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Autore: Vincentpoe    18/12/2020    2 recensioni
[Gremlins]
Tantissimo tempo fa, Il Principe di Giada, che governa i cieli, fece dono ad un re infelice di una piccola creatura, per allietarlo. Ma il re abusò della creatura, scatenando l'ira della divinità, che lanciò una maledizione sulla creatura, che diede vita ad una stirpe di demoni che devastò il regno. Quasi mille anni dopo, un Generale dell'esercito giapponese trova la creatura e decide di utilizzarla nella guerra contro gli Stati Uniti d'America.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il portone del monastero venne sfondato, e i soldati giapponesi piombarono all’interno; al loro comando, c’era il perfido Generale dell’aeronautica giapponese,  Soyokaze, irruppe nel salone, massacrando i monaci. Lui e i soldati penetrarono nel cuore del monastero, fino a raggiungere un santuario, dal cui interno proveniva uno strano canto, e di fronte al generale si parò il capo dei monaci, armato con una vanga shaolin, pronto a difendere con la morte ciò che era custodito lì. Il generale lasciò il mitra ed estrasse la sua katana.
-Questo è un luogo sacro- tuono il vecchio- non avete motivo di stare qui, andatevene!-.
-non ce ne andremo fino a quando non recupereremo ciò che custodite con tanto ardore- rispose il generale.- sono qui per il figlio di Sun Wu Kong, e caricò il monaco, che prontamente si difese con maestria.
-Il principe delle scimmie è un dono che ci è stato fatto dagli Dei- rispose il monaco,- non deve essere usato per la vostra guerra contro l’Occidente. Esso possiede un potere che non potete neanche immaginare-. La vanga e la katana si scontrarono diverse volte, e sembrava che il generale fosse in difficoltà contro il monaco; ma alla fine, la forza e la giovinezza del samurai vinsero l’audacia e la saggezza del vecchio monaco, e la vanga si spezzò, lasciando il monaco indifeso.
-Noi siamo uomini, e facciamo tutto ciò che è un nostro diritto-.  E infilzò il monaco al ventre, lasciandolo in una pozza di sangue. Soyokaze salì le scale del santuario, fino a giungere di fronte ad una gabbietta in legno con intarsi in oro finemente decorata. La aprì e prese la piccola creatura che dimorava all’interno; essa stava piangendo.
-Non piangere, piccolo principe delle scimmie-. Disse con voce melliflua il soldato- Il tuo sacrificio porterà alla vittoria del nostro impero, e per questo io, ti ringrazio- inchinandosi.
 
Più di mille anni fa, la Cina veniva governata da un Re saggio e giusto. Sua moglie era morta di parto, lasciando al sovrano un solo erede, per il quale il Re stravedeva. Il giovane divenne presto un abile guerriero, e sarebbe stato un sovrano giusto e corretto, che avrebbe governato il regno con saggezza e giustizia, ma durante una campagna militare, esso venne ucciso dai barbari, lasciando il sovrano nello sconforto più totale. Egli non mangiava più, non dormiva più, e trascurava il suo regno, che si indeboliva giorno dopo giorno. La sua tristezza raggiunse le orecchie dell’imperatore di Giada, che governava il Cielo, e per rincuorare il suo fedele suddito, una notte, con la brezza notturna, fece posare vicino al letto del sovrano un petalo di loto, che cosparse di terra, e su cui soffiò l’alito della vita. Il mattino successivo, Il re trovò ad attenderlo una piccola creatura, dal pelo morbido e dagli occhi grandi, che sorrise all’imperatore, e iniziò a cantare. Il suo canto riscaldò il cuore dell’imperatore, che tornò felice come un tempo. Passarono i mesi, e in breve tempo il Re si affezionò alla creatura, che venne chiamata  Yuàn Wàngzi, che significava “principe delle scimmie”. Col tempo il re divenne ossessionato dalla creatura, tanto da portarsela ovunque, e ricominciò a trascurare i suoi sudditi, fino anche a non fare più offerte all’imperatore di Giada. Quest’ultimo divenne furioso per il comportamento del sovrano, e scatenò sulla creatura una terribile maledizione. D’un tratto le nubi nascosero il cielo, e cominciò a piovere; l’acqua bagnò Yuàn Wàangzi, che si piegò dal dolore, e dalla sua schiena uscirono sette palle di pelo, dal quale si formarono sette creature identiche all’originale. Il re pensò che questo fosse un dono degli Dei, e ordinò che venisse fatto un immenso banchetto per festeggiare. Le creature iniziarono a mangiare e a fare baldoria, fino a quando non arrivò la mezzanotte. Nel mezzo della festa, tra i commensali che mangiavano e i musicisti che suonavano, le sette creature si rinchiusero in un bozzolo, e dopo poche ore,  uscirono sette orribili mostri, dai lunghi artigli e dalla pelle squamosa, che iniziarono a devastare il palazzo. Inutili furono le suppliche del sovrano, e inutile fù l’intervento delle guardie, poiché queste creature erano astute e brutali, e si riproducevano ogni volta che entravano in contatto con la pioggia. In breve la devastazione dilagò per tutto il regno, che era costantemente coperto di nubi: i demoni distruggevano il raccolto, davano fuoco ai granai, e rapivano i bambini per mangiarseli. Solo al terzo giorno di devastazioni, l’imperatore di Giada diede ascolto alle suppliche dell’ormai disperato re, e dischiuse le nubi che coprivano il regno. I raggi del sole toccarono la pelle squamosa dei demoni, che in breve iniziarono a contorcersi dal dolore, e a dissolversi come la nave al sole, lasciando al loro posto maleodoranti pozze di fanghiglia. Passata la piaga, il re, guidato dai suoi consiglieri, decise di mettere al sicuro la creatura  in un monastero sulle montagne, per impedire che quell’orribile catastrofe si ripetesse, e e da quel giorno la creatura fu Soprannominata ”Mogwai”, che significa “spirito maligno”.
 
Murray aveva appena finito il suo turno di lavoro nella manutenzione degli aerei, e se ne stava tornando nell’accampamento. Dopo aver mangiato con i suoi compagni si sdraio sulla sua brandina, diede un’ultima occhiata alla foto della sua fidanzata, e si mise a dormire. Venne svegliato nel cuore della notte da un forte trambusto, e si alzò per vedere cosa stesse succedendo. Raggiunse il generale Fortman, paonazzo in viso, e in breve capì perché: sembrava che gli aerei che stessero combattendo al fronte inspiegabilmente avessero un malfunzionamento e piombassero giù dal cielo, schiantandosi, diversi accampamenti lamentavano di guasti inspiegabili negli aerei, nei carrarmati, e in qualsiasi meccanismo che funzionasse a benzina o ad elettricità. Dopo quasi tre giorni gran parte dell’artiglieria dell’esercito americano era diventata inutilizzabile, lasciando i soldati alla mercé dell’esercito giapponese. Una mattina Murray, mentre ispezionava uno degli aerei che aveva avuto un malfunzionamento, armeggiò con l’iniettore del motore, e dal carrarmato uscì un denso fumo nero, e dopo un po’ sbucò fuori un ‘oscena creatura dalla pelle bitorzoluta e le orecchie da pipistrello, che tossiva e imprecava per il fumo; essa si girò verso Murray, lo squadrò, li mostrò i lunghi denti affilati come rasoi e corse via,per venire inondata dalla luce solare e disintegrarsi in una pozzanghera verdastra. Il povero meccanico fu così provato da quell’incontro ed ebbe un esaurimento nervoso, e fu riportato negli Stati Uniti; da quel giorno non toccò nessun macchinario che non fosse di costruzione americana, e alle domande da pub su come fosse stata la guerra, egli, dopo tre boccali di birra, raccontava degli orribili Gremlin che distruggevano i motori degli aerei.
Dal monastero, Ming intraprese un lungo viaggio verso la base dei giapponesi, attraversando la devastazione. Girava voce di orribili creature che vagavano di notte, distruggendo le linee elettriche e facendo deragliare i treni, e l’epicentro di tutto sembrava la base Giapponese edificata vicino a Pechino. Dopo giorni di cammino, una mattina Ming arrivò alla base giapponese, che trovò devastata: le torrette avevano sparato tutti i loro colpi, ed erano sguarnite, i carrarmati sembrava avessero iniziato, d’un tratto a spararsi tra di loro, e sparsi per tutto l’accampamento c’erano i colpi dei soldati, tutti massacrati nelle forme più inusuali: c’è chi era stato sventrato da decine di artigli, chi era stato crivellato dai colpi di mitragliatrice, chi era stato investito dal veicoli impazziti. Un forte trambusto proveniva dalle zone più oscure della base, e affacciandosi, Ming intravide centinaia e centinaia di demoni che facevano baldoria. Quello che sembrava essere il capo dell’orda portava stretta tra le zampe la katana del generale giapponese, mentre saltellava sul corpo scempiato del samurai. In silenzio, Ming si fece strada tra i corridoi della base, fino a quando non sentì un pianto famigliare provenire da uno dei corridoi della base; lo seguì, e in un laboratorio trovò il Mogwai, provato dai continui esperimenti del folle generale. A Ming non ci volle molto per capire cosa era successo: I giapponesi erano convinti di poter assoggettare i demoni al proprio controllo e usarli per i propri scopi, ma essi erano creature caotiche, che non rispondevano a nessuno, e non avevano fiducia per nessuno.
In breve tempo Ming costruì una trappola  per i demoni. Allagò il cortile dell’accampamento con acqua e benzina, e inziò a battere con un tubo la carrozzeria di un carrarmato, mentre fumava la sua pipa. Attirati dal rumore, i mostri si precipitarono nel cortile, impugnando pistole, spade e chiavi inglesi. Quando tutti furono  nel cortile pronti a balzare sul monaco, egli  soffiò le ceneri della sua pipa sulla pozza di benzina, e nel girò di pochi secondi l’orda venne ammantata dalle fiamme. Il giovane monaco prese il Mogwai tra le braccia e corse via dalla base, con le urla furibonde dei demoni che provenivano all’interno. Egli si buttò in un fosso, e fece da scudo al Principe delle scimmie; subito dopo, L’esplosivo contenuto nella base si incendiò, e una forte esplosione investì i demoni e il monaco. Dopo diversi minuti steso a terra, Ming si rialzò, e si  coprì la parte destra del volto, dal quale occhio ora non riusciva più a vedere. Una nube verdastra si alzava dalla base giapponese, e il piccolo Mogwai ricominciò a cantare felice.
Stava pensando proprio a quello quando, anni dopo, fumava pigramente la sua pipa nel suo negozio a Chinatown. Dopo quel giorno aveva perso l’uso dell’occhio destro, ed essendo l’ultimo monaco rimasto del suo ordine, il suo compito era quello di custodire Mogwai, non importa quanto denaro gli avrebbe dato quello strambo inventore americano.
   
 
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