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Autore: MadChemestry    23/08/2009    7 recensioni
[School Rumble]C'erano molte cose che Harima detestava di Eri. La sua arroganza, il suo essere spocchiosa, superficiale, il fatto che a causa sua aveva perso barba, capelli ed era finito in situazioni sempre più imbarazzanti; ultimo ma non meno importante, era lo sguardo di sufficienza ed ostilità che la ragazza non perdeva mai occasione di lanciargli.
Una HarixEri. (Doveva andare al contest di School Rumble, ma visto che non è andato in porto)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Una nuova delusione.

Un nuovo evento.

Un nuovo amore?


Harima aveva le mani avvinghiate alla recinzione metallica e lo sguardo perso oltre di essa. Tenma stava chiacchierando con le sue amiche, tutte sedute sui gradini della scuola.

Com'è bella, pensò, ma non prova davvero nulla per me?

Alle volte, Kenji pensò che sarebbe stato meglio rimanere un duro, anziché concedersi ai sentimenti e ai capricci di un cuore così autoritario e privo di logica.

Lo sguardo del ragazzo si rabbuiò, finché non ne incrociò un altro. Quegli occhi non erano scuri e profondi come quelli della sua amata, erano chiari, limpidi, color dell'ambra, sovrastati da un ordinata frangetta di capelli biondi.

C'erano molte cose che Harima detestava di Eri. La sua arroganza, il suo essere spocchiosa, superficiale, il fatto che a causa sua aveva perso barba, capelli ed era finito in situazioni sempre più imbarazzanti; ultimo ma non meno importante, era lo sguardo di sufficienza ed ostilità che la ragazza non perdeva mai occasione di lanciargli.

Eppure quello non sembrava affatto uno sguardo ostile, anzi, sembrava triste quanto il suo, forse addirittura comprensivo. Kenji sentì qualcosa stringersi dentro di se, distolse lo sguardo e sentì che Sawachika aveva fatto lo stesso.


Non erano poche le cose che Eri odiava di Harima. Innanzitutto detestava quei baffi, e anche il pizzetto, fortuna che recentemente se li era tagliati. Quell'aria da spregiudicato, poi, le andava dannatamente di traverso. Ma fosse stato solo per quello, probabilmente si sarebbe limitata ad ignorarlo, come tutti gli altri ragazzi. No, lui era diverso, lui era sincero (questione del finto domestico a parte) e anche lei non riusciva che ad essere se stessa in sua presenza. Questa era forse la cosa che detestava più di tutte.


«Ehi, Harima-kun!» una vocetta acuta e infantile fece sciogliere l'espressione turbata del ragazzo.

Il mangaka non s'era nemmeno accorto che la sua amata gli si era portata praticamente davanti, e che gli si protendeva contro le sbarre «T-tenma-chan...!» balbettò, un espressione ebete sul volto e il cuore che gli batteva a mille, ma cercò subito di riprendere la sua solita facciata da duro, nonostante sia, per così dire, rinato.

La ragazza sorrise «Oggi è il compleanno di Eri, e lei vorrebbe che tu...»

«Non è vero!» La interruppe la bionda «Non ho mai detto che volevo Hige* alla mia festa, non fare i conti senza l'oste!» replicò acida.

«Oh, andiamo!» Eri si voltò con espressione arrabbiata verso Tenma, ma in realtà la voce veniva dall'altra parte, da Mikoto «Avete diviso una coperta e anche due lavori... non vuoi invitarlo alla tua festa di compleanno?» Sawachika sembrava sul punto di saltarle addosso.

«E poi c'è scritto proprio “Harima Kenji” sulla lista delle persone da invitare.» Akira sventolò il pezzo di carta.

«H-ho invitato tutti, mi sarò dimenticata di cancellare lui!» si giustificò un imbarazzatissima Eri, che subito guardò altrove «Hige...» sospirò con tono scocciato «Vuoi venire alla mia festa?»

Harima aggrottò la fronte. Non mi piace neanche un po' questa spocchiosa, se vado alla sua festa gli dovrò fare anche un regalo! Pensò, ma subito si ricredette. Tenma sarà lì, forse riuscirò a dichiararmi!

«Comincia di sera. Si rimane a dormire da me, quindi dovresti portarti anche un pigiama...» le ulteriori spiegazioni della ragazza lo portarono ad accettare subito, senza pensarci ulteriormente. Oggi dichiarerò il mio amore a Tenma, questa notte troverò il coraggio!


Eri era nervosissima e non ne capiva il motivo. Ne aveva fatti di compleanni, e il suo diciassettesimo non sarebbe stato certo qualcosa di speciale rispetto ai precedenti, non fosse che stavolta avrebbe cucinato lei la torta, e sapeva già di essere negata da quando ha assaggiato i propri onigiri. Fortuna che il cuoco non la lasciò un attimo da sola e la supportò in tutto. Sì tagliò qualche volta le dita, ma il risultato finale sembrava piacerle. Si concesse quindi un bagno, sapendo che quello sarebbe stato l'unico relax prima di effettuare i veri lavori per la festa. Immerse il corpo nell'acqua tiepida e si rilassò, scrutando il soffitto della stanza.

Oggi sarà una giornata molto impegnata... speriamo almeno che la festa sia decente. papà ha promesso che sarebbe venuto stasera. Sorrise, l'idea di rivedere suo padre la rendeva entusiasta, i suoi occhi si accesero. Per un attimo, però, pensò a quello sguardo che aveva lanciato ad Harima. Sapeva che al ragazzo piaceva Tenma, e anche che quest'ultima non è mai riuscita a capirlo. Per un attimo si era immedesimata in lui, e lo capiva, anche lei voleva bene ad una persona che non la ricambia allo stesso modo. Papà...


«Cosa ne pensi di questo, Harima-Kun?» chiese Tenma portandosi al petto una maglia rosa dalle sfumature violacee.

Dal canto suo, Harima stava già cercando un modo di dichiararsi, ma era più che certo che non ce l'avrebbe fatta girando per negozi con la ragazza. Il fatto che la ragazza si era dimenticata di comprare un regalo all'amica e che avesse quindi deciso di andare a farne uno assieme a lui si trasformo da fortuita coincidenza ad inaspettata agonia. Ancora una volta avrebbe dovuto farsi forza e trattenere tutto quel che provava dentro di se. «Carino ma... non mi sembra roba adatta a lei...» stava per continuare, ma si zittì: quando mai si era interessato a cosa è da Eri e cosa no?

«Si, forse hai ragione...» Tenma sospirò e si guardò attorno, cercando qualcos'altro. Come se potesse esserci qualcosa che piaccia alla principessa in un negozio di vestiti economici, pensò lui, ma i pensieri vennero interrotti dalla voce di lei. «...controlliamo lì!»

Harima deglutì e seguì la ragazza «Senti Tenma... c'è una cosa che volevo dirti!»

La ragazza fece appena un cenno di consenso prima di mettersi a frugare in una cesta, lui le diede le spalle, cercando il coraggio che non aveva trovato da tempo «Sai mi piace molto stare qui con te...»

«Anche a me» Ammise lei «Peccato che non sia venuta Yakumo, ti saresti divertito di più»

«Ma no! Che dici...» sbottò lui «Io sto bene perché ci sei te... e vorrei rimanere sempre con te!» Rimase qualche secondo in silenzio, in attesa di una risposta, ma preferì continuare, ce la stava facendo! « Perché... dalla prima volta che ti ho visto io...» si sarebbe quasi immaginato che Tenma lo fermasse e gli dicesse quello che lui stesso stava per dire «...non vorrei essere con nessun'altra se non con te. IO TI AMO!» Si girò e abbracciò Tsukamoto, che rimase ferma ed immobile, tremante. Appena Harima si scostò per vedere il volto della sua amata si accorse che...

«Harima-kun! Vieni qui, ho visto qualcosa che potrebbe piacere ad Eri!» Già, quella che aveva fra le braccia non era lei, ma una commessa che lo guardò con aria scioccata.

«M-mi spiace...» disse semplicemente con un sorriso di circostanza, quindi corse a prendere Tenma ed entrambi uscirono dal negozio prima dell'arrivo della sicurezza.

«Perché ce ne siamo andati?» chiese lei, Harima rispose semplicemente che non avrebbero trovato nulla di interessante lì, e di cercare altrove. Aveva proprio ragione, quello non sarebbe stato il momento adatto per la dichiarazione.

Poco più tardi, per una fila di bancarelle, Tenma cominciò ad indicare oggetti sempre più improponibili: quando una statuetta di Buddha, quando fermacapelli dall'aspetto ambiguo ed infine un oggetto che neanche la ragazza aveva capito cosa fosse, fortuna che Harima gli disse che era da uomo e quindi inadatto ad Eri.

Non troveremo niente, di questo passo. Harima scosse la testa ai suoi stessi pensieri. Non che mi importi qualcosa di fare il regalo alla spocchiosa, però Tenma si annoierà di questo passo... La ragazza invece sembrava straripante d'energie, anche perché s'era fermata più volte a mangiare. Il ragazzo inspirò quindi inclinò la testa di lato, poi si volto e drizzò la schiena «Tenma-chan! Vieni qui...!» disse scrutando alcuni oggetti su una bancarella.


«Sono le diciotto e mezza... mi sa che siamo in ritardo...»

«Insomma, Hanai-kun, è la quarta volta che dici l'ora... Eri non guarda queste cose.» replicò Mikoto, affiancata sia dall'amico d'infanzia che da Harima, rimasto un po' più indietro.

Stava ancora ripensando all dolce sorriso di Tenma “Sono sicura che gli piacerà! Perché non glielo consegni tu?” e anche a quelle parole, rimirando il pacchetto. Accidenti! Non so se gli piacerà... è un regalo così misero... un attimo! Ma che m'importa!? Ci vuole altro che le piaccia, a quella spocchiosa viziata.

E così il trio suonò al portone colossale di casa Sawachika. Eri aprì la porta e scrutò i suoi invitati che, a vederla assunsero un aria glaciale.«Hige, proprio te, cercavo!...»

Suo rimase prima incuriosita dal fatto che la ragazza indossasse l'uniforme scolastica, poi cominciò ad avere qualche titubanza circa la sua stazza imponente. Harima cercava ancora di ricreare l'immagine che aveva di lei quella mattina e di tutto l'anno scolastico in generale, era sicuro che non fosse più alta di lui, che suoi occhi non erano scuri ma soprattutto...era sicuro che ne avesse due! Hanai, più di tutti, cominciava a nutrire seri dubbi circa i suoi baffi e il volto squadrato.

«Hige, io ti a...!» la voce profonda venne interrotta da un forte “STONK”, l'uomo cadde a terra, colpito alla testa da una ginocchiata della vera Eri. «Bel colpo, Ojou-sama**!» mormorò il tipo a terra .

«Non chiamarmi così! E poi che ti salta in mente!» sospirò prima di osservare i suoi compagni di classe «Lui è Nakamura, un servitore della mia famiglia. Entrate per favore»

«Io volevo solo aiutarla a dichia...» il domestico cercò di giustificarsi ma la padrona ne schiocciò così forte la schiena da non permettergli di respirare.

«Buon compleanno, Sawachika-chan!» dissero in coro Hanai e Mikoto, consegnando alla ragazza un pacco regalo. Harima rimase per ultimo ad entrare ed osservò la ragazza, senza sapere cosa dire, con il regalo in mano. «Tenma è già dentro.» La bionda interruppe il silenzio.

Il ragazzo la fissò senza dire nulla, con un espressione indecifrabile sul volto, si sentì un po' in imbarazzo «Tu...?»

«Si, lo so... bisognerebbe essere idioti per non accorgersene»

Harima non seppe cosa dire. Da una parte avrebbe voluto entrare di corsa a cercare la sua amata. Dall'altra, invece, avrebbe voluto rimanere lì sulla soglia di casa sua a discutere della cosa, per un non precisato motivo.

«Pensi che io...?»

«Non so dirti se le piaci. Non gliel'ho mai chiesto...Ma so che è interessata a Karasuma» Ammise, guardando altrove. Sentì che Nakamura li stava origliando. La cosa era inevitabile, visto che lo stava tenendo sotto il suo peso. «Ojou-sama...» disse il servo in un impercettibile sussurro apprensivo.

«Questo è per te...!» quindi consegnò il pacco, anche lui distogliendo lo sguardo.«...l'ho scelto io.» Harima non credette alle sue stesse parole. Perché l'aveva precisato?

«Grazie. Kenji-kun...» Erano rare le volte in cui Eri lo chiamava per cognome anziché con quel vezzeggiativo, “Hige”, ma non era mai accaduto che usasse il suo nome. La ragazza mostrò lui un sorriso solare e radioso, ma purtroppo falso.


La festa era a dir poco grandiosa, del resto in una villa così grande era impossibile non allestire qualcosa di comune. Eri sospirò e impilò il pacchetto accanto a quelli sul tavolo. Era molto curiosa sul suo contenuto, persino lei non riusciva a credere che Harima avesse scelto il regalo per lei.

«Ehi, Eri!» Tenma, affiancata da Karasuma e Yakumo stava invitando l'amica ad un giro di Karaoke, aveva infatti già costretto sua sorella (che fra l'altro non era niente male, seppure la sua voce fosse coperta dagli apprezzamenti di Hanai!) e ora voleva formare un bel quartetto assieme alla bionda che, nonostante avesse scosso ripetutamente la testa era stata inserita suo malgrado. Così mentre l'inespressivo Karasuma strimpellava note frenetiche e Yakumo cantava dolcemente in sottofondo, le due amiche schiamazzarono allegramente per una mezz'oretta nell'ilarità generale.

«Mi spiace interromperla, Eri-sama» Nakamura, stavolta vestito da domestico, richiamò l'attenzione della padrona. La ragazza si assentò e venne mandata in cucina, poco più in là, per una chiamata al telefono.


Harima osservò il suo rivale in amore affiancare Tenma al buffet, lui stava assaggiando tranquillamente dei tramezzini al curry, lei si stava invece abbuffando di salatini e dolcetti vari.

Dannazione. Possibile che gli stia sempre incollata?! Pensò sommessamente... eppure quando Eri glielo aveva detto la cosa non gli pesava più di tanto, come se ci fosse un dolore più grande ad opprimerlo, ma vederli insieme stava ribollendo dalla rabbia. Fece qualche passo verso di loro, la distanza gli sembrò abissale e sembravano farsi più lontani quando lei abbracciò d'impeto l'impassibile studente. Il mangaka sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui, ancora una volta, ma si aspettava un comportamento simile dalla ragazza, la bionda l'aveva avvertito del resto. Non si lasciò scoraggiare e posò una mano sul braccio di Tenma. «Voglio parlarti!» semplice e diretto, serio in volto. «Da soli io e te»


Eri si sforzò di mantenere un tono quantomeno gioviale, ma la chiacchierata che stava intrattenendo non era proprio delle più allegre.

«Mi dispiace, Eri, io...» disse la voce dall'altro capo del telefono.

«Non importa, davvero. So che sei impegnato.»

«Ti prometto che mi farò perdonare...»

«Non importa, papà...»

«... Quando tornerò passeremo un intera giornata insieme, solo io e te.»

«Si.» Il suo tentativo di recitare scemò leggermente. Non sapeva come rispondere, troppe volte gli era stata fatta quella promessa quella promessa, troppe volte non era stata mantenuta «Ora devo andare a vedere come va la festa.» Un rapido saluto e riagganciò il ricevitore. Eri non singhiozzò, ne emise un lamento, le lacrime scesero spontanee a solcare ed infiammare le gote.

Tempo fa accadde la stessa cosa, Harima quel giorno l'accompagnò a casa con l'ombrello, poco dopo che sua padre le aveva dato buca per l'ennesima volta. Anche allora aveva pianto silenziosamente, e la pioggia confuse le sue lacrime in modo che il ragazzo non potesse vederle, e di quello fu molto grata. Non voleva mostrarsi come una ragazzina fragile, non davanti a quel tipo ribelle e prepotente, lui doveva vederla come una sicura giovane donna ben pronta ad assestargli un calcio nello stomaco al minimo accenno di sfacciataggine. In effetti, non era mai andata d'accordo con lui , o quasi mai.

Si asciugò rapidamente il viso, persino le sue guance smisero di essere rosse, non voleva assolutamente che qualcuno la vedesse in quello stato, quando uscì dalla stanza Eri era perfetta.


Nel corridoio, c'era un enorme rampa di scale deserta e, come tutto il resto della villa, lussuosa ed elegante.

Qui è perfetto, pensò Harima.

«Tenma-chan...»

«Uh?» disse lei, mandando giù un boccone di quello che stava già masticando prima.

«Tu mi piaci» Si sentì strano, era qualcosa che avrebbe voluto dire da molto, eppure lo aveva fatto con una naturalezza tale che gli sembrava di vedere un altro confessare la sua attrazione.

Tenma arrossì, osservando il ragazzo con gli occhioni dilatati, poi sbiancò e tossì convulsamente battendosi col pugno sul ventre. «T-tenma...» il ragazzo le diede delle pacche sulla schiena.

«Mi dispiace...» disse lei, riprendendosi dal principio di soffocamento.

«Uh...» Harima sussultò.

«...ma sono già innamorata di un altro.» Il volto della ragazza era serio e dispiaciuto.

Il ragazzo si sentì vuoto. Inclinò la testa di lato, quello che provava era strano.

«Harima. MI dispiace, davvero, non voglio perderti come amico!»

Non le rispose, rimane in silenzio ad interrogarsi su cosa gli stava succedendo,la stanza gli sembrava stretta «Capisco» la liquidò con poco, scendendo rapidamente le scale e infilandosi nel salone della festa.

E' tutto finito.

Fu questo il pensiero unisono di Harima e Eri. Il primo era seduto vicino al buffet, ed osservava i vari invitati divertirsi in pista da ballo, la ragazza era invece intenta a conversare del più e del meno con le amiche, nascondendo la sua frustrazione dietro un sorriso che fin troppo spesso aveva mostrato, ultimamente.

Domani consegnerò la mia lettera di rinuncia agli studi. Il manga sarà il mio unico amore. Pensò lui.

Domani chiederò a Nakamura di procurarmi un biglietto per l'Inghilterra, potrò stare vicino a mio padre. Eri aveva preso la sua decisione.

Eppure era strano. Per un secondo Eri pensò che la sua fosse solo una sciocchezza, ma c'era qualcos'altro che la stava spingendo ad andarsene, lo stesso che l'aveva fatta realmente piangere poco fa. In ogni caso, non voleva andarsene così, avrebbe dovuto informare le sue amiche.

Perché... non sono triste? Tenma mi ha scaricato eppure... sento come se non mi importasse. Chiuse gli occhi. Forse...

«Scusatemi tutti!» Eri aveva preso in mano il microfono. Tutti, incluso Harima, si voltarono verso di lei «Volevo farvi un annuncio importante...» i suoi occhi si posarono sui vari volti. «...oggi mi sono divertita moltissimo...» Tentennava, non poteva non soffrire nel vedere Mikoto, Tenma e Akira, pensare di non rivederle mai più... Eri trattene il respiro alcuni secondi. Era divisa da due realtà, quella al fianco del proprio padre e quella lontano dai suoi amici, e per un momento non seppe che dire. Sentì che gli occhi le tremavano, così come le labbra. «Siete stati fantastici.» Lo sguardo incrociò quello di Harima, lui sussultò.

«Ehi, Eri! Perché non scarti i regali?» Tenma si era fatta sentire fra la folla.

«Io... lo farò domani... ora divertitevi!» Sorrise, e scomparve dietro una porta, senza dire nulla a nessuno, ma nonostante ciò, sapeva che l'attenzione era quasi tutta su di lei.


Quando fu il momento di andare a dormire, tutte le ragazze erano radunate in camera di Eri, le avevano fatto moltissime domande riguardo al suo comportamento, ma riuscì a sviare con qualche battuta e un sorriso. L'idea di lasciare il Giappone, improvvisamente, le era sembrata la più grossa sciocchezza che avesse mai pensato.

«Rimaniamo sveglie fino a domattina!» Propose Tenma.

«EEEEH!? Ma abbiamo scuola domani!» Protestò Mikoto.

«Che importa! Oggi è la festa di Eri e dobbiamo divertirci!... susu, prendiamo un gioco di società e vedrete come volerà il tempo!»

Optarono per il monopoli, ma passarono pochi minuti prima che ognuna di loro si ritirasse a dormire, Tenma prima fra tutte. Tutte le ragazze erano disposte attorno alla scatola del gioco di società, assopite nei loro futon. Solo la bionda era rimasta sveglia, a scrutare la luna, regina incontrastata nel cielo notturno. Sentì la porta aprirsi e il volto di Nakamura apparire dietro di essa, le fece cenno di avvicinarsi con la mano.

«Ojou-sama, il suo comportamento mi preoccupa...» le disse non appena fu abbastanza vicina.

«Non preoccuparti, Nakamura, sto bene...»

«Le consiglio di scendere a prendere qualcosa di caldo, ho lasciato delle tazze di cioccolata sopra il tavolo della cucina»

«Una cioccolata calda? A quest'ora?...» in effetti Eri non sapeva che ora fosse, andò a guardare l'orologio della stanza... erano le 4,30 di mattina! Era rimasta sveglia davvero a lungo «Accidenti... non mi sveglierò mai domani... cioé, oggi!»

«Allora le preparerò anche un caffé... vada in cucina.»

Era rimasta un po' indispettita dal comportamento del maggiordomo, tuttavia seguì il suo consiglio e scese le scale in camicia da notte e con le pantofole ai piedi. Arrivata in cucina si sedette al tavolo e cominciò a mangiare la cioccolata calda, ancora mezza assonnata.

«Ci vuole proprio, eh?»

«Eggià, l'ora è assurda ma una cioccolata fa sempre bene, del resto stiamo ad ottobre... » Rispose Eri. Prese alcuni bocconi, e poco dopo strabuzzò gli occhi osservando dall'altra parte del tavolo. Harima stava bevendo la cioccolata calda proprio davanti a lei. «che ci fai qui?!» sbottò lei.

Ma lei non aspettava neanche la risposta, lo sentiva già «Il tuo maggiordomo me lo ha detto... se non ti va bene...»

«Nahh... resta!» Sospirò e continuò a bere, osservando il nipponico di traverso, prima di fare una domanda abbastanza maligna «Com'è andata con Tenma? Ti sei dichiarato?»

Lui rimase in silenzio qualche secondo, soffocando il proprio ego nella cioccolata «si, mi sono dichiarato ma... niente.»

«...»

«Tu che motivo hai di stare giù?»

Eri rimase in silenzio e fece spallucce, poi scosse il capo «Io sto bene»

«E' per tuo padre, vero?» Eri sussultò a quelle parole «Akira me ne ha parlato»

E ti pareva, lei sa sempre tutto. E di certo non avrà aspettato molto prima di sguinzagliarmi contro Hige... Pensò lei osservandolo di traverso. «Non sono affari tuoi, comunque.» replicò secca, osservando altrove.

«Tsk! …non sarebbero stati affari tuoi neanche quello che c'è fra me e Tenma, se per questo.»

Eri rimase in silenzio alcuni secondi, prima di replicare «Scusami.»

Harima rimase perplesso, poi sorrise fra se e se. Guardò l'ora da un orologio vicino, quindi tornado osservare la bionda. «Vieni con me!»

«Uh?!»

«Su, muoviti!»

Superata la diffidenza iniziale, Eri finì con l'assecondare Harima. Questi percorse il salone principale in fretta e furia, prese la giacca che aveva appeso all'ingresso e uscì nel cortile.

«Ma che fai!?» sbottò «...sono quasi le cinque e abbiamo addosso la roba da notte...» Harima gli lanciò la giacca dopo aver preso le chiavi della moto da dentro essa.

«E piantala di lamentarti, infilati la giacca ed esci...»

La ragazza si accigliò, quindi si mise la giacca si Harima che, come immaginava, le stava troppo grande, le arrivava poco sopra le ginocchia. Harima stava già dando gas alla moto, in pigiama a piedi nudi, Eri quasi rideva di essere quella messa in condizioni migliori.

«Dove andiamo?» chiese, salendo sul mezzo e aggrappandosi al ragazzo.

«Lo vedrai...» Rispose, poggiandogli il casco in testa, aspettando che se lo allacci da sola.


Erano già alcuni minuti che i due erano per strada. C'erano poche auto, ancor meno persone per strada, quasi nessuno badava a loro.

Eri se ne stava avvinghiata ad Harima, osservando la città scomparire oltre un angolo, mentre la moto tirava su per un sentiero montuoso.

«Sai... quando mi sono dichiarato... mi sono sentito strano. Come se avessi perso ogni speranza... o interesse nell'amore per Tenma.»

Quella confessione lasciò Eri persa per un attimo, ma appena si riprese tentò di riassumere quell'espressione di diffidenza che la contraddistingue. «E perché me lo dici?»

«Così...» Harima non poteva trovare modo peggiore per evadere dal discorso.

I due rimasero in un profondo silenzio interrotto solo dai rami secchi e dai selci schiacciati dalle ruote.

«E' come quel giorno...» riprese parola la bionda.

«Uh?»

«Quando mi hai accompagnato a casa con l'ombrello... lo fai per risollevarmi il morale... come allora?»

Harima non seppe cosa rispondere, si limitò a guidare il mezzo, lasciando che Eri interpretasse il suo fare una tacita conferma.

«Sono stata una stupida, con te...»

«Non è il momento dei rimpianti.»

La corsa fu breve, la moto si fermò sopra quello che sembrava un promontorio, Eri lo riconobbe, era lo stesso sul quale si era rappacificata con Mikoto l'estate scorsa. Ricordava ancora i riflessi della luna sull'acqua cristallina... ma non era la luna a risplendere questa volta, ma il sole di una nuova aurora. Ebbene sì, Harima, suo nemico giurato, l'aveva portata sopra un promontorio ad osservare l'alba.

«Eri-san... il mio regalo...» Kenji mostrò lei una confezione incartata e gliela porse.

La ragazza l'afferrò e cercò di scoprire la sorpresa con il tatto, ma fu inutile visto che era racchiusa in una scatola rigida. Scartò il regalo e aprì la scatola, rimase senza parole.

Harima sorrise, poi rise, sempre più forte, fino a farsi trascinare da una risata isterica mentre la bionda lo osservava trucemente con il suo regalo in testa: Una parrucca pelata.

Lei chiuse la scatola, la posò a terra, si tolse la parrucca posandola sulla confezione con garbo... poi prese a calci e pugni il ragazzo finché la sua risata non si trasformò in un sorriso mezzo spento.

«HIGE! SEI IL SOLITO IDIOTA..!»

Harima la fissò con un espressione che non aveva mai visto. Lui mosse le labbra e gli disse qualcosa che le fece fermare il cuore.

«Cosa... cosa hai detto?»

«Lo sai...» e non disse altro. Si alzò e l'afferrò per le spalle. «Mi piaci, Ojou...»

Per un attimo, il tempo si fermò. Ma fu il calore delle loro labbra a sciogliere quel ghiaccio.

Un bacio. Un aurora. Un nuovo giorno.


Tenma, Karasuma e tutti gli altri compagni di classe scesero di gran carriera, vestendosi frettolosamente per andare a scuola, neanche si erano accorti della mancanza dei due nelle rispettive stanze. Sulla soglia Masaru consegnò loro dei bentou per la pausa pranzo. Quando Tenma uscì da casa non credette a quello che vide: Harima e Eri stavano ancora litigando.

«Ma come cavolo ti sei permesso! Stupido bifolco!»

«Maledetta! Ora fai l'innocentina? E' stata anche un idea tua!»

La ragazza ovviamente non capiva quale fosse il motivo del loro litigio, ma non esitò a mettersi in mezzo.

«Insomma, anche dopo un giorno tanto allegro tornate a punzecchiarvi?!»

«Ha cominciato lui!»

«Ha cominciato lei!»

Si giustificarono in coro, dandosi le spalle a vicenda.

«Uffa! Siete sempre i soliti!»

Harima e Eri rimasero imbronciati finché non si divisero andando a scuola con le rispettive compagnie. Solo allora il ragazzo azzardò un sorriso. Un sorriso che entrambi condividero.


* Hige (baffi) è il nomignolo che Eri usa per chiamare Harima
** Ojou (giovane donna) è l'appellativo che usano i servitori per rivolgersi alle figlie del loro padrone. Harima lo usa per definire Eri come una figlia di papà.

  
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