero che lui masticasse, per non dover vedere di nuovo cosa aveva in bocca.

"Stavo solo ringraziando Rinoa per tutto il suo duro lavoro nel convincere Squall a venire." Un secco snap di qualcuno che colpiva qualcun altro sul braccio, il conseguente fruscio dei vestiti della vittima che si strofinava la botta.

"Non ringraziatemi," disse Rinoa, intendendolo davvero. "Per poco non è venuto."

La voce di Zell cambiò di volume e localizzazione; stava guardando al di sopra della sua spalla in direzione di Squall mentre parlava. "Sei sicura che possa farcela?"

"Puoi farcela," lo rassicurò Rino a denti stretti. "...Fidati di me."

"Ci odierà per il resto della sua vita a partire da domani?"

Un sospiro; Squall poteva immaginare la Strega che alzava gli occhi al cielo. "Non lo so, Zell," fu la sua secca non-risposta, "perché non lo chiedi a lui?"

"Perché ho più buon senso." Pausa drammatica. Squall si chiese se i tre lo stessero guardando. "Che poi," continuò Zell, e non sembrava che stesse guardando in direzione di Squall adesso, "gli abbiamo promesso di lasciarlo in pace, giusto?"

"Gli abbiamo promesso di non disturbarlo," corresse Shu. "Nessuno ha mai detto che non gli avrebbe parlato nessuno."

"E che diavolo potrei direi? Sapete cos'ha fatto l'ultima volta che c'ho provato?" Mai più tentato da allora."

"Volevo ringraziarti per questo," sbottò Rinoa.

"E perché?"

"Non importa..."

La conversazione fu interrotta mentre qualcuno passava scusandosi tra i tre. Si udì un fruscio e uno scatto, la persona alta ovviamente di fretta, che si scontrava con la gente per attraversare la stanza, non con maleducazione, ma con impazienza, ansioso di non perdersi qualcosa che stava succedendo altrove. Il chiacchiericcio ricominciò dopo il passaggio della persona.

"Quindi cosa ne dici?" Ancora Shu. "Si diverte?"

Ci fu un'altra lunga pausa.

"Non saprei. Almeno non sembra incavolato o cose così... non penso... boh, chi può dirlo con lui?"

"Rinoa?"

"Cosa-?" Il suo tono di voce era spaventato; apparentemente non stava ascoltando i due.

"Pensi che Squall sia a posto?" Zell riformulò la domanda di Shu. "Sembra che si stia addormentando."

"Penso che stia solo ascoltando."

"Cosa? La musica?"

"Qualsiasi cosa. Per quel che ne so potrebbe star ascoltando noi. Uhm," suonò all'improvviso nervosa. "E se vado a parlargli?"

"A tuo rischio." Zell diede un morso rumoroso ad un pretzel e fece un passo indietro per far passare Rinoa.

Squall aprì gli occhi quando i suoi passi familiari si avvicinarono. Lasciò cadere le braccia, premendosi contro alla parete come se potesse entrarci. Guardò la sua visitatrice con calma cautela. "Problemi?" le chiese.

Lei rallentò con cautela man mano che si avvicinava. "Cosa te lo fa pensare?"

"...sei venuta qui camminando abbastanza forte." Non era proprio una bugia.

"Mi sono appena ricordata che non mangi da colazione, giusto?" Squall annuì. "Hai fame? Il cibo non è stato corretto," aggiunse velocemente, sorridendo. "Prometto."

Lui guardò la tavola. "Non lo pensavo. Credo di sì."

"Cosa vuoi? Ti prendo qualcosa io."

"Scordatelo." Con un sorrisetto, si allontanò dal muro con una spinta. "Me lo prendo da solo. Non mi fido di te."

"Cercavo solo di essere gentile."

"Lo so." La sfiorò passando, non troppo velocemente, dandole l'opportunità di seguirlo: opportunità che lei agguantò subito. "Proprio per questo."

"Cinico."

Scelse il cibo con giudizio, anche se con la testa era altrove; nonostante i proclami di Rinoa, decise di annusare tutto quello in cui poteva essere stato cucinato qualcosa di insolito prima di mangiarlo. Anche i panini erano sospetti.

Ma era un esame distratto. Era più preoccupato da qualcosa che aveva origiliato durante la conversazione di Rinoa con Shu e Zell. Qualcosa non gli tornava. Non la conversazione in sé, piuttosto qualcosa che aveva sentito nel frattempo. Anche l'insolito silenzio di Rinoa al suo fianco lo stava disturbando. "Chi era quella persona che spingeva nella folla un minuto fa?" chiese, allontanandosi dal tavolo e quindi evitando le bevande, il piatto mezzo pieno e destinato a rimanerlo.

"Non ne sono sicura." Non sembrava preoccupata. "Non ci ho fatto caso. Perché?"

"Curiosità." Tornando al suo posto contro il muro, Squall morse un'aletta di pollo, senza aver davvero voglia di mangiare altro. "Che hai in mente? Continui a seguirmi."

Questa volta ci fu un'ammissione da parte sua. "...C'è una canzone speciale tra qualche minuto."

Un clack quando Squall gettò con forza l'osso sul piatto. Il suo disagio ambiguo divenne improvvisamente un'apprensione molto ben definita. Si appoggiò un po' al muro, "hai aspettato tutto il giorno per farmi questo." Lo dichiarò con una certezza calma, il divertimento visibile sul viso - nel mondo in cui solo Squall poteva mostrare divertimento, corrucciandosi comunque.

"Non che non ti abbia avvertito." Lei aveva la sua espressione colpevole - mani strette dietro schiena, un piede nascosto dietro al tacco dell'altro. "Tu stesso hai detto che non sarebbe stato così male."

"Non ho detto che l'avrei fatto. Sarà meglio che non sia qualche sdolcinata canzone d'amore."

"è-"

Un grido roco prevenì l'imminente torneo ideologico tra Squall e Rinoa. Zell si era liberato dalla conversazione con Shu, e stava cercando - senza troppo successo - di farsi strada tra un certo numero di persone più alte per raggiungerli, chiamandoli mentre lottava per farsi spazio. "Rinoa! Ha funzionato?!"

Rinoa si fece piccola.

L'espressione di Squall si fece anche più corrucciata. "Cosa ha funzionato?"

Zell riuscì finalmente ad uscire dalla massa di persone alte. Il suo gran sorriso diminuì, comunque, alla vista dell'espressione raggelante di Squall, e al fatto che Rinoa sembrava più pronta a pestarlo ad ogni secondo che passava.

"Cosa ha funzionato?" ripeté Squall.

Rinoa strinse i pugni lungo i fianchi. "Zell, ma non puoi tenere quella tua boccaccia chiusa per un'ora?"

Zell alzò le mani in segno di resa. "Scu-sa! è che l'ho visto mangiarlo e ho pensato-"

"Te l'ho detto, non pensavo che avrebbe funzionato."

Squall guardò il piatto. "Che c'avete messo dentro?"

"Niente!" Rinoa sputò fuori la risposta come se lui le avesse fatto la stessa domanda cento volte, poi afferrò Zell per la spalla e lo trascinò dove poteva sibilargli all'orecchio. "L'hai fatto?"

"Eh?" Con un certo sforzo, Zell si liberò della sua stretta d'acciaio, massaggiandosi la spalla. "No, io - aspettaunminuto, io pensavo..." Rimase lì con lo sguardo vuoto, fissando prima Rinoa, poi Squall (che stava ancora guardando il suo piatto) e poi di nuovo Rinoa, pestando un piede. "Ho solo chiesto se il pollo ha funzionato!"

"Te l'ho detto che non me ne sarei occupata. L'ha scelto da solo. E dato che l'hai chiesto, no, non ha funzionato."

"Che c'avete messo?" chiese ancora Squall.

"Che diamine..." Zell voltò due occhi spalancati e spaventati su Squall. "Vuoi dire che davvero non funziona?"

"Te l'avevo detto." Rinoa si mise le mani sui fianchi.

"...Beh, dannazione."

Distogliendo finalmente gli occhi dal piatto per un momento, Squall rivolse un ghigno da animale a Zell. A pensarci, aveva notato che il piatto delle alette di pollo sembrava relativamente pieno. "Che hai fatto," ruggì, "c'hai sputato sopra?"

Zell barcollò come se le parole lo avessero colpito fisicamente, scontrandosi con qualcuno dietro di lui. Offrendo una scusa veloce alla vittima, si sbrigò a proteggersi da altre accuse, la propria difesa punteggiata da risatine nervose. "No-h-oh-! Perché tutti mi danno colpa di roba varia? Non è stata una mia idea."

Il ringhio si fece più profondo. "Che cosa non è stata una tua idea?" Una piccola folla si stava intanto radunando per osservare la scena.

"Il pollo non lo è stato. ...B-beh, ok, lo era, ma prima ho chiesto!"

"Che cosa hai fatto al pollo?!"

Finalmente Zell si arrese. "Non ho fatto niente al fottuto pollo! Sono le alette, sono alette piccanti, amico! Stiamo parlando di una salsa INVISIBILE alla ifrid-con-l'ernia-che-si-fa-di-acidi qui. Se annusi non la senti, ma è come una bomba di steroidi. ...Ce l'ho vuotata tutta sopra."

A parte il rombo della musica dance, l'intera stanza era ora silenziosa. Rinoa incrociò le braccia, un'espressione aspra sul viso. Zell si guardò intorno in cerca di un qualche aiuto, nel caso Squall decidesse di punirlo violentemente per le sue azioni; nessuno però offrì il suo incoraggiamento. A parte, forse, Shu, che alzò la sua coppa di punch in un brindisi silenzioso alla boccaccia larga di Zell. Vuotò il resto del liquido.

La domanda successiva di Squall venne diretta a Rinoa. "Che cosa c'è da bere qui, comunque?"

"Non importa," rispose lei stizzita. "è tutto alcolico. Zell ha detto a tutti che se volevano altro, lo dovevano portare. Shu e io gli abbiamo detto che non avrebbe funzionato - la roba piccante non ti ha mai dato fastidio."

Il suono della coppa di plastica che Shu stava schiacciando si sentì sopra la musica.

"Bec-cato," sussurrò qualcuno.

Con uno sguardo fisso e smorto, Squall iniziò ad annuire, appena appena, di continuo, come se avesse preso una decisione silenziosa. Ora tutto aveva un senso. E, non poté fare a meno di pensare, avrebbe potuto funzionare. Con tutta la sua paranoia, ci era cascato - non ci era stato trascinato. Prese le ossa di pollo, annusandole un'altra volta. Niente. Non se ne sarebbe mai accorto. Sollevò un sopracciglio in direzione di Zell, un accenno di sorrisetto agli angoli delle labbra.

Squall pensava davvero ciò che disse: "...c'hai provato."

Ci furono molti sospiri di sollievo, qualche risata, e qualche sparuto grugnito di delusione che il piano avesse fallito. Rinoa scambiò un sorriso malvagio con Shu. Zell si lasciò cadere pesantemente, sentendosi come se avesse appena scampato una maledizione sicura.

Carte e guil si scambiarono di posto. La festa continuò. Ancora dieci minuti prima della fine.

Nessuno la stava sciupando. Zell fece una ritirata veloce, dirigendosi all'altro lato della stanza, unendosi al pubblico al palco, mettendo Selphie e qualsiasi altro SeeD trovasse tra sé e uno Squall con un sorrisetto malvagio.

Squall continuò a fissare con occhi distanti mentre la folla tornava a mescolarsi con il suo ritmo regolare. Si sentiva strano, un po' come se fosse stato drogato, anche se dubitava che fosse il risultato di qualsiasi cosa Zell avesse vuotato su un'unica aletta di pollo. Era una sensazione naturale, cosa che la rendeva così strana. Una volta aveva detestato quella sensazione, temendola più di qualsiasi altra, perché era pericolosa; lo faceva sentire indistinto ai bordi, vagamente non in equilibrio, non completamente razionale, non in grado di porre completa fiducia in se stesso. Non troppo lontano dall'essere ubriaco, a parte il fatto che poteva ancora pensare con chiarezza, muoversi con velocità, reagire con decisione. Gli effetti della sensazione erano più concettuali che fisici - cosa pensava, perché si muoveva, come reagiva. Era abituato a una sensazione come questa in presenza di Rinoa; quando erano solo loro due soli, era facile provarla. Aveva imparato, nel tempo, che era giusto sentirsi così quando era con lei, quando c'era solo lei. Anche quando non poteva avere fiducia in se stesso, poteva fidarsi di lei. Ma esitava a permettere alla sensazione di afferrarlo in una stanza piena di così tante persone, alcune che conosceva bene, la maggior parte solo come ufficiali ai suoi ordini. Era come una tentazione, che gli ammiccava, seducente... non era sicuro di doversi sentire così in una situazione del genere.

Serenità. Si sentiva a suo agio. Si chiese come fosse accaduto.

Rinoa batté le dita contro il suo piatto. "Hai finito?"

Distratto dalle sue riflessioni, Squall fece un gesto vago verso il cestino della spazzatura dietro di lei e le diede il piatto perché lo buttasse. "Non voglio sapere cos'ha messo nel resto del cibo."

"Bene," dichiarò lei, gettando con noncuranza il piatto di plastica e il cibo non toccato nella spazzatura, "perché questa canzone è la nostra."

"'La nostra'?" Premette la schiena contro il muro un'altra volta, cercando di assicurare la sua cautela. "Cosa vorrebbe dire?"

"Vuol dire che balli, devi farlo ora."

Squall tese un'orecchio alla melodia che saliva, pensando che suonava un po' troppo allegra per i suoi gusti. "Perché proprio quest?"

"Perché è l'ultima."

Squall fece un respiro profondo, considerando brevemente l'opzione di andarsene in quel preciso istante. La serenità lottò contro il risentimento per le circostanze. Rinoa lo guardò con pazienza.

Lui non se ne andò. Per quanto potesse essere facile, fece la scelta di rimanere. Non era tipo da non andare fino in fondo nelle sue scelte.

"Quindi, lo farai?" chiese Rinoa dolcemente. Non voleva pressarlo; ma se non diceva nulla, gli dava la scusa di rispondere senza rispondere. "Non ti trascinerò, stavolta."

Lui incrociò le braccia. "Sto pensando."

Lei sorrise. "Hai ammesso che era divertente."

"Non l'ho detto."

"L'hai sottinteso - che altro poteva voler dire?"

"Io..." Si fermò, cercando di ricordare cosa aveva detto. "...Ho detto che avrebbe potuto non essere un problema partecipare."

"Quindi, se non c'è problema...?"

"Non ho detto che l'avrei fatto."

"Se te lo chiedessi?" La canzone di quel momento si stemperò nella successiva; Rinoa allungò una mano e trovò quella di Squall, nonostante fossa sepolta nel gomito. "...Balli con me?"

Lui sentì la sua presa dolce, e con un sospiro le prese la mano, lasciando cadere le braccia. Suppose di aver intrappolato se stesso, in quel caso - intenzionalmente o no, non aveva il lusso di deciderlo in quel momento. Non aveva mentito; c'erano molte cose delle feste che non trovava allettanti. Il rumore, la cattiva musica, la pressione da vicino dei corpi, l'inutile bisboccia del bere, i giochi stupidi - tutte cose che andavano bene per chiunque altro, ma che non interessavano lui. Ma il ballare lo capiva, a un livello viscerale. Era routine e movimento, precise azioni fisiche, un concetto con cui era molto familiare - e abbastanza bravo a farlo, per quel che contava. Non gli dava fastidio. Tra l'affinità di Rinoa per la danza e il suo talento naturale, suppose di goderselo anche, fino a un certo punto. "...Credo di non avere una buona ragione per dire no," concluse, il sorrisetto che si stemperava nella rassegnazione, non un sorriso, ma ciò che in lui lo sostituiva: un ammorbidirsi del suo broncio perenne. Non sembrava più pericoloso. Lasciò che Rinoa lo guidasse - senza resistenza - alla pista da ballo rettangolare.

Solo allora riconobbe la canzone - e si fece piccolo piccolo dentro di sé. "Non fai sul serio." Smise di lasciare che lei lo guidasse, ma era troppo tardi. Avevano raggiunto il centro della pista; le persone di stavano girando, indicando col dito, smettendo di fare quel che facevano e riunendosi a guardare.

"Perché no?" Rinoa si voltò a guardare il suo compagno. "Non è difficile da ballare."

"è una canzone stupida. Di chi è stata quest'idea?"

"L'ha suggerito Shannon. Io ho pensato che fosse una buona idea."

"Dovevo essere ubriaco a questo punto, vero?" Forse sarebbe più facile se lo fossi.

"Lui pensava che lo saresti stato."

"Ricordami di ucciderlo quando torno..."

Era una canzone a ritmo veloce, con una melodia da danza da isola, una che Squall aveva sentito anche troppe volte - quindi, ovviamente, la conosceva a memoria, che avesse voluto memorizzarla oppure no. Conosceva anche la danza che normalmente accompagnava la canzone. La sua espressione contrariata dichiarava oltre ogni ragionevole dubbio che lui non l'avrebbe mai ballata, qualunque fossero le circostanze.

Rinoa non fece discussioni. Gli prese di nuovo la mano, facendo un passo lontano da lui.

Squall non aveva bisogno di vedere le dozzine di paia d'occhi su di lui per sentirne gli sguardi. Non è una cosa che faccio per divertirmi, si ricordò silenziosamente, non perché gli importasse, ovviamente. Solo perché so come si fa.

Rinoa gli strinse la mano. "Coreografia, ricordi? è un esercizio. Non pensare a loro. Cerca di tenere gli occhi su di me." Il suo sorriso si piegò al piccolo scherzo.

"Faccio del mio meglio," borbottò lui. Si raddrizzò, seguì la musica per qualche battuta ancora. Spingendo gli sguardi sul fondo della mente, si concentrò su ciò che stava facendo, e su quello che era richiesto per riuscirci. Cominciarono con i passi formali per cui erano conosciuti: sinistra, destra, giro; lascia andare, scivola, gira a sinistra, di nuovo, tre volte, quattro, unisci le mani, concentrati sul ritmo, ignora le parole inopportune:

-Come on, shake your feathers baby
do the Choco
Keep your body movin' till you go loco…-

Squall tornò a essere la guida, prese Rinoa mentre lei si avvicinava girando, poi la spinse via, la riportò a sé, la prese di nuovo. Era un po' più veloce di quanto fosse abituato, ma i passi erano semplici, una formula; aveva seguito lezioni di ballo da sala per diventare SeeD. Sembravano esercizi stupidi, a quel tempo, una cosa che aveva imparato a fare perché era obbligato a farlo. Il concetto della danza non era tanto nei passi, aveva imparato, quanto nella teoria di movimento e ritmo. Cambio e misura. Era abituato a contare le cose: contare i passi, i respiri, le parole, i secondi. Ogni cosa aveva una struttura, e ogni struttura si ripeteva con un ritmo prevedibile. Memorizzare strutture significava memorizzare la vita. E ballare era tutta una cosa di strutture. Era un liguaggio che trovava semplice da capire.

Per nulla diverso dalle arti marziali - ed era abbastanza facile combinare le due cose.

Si riunirono per l'ultimo giro, ma qui la danza cambiò. Non si toccarono. Invece, si fermarono a meno di un centimetro l'uno dall'altra, mani alzate come in un blocco difensivo di colpi riflessi, braccia incrociate tra loro. La musica cambiò, si mescolò con un ritmo rap, e così, bruscamente, la danza continuò. Era qualcosa a metà tra il ballo ad alta velocità e una lotta a movimenti lenti da palcoscenico. Squall era la guida - l' 'aggressore' - che stabiliva il ritmo e decideva come continuava la cosa, Rinoa il suo avversario reazionario. Lui fece un passo avanti, fluido e veloce, ma semplice da seguire; lei gli si mosse attorno come un serpente, ricevendo i suoi "colpi". Scambiare i lati sulla pista da ballo era come una transizione senza giunture: unire le mani, scivolare, cambiare posizione, girare, attaccare e contrattaccare.

Ci furono alcuni momenti in cui furono separati; lui la seguì con il tatto, leggendo i suoi movimento come fossero una stringa di segnali. Le sue spalle dondolavano verso sinistra prima del resto del suo corpo; lui era sempre pronto a prenderla per il polso o fare un passo indietro per lasciarla girare. Il raschiare del suo tacco tradì il suo movimento in avanti; lei lo eluse con un passo laterale, gli scivolò intorno, si mosse come per farlo inciampare. Lo stivale di luì si fermò alla caviglia di lei, salvandolo dalla caduta; le prese la mano al fianco, la fece ruotare sotto al suo braccio, tirandola contro di sé e intrappolandola in una presa alla gola.

-Don't let this one get away.-

Per un minuscolo secondo, la sua espressione si distese e lui si lasciò sfuggire un timido, muto sorriso prima di lasciar andare la sua prigioniera - quella manovra se l'era goduta.

-Better get yourself together
and hold on cuz' here we go…-

Cambiarono di nuovo posizione. Non ignara del momento di divertimento di Squall, Rinoa passò all'attacco, stavolta. Lui si spostò sulla difensiva, bloccando un tentato slancio nelle sue braccia afferrandola, facendola girare, lasciandola andare con una mano; lei si accucciò mentre scivolava via di alcuni passi, le braccia ancora tese. Lui la tirò di nuovo in piedi. Lei piroettò, lasciando che il suo impeto lo spingesse sul lato, verso il bordo della pista, con la schiena verso la folla. Fece la sua mossa, facendo nuovamente un passo avanti come per abbracciarlo alle spalle. Lui intercettò le sue mani con sicurezza, tirandola avanti e stringendo le loro braccia in una doppia X tra loro mentre si riunivano in un abbraccio.

Squall non realizzò che si era permesso di rimanere intrappolato. Con le braccia immobilizzate, Rinoa si allungò, si alzò sulle punte dei piedi, e prima che lui potesse obiettare gli posò un bacio veloce sul naso.

-Wait a minute-

Lui si bloccò, sbatté le palpebre. Rinoa sorrise.

.-Kick it!-

Il pubblicò gridò e fischiò. Squall si sentì il viso che avvampava. Disarmato, perse il ritmo della musica. Lui attese, bloccato insieme a lei ai bordi della pista da ballo, fino a quando le grida si spensero, la sua espressione che mutava lentalmente da uno sguardo fisso vuoto e stupefatto a un composto e pensiero mezzo sorrisetto, mezzo broncio. "Non è giusto," disse piatto. Ci furono risate sparse nella folla. La strega scrollò le spalle, dolce, innocente. "In amore e in guerra..." Con il broncio forzato che svaniva, lui scosse la testa mentre si spegneva l'ultima canzone. "Sei impossibile." Come un segnale, la melodia del coprifuoco iniziò a diffondersi nel Garden. L'ora era finita. Erano le undici. Luci spente. I partecipanti alla festa, che ancora proseguivano nei festeggiamenti, iniziarono ad uscire ordinatamente dall'aula, lasciandosi alle spalle il casino che sarebbe stato pulito la mattina, con qualche augurio di buon compleanno gridato all'ultimo minuto all'anima della festa. Ignorandoli tutti, Squall lasciò la presa sulla mani di Rinoa, scostandosi dalla folla rumorosa, che comunque sembrava volergli dare spazio.

Rinoa aspettò che la maggioranza fosse uscita, osservando il viso di Squall, cercando di leggere qualcosa in quegli occhi vaghi e pensosi. "Quindi..." Lei liberò una mano, premendo il palmo contro il suo petto, tirandosi indietro un poco, come per vederlo meglio nella vaga luce della luna mentre le luci della festa venivano spente a una a una. "Ti sei divertito?"

Gli ci volle un lungo momento per ammetterlo. "...Contro la mia volontà." Rimase in silezio per un momento, trattenendo il respiro, aspettando qualcosa. "...Vuoi dire che è davvero finita?" chiese infine. "Tutto qui? Niente più sorprese?"

*~*~*~*~*

Tutte le schiene erano rivolte all'alta e larga finestra dell'aula C7. Nessuno vide l'ombra ammantata che nascose le stelle mentre si arrampicava per posizionarsi sul davanzale. Teneva in mano qualcosa di lungo. Dopo essersi sistemata nel suo rifugio, la figura mirò lo strumento mortale con cura, in un punto appena sopra e oltre la spalla del Comandante della SeeD oramai isolato.

Un certo numero di cose accadde in un unico momento. L'ultimo ospite sparì dall'aula C7. Ogni luce particolarmente dispendiosa del Garden si spense, spingendo la base SeeD in un'oscurità quasi totale.

"Buon Compleanno," mormorò senza voce l'ombra mentre risuonava l'ultimo avviso del Garden dello spegnimento della luci.

Si udì un forte crack.

Rinoa non ebbe modo di rispondere.

*~*~*~*~*

Squall non era sicuro di averlo sentito davvero: il morbido, sussurrato raschiare di metallo su metallo, quieto e sinistro come un ragno sul vetro di una finestra. Non era sicuro che fosse reale, ma quello che pensò di sentire il suo cervello lo riconobbe mentre la sua mente cosciente non era veloce abbastanza da farlo: il suono di un grilletto che veniva premuto.

Non era sicuro di averlo sentiro, ma si stava già muovendo, un'esplosione di riflessi, buttandosi su Rinoa e gettandola quasi a terra. Seppe meno di una frazione di secondo più tardi che il suono era stato reale - come veniva sottolineato dal dolore caldo e feroce che gli esplose nella spalla sinistra. Barcollò, stringendo la sua strega. Non abbastanza forti da sostenere insieme il suo peso e il suo impeto, le gambe di Rinoa cedettero, ed entrambi caddero sulla pista da ballo.

Squall udì e percepiì una sequenza di campi magici che lo circondava, alcuni suoi, altri incantesimi di Rinoa, che proteggevano entrambi da qualsiasi assalto successivo. Separandosi velocemente da Rinoa, saltò in piedi, tenendola protetta dalla finestra anche mentre girava sui tacchi per affrontarla. "Cosa..."

Rinoa si alzò quasi altrettanto velocemente, osservando freneticamente la finestra. "Non vedo nessuno," dichiarò, anche se la voce tradiva il suo nervosismo. "Stai bene?"

"Sto bene," sbottò, chiudendo gli occhi, ascoltando, come aveva fatto poco prima contro il muro, per cercare di cogliere qualcosa - qualsiasi cosa - che potesse indicare dove si trovava l'aspirante assassino.

Imprecò all'improvviso, dimenticandosi dell'assassino, stringendosi la spalla ferita. Pulsava al di sotto della giacca. Sentì un calore peculiare e bruciante che gli correva lungo il braccio.

Dannazione! Vacillò un poco mentre realizzava che non stava affatto bene. Il calore e quello strano stordimento del braccio stava peggiorando, e la sensazione si diffondeva velocemente nel suo corpo. Deve avermi colpito un'arteria, pensò, anche se stranamente non sentiva nessuna umidità rivelatrice che gli correva lungo il braccio e che avebbe tradito una ferita del genere.

Iniziò a sentirsi vagamente con poco equilibrio. Disperatamente, cercò di portarsi qualche magia alla mente, una qualche paramagia di guarigione. Ma la sua mente era confusa. Non riusciva a concentrarsi. Il pulsare nel suo braccio non era così forte; non che il dolore stesse diminuendo, ma piuttosto era come se fosse stato in qualche modo attutito. Si sentì accaldato, all'improvviso, come la temperatura nella stanza fosse salita vertiginosamente di svariati gradi. Stordito, si voltò a vedere Rinoa, confuso; se il proiettile gli aveva centrato un arteria, se stava perdendo sangue così velocemente, perché era ancora in piedi? Perché la manica non era zuppa? Perché non poteva...

Dov'era Rinoa?

Era in piedi da solo nella stanza, stringendosi ancora il braccio, respirando a fatica. "Rinoa...?"

Nessuna risposta. La chiamò ancora, gridando stavolta. Niente.

Dov'è andata? Cosa sta succedendo? Dannazione, perché non riesco a concentrarmi! Si sentiva senza fiato, gli girava sempre di più la testa ad ogni secondo che passava. A fatica, barcollò fino alla porta, appoggiandosi alla stipite per riprendere fiato e riorientarsi. Stava sudando più di quanto avrebbe dovuto, notò mentre si scostava una ciocca di capelli dal viso. "Rinoa!" urlò a pieni polmoni. La parola gli sembrava spessa sulla lingua, difficile da dire, per quanto volesse urlarla. Le labbra sembravano intorpidite, gonfie.

La sua mentre febbricitante e annebbiata fece finalmente la connessione tra i sintomi e la diagnosi. Sentì un brivido che gli correva lungo la schiena mentre si stringeva ancora il braccio, anche se non faceva più male. Il proiettile non doveva ucciderlo. Era solo il mezzo per introdurre qualcosa nel suo corpo. Spiegava la mente lenta, i giramenti di testa, la mancanza di controllo di movimenti.

Non stava morendo. Era stato drogato.

Stringendo i denti, decise di lottare contro qualsiasi veleno fosse stato iniettato nel suo corpo. Stava succedendo qualcosa di terribile. Rinoa era sparita. Erano stati attaccati. Qualcuno doveva l'allarme.

Qualcuno. Ma chi? Dov'erano tutti? Qualcuno? Fece un passo malfermo nel corridoio. Non c'era nessuno. Né nell'aula C7, né nel corridoio. Si fermò, appoggiando una mano al muro, cercando di ascoltare, concentrarsi...

(Oggi è il giorno...)

Le parole lo colpirono come un mattone in testa, mandandolo ad annaspare. Quasi cadde. La voce sembrava provenire da tutte le parti - dentro la sua testa o tutt'intorno a lui, Squall non poteva dirlo conc ertezza. Chiuse gli occhi contro la voce tonante, così forte che gli sembrò che potesse spaccargli in due il cranio. "Che diavolo sta succedendo?!" ruggì.

La voce continuò a parlare come se non l'avesse sentito. (Un giorno molto speciale davvero!)

Quella voce... la conosco. Squall si mise una mano sulla fronte sfregiata e sudata. Dove...? Lottò ferocemente con la nebbia che gli oscurava la coscienza. Conosceva davvero la voce, e il ricordo gli fece correre dentro altri brividi, ma non sapeva darle un nome. Era scura, dell'altro mondo... un Guardian Force! Sì, ecco cos'era.

Ma... quale?

Usando il muro per tenersi in equilibrio e trovare la strada giusta, barcollò lungo il corridoio completamente buio, dirigendosi verso l'ascensore, chiedendosi per tutto il tempo dove fossero finiti tutti - al suo sguardo vacuo, il Garden sembrava vuoto, immerso in un silenzio surreale. Era come se tutti nell'edificio fossero stati portati via da una qualche magia. Tutti tranne lui.

Ma non era solo. C'era qualcosa lì. Qualcosa aveva preso Rinoa e tutti gli altri. Squall la chiamò con la mente, ma non ricevette risposta.

Doveva arrivare alla sua stanza, doveva prendere la sua arma. O... forse doveva andare al ponte di comando, pensò, vedere se lì c'era qualcuno. No... qual è la regola per questo? Arrivò all'ascensore, premendo con forza il bottone del primo piano.

(Dove stai andando, piccolo festeggiato? La festa non è finita, non ancora!) disse di nuovo la voce, canzonandolo mentre aspettava. Lui fece una risata beffarda al tono di voce. Gli ricordava qualcosa che Seifer avrebbe detto. Il campanello dell'ascensore suonò, la porta si aprì, e Squall entrò barcollando. Ebbe qualche problema a trovare il bottone del piano inferiore, ma ci riuscì dopo alcuni secondi.

"Chi sei?" ruggì rabbiosamente alla voce senza corpo mentre l'ascensore scendeva, facendogli quasi perdere di nuovo l'equilibrio.

La voce non rispose subito. Aspettò che l'ascensore arrivasse al livello uno. Lacerò l'aria mentre le porte si aprivano per far uscire Squall, con un boato minaccioso che gli echeggiò nelle tempie mentre usciva inciampando nella vasta hall del Garden. (Affronta la mia ira se vuoi cercare la Tua Strega prigioniera...)

Gli occhi di Squall si spalancarono, aveva riconosciuto la voce infine - una voce che pensava di non sentire mai più. Cercò di far uscire le parole. "T...Tiamat. Prigioniera... Rinoa! Tu, tu l'hai... presa." Scosse la testa per schiarire la mente, ma servì solo a disorientarlo ancora di più. Non poteva pensare lucidamente, non riusciva nemmeno a parlare con chiarezza. Chi gli aveva fatto questo? Chi aveva invocato questo Guardian Force proibito e sepolto da tempo? Dov'era? Dov'erano tutti? Che diavolo sta succedendo!

(Il ragazzino è bravo con gli indovinelli,) affermò il mormorio ritmico e canzonatorio di Tiamat nell'udie la supposizione strascicata di Squall. (Vuoi vedere cos'hai vinto?)

Vedere? pensò amaramente Squall mentre barcollava lungo il corridoio buio. Di cosa stai parlando? "Non riesco a vedere un dannato-"

Squall!

Era la voce di Rinoa, che tagliava la nebbia della sua mente. Lo stava chiamando, ma lui non poteva vederla, non poteva intuire dove fosse. Tutto quello che sapeva era che lei era intrappolata e spaventata. Sentì una nuova ondata di caldo percorrergli il sangue - rabbia, stavolta. "Che cosa hai fatto a-"

Fece un passo di troppo in avanti. Troppo lontano dalla ringhiera per aggrapparsi, Squall incimapò sul bordo della piattaforma dell'ascensore e cadde rovinosamente giù che per le scale che portavano all'atrio. Una risata malvagia e gutturale riechieggiò nella sala vuota mentre il Comandante, pieno di lividi e scombussolato, si alzava lentamente e in silenzio da terra.

(Che c'è, Squall? Non reggi il liquore della festa? Patetico! Sarai una vittima facile. Vieni, potente leader della SeeD. Vieni a prenderti il tuo regalo di compleanno!)

Un fracasso di tuono e il tintinnio di vetri in frantumi sopra di lui spinse Squall ad abbassarsi e coprirsi la testa. Il vetro antiproiettile gli cadde addosso quasi immediatamente, tamburellando sulla sua giacca, ammassandosi, ammassandosi sul colletto, pungendogli le nocche con minuscoli tagli. Un grido stridulo, sibilato, da spaccare i timpani, gli riempì le orecchie. Sentì la bestia prima che diventasse visibile nelle ombre del tetto.

Occhi color rubino si aprirono con un click metallico, risplendendo di una malvagia luce color sangue che illuminò l'enorme figura che si aggrappava al lato più in alto dell'ascensore. Un drago color blu mezzanotte e nero dorato stava aggrappato al buco nel soffitto a cupola come un gigantesco pipistrello demoniaco, le ali stratificate mezze raccolte come se si preparasse a prendere il volo, la lunga coda affusolata che si muoveva avanti e indietro come quella di un gatto arrabbiato.

Lasciando una scia di pezzi di vetro, Squall si tirò in piedi e fece qualche passo indietro, tenendosi pronto alla lotta mentre il nero Guardian strisciava come una lucertola bizzarra lungo la colonna portante del Garden, gli artigli simili a falci che aprivano grossi squarci nel metallo decorato. A circa cinquanta piedi dalla base, il dragone si tese e saltò, spiegò le ali e si librò nell'aria, scendendo pesantemente solo a pochi metri da Squall e spargendo frammenti di pavimento nell'impatto.

Squall sentì l'adrenalina che si faceva strada nelle sue vene, lottando contro il veleno. Rimase in piedi von un po' più equilibrio, ma non riusciva ancora a concentrarsi - i pensieri di invocare in suo aiuto un esercito di Guardian Forces caddero ai piedi della sua incapacità di concentrarsi per invocarne almeno uno. Barcollò mentre il pavimento tremava sotto di lui, deformato dalla forza dell'atterraggio del dragone. La nebbia nella sua mente divenne appena più trasparente, il cuore che correva per bruciarla via mentre Tiamat torreggiava di fronte a lui, ad ali spiegate.

Squall, dove sei!

Le mani sudate di Squall si strinsero in pugni furiosi.

Tiamat si avvicinò imperioso, incombendo sul suo bersaglio, cercando di costringerlo lentamente ad indietreggiare verso l'arcata d'ingresso. (La tua innamorata chiama dalla sua prigione, Cavaliere! Feccia di Bahamut, mia nemesi), il dragone chiuse di scatto e malvagiamente le fauci mentre pronunciava il nome. (Quando il suo invocatore sarà morto, io e il mio saremo liberi di spazzare via dal mondo i nostri nemici!)

Squall strizzò gli occhi, cercando di non dargli più terreno di quanto fosse costretto a fare. Aveva in mente gli inizi di una magia, se solo fosse riuscito a guadagnare abbastanza tempo da concentrarsi... "Tu sei... qualcuno ti ha invocato. Chi... chi è? Chi-"

(Che importanza ha?!) Il dragone gridò, si spostò in avanti, chiudendo le fauci verso Squall con la sua bocca affilata come un rasoio.

Squall si scansò, ma con scarso successo: evitò le zanne della bestia, ma prese in pieno il conseguente colpo di ritorno del muso; il naso di Tiamat lo colpì dritto nella spalla ferita e lo mandò ad annaspare per terra, l'angolo del colpo che lo fece cadere sullo stomaco, portandogli via l'aria dai polmoni. L'unica cosa che lo salvò dal rompersi qualche osso fu la barriera protettiva in cui Rinoa lo aveva avvolto poco prima.

(Ahimè), grugnì il drago nero, (non posso uccidere te, né la tua vile Strega, a meno che io sia invocato, o costretto a difendermi. Queste sono le folli regole dell'essere Guardiani. Ma posso... farti male...)

Un grido di tortura risuonò nella mente di Squall, raggelando il suo sangue avvelenato.

(Le grida continueranno fino a che mi combatterai, patetico relitto - fino alla morte!)

Le sopracciglia di Squall si strinsero in un broncio infervorato e furioso, e, ignorando il dolore nel braccio e il dolore nei polmoni, rotolò sulla schiena e a dispetto di tutti i suoi capogiri lasciò andare la magia - in qualsiasi direzione andasse. Tiamat era così vicino che sarebbe stato difficile mancarlo, e data la natura della magia stessa, qualsiasi rovina avesse causato sarebbe servita come un danno benefico. L'incantesimo Ultima colpì violentemente l'ala destra del malvagio Guardiano, avviluppandola in un distruttivo caos magico.

Tiamat gridò e si dimenò, scuotendo l'ala bruciata mentre veniva avvolta da una mortale fiamma verde. Il dragone tirò indietro la testa, a bocca spalancata. Il suo petto armato respirò a fatica, inalando profondamente. (Hai estratto il primo sangue, umano. La tua vita è mia!)

Squall si tirò su per rannicchiarsi, appoggiandosi contro la pianta in vaso alla fine del corridoio. "Non puoi usare il tuo respiro su di me," avvisò attraverso labbra che non volevano obbedirgli, "se usi l... la flare qui, t-tu farai un buco nel pavimento. Proprio sotto di noi... 'i sono i mot-tori del Garden... se li danneggi, qu-questo posto va tutto giù... e anche la tua ferraglia."

(Cosa ti fa pensare che debba farti esplodere per ucciderti?)

Squall, aiutami!

Squall udì appena i toni metallici del drago sopra l'urlo di Rinoa mentre strisciavano sul pavimento. Non abbastanza sicuro del suo equilibrio per rischiare di tirarsi in piedi, rotolò selvaggiamente su un fianco, mancando il colpo della coda simile a una frusta del grado, che andò a sbattere contro il muro dove poco prima c'era Squall, mandando in frantumi pianta e vaso. Udì un picchiettio; qualcosa di freddo e bagnato gli spruzzò la faccia. Il pavimento grugnì sotto di lui.

Ciecamente, strisciò in avanti, mettendosi schiena al muro appena fuori dall'arcata d'ingresso.

Squall! Le sue grida gli straziavano il cuore. Sembrava che diventassero più deboli. Squall... ma cosa poteva fare? Era in trappola. Gli ci sarebbe voluto un altro minuto o due per preparare un'altra magia, e gli sarebbe servito molto più che la magia per sconfiggere un Guardiano così potente. Il bisogno intenso e annebbiato di invocare il suo Guardiano non era una scelta possibile. Il vuoto buio del Garden si chiudeva intorno alla sua mente confusa. Non riusciva a vedere, non riusciva a stare in piedi, non riusciva a pensare.

Rinoa, mi dispiace! Dannazione, non posso...

Tiamat fece un altro passo avanti. Squall udì un rumore di schizzi.

L'impatto della coda del dragone aveva aperto una crepa nel muro che separava le mattonelle asciutte dall'acqua della fontana. Squall non se l'era immaginato quando aveva sentito un'umidità fredda che gli spruzzava la faccia. I passi di Tiamat confermarono ciò che Squall non poteva vedere. Il corridoio d'ingresso si stava allagando.

Squall si costrinse ad alzarsi, tirandosi su lungo il muro. La mano accarezzò un pannello liscio e scuro. Si bloccò. Tiamat schiamazzò e si avvicinò, certo di aver messo il suo bersaglio al muro.

'Tu fai le cose per istinto. Non devi provare niente a nessuno. Sii te stesso e basta.'

Squall iniziò a ridere.

Il dragone smise di avanzare, confuso. Gli occhi rubino del dragone si strinsero interrogativi guardando il SeeD, sospettosi della sua peculiare e improvvisa cacofonia. Tiamat rimase fermo al centro del corridoio allagato, mentre Squall continuava a ridere come se fosse eccezionalmente ubriaco, come se avesse lasciato andare la presa tenace sull'ultimo briciolo di sanità mentale, come se avesse appena compreso la più grande barzelletta nella storia del cosmo. Che il Comandante SeeD avesse perso il senno di fronte alla morte certa? Irritato, Tiamat ringhiò, la codda furiosa che spruzzava acqua da tutte le parte mentre si muoveva. (Cosa c'è di così dannatamente divertente?) domandò il dragone alla sua preda isterica.

Squall continuò a ridere per alcuni secondi, le lacrime che gli sendevano sulle guance, i tremori che scuotevano il suo corpo drogato e febbricitante. Cadde lungo il muro che lo supportava.

Poi la sua espressione tornò sobria, la sua risata finì all'istante, come se l'avessero colpito a morte. Il suo viso si fece torvo, freddo, spietato - fissò direttamente il viso lascivo di Tiamat. Il suo pugno colpì il pulsante di Allarme sulla mappa dietro di lui. Le luci si riaccesero dappertutto nel Garden, bandendo l'oscurità crudele, e facendo risuonare gli allarmi che avrebbero chiamato ogni SeeD disponibile alla battaglia. Di nuovo attraversata dall'elettricità, la luce decorativa nel vasto fiume della lobby tornò in vita. La risposta ringhiata di Squall fu lenta, deliberata, e forzata, ma fece in modo che ogni sillaba suonasse chiara come pronunciata da un uomo perfettamente sobrio.

"...Cinquemila volt, brutto figlio di puttana."

Lasciò andare la magia che aveva tentato di richiamare durante la sua risata-diversivo, mandandola direttamente dalle sue dita al pannello dietro di lui, un pannello che era sulla stessa griglia elettrica delle luci acquatiche. L'ondata di elettricità corse lungo i cavi, mandando in corto qualsiasi circuito che non fosse pensato per reggere un voltaggio del genere. Molte luci acquatiche esplosero, esponendo i propri cavi all'ottimo conduttore elettrico..

Tiamat, che ora era nell'acqua fino alle caviglie, aprì le fauci per gridare, ma la corrente lo colpì per prima, mettendo a tacere ogni protesta mentre correva senza pietà nelle scaglie e nell'armatura metallica del dragona. Preso non soltanto dal primo scatto della magia di Squall, ma anche dal circuito continuo del potente sistema elettrico del Garden, anche il potente Guardian Force non riuscì a liberarsi dalla scarica mortale. Gli occhi furiosi lanciarono un ultimo, bieco sguardo al vincitore.

Squall indietreggiò mentre sentiva il lamento crescente della macchina troppo carica, e fu buttato a terra sulla schiena dalla forza dell'esplosione di Tiamat.

Rimase steso lì, stupefatto. Il Garden gli girava intorno, gli allarmi che suonavano a tutto volume. Sentì un suono di passi, annusò qualcosa che bruciava.

"Qualcuno fermi il circuito! Vediamo di controllare il danno!"

All'improvviso fu circondato da persone, voci che riconosceva, SeeD, altro personale del Garden. Erano apparsi, sembrava quasi dal nulla, da un Garden vuoto. Confuso, in preda alle vertigini, non più sicuro di cosa stesse succedendo, si stiracchiò debolmente, trattenendo un grugnito che avrebbe avuto in sé più della nausea che sentiva nello stomaco che di qualsiasi altro dolore.

Ma che diavolo?

"-E qualcuno faccia finire quel casino!" Era Shu. Era proprio accanto a lui. "Rinoa, muoviti e prenditi cura del tuo ragazzo prima che faccia esplodere il resto del Garden, ubriaco com'è. Dio, che casino."

Un mucchio di persone gli si stava radunando intorno di colpo, aiutandolo a sedersi. Si guardò intorno confuso. "Cosa... Rinoa?" Si scrollò di dosso le persone che lo stavano aiutando, e immediatamente stramazzò di nuovo al suolo.

Sentì i suoi passi che si facevano strada tra la folla. "Squall!"

Lui alzò debolmente gli occhi verso la sua voce. "R'noa…? Cosa-"

"Sono io." Si inginocchio accanto a lui, e con il suo aiuto si ritò a sedere di nuovo. "Sto bene. Stiamo tutti bene. è finita."

Gli stava tenendo la mano. Lui scosse la testa senza capire. "Finita? Tiamat è... cosa è finita?"

Sentì la risatina di Selphie dietro di sé. "La tua festa di compleanno!"

"Quel che ne è rimasto," aggiunse Shu, avvicinandosi dietro a Rinoa. Incrociò le braccia. "Te lo dirò chiaro e tondo, Squall, perché so che è quello che vuoi. Sei appena stato la vittima di uno scherzetto da cinquecentomila guil. E tu l'hai appena reso pubblico, per così dire. Congratulazioni. Sei il primo SeeD nella storia dell'umanità a combattere l'attacco di un robot Galbadiano-"

"Travestito da Tiamat!" interruppe Selphie.

"-travestito da Tiamat," affermò Shu, "e a ridurlo in cenere senza usare magie, Guardian Force o artiglieria pesante. E l'hai fatto completamente sbronzo, oltretutto. Devo dire che sono impressionata, anche se hai distrutto mezza hall per farlo."

Prima che Squall avesse possibilità di rispondere, Zell arrivò correndo per unirsi alla cerchia crescente di persone, spruzzando acqua nel corridoio allagato ma innocuo. "Amico!" gridò, scivolando per gli ultimi metri e usando la spalla di Shu per fermarsi, ignorando il suo sguardo torvo e irritato. "è stato fottutamente fantastico! Non avrei mai pensato a quello, anche se ero sobrio!"

"Chiudi il bello, Zell," disse disinvolta Shu. "Tu non sei sobrio."

"Beh, io lo sono," disse una voce nuova, "e persino io devo dire che è stato meraviglioso."

Squall guardò il nuovo arrivato con occhi ancora offuscati. Parlò per la prima volta negli ultimi due minuti. "...Irvine?"

Irvine si toccò il cappello a mo' di saluto. "In carne ed ossa." Si mise in equilibrio sulla spalla un fucile lungo e stranissimo. "è passato un po', Squall. Sei in forma smagliante. Scusa per quel pizzicotto al braccio. Non dovrebbe far troppo male."

Confuso, Squall si portò una mano al braccio e infilò un dito nel foro di proiettile nella sua giacca. All'improvviso si imbronciò e guardò direttamente l'amico. "Ashpetta... tu, shpar - tu mi hai sparato? domandò incredulo.

"Hey, è quello che ti meriti per non avermi invitato alla festa." Il cecchino si beò delle risate che la sua battuta strappò al pubblico che li circondava. "Non ti farà male. Un piccolo proiettile che si scioglie, che la Kadowaki ha preparato per noi. Un intossicante sintetizzatoo. Ha circa lo stesso effetto di sei o sette bicchierini di vodka, ma senza il mal di testa boia del mattino."

"Visto," disse Rinoa, "non ti perderai la missione."

"Hey Irv," sbottò Zell, "posso provarne una? Senza la parte dell'essere sparato?"

Squall li stava ignorando: la sua mente cercava ancora di accettare ciò che gli era stato detto. Senza accorgersene, si trovò a rispondere alla stretta di mano di Rinoa con una presa quasi mortale. "Io... n'n capisco," disse indistintamente, strizzando gli occhi e scuotendo la testa. "Vo'ete dire... io... voi... mai in pericolo?"

"Beh," rispose Shu, "non in pericolo mortale,no."

Rinoa aspettò che Shu finisse per aggiungere, "non era proprio uno scherzo, però... hai continuato a dire negli ultimi mesi che ti sentivi sempre più agitato. Volevi una sfida."

La bocca di Squall si aprì per protestare, ma poi si fermò, fissò, pensando, ricordando. Lentamente, per lo shock di tutti i presenti, la sua espressione dura svanì, e un piccolo, stanco, ironico sorriso gli si affacciò al viso per uno dei momenti più sinceri. "...Mi sa che l'ho detto, eh?"

"Oh-oh." L'allarme minaccioso di Selphie bloccò qualsiasi altra chiacchiera. "Eccolo che arriva."

"Cosa?" Squall scosse la testa, senza capire. "Chi arriva?"

"Tiamat," disse drammaticamente Irvine, un accenno di sdegno nella voce. "L'uomo che lo controllava."

"In-intendi il robot... chi-"

"Bene, bene, bene." La nuova voce era maschile, profonda, sicura - beffarda, e allo stesso tempo piena di rispetto in una maniera strana - e innegabilmente familiare. "...come sei caduto in basso, o potente. Squall, non avrei mai pensato che fosse possibile."

L'espressione confusa di Squall si indurì immediatamente in un broncio freddo e sobrio. "...Seifer." Riufitò di dire altro che il nome, rifiutò di dar seguito alle sue parole. Com'è arrivato qui? Che sia stata tutta una sua idea? Pensavo che fosse -

"Portato un regalo." Seifer si fermò, avendo problemi a pronunciare l'ultima parola senza sarcasmo, "Comandante. Per celebrare la tua vittoria. E per il tuo compleanno, ovvio." Gettò qualcosa in testa a Rinoa, una cosa che inizialmente sembrò essere una salvietta bianca o uno straccio di qualche tipo. "Fatta con le mie manine per te."

Finì goffamente nella mani di Squall. La rigirò tra le mani per un momento, e con l'aiuto di Rinoa, riuscì a capire cos'era - una maglietta. L'espressione di Squall si fece anche più corrucciata. La guardò sbattendo le palpebre, da ubriaco. "Cosa dice?"

Rinoa ridacchiò. Selphie la imitò. Squall sentì Irvine e Zell che cercavano, e fallivano, di trattenere le proprie risate.

"Cosa dice?" domandò di nuovo.

Fu Shu a cedere, leggendo le lettere nere in grassetto ad alta voce, con più di un accenno di divertimento:

"Mi hanno sparato, avvelenato,
sono stato rosicchiato da un GF,
ho ucciso un dragone e
distrutto una base militare
per salvare la mia ragazza-
e ho avuto solo questa stupida maglietta..."

"Girala!" cinguettò Selphie. "C'è qualcosa anche dietro."

Squall lo fece.

"...e l'ho fatto
ubriaco e bendato."

"C'è anche un piccolo disegno di Griever sotto alla scritta, dietro," osservò Rinoa con un sorriso. Gettò uno sguardo sorpreso a Seifer con la coda delll'occhio - solo per scoprire che non era più dove stava poco prima.

Squall fisso con occhi vuoti la maglietta per un lungo momento. "Non mi metterò mai queshta roba," dichiarò cupamente.

"E allora?" Squall si spaventò; la voce di Seifer era proprio dietro di lui. "Bruciala, per quel che me ne frega. Ma ti metterai di sicuro questo."

Squall sentì un rumore, come di carta appiattita che veniva allargata. Di riflesso, con precisione stupefacente date le sue condizioni, allungò una mano e afferrò il polso di Seifer, bloccandolo. Ringhiò al di sopra della sua spalla. "...Non ci pensare nemmeno."

Seifer ebbe la meglio su di lui quanto bastava per mettere il cappellino da festa sulla testa del Comandante SeeD.

Non ci rimase a lungo, ma il tempo sufficiente da guadagnarsi qualche risatina nel pubblico. "Toglimelo, cretino," brontolò Squall, scuotendo la testa e togliendosi il ridicolo cappello dal suo angolo sbieco sulla tempia. Accartocciò lo stupido oggetto offensivo con la mano. "Pensavo avessi detto che la feshta è finita."

"Lo è," disse Shu, "e per quel che capisco devi essere da qualche parte domani. Meglio che ti sbrighi e ci dormi su, Squall. Tra mezz'ora sarà mezzanotte."

Con l'aiuto di Rinoa e Irvine, Squall riuscì a stare in piedi, su gambe malferme, da solo. La testa gli sembrava molto meno incasinata di cinque minuti prima; evidentemente il preparato della Kadowaki non durava a lungo. Permise a Rinoa di guidarlo attraverso la calca dei SeeD, sopportando le loro congratulazioni, grato quando ebbe superato loro e il rottame zuppo d'acqua di robot, e si diresse alla sua stanza - alla quiete, all'isolamente, al sonno.

Due SeeD in particolare lo guardarono andare via, lo guardarono barcollare una cosa, guardarono Rinoa che lo prendeva. Guardarono mentre, riluttante, le permetteva di sorreggerlo in parte per rendere il tragitto più semplice.

Quello Alto si rivolse a quello Basso e domandò indietro la sua carta GF.

"Non esiste," disse il Basso. "Ho vinto senza barare."

"Cazzate," disse l'Alto. "Ho detto che Squall sarebbe stato ubriaco alla fine della festa. Shu l'ha appena terminata. Lo era."

"Non per sua scelta."

"Non ho detto che doveva essere per sua scelta."

"L'hai sottinteso."

"Non prenderla così male. Ridammi la mia carta e rimaniamo pari. Siamo rimasti entrambi sorpresi dagli ordini di Shu," aggiunse caustico. "Non sapevamo che sarebbe successo tutto questo. Ci sono state circostanze ottenebranti."

"Attenuanti," corresse il Basso.

"Inoltre," continuò l'Alto, senza dargli ascolto, "penso che sia successa una cosa molto più strana stasera. Hai visto? Squall che rideva a crepapelle. Voglio dire, anche se era finto, non è che lo si possa vedere tutti i giorni."

"Stai divagando ancora. è stata, comunque," ammise il Basso, sorridendo, "una cosa piuttosto interessante da vedere."

"Sai che si dice dell'undicesima ora."

"Tecnicamente, è la ventritreesima ora..."

*~*~*~*~*

"...è stata un'idea tua, vero?"

Squall camminava con Rinoa lungo i corridoi del dormitorio. Le luci erano di nuovo spente, i corridoi scuri e freddi, ma pacifici. La droga della Kadowaki si stava smaltendo velocemente; ora Squall era in grado di camminare da solo con relativa facilità, anche se Rinoa lo guidava ancora nel buio. Non protestò, anche perché non era ancora del tutto convinto che la finta crisi fosse finita. La voleva vicino. Non voleva più perdere il suo contatto. Nemmeno per un secondo.

Rinoa sembrò spaventata dalla sua domanda, pronunciata in un tono basso che non era più strascicato, più vicino alla sua solita chiarezza. "Cosa? Oh..." Abbassò appena la testa, sentendosi le guance che avvampavano. "...Beh, tipo. Non proprio. Solo che..." Rallentò, si fermò. Alzò gli occhi su di lui, studiando pensosa quel poco della sua espressione che riusciva a vedere, nel buio. Non sembrava che avesse il broncio, ma forse gli occhi la stavano ingannando. "Ho notato che ultimamente eri così irrequieto. Andavi su e giù come un leone in gabbia. Continuavi a dire di essere stanco di come non succedesse mai niente, qui... ho solo suggerito a tutti di fare qualcosa al riguardo per il tuo compleanno. Non mi sarei mai aspettata che diventasse una tale operazione segreta."

"...Capisco."

Rinoa sorrise tristemente. Continuarono a camminare, lentamente, in silenzio.

Mancavano dieci minuti a mezzanotte quando raggiunsero la stanza. Al di là della finestra, la luce dell'anello dorato del Garden di Balamb si mescolava a quella della luna, il riverbero di entrambe come un'aura eterea. Rinoa si fermò sulla soglia, guardando attraverso la stanza la finestra, attraverso la finestra, oltre.

Squall si liberò gentilmente della sua presa e contò i passi fino al letto, doveva aveva lasciato gunblade e borsa da viaggio. Li spostò entrambi sull'angolo, fuori dai piedi. Gettò la maglietta che gli aveva dato Seifer sul cassettone. "Hai riunito tutti," disse bruscamente, alzandosi e voltandosi verso la sua Strega. "Solo per quello."

Finalmente Rinoa entrò nella stanza, e la porta si chiuse quietamente dietro di lei. "...Quando l'ho suggerito, tutti ci si sono buttati. Ogni SeeD senior nel Garden ha donato la paga di un mese per comprare quel robot e poi farlo modificare dagli ingegneri estariani perché sembrasse il più reale possibile. Era un grande segreto... tutti volevano che fosse qualcosa di speciale, qualcosa con cui tu potessi davvero divertirti. Affrontare la prossima, grande sfida... ecco a cosa ruota intorno la tua vita. è ciò che conta, per te. Volevamo... onorare questa cosa, credo. Quindi l'abbiamo preparata. O meglio, in realtà l'ha fatto Shu. Tutto quello che ho dovuto fare io era convincerti a venire alla festa."

"Divertente," rifletté Squall, anche se non sorrise. "A dir il vero mi sono goduto di più quella parte." Passò alcuni secondi a pensarci, poi, alzando gli occhi, le allungò una mano. Lei attraversò la stanza con pochi passi, prendendo la mano offerta e attirandolo vicino, fermandosi solo quando lui le fece scivolare una mano sul braccio, fermandola sulla spalla. Allungò l'altra mano e le prese l'altra spalla. "Apprezzo quello che tu e tutti avete cercato di fare per me," disse, "significa... più di quanto pensi. Più di quanto dirò."

"Te l'ho detto," sussurrò lei, facendo correre un dito lungo la sua guancia accaldata dalla febbre, "non hai nulla da provare. Ci sono cose, Squall, che solo tu puoi fare."

"Sì, beh..." Scostò la sua mano leggermente da viso, accettando un forte abbraccio al posto della carezza. "La prossima volta... fatemi solo una festa, ok? Non spaventarmi a morte."

"'La prossima volta'..." ripeté lei dolcemente. "Non lo dici spesso."

"Cerco di non pensarci, di solito." Si separò da lei, lasciandola lentamente andare, continuando però a fissarla come se avesse qualcos'altro da dire.

Oltre lei, attraverso lei... come una finestra, pensò. Come se stesse fissando le stelle, aspettando che una cadesse.

"Ammetto," mormorò, spezzando quel silenzio che metteva a disagio, "ti ho preso un regalo di compleanno. Per favore, non arrabbiarti con me. So che odi i regali. L'ho tenuto per ultimo."

Questo le fece guadagnare un sospiro morbido, uno sguardo rassegnato. "Cosa?"

"Niente di particolare. Ma potrai usarlo in missione."

Stanco, ma incuriosito, Squall attese che Rinoa frugasse nel suo cassetto dei calzini per - qualunque cosa fosse. Tornò con qualcosa nascosto nel pugno, e gli mise in in mano un piccolo oggetto metallico. Era più o meno della dimensioni e della forma di mandorla, attaccata a una piccola catena.

"Schiaccia," lo istruì, "è un bottone."

Lui lo fece. Mezzo secondo dopo, uno stridulo bip bip lo fece quasi sobbalzare dallo spavento - il suono veniva dalla sua tasca sinistra. Ci mise una maco e tirò fuori un altro pezzetto di metallo, stavolta attaccato a un piccolo fermaglio a denti a cui si potevano attaccare oggetti.

"Per il tuo rasoio," spiegò Rinoa, mettendosi le mani dietro la schiena con fare innocente. "O quel che vuoi."

Squall fece un sorrisetto, quasi rise del piccolo, utile gadget. Era semplice, pratico, nulla di grandioso - qualcosa che avrebbe davvero potuto usare. "...Grazie," disse debolmente, non sicuro di cos'altro dire.

"Questa era l'ultima sorpresa del giorno." Gli sorrise. "Buon compleanno, Squall. Spero che sia stato buono, per te."

La sua mano si chiuse sui due pezzi gemelli del suo regalo. Si voltò per guardare direttamente nelle finestre degli occhi di Rinoa. Mentre terminava l'ultima ora della notte, Squall Leonhart chiuse gli occhi e sorrise.

"Sì," disse. "Lo è stato."

*~* FINE *~*

Nota dell'autrice: "Choco Beat" è cantata sulla melodia di "Conga" con le mie scuse a Gloria Esterfan.
Un link al testo di Choco Beat lo trovate nel mio profilo.
Per chiunque se lo stesse chiedendo - questa fic tocca esattamente le 23 pagine di lunghezza - in font a 11 pt.
...e buon ventitreesimo compleanno, Squall Leonhart!

Note della traduttrice: ecco qui :) Lunghissima e stavolta non ancora betata, ma per via di tutta la serie di coincidenze delle storie (Squall che compie 23 anni il 23 agosto, la questione della 23esima ora, le 23 pagine di storia in inglese) ci tenevo a postarla oggi.
Comunque verrà presto betata da El Defe, che ringrazio sempre tantissimo, e ripostata per allora. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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