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Autore: Eevaa    20/12/2020    16 recensioni
Due appartamenti, cinque inquilini, nuove e improbabili amicizie che metteranno in discussione le grandi leggi del Mondo Magico.
Perché chi l'avrebbe detto che, quattro anni dopo la guerra, Grifondoro e Serpeverde si sarebbero trovati a stringere alleanza?
Un'altra serata stava per concludersi nella palazzina Augurey n.7. Una delle tante a metà tra un burrascoso passato e un futuro ancora tutto da raccontare.
Genere: Commedia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro. 
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.

 

AVVERTIMENTO:
Questa storia è stata scritta a chiaro intento parodistico e provocatorio.
Le situazioni saranno esasperate, il linguaggio talvolta scurrile e i temi NON sempre verranno trattati con adeguata sensibilità, e proprio per questo vanno letti in chiave IRONICA. La vita reale non funziona così ma, giusto per specificarlo, questa è FINZIONE.
Ovviamente non è mia intenzione offendere nessuno, perciò se siete particolarmente sensibili a tematiche come uso di alcol, vita mondana, promiscuità, relazioni tossiche e linguaggio colorito, vi sconsiglio caldamente la lettura di questa storia.
 
SECONDO AVVERTIMENTO:
Avete letto il primo avvertimento? ;)

 



 

 - AUGUREY BUILDING N.7 -
A magic sitcom in Diagon Alley



CAPITOLO 1
La pescheria

 
Dedicato a Pally93, che mi ha aiutata 
a districare i nodi di questo ingarbuglio di storia.

 

«Dite "cheese!"»
«CHEESE!»

Odiava quella foto.
Sorridevano tutti. Sorrideva anche lui. Oh, all'epoca non pensava proprio di essere in grado di sorridere - con quelle guance tirate verso l'alto e due fossette ai lati della bocca. Invece, eccolo lì.
E quel ridicolo cappello, poi! Roba da asini.
Classe 1980. La classe famosa per aver conseguito i M.A.G.O sei mesi in ritardo rispetto alla tabella di marcia. La Guerra non aveva lasciato molte alternative.
Faceva un freddo artico a Hogwarts, quell'inverno. Tuttavia, per la foto di rito nel cortile, la McGranitt aveva insistito a far indossare a tutti solo la toga, senza la giacca. Un freddo becco che rendeva quei sorrisi molto più simili a delle paresi facciali.
Doveva ammettere, però, che in quella toga verde smeraldo non stava affatto male. Mentre i Tassorosso, di contro, sembravano un esercito di primule.

Draco guardò i neo-diplomati nella foto lanciare i cappelli colorati in alto, poi scosse il capo al ricordo di quella festa.
 


 

«E io ti dico che c'era del Bubotubero essiccato nel mio cocktail!»
Da quando era circolata la voce che le foglie essiccate del Bubotubero producessero effetti stupefacenti, non si era mai smesso di parlarne. La leggenda narrava che Paciock lo coltivasse illegalmente nella Foresta Proibita.
«Pansy, fidati che se qualcuno volesse portarti a letto di certo non si scomoderebbe col Bubotubero o col Frullobulbo o chissà cosa. Ti sei sfilata le mutande per molto meno» le ricordò Draco, camminandole di fianco all'uscita della Sala Grande.
La festa del diploma era stata memorabile. Persino la McGranitt aveva alzato il gomito con l'Acquaviola. Forse era solo felice che l'annata 1980 se ne andasse finalmente fuori da quella scuola.
«Oh, in effetti» rispose Pansy, candidamente. Si corrucciò per un attimo, poi riprese la veemente pantomima. «E se fosse stato quel Corvonero secchione a cui puzza l'alito? Eh? Con lui non mi abbasserei le mutande neanche in cambio di una Felix Felicis».
«Nessuno ha messo il fottuto Bubotubero nel tuo cocktail! E nemmeno in quello prima. E nemmeno negli altri cinque. Sei semplicemente ubriaca!» spiegò spazientito Draco, tirandola per un braccio quando questa tentò di schiantarsi contro la statua di un gargoyle. Ciondolava come un orologio a pendolo.
«Non sono... ubri... uhmph» boccheggiò lei in un conato di vomito, poi iniziò a correre verso il bagno del primo piano, caracollando in modo maldestro.
Draco iniziò a inseguirla, con gli occhi al cielo e la discreta tentazione di tornarsene in sala comune nei sotterranei.
«Aspetta, Pans! Quello è il bagno dei masch-oh, chissenefrega» le urlò Draco, allargando le braccia.

Si addentrò nel bagno con aria svogliata, domandandosi cosa avesse fatto di male per dover passare il resto della serata a tenerle i capelli in un cubicolo.
Ma, non appena mise piede oltre la soglia, la situazione si fece ben più bizzarra del previsto.
San Potter, con le braccia incrociate e le natiche appoggiate al lavandino, gli lanciò un'occhiata incuriosita, prima di tornare a fissare il soffitto.
La porta del cubicolo in cui si era infilata Pansy sbatté violentemente. O forse era il suono della sua faccia contro il gabinetto. Pazienza.
Lui e Potter non si erano parlati un granché nel corso di quei sei mesi di recupero accademico, ma si poteva dire che avessero appianato i loro dissapori.
Draco aveva smesso di prenderlo per il culo nei corridoi, Harry aveva smesso di attentare alla sua vita nei bagni. Dopo la Guerra si erano dati una bella stretta di mano e amici come prima - ossia non amici.
Era capitato, qualche volta, di salutarsi silenziosamente nei corridoi o condividere lo stesso tavolo in biblioteca durante le sessioni di studio, ma nulla più.
«Un posto insolito per riflettere, Potter» lo salutò Draco.
«Sto aspettando Ron,» conato di vomito proveniente dal cubicolo di fronte, «da mezz'ora» conato di vomito nel cubicolo di Pansy. Harry sorrise in una sarcastica cordialità. «Benvenuto!»
Draco alzò gli occhi al cielo e si appoggiò due lavandini distante da Potter.
«Molto lieto».
Un verso agonizzante giunse alle loro orecchie, ma non li fece scomporre.
«Ron è convinto che qualcuno gli abbia messo del Funghetto Saltellante nel drink» spiegò Harry, senza alcun entusiasmo.
«BUBOTUBERO! È BUBOTUBERO!» urlò Pansy dal suo cubicolo, tra un conato e l'altro.
«Oh, per l'amor di Salazar!» sbuffò Draco, esacerbato.
Potter soffocò una risata nel naso. In effetti la situazione era pressoché assurda.
«Harry...» soffiò la voce di Ron, più alta di un paio di ottave «...morirò?»
«Domani rimpiangerai di non averlo fatto» rispose Potter, piatto.
Fu il turno di Draco, per ridacchiare. Non sapeva che Potter praticasse la sacra arte del cinismo.

«E la sua ragazza, dove l'ha lasciata?» domandò Malfoy.
Di tutta risposta, Harry si sporse con la mano oltre al lavandino e aprì delicatamente la porta di un altro cubicolo, alla sua sinistra. Un triste, tristissimo scenario.
Hermione, seduta con una guancia appiattita contro la tavoletta del gabinetto, stava bellamente dormendo - con tanto di bava alla bocca. Uno spettacolo raccapricciante.
«Gran festa, eh?» fece Harry, con l'aria di chi avrebbe gradito volentieri rimanere in Sala Grande a bere. Richiuse la porticina e tornò ad appoggiarsi al lavandino.
«Non ti preoccupare, la situazione è diventata noiosa, di là. Hanno chiuso il bar» provò a consolarlo Draco.
«Oh...» alzò le spalle Harry.
Altro verso agonizzante proveniente dal cubicolo di Pansy. In risposta al coro, un conato di Ron.
Draco realizzò che quell'Inferno sarebbe durato ben più del previsto; una vera fortuna che fosse un ragazzo molto previdente. Estrasse dalla tasca della toga una fiaschetta di Whiskey Incendiario e, svitandone il tappo, ne diede una lunga e bruciante sorsata.
Brividi. Ma sempre meglio che i cocktail annacquati che erano stati serviti nella Sala Grande.
«Vuoi?» propose poi, tendendo la fiaschetta verso Potter.
Se proprio dovevano aspettare, allora tanto valeva darsi all'after-party.
Harry fissò lui, poi fissò la fiaschetta, poi fissò di nuovo lui con occhi stretti.
«C'è dentro il Bubotubero?» domandò poi, la bocca storta in un ghigno.
«Naturalmente» ribatté Draco, così serio da risultare quasi credibile. Harry sogghignò di nuovo e infine accettò la fiaschetta.
«Perfetto, allora».
Trangugiò il contenuto e rabbrividì, facendo ridacchiare Draco. Nel primo cubicolo, Hermione russò. Ron si lagnò più forte, e Pansy vomitò e bestemmiò i quattro fondatori.

Quella fu, a tutti gli effetti, la prima grandiosa serata della Palazzina Augurey numero 7.
 


Quando Harry uscì dal bagno, si diede un'ultima veloce occhiata nella specchiera in ingresso. Niente: quei capelli non sarebbero mai stati giù, neanche con una supplica e un paio di preghierine.
«Ok, possiamo andare» confermò quindi, raccattando le chiavi magiche dell'appartamento dalla ciotola di cocco.
Draco poggiò la cornice del diploma al suo posto, nella libreria, poi si voltò verso il dirimpettaio. Inorridì.
«No, Potter. Non possiamo andare proprio da nessuna parte. Cosa sarebbe quella roba?» commentò, col naso aristocratico arricciato in una smorfia tra lo schifo e il terrore.
«Uh?» bofonchiò Harry.
Draco roteò così tanto gli occhi da sembrare la copia più giovane e ancor più psicopatica di Malocchio Moody.
«Cosa diamine ti sei messo addosso?» sibilò, con una certa ovvietà.
Ci risiamo, pensò Harry.
«Una camicia?»
«Ah, perdonami!» sbuffò candidamente Draco. «Per un attimo ho pensato che fosse la tovaglia di mia nonna, ma poi mi sono ricordato che mia nonna avesse delle tovaglie molto più di classe».

Harry cacciò indietro la testa in un moto di esasperazione.
«Malfoy...»
«Cosa non ti è chiaro del concetto di "eleganza"? Dimmelo, Potter, ti prego. Dammi una spiegazione al tuo essere un irrimediabile fricchettone senza buon gusto» lo supplicò, con le mani unite in preghiera. Lo prese poi per entrambe le spalle e iniziò a scuoterlo nel tentativo malriuscito di farlo rinsavire da cotanta mediocrità.
«Stai farneticando». Come al solito, aggiunse mentalmente Harry.
«Scusa!? Non so cosa tu abbia in testa – oltre ad un orribile groviglio di lanugine – ma questa serata sarà piena – PIENA! – di ragazze e ragazzi stranieri da rimorchiare con il nostro super-sexy accento British. E alcolici. E, se tutto va come spero, il tuo amico Paciock ci procurerà anche le sue nuove radici di Frullobulbo della serra. Appena sminuzzate!»
«Non serve stare in giacca e cravatta per fumare le radici» fece presente Harry, svogliato.
Tutto ciò che desiderava era uscire di lì, recarsi alla Calderoneria e bersi un dannatissimo Odgen Stravecchio.
«Potter» lo richiamò, toccacciandolo insistentemente. «Potter. Guardami negli occhi. Qui, Potter, quassù. So che madre natura non ti ha donato l'altezza ma, per Salazar!» gli sollevò con poca delicatezza il mento per farsi guardare, mentre Harry voleva solo tentare di capire cosa avesse la sua camicia di tanto orrendo. «Sarà una serata le-ggen-daria! Epica. Colossale! Non puoi venirci vestito come se stessi andando ad ammaestrare Schiopodi. Ah, ecco chi mi ricordi: Hagrid!» convenne infine, illuminato da cotale intuizione.
Harry, il quale aveva smesso di ascoltare da un bel pezzo i deliri del suo folle dirimpettaio, si avviò nuovamente in camera sua per cambiarsi. Non aveva alcuna intenzione di sorbirsi i vaneggiamenti di Malfoy per tutta la serata. Accontentarlo sarebbe stato l'unico modo per fargli chiudere quella dannatissima bocca.
 


 

La Calderoneria era il locale più alla moda di tutta Hogsmeade. Nuovo, costruito dopo la Seconda Guerra Magica – quattro anni prima - dalle macerie di una vecchia fabbrica.
Ma, se da fuori sembrava una struttura antica e quasi fatiscente, gli interni erano degni di un moderno attico newyorkese Babbano.
La giovane Comunità Magica si era modernizzata dopo la Guerra e, grazie al nuovo ufficio ministeriale di Collaborazione tra Mondo Magico e Babbano, i maghi e le streghe avevano finalmente avuto accesso ad alcuni privilegi di tecnologia Babbana assolutamente necessari. Come le luci stroboscopiche e le attrezzature da dj.
Avevano inoltre risolto il problema del malfunzionamento dell'elettricità nei luoghi magici, non senza una lunga serie di tentativi andati a vuoto e parecchi ricoveri al San Mungo.
La festa di quella sera era una delle più attese dell'anno. Hogwarts aveva deciso - per recuperare prestigio dopo le tragedie dell'ultimo evento - di ospitare nuovamente il Torneo Tremaghi. Di conseguenza, molti amici e parenti dei partecipanti al Torneo si erano radunati nei dintorni per assistere.
Quella sera, per festeggiare la buona riuscita della prima prova – udite udite, nessun morto! - l'Ufficio della Cooperazione Magica aveva organizzato una grande festa.
E, siccome Hermione era attivamente coinvolta in un tirocinio presso quell'ufficio, era riuscita a ottenere i pass del privé e numerosi free-drink.

«Siete in ritardo!» li redarguì Hermione, porgendo però loro i biglietti per il bar.
Ron, al suo fianco, li salutò entrambi con sorriso raggiante. Quante consumazioni aveva già tracannato?
«Non è colpa mia! Questo pazzo mi ha fatto cambiare quattro volte!» si lagnò Harry a denti stretti, lanciando un'occhiata omicida a Malfoy.
Ron soffocò una risata nel suo drink.
«Beh, però in effetti stai benissimo» si ammorbidì Hermione, sistemandogli meglio la cravatta con un gesto affettuoso.
«Granger!» Malfoy si illuminò come una di quelle dannate sfere stroboscopiche. «Allora c'è speranza! Lode, lode a me che sono riuscito a trasmettere il buon senso, evviva! Grazie, grazie!»
Si allontanò glorioso, con grandi riverenze e inchini volti a persone del tutto sconosciute.
«È più folle del solito, o sbaglio?» domandò Ron, affiancandosi al suo migliore amico per osservare Malfoy con una certa apprensione. Harry si strinse nelle spalle, rassegnato.
«È Malfoy».

Draco si fece largo tra la folla ballando a ritmo di quella stereotipata e insopportabile musica Babbana. I'm blue, da ba dee, da ba daa! Amava quegli eventi, ma la musica diveniva di suo gradimento solo dopo un paio di drink. Era proprio al bar che era diretto, quando un paio di braccia gracili lo intrappolarono in una morsa amichevole.
«Oh, Draco! Finalmente sei arrivato, mi domandavo dove ti fossi cacciato» trillò Pansy, con un bicchiere oramai vuoto in mano.
Draco scosse la testa, rassegnago. «Scusami, Pans. Stavo cercando di insegnare a Potter il buon gusto» si giustificò.
«Mmh, quindi un fallimento» convenne lei. Riprese però subito entusiasmo mettendosi in mostra nel suo abitino bianco di un tessuto simile al lattice. «Oh, a proposito, come sto?»
«Benissimo, se ti piace inscenare il ritrovamento di Laura Palmer». O assomigliare a un preservativo, aggiunse mentalmente Draco. Avere un televisore nella nuova casa significava perdere le nottate davanti alle serie tv. E tutto quel cooperare con i Babbani aveva reso necessario l'adattarsi con metodi anticoncezionali rudimentali.
Una vera fortuna che la sua amica avesse il fisico adatto per indossare qualsiasi tipo di abito. E "tette" era il dress-code di quella sera, evidentemente, per quanto fossero strizzate e strabordanti dalla scollatura.
«Uh, vero?» si lamentò lei, aggiustandosi le pieghette del tessuto. «Non ero convinta nemmeno io di questo vestito. Oh, ma chissenefrega! Tanto, se tutto dovesse ben procedere, presto me lo toglierà quel bel fusto di Cormac» aggiunse la ragazza, ammiccante.
«Oh, deduco che non tornerai a casa questa sera!» convenne Draco, con rinnovato entusiasmo. Non che McLaggen fosse tutto questo granché, ma la sua amica lo stava puntando da mesi.
«E mi auguro non ci tornerai neanche tu. Hai visto quanto ben di Merlino? Guarda Blaise, dannazione. Vorrei essere un uomo solo per riuscire a portarmelo a letto» trillò Pansy, con aria sognante.
Draco storse il naso.
«Vorrei essere una donna solo per non essermelo portato a letto. Sai che grugnisce quando viene?» confessò con disappunto, nel rimembrare quella bizzarra notte di due anni prima.
Blaise gli faceva la corte dal sesto anno di Hogwarts, ma ovviamente quell'anno Draco aveva in mente tutto tranne che il sesso. Si erano incontrati al Paiolo Magico a un happy-hour due anni prima e, beh, forse sarebbe stato meglio rimanere col beneficio del dubbio che fosse bello quanto bravo a letto. Meh. Che delusione!
«Ed ecco che svanisce tutta la poesia» convenne Pansy, arricciando le labbra. Draco esplose in una brillante risata e poi, dando un bacio sulla guancia alla sua coinquilina, si allontanò alla ricerca di quei dannati drink.
Ne aveva un gran bisogno.

 


 

Diverse ore e diversi cocktail più tardi, Draco realizzò che sarebbe stato di gran lunga meglio non aver avuto bisogno di quei drink. Non si poteva certo dire che la festa fosse stata un mortorio, ma la situazione era pericolosamente precipitata intorno a mezzanotte.
Dove cazzo sto andando, pensò, nel farsi largo tra la folla alla ricerca del bagno. Urgente, urgentissimo.
Quando finalmente trovò i servizi, ci si infilò dentro alla velocità di un Ippogrifo da corsa. Ma, una volta spalancata la porta di uno dei cubicoli, questa sbatté contro qualcosa. O meglio, qualcuno.
«AH!» urlò questi.
«AH!» urlò di rimando per lo spavento. «Potter, ma che cazzo!?»
«Shh!» lo redarguì Harry, sporgendosi poi fuori dal cubicolo per squadrarsi intorno.
«E chi vuoi che ci senta, là fuori, con 'sto baccano?!» domandò Draco, braccia larghe ed epressione esasperata.
Harry però lo prese per le spalle e iniziò a scuoterlo.
«Io ti giuro, giuro che non ho mai conosciuto una ragazza più appiccicosa di Susan!» ringhiò con tono esasperato, resistendo per chissà qualche grazia divina alla tentazione di tirare una testata contro il divisorio del bagno.
«Ti riferisci al polipo che avevi attaccato alla faccia fino a mezz'ora fa?» domandò Draco, serio. Per la verità era discretamente divertito dalla situazione.
«Voglio morire! Altro che leggendaria-epica-colossale» gesticolò Harry, ruggendo poi in faccia al dirimpettaio. «Questa festa fa schifo!»
Draco fece per aprire la bocca per dare adito alle proteste di Potter, quando una voce altisonante giunse dall'anticamera dei bagni.
«Drakko?»

Draco spalancò gli occhi e, in un moto di disperazione, prese per un braccio Potter e lo trascinò nel cubicolo, sbattendo la porta con violenza.
«Drakko?!» risuonò ancora la voce, insieme al cigolio della porta del bagno degli uomini.
Harry trattenne a stento una risata nel rispecchiarsi negli occhi terrorizzati di Malfoy.
«Drak-ko» lo imitò Harry a bassa voce, schernendo l'amico per la buffa storpiatura del suo nome. Malfoy gli tappò la bocca con una mano e lo deliziò di uno sguardo omicida degno delle loro risse negli anni scolastici. Ah, ricordi deliziosi, quelli!
Si portò un dito alla bocca e gli intimò – in una silenziosa supplica, più che altro – di chiudere il becco.
Quando finalmente la porta d'ingresso cigolò di nuovo, Draco mollò la presa.
«Chi cavolo era?» soffiò Harry, rendendosi conto che ancora qualche secondo e sarebbe soffocato.
«Qvalcuno ha visto Drakko?» La voce si stava allontanando.
«Un tizio bulgaro. Molto, molto carino» spiegò Malfoy, appoggiando la testa contro il divisorio, sollevato dal fatto che il pericolo fosse scampato.
«E perché ti stai nascondendo da lui, allora?»
«Perché non si lava la bacchetta» disse, lapidario.
Harry spalancò gli occhi e arricciò il naso.
«Che schifo!» avrebbe voluto vomitare.
«Lo dici a me?!» sbuffò Malfoy, gesticolando come un forsennato. «Poco fa gli ho slacciato i pantaloni nel guardaroba e pensavo di aver aperto una confezione di sardine».
«Godric maledetto...» sbuffò Harry, nel tentativo di togliersi dalla testa l'orribile immagine. L'avrebbe sognato di notte, ne era certo. «Ce ne andiamo?»
«Sì, ti prego. Ho delle radici a casa, un po' vecchiotte, ma non ci formalizziamo» annuì Draco, stremato. Quella festa era un vero disastro. E quell'idiota di Paciock non si era nemmeno presentato. Alla faccia del Frullobulbo appena sminuzzato!

Dopo numerose deviazioni per non farsi scoprire da Susan e il Signor Sardina, Draco e Harry riuscirono a uscire dalla Calderoneria con la coda tra le gambe, ma soddisfatti della loro tecnica di fuga - elaborata e perfezionata nel corso di tre lunghissimi anni di eventi disastrosi.
Perché ovviamente l'idiota di Potter si dimenticava sempre di portarsi dietro il Mantello dell'Invisibilità.

 

«Non è a questo che dovrebbe servire il mantello!» aveva sbraitato, una sera in cui erano finiti erroneamente in una festa bondage per streghe e maghi maturi.
«È esattamente A QUESTO che dovrebbe servire!» gli aveva urlato Draco di rimando, dopo che li avevano fermati una dozzina di volte prima che potessero fuggire.

 

Una volta materializzati a Diagon Alley, Draco e Harry camminarono fianco a fianco fino alla Palazzina Augurey n.7 della terza traversa. Salirono silenziosi le scale - l'ultima cosa di cui avrebbero avuto bisogno sarebbe stata svegliare il Poltergeist nell'ascensore – e, prima di uscire sulla piccola terrazza all'ultimo piano, fecero una breve sosta all'appartamento 5b per recuperare le tanto agognate radici.
Ma, proprio quando si addentrarono nell'appartamento, compresero loro malgrado che la buona dose di sfortuna non fosse finita.
Malfoy che metteva le mani nei pantaloni di un fetente bulgaro non sarebbe più stato in cima alla lista degli incubi peggiori di Harry, per quella notte.
«AH! MA CHE CAZZO?!» urlò Cormac Mc.Laggen, spaventato a morte per lo spalancarsi della porta d'ingresso. Con un gesto improvviso si allontanò dalle prosperose curve pettorali di Pansy ma, così facendo, inciampò nei suoi stessi pantaloni e si cadde rovinosamente a terra.
«Pansy, ma che cazzo!?» urlò di rimando Draco, sgranando gli occhi nel vedere la propria coinquilina a gambe aperte sull'isola della cucina, i corti capelli neri a caschetto spettinati in un'improbabile e non voluta acconciatura grunge.
«Draco, ma che cazzo!» sbraitò lei, rossa come un pomodoro, cercando di coprire il copribile con l'ausilio delle pattine da forno.
«Cormac, ma che cazzo... piccolo!» aggiunse infine Draco, storcendo il naso nell'osservare il ragazzo a gambe all'aria.
In effetti, pensò Harry, non aveva tutti i torti.
«FUORI!» urlò Pansy, lanciando una pattina nella direzione di Harry e Draco.
I due ragazzi indietreggiarono e chiusero la porta ma, come dimenticare, il necessario per dimenticare – appunto – si trovava all'interno dell'appartamento.
Draco riaprì ed entrò zompando in punta di piedi fino alla credenza per prendere le radici.
«Un secondino!» si giustificò con una vocetta stridula e, di conseguenza, Pansy gli tirò dietro l'ultima delle pattine a disposizione.
«VAI VIAAA!»
Una serata leggendaria.

 


 

All'ultimo piano della Palazzina Augurey n.7, vi era una deliziosa terrazza incastrata nella tasca del tetto. Piccola, intima e con una meravigliosa vista sul quartiere magico.
Se la struttura in sé non era delle più ben ridotte, quella terrazza ripagava alla perfezione l'affitto non proprio a buon prezzo.
Vi era un tavolino bianco in ferro battuto sull'angolo, una griglia incrostata dall'ultimo barbecue, dell'edera rampicante sulle pareti più alte e un pallet con dei cuscinoni che fungeva da panchina.
Proprio su quel pallet Draco e Harry avevano trascorso i migliori after-party della loro nuova, bizzarra vita da amici.
«Io la giacca e la cravatta non me li metto più» sbuffò Harry, inspirando poi un lungo fiato della loro sigaretta speciale. Le radici di Frullobulbo, a differenza delle droghe Babbane, si era scoperto che non producessero alcun effetto negativo sulla salute. Beh, a parte i piacevoli effetti collaterali immediati.
«Cavolo, Potter! Una volta tanto che ti vesti decentemente, si scombinano gli assi terrestri e succede il disastro!» scherzò Malfoy, passandosi una mano tra i capelli.
Cambiava taglio ogni tre mesi per rincorrere l'ultima moda, ma la triste verità – per Harry – era che comunque Draco li avesse messi, sarebbero stati alla perfezione. Mentre lui doveva lottare ogni mattina contro un nido di uccelli.
Harry ridacchiò ma, prima che potesse controbattere, la porta sulla terrazza cigolò. Ne emerse una Pansy Parkinson afflitta ma, a differenza di prima, vestita.
«Ehi, Pans...» la salutò Draco, con un sorriso amaro.
«Salazar, che serata di merda!» si lamentò lei, lasciandosi cadere in mezzo ai due ragazzi sul pallet, affranta.
Harry, dispiaciuto ma assolutamente concorde, le passò la sigaretta.
«Ci giocavate a Quidditch, a scuola. Com'è che nessuno di voi due mi ha avvertita che il suo pene è più piccolo di un Asticello?! Che poi va bene tutto, ma almeno ci sapesse fare con i preliminari... e invece no! Che delusione!» si lagnò e inspirò un tiro fin troppo concitato della sigaretta, che la costrinse a tossicchiare.
Harry e Draco, illuminati da tale affermazione, si sporsero in avanti per guardarsi e lasciarsi sfuggire un «ahhh!» che suonò tanto come un "eureka".
«Ecco perché non faceva mai la doccia in spogliatoio!» aggiunse poi Draco, e Harry annuì.
Pansy grugnì in disapprovazione, poi inspirò di nuovo il fumo e avvolse tutti e tre in una nuvola densa.

Ron e Hermione rincasarono una manciata di minuti più tardi. Li raggiunsero in terrazza felici, abbracciati e gongolanti per il successone della loro serata. Erano quella classica coppia che si divertiva anche uscendo insieme. Anime gemelle fatte e finite. L'invidia di tutti.
«Che musi lunghi! Che è successo?» commentò Ron nel vedere – o meglio, intravedere nella nube – i volti affranti del coinquilino e dei dirimpettai. Si guadagnò una tagliente occhiataccia da tutti e tre, ma nessuna spiegazione in merito.
Hermione, dopo un minuto di rispettoso e religioso silenzio, incrociò spazientita le braccia al petto.
«Allora?»
Draco si sporse un poco, appoggiandosi sui gomiti.
«Allora Potter si è limonato una piovra, Pansy si è scopata un cavalluccio marino e io ho aperto una pescheria!»
E, detto ciò, si lasciò cadere di nuovo indietro sui cuscini in un atto tremendamente teatrale.
Harry, al suo fianco, fece del suo meglio per non scoppiare in una fragorosa risata. Pansy, pure.
Ma, complice il Frullobulbo, il tentativo fu più che vano.
«Hai ragione, amore...» sussurrò Hermione nell'orecchio del suo fidanzato, mentre le risate dei loro amici non accennavano a scemare. «Malfoy è più pazzo del solito, oggi».

Un'altra serata stava per concludersi nella Palazzina Augurey n.7. Una delle tante a metà tra un burrascoso passato e un futuro ancora tutto da raccontare.




 
Continua...



ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno coraggiosi e coraggiose che avete deciso di intraprendere l'impetuosa strada della perdizione xD scherzo, ovviamente. Sicuramente se siete giunti fin qui, avrete chiaramente capito che tutto questo è un'enorme concentrato di ironia e voi siete persone estremamente ironiche. Vero?
Che dire... questa storia è stata una vera sfida per me, abituata all'introspezione, al dramma, alle tematiche serie e delicate.
Sono però anche grande amante delle tv comedy – tipo The Big Bang Theory, How I met your mother, New Girl, Friends e chi più ne ha più ne metta. E, in effetti, troverete dei chiari riferimenti ad alcune di queste serie tv. Non so se l'avete notato, ma il mio Draco Malfoy è liberamente ispirato al personaggio di Barney Stinson. LEGGEN-nonvimuovete-DARIO, insomma.
So anche che negli ultimi anni alcune rappresentazioni delle relazioni, del modo di vivere e delle situazioni che incorrono in questo tipo di serie sono state aspramente criticate in quanto malsane, tossiche, politicamente scorrette, superficiali, tendenti al body shaming e bla bla bla... ragazzi, non so voi, ma io da una COMMEDIA non mi aspetto nulla di diverso da ciò. Non sono una persona che si indigna facilmente, sebbene non mi ritengo affatto superficiale e so bene quanto sia importante, nella vita reale, porre attenzione su certe tematiche.
Ma questa è finzione, e spero che riusciate a cogliere la totale ironia di questa storia senza tacciarmi di qualsivoglia stigma sopra riportato.
Quindi ripropongo l'avvertimento iniziale: NON PRENDETE TROPPO SUL SERIO QUESTA STORIA.
Che dire... spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia divertiti, nei prossimi vedremo con più chiarezza come si sono ritrovati nella Palazzina Augurey e ad essere amici.
Aggiornerò, come sempre, a cadenza settimanale.

Un ringraziamento speciale alla mia cara Pally93, beta-reader di questa storia, che ha corretto tutti i miei orrori e mi ha supportato negli ultimi mesi. Grazie, grazie, grazie!

A domenica prossima!
Eevaa
  
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