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Autore: gabryweasley    19/12/2020    4 recensioni
Mia moglie morirà, vorrei dirle. Niente più Sana, niente bambina, niente Akito. Non c'è più traccia di speranza, né di possibili scenari felici nella mia mente. È tutto finito.
{Fa parte della serie: "Please" scritta con Deb || Spoiler!DeepClear}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Misako Kurata, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Please'
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Fanfiction 01: Pain di Deb
Fanfiction 02: Venomous di gabryweasley
Fanfiction 03: Lost di Deb
Fanfiction 04: Limbo di Deb
Fanfiction 05: Demons di gabryweasley
Fanfiction 06: Waiting for di Deb
Fanfiction 07: Possibility di gabryweasley
Fanfiction 08: Alone di Deb
Fanfiction 09: Sadness di gabryweasley
Fanfiction 10: Comet di gabryweasley
Fanfiction 11: Lose Myself di Deb
Fanfiction 12: Enough for me di gabryweasley
Fanfiction 13: Pretense di Deb
Fanfiction 14: Shame di Deb
Fanfiction 15: Breathe In, Breathe Out di gabryweasley






Shedding Skin




Ho la testa pesante e le gambe non collaborano, come se avessi corso tre giorni di seguito.
Sana sta partorendo. Morirà. E io sono totalmente inutile seduto su questa panchina, lo so questo, eppure non riesco a muovermi.
Arriva qualcuno e mi dirà di firmare qualcosa, perché sta andando tutto male.
«Signor Hayama!»
Dove devo firmare?
«Sono Otoki, abbiamo parlato al telefono.»
«Ah, la ringrazio.» faccio uno sforzo per ricordare che è la ragazza che ha chiamato in clinica. Avrebbe potuto risparmiarselo perché sono bloccato qui e non è servito a niente avvisarmi. Sono un fantoccio di pezza abbandonato su una panchina.
Continua a parlare ma non riesco a sentirla.
Mia moglie morirà, vorrei dirle. Niente più Sana, niente bambina, niente Akito. Non c'è più traccia di speranza, né di possibili scenari felici nella mia mente. È tutto finito. Sono vuoto, del serpente è rimasta la pelle, abbandonata e inutile.
Mi alzo e mi trascino in direzione opposta all'ospedale, lontano da tutto questo. Forse se non sarò presente ricorderò molto di più la nostra vita, piuttosto che la nostra morte.
«Dove sta andando?!»
«Torno…» chiudo gli occhi. Dove sto andando? Lontano da Sana. «Al lavoro.»
«Eh? Aspetti…»
Mi costringe a restare strattonandomi la maglietta. Avrei risposto male a questa ragazza in un giorno qualsiasi, ma oggi non me la sento. Non riesco ad avere reazioni, con il pensiero della morte imminente di Sana. È solo un assaggio di tutto quello che avverrà, quando sarò solo davvero.
«Signor Hayama, Sana sta bene!»
Alzo gli occhi sul suo volto e lei continua a parlarmi. Parla piano, come se scegliesse le parole con cura.
«Le contrazioni ovviamente fanno male… però è piena di energie, scherza e ride!»
Queste parole, le prime da quando ho risposto al telefono prima, riescono a farsi strada nella mia mente e sono balsamo per i miei pensieri. Mi riportano a un giorno di qualche mese addietro, uno dei tanti in cui l'ho ferita senza curarla.
Te lo prometto, Akito. Partorirò il nostro bambino ridendo a crepapelle!
Me lo aveva promesso, puntandomi un dito addosso, prima di correre via da me, di nuovo.
«Ha detto tante cose…» la ragazza continua a parlare, piano «Ha detto che finalmente ha capito il significato di una battuta che ha recitato tanto tempo fa. Sembrava molto felice dicendolo.»
So a cosa fa riferimento. Conosco le parole che pronuncerà prima che escano dalla sua bocca.
«"Gli ho dato la vita perché lo amavo già prima che nascesse." Ha detto che a quel tempo non l'aveva compresa a fondo. Ora invece è felice, perché l'ha sentita davvero sua. L'ha detto con un sorriso smagliante!»
In quel momento qualcosa cambia. La vedo, l’immagine del sorriso di Sana del quale mi parla questa ragazza, la Sana bambina che mi ha rincorso e cambiato la vita, mia madre che mi ha dato alla luce. Riesco quasi a vedere questa bambina. A loro devo tutto. Io posso non meritare il loro amore ma loro meritano la versione migliore di me.
Ho cambiato pelle per avvicinarmi a loro.
Sono in ospedale prima ancora di rendermene conto.

Non c'è traccia del sorriso di Sana nella sala d'attesa. Solo strazio. Sento le urla, i lamenti, le proteste.
È come avere in testa tutto il giorno la canzone che detesti, essere trascinati proprio al concerto di quel cantante e avere il posto in prima fila. Me lo sono guadagnato questo posto, sento di aver fatto di tutto per averlo.
Diversamente sarei dentro con lei, per lei.

Passa troppo tempo. Un medico esce dalla sala parto per aggiornarci a intervalli regolari. Ho saputo da lui che la bambina ha dei giri di cordone intorno al collo e per questo motivo va tutto più a rilento.
Dice che Sana è bravissima, rideva molto prima che le contrazioni diventassero più frequenti. Ascolto tutto senza dire nulla. Non ho la voce, non avrei le parole. Non sono io che riempio i silenzi, è sempre stata lei.
Mi siedo, e aspetto ancora.

C'è una sensazione che striscia dentro di me. È il tono dei gemiti di Sana che cambia. Per un attimo penso di avvisarli tutti, fargli capire che la sua intonazione sta cambiando. Lo so, la conosco. Vorrei davvero ignorare questa preoccupazione ma sono qui, ho la prima fila. Tuttavia quello che sento all'improvviso oltre la porta mi impedisce di farlo.
Un "beep" diverso, il medico che urla di battiti calati.
«SIGNORA HAYAMA! NON È IL MOMENTO DI SVENIRE!»
È quel sesto senso degli animali prima della catastrofe. Il mio corpo ha previsto la mia distruzione e si è incamminato da solo verso la porta della sala parto. Solo Sana può salvarmi.
«Sana…»
Dò un pugno alla porta. Deve sentirmi.
Un altro. Un altro ancora.
SE MORIRAI TU, MORIRÒ ANCHE IO. PER FAVORE VIVI.
Per la bambina, per noi. Ti prego.
Continuo a battere sulla porta. Vorrei farla scomparire.
Sono qui amore mio, ti prego.
«HA RIPRESO CONOSCENZA! OK, CI SIAMO! SPINGA!»
Sana urla, adesso. E mi viene difficile credere che nascerà una vita da queste urla di dolore. Tuttavia, pochi secondi dopo, ancora appoggiato alla porta, riesco a sentire distintamente un nuovo pianto e la risata fragorosa di Sana. Lei mantiene sempre le promesse.

Misako ha sorriso vedendomi, una volta uscita dalla sala parto.
Lo sapevo, sembra dirmi.
Sai sempre più cose di me di quante ne sappia io, Misako?
Mi abbraccia e piangiamo un po'. Non ho vergogna a farlo con lei in questo momento, posso restare in silenzio e lei capirà. Si stacca da me velocemente e io faccio lo stesso.
«È uguale a te» sorride adesso, mentre traffica con il camice che indossa per prendere qualcosa dal suo vestito.
Mi sono appena voltato quando in testa arriva preciso e ben assestato un colpo di ventaglio. «DANNATO HAYAMA!
Mi porto le mani sulla testa e la guardo. Misako si asciuga il naso con un fazzolettino. Sembra soddisfatta, soprattutto perché non ho più il diritto di replica.
Quando, dopo molti minuti ancora, un medico riapre la porta della sala parto, so che è il mio turno.
Sana è al centro della stanza, imbacuccata in una pesante coperta. Trema, è un cucciolo spaventato. Abbandonato.
Mi avvicino e senza pensarci la bacio una volta, due volte, ancora. Mischiamo le lacrime, poi bacio via le sue, lei non deve piangere, la mia Sana sorride. Le accarezzo i capelli, la fronte, le guance. La vedo, la sento, è calda e viva sotto le mie mani.
Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace.
Appoggio la mia fronte alla sua e poi mi rendo conto che non dovremmo essere soli, non più. Ma non vedo la bambina.
«L’hanno portata a fare dei controlli. E’ un po’ piccola ma va tutto bene, è una bimba forte. Per fortuna è andato tutto bene.» Sana risponde al mio sguardo.
«Già.» È andato tutto bene. È davvero così, se mi sforzo di non pensare alle urla di poco prima. «Come stai?»
«Ha fatto malissimo.»
Ho paura di questa risposta, ho paura che si riferisca a tutti questi mesi passati da sola, mentre io scappavo dalla vita. Ho paura che quel precario equilibrio fatto di piccoli momenti non sarà mai abbastanza e ho paura di non avere le capacità di rimediare.
Sana mi tende la mano e non esito a stringerla. Sono qui, adesso.
«Però mi sono divertita!» dice, con un sorriso.
Tu sorridi, e dimmi che andrà tutto bene..





Un bel MACIAOH a tutti! :D
Eccoci qui. Sari è nata di nuovo, stavolta POV Akito. Poi basta, non nascerà più, tranquille! XD
Questa è un’altra delle mie fic del cuore, la seconda. La terza arriverà sabato prossimo, così. Una bella parata di fic del cuore.
Mi è piaciuto tanto scrivere anche questa, spero di riuscire a trasmettervi qualcosa!
Con tutto questo non voglio dire che sia perfetta, tutt’altro. Solo che ci sono affezionata ecco, come a tutta Please che pian piano si avvicina alle battute finali.
Akito ha cambiato pelle. Shedding Skin significa “fare la muta”, ed è un richiamo alla mia prima fic della serie, Venomous, in cui lui stesso si paragonava ad un serpente velenoso.
Come dicevo, la prossima sarà di nuovo mia.
Una mano sul cuore, e una mano alla mia Deb. ❤
Gabry


Fanfiction successiva: Hi di gabryweasley



   
 
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