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Autore: heliodor    20/12/2020    2 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Mi hai dotto il nascio
 
Davanti a Simm c’era un ragazzo sulla ventina, magro come un chiodo e una barbetta rada che gli velava il mento. La porta sgangherata alle sue spalle sembrava dovergli cascare addosso da un momento all’altro.
Simm gli rivolse un’occhiata in tralice. “Come sarebbe a dire che Tharavan non può ricevermi?” gli chiese, le dita che intrecciavano nervose il lembo della blusa che era fuoriuscito dai pantaloni.
In altri tempi l’avrebbe rimessa a posto, ma in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri.
Che vada agli inferi, avrebbe detto se ci avesse dedicato anche un solo pensiero.
La sua attenzione era però rivolta tutta al ragazzo che si frapponeva tra lui e la porta e, dietro di essa, al meritato sollievo.
“Non è che non può riceverti” disse il ragazzo con una punta di disprezzo. “Ma non vuole.”
Simm cercò di mantenere la calma. “Perché non vuole ricevermi? Il mio oro è buono e l’ho sempre pagato in anticipo.”
Il ragazzo fece spallucce. “A me non l’ha detto.”
“Allora lo dirà a me” disse Simm cercando di raggiungere la porta.
Il ragazzo si frappose. “Mi spiace, ma non puoi passare.”
“Voglio solo chiedergli una cosa.”
“Padron Tharavan non vuole riceverti.”
“Mi riceverà quando saprà che Simm Keltel è fuori dalla sua porta.”
“Mi spiace ma non…”
“Sentimi bene ragazzo” disse alzando la voce. “Ho bisogno di vedere il tuo dannato padrone, hai capito?”
Il ragazzo continuò a guardarlo impassibile. “Non posso farti passare. E se non te ne vai…”
“Cosa?” fece Simm avvicinandosi. “Che cosa mi succederà se non me ne vado?”
Il ragazzo si umettò le labbra. “Dovrò chiamare i ragazzi.”
Simm lo fissò interdetto. “I ragazzi?”
“I ragazzi di Morzor” rispose lui come se quel nome spiegasse tutto.
“E chi sarebbero?”
“Le guardie del corpo di padron Tharavan. Non puoi non averne sentito parlare se dici di conoscerlo così bene.”
Simm annuì serio. “Quindi se non me ne vado, tu vai a chiamarli?”
“Non vado a chiamarli” disse il ragazzo. “Basta che mi giri e che li chiami.”
Fece per voltarsi verso la porta e in quel momento Simm scattò verso di lui, gli afferrò il collo con la mano destra e il braccio con la sinistra, spingendolo contro il muro.
Il ragazzo sbatté con la faccia contro la pietra e Simm udì il rumore di qualcosa che si spezzava nel suo naso. Lui urlò mentre lo sbatteva un paio di volte prima di lasciarlo andare.
Il ragazzo si afflosciò come un panno vuoto e crollò boccheggiante, il sangue che gli colava dal naso e gli aveva imbrattato la tunica lisa.
“Mi hai dotto il nascio” piagnucolò. “Mi hai dotto il dannato nascio.”
Simm dominò l’istinto di mettersi a ridere davanti al ridicolo accento del ragazzo e gli afferrò il collo, stringendo.
Lui cercò di divincolarsi ma lui lo tenne stretto come un cane al guinzaglio.
“Una sola parola” sibilò tra i denti. “Un’altra, sola parola e ti spezzerò qualcosa più del naso.”
“Io…”
Simm serrò la presa sul collo affondando le dita nella carne. “Capito?”
“Shi” disse il ragazzo stringendo i denti.
“Ora ti lascio andare” disse con tono calmo. “Ma tu non devi gridare né chiedere aiuto. Se lo farai, ti ucciderò qui e adesso, hai capito?”
“Sci.”
Simm allentò la presa e il ragazzo riprese a respirare.
“Mi hai guasci usciso” si lamentò.
Simm andò verso la porta. “Aspetta qui e quando torno ti darò qualche moneta per farti rimettere a posto il naso.”
 
Tharavan era un ometto pelle e ossa che sedeva dietro un banco di legno annerito dal fumo delle candele, curvo su un grosso libro dalle pagine ingiallite. Nella mano reggeva una penna mentre con l’altra teneva ferma la pagina.
Simm marciò deciso nella stanza e si piazzò davanti al bancone.
Tharavan sollevò lo sguardo e trasse un profondo sospiro. “Immaginavo che saresti venuto.”
“Sei giorni” disse Simm trattenendo a stento la rabbia. “Sono sei giorni che i tuoi uomini non mi vendono il latte di Luna. Un giorno era finito, l’altro aspettavano di essere riforniti. Uno ha persino provato a rifilarmi una pozione per i calli. È stata dura non spezzargli entrambe le braccia.”
Tharavan si rilassò sulla sedia incrociando le dita sul petto. “Che vuoi qui, Simm Keltel?”
“Voglio il latte di Luna.”
“Non ne ho.”
“Stai mentendo” ringhiò Simm. “Ti ho tenuto d’occhio. I tuoi uomini continuano a venderlo a chi glielo chiede.”
Tharavan sospirò. “Forse mi devo spiegare meglio. Non ne ho per te.”
“Questo l’avevo già capito” disse Simm avanzando di un passo. “Se è una questione di prezzo possiamo metterci d’accordo.”
“Non è per soldi.”
“Ho sempre pagato in anticipo, lo sai.”
Tharavan annuì solenne. “Sei uno dei miei migliori clienti.”
Simm sentì crescere la rabbia. “Allora dimmi perché non puoi vendermi quella dannata pozione.”
“Posso solo dirti che le cose sono cambiate.”
Simm attese che proseguisse.
Tharavan assunse l’aria del maestro che dava una lezione all’allievo. “Non posso spiegarti e non penso che capiresti, ma…”
Simm scattò in avanti e si protese verso l’uomo, lo afferrò per il bavero della camicia e lo trascino sopra la scrivania di legno spargendo libri, penne e pergamene in giro.
Tharavan emise un singulto mentre veniva sbattuto a terra senza tanti complimenti. Simm gli passò il braccio attorno al collo e gli piantò il ginocchio nella schiena.
“Ora” iniziò a dire.
“Lascialo.”
Sulla porta erano apparse due figure. Una, la più imponente, reggeva una spada nella mano e l’altra un pugnale.
“Lascialo” disse il tizio imponente. “O saremo costretti a farti del male.”
Simm strinse il braccio attorno al collo di Tharavan. “Chi sono questi due?” gli chiese. “I tuoi cani da guardia?”
L’ometto gorgogliò qualcosa di incomprensibile.
“Digli di stare a cuccia o dovranno trovarsi un altro padrone.”
Altro gorgoglio.
“Diglielo” ringhiò Simm.
“Andate. Via” disse Tharavan.
Allentò la presa sul collo dell’uomo.
Tharavan trasse un profondo respiro.
I due uomini si ritirarono sparendo oltre la porta, ma Simm era sicuro che fossero dietro il battente dove non poteva vederli.
Devo fare in fretta, si disse.
“Ora mi dirai che sta succedendo.”
“Ascolta” fece Tharavan. “Io non so…”
Simm gli affondò il ginocchio nella schiena.
“D’accordo, d’accordo” urlò l’altro. “Ti dirò tutto. Tutto.”
“Avanti” lo esortò Simm appoggiando il peso sull’altra gamba.
“Circa dieci giorni fa sono venute delle persone a farmi visita.”
“Chi?”
“Non mi hanno detto il nome.”
“Che aspetto avevano?”
“Non erano di qui, ma indossavano i mantelli.”
“Vigilanti?” chiese Simm. L’ordine dava la caccia a quelli che producevano il Latte di Luna e a chi lo consumava.
Se sono sulle mie tracce, pensò con un brivido sommesso, sarà complicato liberarmene.
“No, no” disse Tharavan. “Se fossero stati Vigilanti a quest’ora io sarei appeso fuori dalle mura e tu in prigione.”
“Che cosa ti hanno detto?”
“Che dovevo smettere di venderti il Latte di Luna.”
“Perché?”
“Non gliel’ho chiesto.”
“Bugiardo” ringhiò Simm.
“È la verità, te lo giuro” piagnucolò Tharavan. “Mi dissero che se non avessi smesso, mi avrebbero dato fuoco sulla pubblica piazza. La strega dai capelli ramati non smetteva di sorridere mentre lo diceva, come se il solo pensiero le desse piacere.”
“Non hai notato altro?”
“No, te lo giuro.”
Simm fece peso col ginocchio sulla schiena dell’uomo strappandogli un lamento sommesso.
“Non so altro” gemette Tharavan.
Simm decise che ne aveva abbastanza e smise di schiacciarlo. Alzatosi in piedi andò alla credenza di legno che aveva notato in un angolo e la spalancò. All’interno c’erano boccette colme di liquidi dai colori diversi, dal blu al viola e anche una trasparente. Quando vide le due ampolle piene di liquido bianco le prese entrambe.
Le mostrò a Tharavan, poi dalla tasca della blusa pescò delle monete e le fece cadere a terra dove tintinnarono.
“L’ultima volta costava nove monete. Queste sono trenta” disse. “Per il disturbo che ti ho arrecato.”
Tharavan si puntellò sulle braccia. “Vattene” disse con voce roca. “E non farti rivedere ai più o dirò a Morzor e ai suoi ragazzi di farti ammazzare se ti vedono girare vicino ai miei empori.”
Simm rispose con un’alzata di spalle e si diresse all’uscita. La porta era socchiusa e una lama di luce che trapelava dalla fessura tagliava in due il muro alla sua destra.
La spalancò di botto con l’unico desiderio di concedersi una lunga sorsata di Latte di Luna. Avrebbe dovuto centellinarlo fino a che non avesse trovato un nuovo fornitore o a Tharavan non fosse passata l’arrabbiatura. E se non ci fosse riuscito, avrebbe trovato il modo di convincerlo a tornare sui suoi passi.
“È schtato lui” disse una voce biascicata. “Me l’ha dotto lui il nascio.”
Simm sollevò gli occhi e vide il ragazzo a cui aveva rotto il naso fissarlo con astio. Accanto a lui, sei uomini disposti a formare un ampio arco che chiudeva ogni via di fuga. Ognuno di essi era armato di un bastone o una mazza.
Simm fece per voltarsi ma udì alle sue spalle il rumore della porta che si chiudeva e la serratura che scattava due volte.
Tornò a guardare i sei, che adesso si erano mossi verso di lui.
“Volete davvero farlo?” domandò.
“Non puoi venire qui a fare quello che ti pare” disse uno dei sei, il viso cotto dal sole e una lunga barba che contrastava con la testa pelata lucida come uno specchiò.
Simm sospirò. “Tu devi essere Morzor” disse con tono rassegnato.
 I sei sembrarono esitare, come se aspettassero un ordine da parte del loro capo.
“Che aspettate?” chiese Simm con tono annoiato. “Non ho tutta la giornata.”
“Niente sangue” disse Morzor. “Solo qualche osso rotto. Padron Tharavan non vuole che gli uomini di Abbylan vengano a cercare qui il suo corpo.”
Simm sorrise.

Nota
E' di nuovo Natale e come sempre vi auguro di passare felici feste insieme ai vostri cari.
So che quest'anno sarà dura e che dovremo fare dei sacrifici ma ne verremo fuori :D

Proscimo Gapitolo Domeniga 27 Discembre :D
  
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