Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: epices    20/12/2020    15 recensioni
Due bambini in un giorno di Natale di tanti anni fa. Ho preso in prestito il titolo dell’opera di Joanne Harris per una favola d’inverno in cui l’aroma del cioccolato fa da ponte tra un'infanzia felice e un futuro da inventare...
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un sorriso, impigliato tra le labbra, rivolto alla bevanda densa e profumata appoggiata lì, sul tavolino intarsiato e la considerazione che, probabilmente, Monsieur Perrault avrebbe potuto raccontare di come l’aroma caldo del cacao, fattosi principe, fosse in grado di solleticare i sensi, arrivando a risvegliare ricordi caduti in un sonno profondo...

C'era una volta una bambina che, nonostante vestisse da maschio, era sicuramente la più carina si potesse vedere in giro. Se ne stava raggomitolata sul pavimento, davanti all'enorme finestra della sua stanza, con gli occhioni azzurri spalancati sulla notte. Teneva i gomiti appoggiati alle ginocchia incrociate e il mento sui palmi delle mani che sbucavano dalla camiciola da notte.
Era il giorno di Natale ma ancora mattina non era.
I vetri erano ornati da ricami di ghiaccio, sapientemente intessuti dalle dita della notte.
E forse la neve era già caduta, là fuori, ma nel buio non si vedeva.
C'è odore di neve - affermavano da giorni i domestici infreddoliti, rabbrividendo dentro i loro mantelli e sfregandosi le mani non appena varcavano le porte del Palazzo. E lei li osservava curiosa, ma soprattutto li ascoltava, sbocconcellando biscotti, dall’alto del suo sgabello in cucina, conquistato con tanta fatica, chiedendosi quale mai fosse l'odore della neve.
Non le piaceva mangiare da sola nella sala grande; lì, invece, poteva osservare le cose più strane e curiose che attiravano come una calamita la fervida fantasia della sua mente infantile. Drizzava le orecchie come un cane da caccia, sicuro di sè e pronto a rincorrere la preda, in attesa di carpire il segreto che tutti gli adulti sembravano conoscere. Ma nessuno ancora si era lasciato sfuggire alcunchè.
Aveva provato, di nascosto, sul balcone della sua stanza, ad annusare l'aria, intensamente e a lungo ma non aveva sentito nessun odore particolare. Soltanto freddo.
Però a lei non l'aveva mai spiegato nessuno quale fosse l'odore della neve; se avesse saputo cosa doveva sentire, magari ci sarebbe riuscita.
Avrebbe tanto voluto saperlo.
Ma a chi poteva rivolgersi? Gli adulti erano sempre troppo indaffarati, erano sempre di corsa, soprattutto in quei giorni. Ma non potevano mica rifiutarsi di dirglielo...anche se piccola era pur sempre l'erede della famiglia Jarjayes!
O forse poteva chiedere ad Andrè; era arrivato da poco a Palazzo, assunto con il ruolo solenne di suo compagno di giochi, ed era più grande; forse lui lo sapeva.
Ma l'avrebbe presa in giro, valutò imbronciandosi. Le avrebbe detto che era una mocciosa e le avrebbe fatto una boccaccia. E si sarebbe fatto pregare; probabilmente avrebbe dovuto cedergli tutta la sua porzione di biscotti in cambio.
Però magari stava davvero per iniziare a nevicare! Doveva stare all'erta, come la migliore delle sentinelle. Così non avrebbe dovuto chiedere niente a nessuno e non si sarebbe persa la sua scorpacciata di Natale. Faceva freddo però.
Si alzò e andò verso il letto per prendere la coperta di lana che si gettò sulle spalle tornando poi alla sua posizione di attesa, accoccolata davanti alla finestra.
Ma la neve ancora non era caduta; si stava facendo attendere quell'anno. Non era ancora riuscita a fare una battaglia di neve con i fiocchi con il suo nuovo amico.

Una battaglia di neve con i fiocchi”

Raddrizzò la testolina bionda e sorrise divertita alla notte per il gioco di parole che aveva appena inventato. Nemmeno Andrè avrebbe saputo fare di meglio. E lui era bravo in queste cose.

Eh eh...vedrai Andrè, nemmeno a te sarebbe mai venuto in mente!”

Avrebbe tanto voluto fare anche un pupazzo di neve. Non l’aveva mai fatto; prima nessuno era disposto a trascorrere mezza giornata con lei nella neve; si era offerto solo il vecchio giardiniere, l'anno precedente, mosso a compassione per quella bimba troppo sola, ma aveva dovuto desistere, piegato dai dolori alla schiena che si accentuavano con il gelo. Quest’anno però aveva un alleato che si stava rivelando un complice insostituibile.
Nel terzo cassetto del suo armadio aveva già nascosto per bene tutto il necessario. Ma proprio in fondo, dentro un paio di pantaloni, perchè la nonna non lo doveva scoprire...forse si sarebbe arrabbiata e, probabilmente, non sarebbe neanche stata la sola. Da giorni quel cassetto che difendeva come un fortino, ospitava una sciarpa vecchia, un cappello rubato, anzi no, preso in prestito al giardiniere che tanto d'inverno non lo usava e una pipa del Generale, sottratta con una vera missione segreta messa a punto da lei e Andrè. Ecco, quest'ultima era la parte del bottino che la impensieriva di più sul fronte delle punizioni. Ma ne valeva la pena...non si poteva proprio fare un pupazzo di neve senza la pipa!
Andrè si era procurato la carota per fare il naso; di nascosto da sua nonna era riuscito ad infilarla nella giacchetta ed ora si trovava dentro il suo armadio, infilata in un calzino di lana - le aveva detto.
Insomma, era tutto pronto...mancava solo la neve.
Forse avrebbe potuto provare con quella filastrocca che le aveva insegnato Andrè. Diceva che al villaggio dove viveva prima la ripeteva sempre con la sua mamma e dopo un po' la neve iniziava a scendere.
Andrè sapeva un sacco di cose...aveva avuto ragione anche con quella storia del singhiozzo.

Oh singhiozzo, mio singhiozzo
vai nell'acqua che c'è nel pozzo...

Poi come finiva? Non lo ricordava più però, alla fine, le aveva fatto bere tre piccoli sorsi d'acqua rapidamente, uno dopo l'altro e il singhiozzo era scomparso come per magia. Non è che la sua mamma fosse, per caso, una strega?
No, Nanny aveva detto che era bellissima...non poteva essere una strega.
Però forse nel villaggio abitava una strega che insegnava rimedi antichi e sconosciuti - meditò con l'indice destro sulle labbra e lo sguardo perso, rapito dalla strana conformazione di un cristallo di brina. Poi scosse energicamente la testolina bionda per tornare presente a se stessa.
Oh insomma! Il problema da risolvere, al momento, era quello della neve. Come diceva la filastrocca di Andrè?

Scende la neve, scende lenta
in candidi fiocchi o con la tormenta...

E poi?

Imbianca il giardino
imbianca il selciato
e il paesaggio diventa incantato...

Sì, era così.
Iniziò a ripetere la filastrocca una volta dopo l'altra, come una cantilena, sfregando di tanto in tanto le manine sulle gambe e stringendosi sempre più nella coperta.
Il fuoco era quasi spento...possibile che nessuno pensasse ad un suo risveglio prima dell'alba? Neanche il giorno di Natale? Che poi era anche il suo compleanno?
La nonna le avrebbe preparato una colazione speciale quel giorno; le aveva promesso una enorme tazza di cioccolato come aveva fatto l'anno prima e quello prima ancora. Era golosissima di cioccolato ma il Generale, senza troppe cerimonie, le aveva detto che era una bevanda da femminucce e che non doveva abituarsi a troppi agi. Sui campi di battaglia non c'era mica il mastro cioccolatiere pronto a rimpinzare i soldati di delizie!
Aveva abbassato mestamente il capo quando il padre le aveva fatto questa rivelazione e lui, stranamente intenerito, aveva fatto una concessione. Quella era una leccornia che un soldato poteva permettersi soltanto il giorno di Natale e del compleanno!
Lei aveva alzato il visino illuminato di speranza che si era però istantaneamente rabbuiato realizzando che, per lei, Natale e compleanno cadevano lo stesso giorno. Aveva iniziato a girovagare mestamente per casa e la nonna l'aveva trovata, infelice e sconsolata, dietro una pesante tenda del salone.
Ma la nonna, quel giorno, era stata davvero eccezionale; era insuperabile la sua Nanny!
Quando, non con poca fatica, era riuscita a farsi dire la causa della sua tristezza, le aveva sorriso e asciugato le due piccole lacrime in bilico sulle ciglia, in attesa di decidere se ubbidire alla bimba triste o al soldatino orgoglioso. L'aveva fatta alzare e, mentre le sistemava i vestiti, l'aveva avvolta in uno sguardo complice e le aveva sussurato piano quello che sarebbe stato il loro segreto.
“Bambina mia, vorrà dire che quel giorno ti preparerò il cioccolato a colazione e anche prima di coricarti la sera”
Poi le aveva fatto l'occhiolino e l'aveva portata con sé.
Era appena arrivato il fornitore con un carico di noci e mandorle...

A proposito, stava iniziando ad avere fame. Chissà se era già ora di colazione.

Scende la neve, scende lenta
in candidi fiocchi o con la tormenta...

Si alzò e si avvicinò alla porta, con il suo strascico di lana.

Imbianca il giardino
imbianca il selciato
e il paesaggio diventa incantato...

Aprì lo stipite alzandosi sulle punte per arrivare con agio alla maniglia e si affacciò sul corridoio ancora troppo buio per non essere infestato da mostri e fantasmi che, sicuramente, se ne stavano rintanati in qualche angolo.
Ma insomma! C'era poco da fidarsi degli adulti...la nonna diceva sempre che a Natale le giornate iniziavano ad allungarsi e quella notte, invece, sembrava non finire più!

Scende la neve, scende lenta
in candidi fiocchi o con la tormenta...

Ma nel silenzio di una mattina di festa le sembrò di udire, sordo e lontano, il rumore delle cucine che si stavano svegliando.
Come fare? Arricciò la bocca, pensierosa. Se solo Andrè avesse dormito nella stanza a fianco sarebbe stato tutto più facile. Avrebbe potuto sgattaiolare da lui e, insieme, sarebbero potuti scendere per quella missione di estrema importanza. Era incredibile come si sentiva coraggiosa al suo fianco...era a Palazzo solo da qualche mese e già aveva dimenticato come si viveva prima del suo arrivo. Ma non glielo avrebbe mai detto! Non lo voleva vedere gonfiare il petto come un tacchino; a lei piaceva quando era allegro e gentile, cioè quasi sempre.
Comunque, il problema contingente era un altro...era necessario raggiungere la cucina per guadagnarsi la prima cioccolata di quella giornata. Quello era anche il primo Natale che passava con il suo nuovo amico...chissà se anche a lui piaceva il cioccolato?
Iniziò a girovagare per la stanza cercando un’arma con cui potersi difendere da eventuali incontri spaventosi.
Forse lo spadino di legno poteva fare al caso suo.
Iniziò a cercarlo in ogni angolo della stanza e.... no, accidenti!
Lo aveva dimenticato nella camera di Andrè il giorno prima quando avevano ingaggiato una battaglia all'ultimo sangue tra Calico Jack e il pirata Barbanera, saltellando scalzi sul suo letto che, per l'occasione, si era trasformato in un veliero a sette alberi.
E allora?
Sedette sul letto sconsolata, sbuffando di rassegnazione. Poi si tuffò sui cuscini in cerca di ispirazione. Le manine vagarono sui guanciali di lino e, inaspettatamente, con l'indice percepì un difetto nella cucitura. Senza pensare infilò un dito nella stoffa domandandosi quale mai fosse la causa di quella strana consistenza, soffice e scivolosa.
Ne pescò una piuma.
La osservò incuriosita rigirandola tra le dita, poi il lampo di un'idea geniale le illuminò il viso.
Gli indiani indossavano le piume! Sul libro che aveva letto con Andrè c'era scritto che le usavano anche per scacciare gli spiriti malvagi...sì, forse quella poteva essere la soluzione.

Scende la neve, scende lenta
in candidi fiocchi o con la tormenta...

Iniziò a sfilare, una dopo l'altra, le piume dell'imbottitura...ecco, quello poteva essere un numero sufficiente. E ora? Come si potevano legare insieme?
Iniziò a scrutare la stanza nella poca luce fornita dal camino quasi spento.

Imbianca il giardino
imbianca il selciato
e il paesaggio diventa incantato...

Lo sguardo cadde sulle corde sottili che legavano le tende del baldacchino. Sorrise soddisfatta ed iniziò a costruire il suo personale amuleto.
Ecco, aveva finito. Una corona perfetta! La pose sui riccioli biondi, legò gli angoli della coperta sotto il mento alla guisa di un mantello e si avventurò per i corridoi bui, non senza timore, continuando a borbottare sottovoce la filastrocca di Andrè.

Scende la neve, scende lenta
in candidi fiocchi o con la tormenta...

“Madamigella Oscar!!!”
Quasi urlò Nanny quando se la ritrovò davanti nel bel mezzo dei lavoranti impegnati a preparare il pranzo di Natale che, con tutti gli onori, sarebbe stato servito quel giorno.
“Ma cosa fate qui? E' presto e prenderete freddo”
“Ma io ho fame...sono venuta a chiederti se mi puoi preparare la cioccolata”- iniziò la bimba, con voce un pò lamentosa ma felice di essere ormai al sicuro. Nanny sorrise e la sua espressione si addolcì al pensiero di come quel loro patto segreto le rendesse emozionante l'attesa di quel giorno.
“Va bene, vi riaccompagno di sopra, poi ve la porto subito”
Nel frattempo Oscar, con lo sguardo, aveva abbracciato la stanza in lungo e in largo, attirata dall'andirvieni della servitù, ma tutta la sua attenzione era stata catturata dal suo amico, seduto ad un angolo del tavolo.
“Ma Andrè è qui...voglio mangiare con lui...”- disse avvicinandosi al bimbo, già vestito di tutto punto.
“Andrè deve aiutare Jerome e Philippe a preparare i ricoveri per i cavalli degli ospiti nelle scuderie. Fa troppo freddo per lasciarli all'aperto tutto il giorno”
“Ma Andrè è un bambino, non può fare un lavoro così faticoso.”- obiettò lei ricordando le grosse pale, colme di fieno, che gli inservienti usavano per quell'incombenza.
“Anche se sono un bambino, sono perfettamente in grado di farlo!”- si intromise l'altro, fiero, drizzando la schiena.
“Allora vengo con te!”
“Ma non se ne parla neanche Madamigella! E siete anche scalza...oh Santo Cielo! E queste piume...da dove vengono?”- domandò allarmata la nonna, già indovinando tra sè quale potesse essere l'origine dello strano ornamento.
“Andrè è qui per giocare con me, io voglio stare con lui oggi...è il mio compleanno...”- rispose decisa, aggrappandosi al braccio del bambino.
“Ma Madamigella, Andrè deve imparare a fare anche altro...”
“No, no e no! Mio padre ha detto che lui sarebbe arrivato qui per stare con me...adesso vado a sentire cosa ne pensa di questa faccenda dei cavalli!”
“Madamigella, è troppo presto...il Generale starà ancora dormendo...”
“Lui dice sempre che un soldato deve alzarsi presto...”
“Ma oggi è Natale...”
“Non mi importa...”
E girò sui talloni pronta a lanciarsi di nuovo nei corridoi, dimenticando improvvisamente le strane creature che avrebbero potuto abitarvi.
Prima che potesse varcare la soglia della cucina, la nonna l’afferrò per l’improvvisato mantello e la fermò dolcemente, comprendendo quel bisogno di non stare sola.
“Va bene Madamigella, rimanete qui con Andrè...preparo il cioccolato”
“Anche per Andrè? Andrè ti piace il cioccolato? La nonna lo fa buonissimo!”
Lui fece spallucce.
“Non lo so...non l'ho mai mangiato”
Oscar spalancò gli occhi, aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse, poi si sedette al suo fianco.
“Oggi lo assaggerai due volte”- gli disse allungando il viso verso di lui e sussurandogli piano all'orecchio come a svelargli il più misterioso dei segreti.
Lui si girò a guardarla un pò sconcertato non potendo comprendere i pensieri di quella testolina sempre in movimento, anche più della sua - e lui era un bambino che pensava parecchio! Lo dicevano sempre anche i suoi genitori.
Poi i suoi occhi vivaci furono attraversati da una scintilla.
“A proposito Oscar...buon compleanno! Io non so...non sapevo se potevo...se dovevo... farti un regalo”
“Gioca con me...tutto il giorno”
Lui sorrise e annuì in silenzio.
“Sai Andrè che ho imparato la filastrocca della neve? L'avrò ripetuta mille volte da quando mi sono svegliata!”
“Davvero? Anch'io l'ho ripetuta tante volte...vorrei tanto fare il pupazzo”
“Poi devo dirti una cosa che ho inventato...”
Non fece in tempo a terminare la frase che in quel momento Jerome spalancò la porta della cucina e battendo energicamente i piedi sulla pietra dell'ultimo gradino chiamò a gran voce per farsi sentire all'interno della stanza, sempre più rumorosa.
“Philippe, vieni ad aiutarmi, svelto! Sta iniziando a nevicare!”
Oscar guardò Andrè a bocca aperta stupita e ammirata...funzionava davvero! I due bambini stavano per alzarsi all'unisono quando la nonna si piazzò alle loro spalle con le maniche rimboccate fino ai gomiti per essere più libera ed efficace nei movimenti, e li ricaccio’ sulle sedie, ponendo energicamente una mano sulla spalla di ciascuno.
“Voi due non vi muovete di qui se prima non vi riscaldate lo stomaco!”
E davanti ai visetti vispi ed eccitati piazzò due tazze di cioccolato fumante, colme quasi fino all'orlo.
Gli occhi di Oscar si illuminarono di pura gioia...quello era davvero il più bel compleanno della sua vita! Nevicava, aveva davanti il cioccolato più buono del mondo e poi...
“Ti piace Andrè?”- chiese, ben attenta a ripulire perfettamente il cucchiaino con la lingua per non sprecare nemmeno una goccia di quella delizia.
“Non ho mai mangiato niente di più buono”- rispose l'altro leccandosi i baffi e inspirando profondamente l'aroma dolce che, in morbide volute, si spandeva intorno a loro.
“Nemmeno io”- affermò convinta.
Andrè la guardò stupito, con una buffa smorfia sul viso, pensando che i nobili erano proprio strani.
Non era mica la prima volta che Oscar mangiava il cioccolato di sua nonna...

C’erano una volta due bambini che aspettavano trepidanti la prima neve.
Oggi non ci sono più, ma ci siete ancora voi.
Tu hai imparato che le regole del Generale possono anche essere infrante.
Oggi non è Natale e, di conseguenza, nemmeno il tuo compleanno ma soltanto un giorno qualunque di cui, ieri notte, hai temuto di non riuscire a vedere l'alba. Eppure le tue mani bendate stringono una tazza di cioccolato alla quale ti aggrappi a piene dita per provare a trattenere un pò di calore, pur sapendo perfettamente non riuscirà a sciogliere la paura dell’ultima notte.
La paura più grande. Quella di perdere lui.
Sei ferita ma i segni sulla pelle non fanno male, blanditi dal rimbombo di ciò che il tuo cuore ha urlato con forza tra le braccia di un uomo incapace di stringerti quando invece lo avresti voluto.
Lui è appena uscito dalla stanza; come te sfoggia diverse ferite, anzi molte di più perchè - ora lo sai - a quelle più profonde hai contribuito anche tu. Eppure anche oggi ha pensato a te.
Alzi lo sguardo dalla tazza e lo rivolgi alla luce livida proveniente dalla finestra; al di là dei vetri non ci sono i lucenti cristalli di ghiaccio che osservavi curiosa ma solo pioggia incessante che batte sui balconi e dona sollievo alle aiuole del giardino.
Laverà via il vostro sangue rappreso sui ciottoli di Parigi e, forse, le colpe di una città che ha fame di giustizia. Ma non servirà a detergere le cicatrici di un cuore gentile che ti ha dedicato ogni suo battito.
Quello devi iniziare a farlo tu. Vuoi farlo tu.
Perchè oggi, come allora, il cioccolato ha un altro sapore.

 

Qualcuno disse che “l'uomo ha bisogno di storie, non importa che siano vere; ciò che conta è che siano belle”. Non so se questa sia una bella storia ma in questo anno così strano e in questo periodo che tanti di noi non potranno passare con gli affetti più stretti, forse a volte dati per scontati, avevo bisogno di scriverla.
Colgo l’occasione per augurare un sereno Natale a chiunque passerà di qua e anche a tutti quelli che non lo faranno...

 

   
 
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: epices