Fanfic su artisti musicali > Nothing But Thieves
Ricorda la storia  |      
Autore: Soul Mancini    20/12/2020    6 recensioni
[Phinor]
“Sono soltanto le dieci e mezza” constatò Conor, lanciando uno sguardo all’orologio da parete. “Dai, non ci possiamo davvero addormentare così presto!”
“E perché no?” replicò Phil, abbandonando il capo contro la spalliera del divano.
“Perché tra un’ora e mezza scatterà la mezzanotte, sarà Natale… e io voglio darti il mio regalo.” Conor si voltò a guardarlo, un sorriso debole ma sincero sulle labbra, e nelle sue iridi scure scintillava un pizzico di affaticato entusiasmo. [...]
“Ma se sei tanto impaziente, perché non me lo consegni adesso?” propose Phil. Era parecchio curioso, doveva ammetterlo.
“Non si possono scartare i regali di Natale prima della mezzanotte, si perde tutta la magia” obiettò il cantante, sbadigliando e perdendo lo sguardo tra le fiamme che danzavano davanti a sé. [...] “Quindi… mi prometti che mi terrai sveglio fino a mezzanotte? E se mi addormento, mi svegli a quell’ora?” mormorò Conor, stringendosi ancora di più nella coperta.
- QUARTA CLASSIFICATA al contest "A Christmas Novel" indetto da Pampa313 sul forum di EFP.
- Partecipa alle challenge "Let's Hope this Challenge will make this Christmas right" (indetta da Asmodeus) e "Just stop for a minute and smile" (indetta da me) sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Conor Mason, Philip Blake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Phinor
Wake me up at
Phinor1
Midnight
 
 
 
 
Phil sospirò pesantemente mentre sistemava un tronco all’interno del camino. Era stremato, sentiva gli arti talmente intorpiditi che temeva di mollare la presa su ogni oggetto che gli capitava di afferrare.
L’aereo che aveva riportato a casa i Nothing But Thieves dopo un lungo e frenetico tour era atterrato a Londra soltanto da qualche ora e lui si sentiva ancora spaesato, dopo le decine di viaggi e fusi orari che si erano susseguiti negli ultimi mesi. Non avrebbe nemmeno saputo dire in quale periodo dell’anno si trovassero, non fosse per le decorazioni natalizie che avevano inondato le vie della città.
“Ehi… ti serve una mano d’aiuto?” La voce flebile e strascicata di Conor spezzò il silenzio.
Phil si voltò a osservarlo: il cantante si era accomodato sul divano e, avvolto in una coperta blu notte che Phil gli aveva dato poco prima, lo osservava con un lieve sorriso e le palpebre pesanti.
Nell’appartamento del bassista l’aria era gelida e umida: il riscaldamento era rimasto spento per tutto l’autunno e le rigide temperature inglesi avevano impregnato ogni angolo. E, se Phil non soffriva particolarmente il freddo, Conor era stato scosso dai brividi non appena ci aveva messo piede.
“No, sto per finire. Questo bastardo sembra dare segni di vita, finalmente” commentò il moro, voltandosi verso il camino e constatando che una fiamma aveva cominciato a guizzare attorno a uno dei tronchi e si innalzava sempre più.
Si rimise in piedi a fatica, per poi ricadere stancamente nel posto vuoto accanto a Conor. Quest’ultimo, il volto pallido e un’espressione stralunata, si strofinava gli occhi e nel mentre tentava di trattenere uno sbadiglio.
Phil si ritrovò a osservarlo: un bozzolo blu notte da cui sbucava solo un visetto arrotondato, coi capelli biondi arruffati e gli occhi cerchiati per via della stanchezza. Da quando erano entrati nella dimora del bassista, era stato chiaro a entrambi che non avrebbe potuto affrontare un altro viaggio per giungere a casa sua e che avrebbe passato la notte lì. Un tacito accordo, come spesso accadeva tra loro.
“Sono soltanto le dieci e mezza” constatò Conor, lanciando uno sguardo all’orologio da parete. “Dai, non ci possiamo davvero addormentare così presto!”
“E perché no?” replicò Phil, abbandonando il capo contro la spalliera del divano.
“Perché tra un’ora e mezza scatterà la mezzanotte, sarà Natale… e io voglio darti il mio regalo.” Conor si voltò a guardarlo, un sorriso debole ma sincero sulle labbra, e nelle sue iridi scure scintillava un pizzico di affaticato entusiasmo.
Phil inarcò un sopracciglio, perplesso. “Regalo?”
“Certo, io ci ho pensato anche se eravamo in tour! Quando eravamo in Germania ti ho preso una cosetta che ti piacerà un sacco!” spiegò il biondo, strascicando di tanto in tanto qualche parola.
“Ma tu sei fuori di testa…” Phil sorrise, spiazzato e intenerito allo stesso tempo.
“Non vedo l’ora di dartelo!” Conor socchiuse le palpebre e si fece più vicino al moro, posando la testa sulla sua spalla. “Quindi rimaniamo svegli fino a mezzanotte.”
“Ma se sei tanto impaziente, perché non me lo consegni adesso?” propose Phil. Era parecchio curioso, doveva ammetterlo.
“Non si possono scartare i regali di Natale prima della mezzanotte, si perde tutta la magia” obiettò il cantante, sbadigliando e perdendo lo sguardo tra le fiamme che danzavano davanti a sé. “E poi questo cos’era, un tentativo di anticipare i tempi? Ti ho incuriosito, eh?”
Phil ridacchiò. “Beh, ci ho provato.”
“Quindi… mi prometti che mi terrai sveglio fino a mezzanotte? E se mi addormento, mi svegli a quell’ora?” mormorò Conor, stringendosi ancora di più nella coperta. Nonostante il camino fosse acceso, lui sentiva ancora freddo.
“Non so nemmeno se ci arriverò con gli occhi aperti, a mezzanotte” ribatté Phil con una risatina.
“Ma che cazzo! Dai, allora facciamo qualcosa di divertente, che ci tenga attivi ancora un po’.”
Phil gli lanciò un’occhiata, per quanto la posizione in cui si trovavano glielo permettesse, e si domandò se potesse davvero esistere una persona tanto speciale.
Tra i cinque componenti della band, Conor era senza dubbio colui che aveva risentito maggiormente del lungo tour: quando stavano lontano da casa per così tanto tempo, diventava ansioso e cominciava a soffrire d’insonnia. Per lui era davvero pesante non riuscire a riposare bene, accumulava tanta stanchezza che finiva per abbatterglisi addosso una volta a casa – come in quell’occasione.
E nonostante ciò Conor non aveva perso l’entusiasmo, voleva provare a vivere e fargli vivere una bella vigilia di Natale, e avrebbe posticipato ancora il suo sonno pur di consegnargli il regalo.
D’istinto gli circondò le spalle con un braccio e lo attirò ancora più a sé.
“Avremmo potuto accendere il televisore e cercare qualche film di Natale idiota, giusto per fare un po’ di atmosfera” osservò il cantante, accoccolandosi meglio contro l’altro.
“E chi ne ha voglia adesso di alzarsi per prendere il telecomando?” borbottò Phil.
“Io no di certo.”
“Nemmeno io.”
“Peccato. Probabilmente ci stiamo perdendo la seicentocinquantaseiesima replica di Mamma, ho perso l’aereo” ironizzò Conor.
“Ah, tu lo saprai sicuramente a memoria, visto che ci hai recitato” lo sbeffeggiò Phil, facendo accenno a un aneddoto per cui ormai tutti i suoi compagni di band lo prendevano in giro.
Quando, durante i primi anni della loro amicizia, Conor aveva invitato i ragazzi a casa sua per un compleanno, era saltato fuori un album di foto che ritraevano il cantante in diversi momenti della sua infanzia. Dopo averne sfogliato qualche pagina, Dom era scoppiato a ridere e aveva commentato che il Conor bambino fosse identico al protagonista di Mamma, ho perso l’aereo, trovando l’appoggio degli altri tre.
“Che stronzo” si finse offeso Conor, ma aveva il sorriso nella voce.
“Se devo essere sincero, quest’anno ho lo spirito natalizio di una sdraio” commentò Phil. Forse dipendeva dal fatto che non si era potuto godere l’atmosfera pre-festiva, o forse era perché non aveva potuto appendere nemmeno un addobbo per casa e ora il suo appartamento sembrava così spoglio.
“E vogliamo parlare del pranzo di famiglia che ci attende domani?” gli ricordò Conor.
“Ti prego, non rigirare il coltello nella piaga…”
Il biondo ridacchiò e si sistemò meglio la coperta sulle gambe.
Phil gli lanciò un’occhiata apprensiva: le guance del cantante, complice il calore del camino acceso, avevano ripreso un colorito più roseo, ma continuava a tenere il piumone ben avvolto attorno al corpo.
“Hai ancora freddo?” gli chiese in tono gentile.
“Solo un po’” ribatté lui, sorridendogli complice.
Phil lo attirò ancora più vicino a sé. Se non fossero bastate due fiamme e una coperta, ci avrebbe pensato lui a scacciare via il freddo.
Conor sorrise e socchiuse gli occhi, abbandonandosi a quell’abbraccio così familiare che non avrebbe mai smesso di inebriarlo.
Era come se tutta la fatica del passato e le preoccupazioni del futuro scomparissero lì, tra le braccia di Phil.
 
 
Le fiamme guizzavano e strepitavano al centro del camino, proiettando suggestivi giochi di luce sui volti dei due ragazzi. Il crepitio e lo scoppiettio della brace erano gli unici suoni percepibili all’interno della stanza, insieme ai loro respiri e il pesante ticchettio di un orologio da parete.
La mezzanotte doveva essere scoccata già da un po’ – forse addirittura da un paio d’ore – ma Phil, nonostante la stanchezza gli fosse penetrata fin nelle ossa, non aveva ancora accennato a serrare le palpebre e lasciarsi andare al sonno, rapito da uno spettacolo troppo bello per essere ignorato.
Conor, cullato dal calore del focolare, dormiva profondamente col capo abbandonato sul petto dell’altro ragazzo; il suo viso dai lineamenti delicati, baciato dalla penombra, assumeva una nota ancora più dolce, complice anche qualche ciocca bionda che gli ricadeva sulla fronte. Tra le dita della mano destra stringeva il bordo di una manica della felpa di Phil, con cui aveva giocherellato distrattamente fino al momento in cui si era assopito.
Avevano chiacchierato per un po’, avevano rammentato momenti divertenti e magici del tour appena trascorso, ma alla fine Conor aveva ceduto alla stanchezza. E, anche se gli aveva promesso che l’avrebbe svegliato all’inizio del nuovo giorno, Phil non ne aveva avuto il coraggio: per la prima volta dopo mesi, il biondo stava riposando per davvero e sembrava finalmente sereno.
Il moro, attento a non fare movimenti troppo bruschi che potessero svegliarlo, allungò il braccio libero per sistemare un lembo del piumone; voleva assicurarsi che Conor non sentisse freddo.
Quella era in assoluto la vigilia di Natale più bizzarra che gli fosse mai capitato di vivere: non stava festeggiando con gli amici o la famiglia, nell’angolo vicino alla finestra non torreggiava il solito albero colmo di lucine e palline rosse, e aveva ancora i bagagli da disfare accalcati nell’ingresso.
Eppure c’era qualcosa in quel momento – forse nel fuoco che si rifletteva nelle sue iridi, forse nel calore del corpo di Conor contro il suo – che gli donava un senso di completezza; non riusciva a pensare a un modo migliore di quello per trascorrere la notte di Natale: sul divano e con Conor accoccolato al petto.
Lo osservò e si sorprese ancora una volta di quanto la semplicità di quel ragazzo potesse essere stupenda e disarmante. Quando posava gli occhi sul suo viso gli veniva voglia di accarezzarlo, di prendersene cura.
Gli veniva una voglia immensa di amare Conor, di dargli tutto ciò che possedeva e non possedeva, di mettersi in gioco solo per lui, di proteggerlo e riempirlo di dolci attenzioni.
Voleva ricambiarlo, almeno in parte, di tutto il bene che quel tenero e vivace biondino aveva portato nella sua vita.
Con un piccolo sorriso di cui nemmeno lui era consapevole, Phil prese a carezzargli piano la fronte per poi far scorrere i polpastrelli sulla sua guancia; seguì con delicatezza il contorno delle sue palpebre chiuse e delle ciglia morbide, tracciò la mandibola e infine tuffò le dita tra i suoi capelli chiari, giocandoci piano. Non si sarebbe mai stancato di sfiorare Conor con la pelle e con lo sguardo, di bearsi della sua genuinità.
Non sarebbe mai riuscito a dirglielo a parole, ma avrebbe voluto ringraziarlo per essere rimasto quella notte. Perché, dopo averlo avuto accanto per mesi durante il tour, l’idea di separarsene lo rattristava.
Conor si mosse appena sotto il tocco di Phil e un piccolo mugolio gli sfuggì dalle labbra.
Il moro allora ritrasse le dita; non avrebbe voluto svegliarlo, per una volta in cui sembrava riposare serenamente.
Tuttavia il cantante, dopo qualche secondo di confusione, schiuse le palpebre e si rigirò il tanto che gli bastava per guardare il volto di Phil, senza tuttavia spostare il capo dal suo petto. “Ehi, ma… dove…?”
Phil gli sorrise e gli lasciò un’altra carezza tra i capelli, tuffando gli occhi in quelli appannati dal sonno di Conor. “Shh, tranquillo” lo rassicurò.
“Ma… che ore sono?”
Il moro ci rifletté un po’ su; da quell’angolazione non riusciva a vedere l’orologio appeso alla parete. “Più o meno le due e mezza del mattino… credo.”
Il biondo sgranò gli occhi. “Ma… io mi sono addormentato e non ho fatto in tempo a… ti avevo detto di tenermi sveglio fino a mezzanotte, volevo darti il mio regalo” farfugliò deluso e fece per mettersi seduto, ma Phil lo trattenne stringendolo un po’ più a sé e ridacchiando appena.
“Ma… me l’avevi promesso, l’accordo era che a mezzanotte ti avrei dato il mio pacchetto” tentò di protestare Conor.
“Davvero ti stai preoccupando per questo?”
Conor mise su un broncio deluso e Phil non poté fare a meno di sorridere: era così tenero, col viso arrotondato, le guance rosse per via del tepore del focolare e lo sguardo stanco e frastornato.
“Ma scusa, non sei curioso?” gli domandò il biondo, sbattendo le ciglia un paio di volte.
Phil gli accarezzò piano la fronte, scacciando via alcune ciocche chiare che vi si erano depositate, e lo prese meglio tra le braccia in modo che potesse stare comodo contro il suo petto. “Adesso non ci pensare. Dormi tranquillo.”
Conor allora si spalmò contro di lui, come un gattino in cerca di coccole, e affondò il viso nella sua felpa. Non si sarebbe mai stancato di crogiolarsi tra le braccia di quello splendido ragazzo che non smetteva mai di coccolarlo e proteggerlo.
Quando le dita di Phil si intrecciarono nuovamente ai suoi capelli e presero ad accarezzarli lentamente – proprio come piaceva a lui – Conor socchiuse gli occhi. “Phil” mormorò a un millimetro dal suo petto.
Il suo fiato caldo attraversò la felpa che il bassista indossava e gli solleticò la pelle, facendolo rabbrividire. “Che c’è?”
“Buon Natale.”
Phil si aprì in un enorme sorriso e gli lasciò una carezza sulla guancia. “Buon Natale, Conor.”
E sentii che, anche senza festeggiamenti, decorazioni sparse per casa e pacchetti da scartare, quella era veramente la miglior notte di Natale che avesse mai vissuto.
 
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
 
Prompt per la challenge “Just stop for a minute and smile”:
39. "Me l'avevi promesso!"
 
Mmh, vediamo… come giustificare questa cosa che avete appena letto?
Io MI SCUSO con tutti voi, lo so che è un aborto a pedali, ma è il meglio che sono riuscita a tirare fuori dal blocco dello scrittore che mi ha preso ultimamente XD oltretutto non avete idea di quante volte io ho cancellato, riscritto, riformulato e copia-incollato questa roba, ci ho messo GIORNI a scrivere poco più di duemila parole… dove non succede niente e lo spirito di Natale è pari a quello di una sdraio, come ha detto Phil AHAHAHAHAHAHAH!
E comunque… Sabriel, questa è tutta colpa tua, SAPPILO! Non puoi cominciare a shippare la Phinor come se non ci fosse un domani e aspettarti che io rimanga indifferente, INSOMMA! Quindi questa la dedico tutta a te (anche se non è esattamente la storia migliore da ricevere come dedica)… e poi, vabbè, la ship è molto “fumosa” in realtà, non so nemmeno se considerarla una vera e propria coppia XD
Ma smetto di svarionare e passo a dare qualche precisazione tecnica ^^
Credo che la storia sia abbastanza comprensibile anche se non fa parte di un AU, anche perché la maggior parte delle cose che ho scritto qui è comunque inventata. L’unico accenno alla realtà riguarda il fatto che Conor soffra duraante i tour: credo che negli anni la cosa si sia attenuata parecchio, ma soprattutto nei primi anni risentiva davvero tanto della lontananza da casa e del carico di responsabilità, era ansioso e prendeva delle pastiglie per dormire e combattere l’insonnia. Per fortuna è riuscito a uscirne anche e soprattutto grazie all’aiuto dei suoi compagni di band!
E soprattutto di Phil eheheheheheh visto che sono sempre appiccicati questi due… POI COME FACCIO A NON SHIPPARLI??? COME???? *___________*
Per quanto riguarda l’accenno a Mamma, ho perso l’aereo… questo è Conor da piccolo:
 
…e questo è il protagonista di Mamma, ho perso l’aereo:
 
NON GLI ASSOMIGLIA??? XD
Non smetterò mai di ringraziare mia madre per avermi fatto notare questo interessante dettaglio AHAHAHAHAH saggia donna mia madre :P
E… niente, sproloquio finito ahahah! Spero che questa bazzecola vi sia piaciuta (più di quanto non piaccia a me), e aspettatevi presto un mio ritorno in questo fandom, ho un saaaacco di cosucce che bollono in pentola ;)
Alla prossima!!! ♥
 
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Nothing But Thieves / Vai alla pagina dell'autore: Soul Mancini