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Autore: Clodie Swan    21/12/2020    4 recensioni
"Da molto tempo non affrontavamo un giorno doloroso come questo. Sapevamo che presto sarebbe arrivato. La parentesi felice di questi pochi anni non poteva durare per sempre. Non per noi. Siamo destinati a lottare, a compiere sacrifici, a soffrire pur di proteggere i nostri cari da ogni pericolo. Perfino da noi stessi. Perché noi non siamo persone normali. Siamo creature oscure e letali. Siamo dei vampiri."
Sono passati diversi anni dagli eventi di Breaking Dawn. I Cullen devono difendere il figlio di Renesmee e di Jacob Black dalle mire dei Volturi. La loro strada finirà per incrociarsi con quella di un giovane quanto affascinante cacciatore di vampiri.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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La camera che avevano assegnato a Laura si trovava nello stesso piano della sua solo dall’altra parte del corridoio. Carlisle lo pregò gentilmente di aspettare qualche minuto prima di entrare, ed andò a controllare la paziente. Esme era già entrata e stava conversando amabilmente con la ragazza. Sembrava le si fosse già affezionata.

“Sembri molto riposata, questo è un bene mia cara.”le disse premurosamente.

“Mi sento bene infatti” rispose Laura. Dalla voce sembrava contenta. E la sua voce aveva una tonalità più alta e un timbro più caldo del solito. Sembrava aver ripreso le forze! Dillon percepì l’odore della stanza, l’odore della flebo, i profumi dei due vampiri e l’odore di Laura...ma c’era qualcosa di diverso! Non era più intriso di medicinali e non era più così tenue come lo ricordava. Al contrario quella scia che aveva imparato a conoscere bene, si era arricchita di una fragranza delicata ma avvolgente. Dillon incapace di trattenersi, avanzò di qualche passò oltre la porta aperta e sbirciò nella specchiera alla sua sinistra per dare un’occhiata a ciò che stava accadendo nella stanza. Laura era seminascosta da Esme e Carlisle che erano chini su di lei per elargirle le loro premure, ma il ragazzo poté notare che la figura sdraiata nel letto occupava molto più spazio di quanto ricordasse. C’era qualcosa di strano...

Carlisle aveva portato i risultati delle ultime analisi di Laura e le stava togliendo la flebo.

“Non ho mai avuto un dottore con un tocco così delicato.” osservò Laura compiaciuta “Di solito non riescono mai a trovarmi le vene, mi lasciano sempre i lividi quando armeggiano con gli aghi.”

Carlisle le rispose con dolcezza. “A volte può succedere è vero, ma di solito non ho mai avuto problemi.”

“Immagino siano i vantaggi di essere un medico vampiro.” scherzò Laura. Esme e Carlisle risero di cuore ed anche Dillon soffocò una risata, sorpreso.

Con tutto quello che aveva passato quella ragazza se ne stava lì tranquilla a fare battute con due vampiri? Divenne improvvisamente impaziente di entrare ma per fortuna Carlisle non lo fece attendere oltre. “Laura, te la senti di ricevere visite? C’è Dillon che è venuto a vedere come stai?”

Dillon si passò le dita tra i capelli e deglutì nervosamente.

“Certo...”rispose Laura tradendo una strana emozione nella voce. Non voleva vederlo forse? Ce l’aveva con lui?

Dillon non resistette più e si fece avanti. Carlisle ed Esme si spostarono mentre Laura sollevandosi a sedere, senza alcuna fatica lo guardò dritto in faccia, mormorando il suo nome. Gli sorrise.

Dillon la guardò e rimase a bocca aperta: Laura sembrava un’altra. Era sempre la stessa persona ma i segni della malattia erano scomparsi: la pelle pallida era diventata liscia e rosea, le labbra esangui erano tornate piene e carnose, i capelli castano scuro avevano ritrovato la lucentezza, e soprattutto gli occhi, che prima erano sempre arrossati dalla stanchezza, infossati e circondati da occhiaie, di cui non aveva mai compreso bene il colore, nella penombra dell’ospedale, erano diventanti di un verde luminoso messi in risalto dalle lunghe ciglia e dalle sopracciglia nere.

Dillon trattenne il respiro: era semplicemente stupenda e per la prima volta riuscì a riconoscere il suo viso, quel viso che era comparso misteriosamente nei suoi sogni da tanto tempo. Era lei.

“Vedi Dillon, quando un vampiro morde un umano può trasformarlo in un proprio simile, anche se questi è in fin di vita o gravemente malato, come ho fatto io con i membri della mia famiglia, per salvarli. Anche gli ibridi vampiri possono farlo, eccetto le femmine. Nel tuo caso però, sembra che tu abbia ereditato solo la capacità di rigenerare e curare l’organismo, senza far diventare la persona un vampiro. Quando hai morso Laura, non l’hai trasformata: l’hai guarita.”

Dillon si girò a fissarlo incredulo e tornò a guardare la sua amica. Non poteva crederci. Laura stava bene!

“La malattia che avevi è scomparsa. Non dovrai più fare terapie né prendere farmaci.” concluse Carlisle commosso rivolto alla ragazza. “Mai più.”

Dillon a quel punto non seppe più trattenersi: cadde in ginocchio e scoppiò a piangere versando tutte le lacrime che si era tenuto dentro da troppo tempo.

Laura scese dal letto agilmente per raggiungerlo e si chinò su di lui abbracciandolo. “Dillon” gli sussurrò cingendogli le spalle, con la voce rotta dall’emozione. “Va tutto bene, non piangere.”

Dillon, con il viso nascosto contro la spalla di lei, le posò una mano sui capelli e un’altra sulla schiena e respirò il suo profumo, fruttato e agrumato al tempo stesso, lasciando che s’imprimesse sulla sua pelle. Era meraviglioso...Quasi non si accorse che Esme e Carlisle nel frattempo se ne erano andati.

Dillon si scostò dopo qualche minuto per guardarla in viso e rimase estasiato con le lacrime che ancora gli scorrevano sulle guance.

“Temevo di averti...” balbettò ancora sconvolto.

“No.” disse lei scuotendo la testa e sorridendo trionfante. “Mi hai salvato la vita, invece. E adesso… sto bene! Guardami!”

“Sei bellissima!” esclamò Dillon di rimando. Laura arrossì e distolse lo sguardo.

“Sul serio?” chiese incredula. Dillon girò lo sguardo verso la specchiera dell’armadio bianco, invitandola a guardare la propria immagine. Laura si sollevò in piedi a si avvicinò lentamente verso lo specchio. Dillon notò i preziosi ricami della sua camicia da notte di seta bianca, dalle maniche lunghe, che le scendeva fino ai piedi come un abito elegante modellando la sua figura alta e snella, ancora magra ma che aveva ritrovato le sue forme femminili.

Ecco forse quelle non avrebbe dovuto notarle, ma non poté farne a meno. Non riusciva proprio a toglierle gli occhi di dosso.

Laura vide stupita il proprio viso riflesso, si passò le mani lungo il corpo, e con la curiosità di una bambina spostò la scollatura della camicia da notte per sbirciare dentro. Dillon arrossì violentemente, nonostante lei lo avesse fatto in modo del tutto innocente, come se lui non ci fosse, anche se da dove si trovava, non poteva vedere nulla - anzi non doveva vedere nulla - di quello che lei stava guardando. Mentre si rimproverava mentalmente, il ragazzo si accorse che Laura stava cominciando a piangere: doveva aver finalmente realizzato cosa le era successo. Le si avvicinò e le pose con delicatezza le mani sulle spalle.

“Quando mi sono ammalata, ero ancora una ragazzina” spiegò Laura tremando. “Non mi ero mai vista così… E non pensavo...”

Dillon annuì, intuendo a cosa stesse pensando. Non c’era bisogno della telepatia per capirlo. Si addolorò pensando che c’era stato un tempo in cui lei non si sarebbe mai potuta guardare allo specchio come una donna adulta, forte e sana. E vederla finalmente così lo riempì di una gioia immensa.

Laura si voltò e cominciò a singhiozzare tra le sue braccia. Dillon la strinse a sé, e il cuore cominciò a battergli forte, mentre sentiva il tepore della sua pelle attraverso lo strato leggero della camicia da notte.

“Ehi” disse in tono dolce cercando di calmarla. “Adesso facciamo a turno a piangere?”

Laura rise tra le lacrime. “Dammi solo un minuto.”

Dillon se la tenne stretta contro il petto, abbandonandosi alla felicità. “Tutto il tempo che vuoi...”

                                                                                                             ***

Perfino dopo aver letto e riletto le analisi di Laura, Edward non riusciva a crederci. Non era possibile che si trattasse di quelle che aveva visto a casa della ragazza.La parola miracolo ormai si stava diffondendo nelle conversazioni di tutta la famiglia non appena Carlisle aveva condiviso la notizia. “Dillon non finirà mai di stupirmi” disse Edward rivolto a suo padre. “Mi chiedo quali altre doti abbia in serbo.”

“Pe r ora, credo abbia avuto abbastanza sorprese. Ha bisogno di riposo, non solo fisico ma anche mentale. Gli ci vorrà del tempo per assorbire tutto quello che gli è successo e accettare la sua nuova identità. La guarigione della sua amica sicuramente lo aiuterà vederne il lato positivo.”

Edward annuì, pienamente d’accordo, poi avvertì i pensieri preoccupati di Esme per la sorte della ragazza.

“Dovresti sentire Samuel e chiedergli se ha avuto notizie dei genitori di Laura.” gli disse sua madre con dolcezza. “Lei è preoccupata per loro. E´ stata la seconda cosa che mi ha chiesto quando si è svegliata.”

Edward rivide nella mente della madre il momento in cui aveva rassicurato Laura, appena sveglia in una camera che le era sconosciuta. Alla ragazza erano bastati i modi dolci di Esme e sapere di trovarsi con la famiglia di Dillon per tranquillizzarsi

“E la prima?” chiese Edward pur immaginando la risposta.

Esme invece di rispondere fece un sorriso alludendo a Dillon che era appena entrato nella stanza. Edward esultò dentro di sé: il nipote aveva cambiato completamente espressione! Se prima gli era sembrato contento, emozionato, adesso era circondato da un’aura di felicità radiosa, che per quanto si sforzasse di nascondere, gli illuminava gli occhi.

Il motivo non poteva che essere legato alla bellissima ragazza bruna che comparve al suo fianco un istante dopo. Trasalì per lo stupore quando constatò che era effettivamente guarita, come se non fosse mai stata male. Il suo fisico rinvigorito e l’odore del suo sangue esprimevano vitalità e calore. Edward aveva avuto modo di farle una visita superficiale sulla spiaggia e poi sull’aereo, e ora stentava a credere che fosse la stessa persona.Cominciò a studiarla più attentamente, curioso di capire meglio chi fosse la ragazza per cui suo nipote era stato disposto a rischiare la vita

Poteva avere tra i diciotto o i venti anni, piuttosto alta ed aveva una figura snella e aggraziata. Alice le aveva procurato dei blue jeans aderenti e una blusa dal taglio morbido di colore fucsia, che risaltava il colore delle sue labbra e il rossore sulle guance. Ma ciò che rendeva più interessante il volto della ragazza, oltre ai lineamenti dolci e regolari, erano gli occhi dalle pupille di un verde chiaro e luminoso dal contorno nero, come nere erano le ciglia folte e le sopracciglia. A completare la sua approvazione fu lo sguardo limpido e l’espressione dolce, ancora innocente, del viso.

Edward non era ancora sicuro se stessero ufficialmente insieme, ma non potè sfuggirgli la tenera attrazione che legava i due ragazzi. Vide Dillon sorridere alla sua amica e incoraggiandola con un leggero tocco sulla spalla la fece avanzare nel salone indicando con l’altra mano tutto il gruppo riunito. “Laura, ti presento la famiglia Cullen Black. La mia famiglia.” aggiunse subito dopo con una punta di commozione.

Quanto era bello sentirglielo dire!

Laura si fece avanti e guardò tutti i presenti con uno sguardo timido ma anche affascinato e sorrise. “Sono davvero felice di conoscervi.”

Edward ricambiò il sorriso soffermandosi sui pensieri della ragazza: non aveva alcuna paura di loro.

Laura si fece avanti e strinse la mano di ciascuno. Mostrò la sua contentezza nel rivedere Jacob sano e salvo, si commosse apprendendo chi fosse la madre di Dillon e la storia della lettera, non mancò di ringraziare nuovamente Esme e Carlisle per la loro assistenza e rise perfino alle battutine di Emmett. In pochi minuti si conquistò l’affetto di tutta la famiglia. Quel giorno il cielo era sgombro da nuvole e attraverso la vetrata del soggiorno i raggi del sole accarezzarono i volti degli otto vampiri facendo riflettere la luce sulla loro pelle di diamanti. Laura li fissò incantata per qualche minuto, poi sussurrò a Dillon “La tua famiglia brilla.” Dillon la guardò e si lasciò andare ad una risata rovesciando leggermente la testa all’indietro. Edward guardò il nipote piacevolmente sorpreso: era decisamente il più bel sorriso che gli avesse mai visto fare.


Esme annunciò che aveva preparato qualcosa da mangiare per i ragazzi e che era tutto pronto nella sala da pranzo. “In effetti ho una certa fame.” ammise Dillon compiaciuto. “E tu?”
Laura gli rispose ridendo. “Sì, decisamente ho fame!” Il pensiero di poter mangiare di nuovo del cibo vero la rendeva felice. I due ragazzi si avviarono in un’ampia sala luminosa con una lunga tavolata riccamente imbandita e Jacob stava tentando di seguirli, quando venne fermato da Renesmee. Si girò a guardare stupito la moglie che gli posò la mano sul braccio per dargli un messaggio telepatico: “Lasciamo che i ragazzi mangino da soli.

“Ma anch’io ho fame.” bisbigliò Jacob. Renesmee rise e lo condusse in cucina.

Edward sbirciò il banchetto che sua madre era riuscita a mettere su e notò Laura chinare in capo e recitare una breve preghiera in silenzio. Forse cominciava a capire qualcosa di più sul coraggio della ragazza.

Ad un tratto i pensieri di Laura sparirono ed Edward si accorse dello sguardo contrariato che gli rivolse Dillon. L’aveva schermata! Stava diventando bravo ad usare il suo scudo mentale.

Ti dispiace uscire dalla sua testa, nonnino?” Edward trattenne a fatica una risata e si allontanò strizzando l’occhio al nipote.

Edward si spostò captando brandelli di conversazione nei diversi punti della casa dove si erano sparsi i vari membri della famiglia.

Gli chiederò se vuole venire a stare da noi...”stava dicendo Renesmee in cucina mentre faceva compagnia a Jacob che mangiava. “Sarebbe così bello.”

Quanto sono felice che siano arrivati qui sani e salvi.” stava dicendo Esme a Bella “Adesso potranno riprendere una vita felice...”

Mi chiedo se potrà mai perdonarci per averlo dovuto abbandonare quando era così piccino, se avessimo potuto salvarlo combattendo lo avremmo fatto, ma non c’era via di uscita...”stava meditando Rosalie.

Ci sono ancora così tante cose su Dillon da scoprire...il fatto che possa annullare una malattia e rigenerare un organismo è qualcosa senza precedenti.”considerava Carlisle affascinato.

Dobbiamo pensare alla nostra prossima mossa...” pensava Emmett “ I Volturi non resteranno con le mani in mano. Stavolta mi faranno partecipare e che ca...che cavolo volevo dire. Edward che hai da guardare?”

 

“Come stanno i ragazzi?” chiese Bella andandogli incontro. “Stanno mangiando?” Edward annuì e la abbracciò.

“Credo sia bene lasciarli un po' per conto loro...”rispose con un sorriso.

Jasper si avvicinò e col capo accennò alla sala da pranzo. “Il primo amore?”La sua era più un’affermazione che una domanda.

Edward gli sorrise. Come telepate della famiglia era abituato a rispondere a domande di quel genere.

“Non ne sono del tutto sicuro.” spiegò “Dillon ha imparato a schermare anche i pensieri degli altri.”

“Come se potesse nascondere i suoi sentimenti! Li percepisco da qui. Si sente quel senso di euforia e di paura al tempo stesso...ci siamo passati anche noi, del resto. Come dimenticarlo?”

“Già.” commentò Edward abbandonandosi per un istante ai ricordi di un lontano pomeriggio in una radura inondata dal sole…

“Eppure sento che Dillon si trattiene...” proseguì Jasper “In lui non c’è solo quest’emozione nuova, avverto anche una triste consapevolezza.”

Edward s’incupì “Di cosa?”

“Che non finirà bene.”mormorò il fratello meditabondo.


 

Quando Dillon si riaffacciò da solo nel salone, Edward e Jasper gli andarono incontro sorridendogli.

“Mangiato bene?” chiese Edward amichevolmente. Dillon annuì, accennando un sorriso.

“La tua...amica?” chiese Jasper indeciso sul termine con cui definire Laura.

“Ha insistito per aiutare Esme a sparecchiare. Vi posso parlare un attimo?” Dillon sembrava animato da un senso di urgenza.

Nel soggiorno era rimasto solo Emmett che si stava guardando una partita di baseball alla televisione.

“Piccolo D!” esclamò entusiasta voltandosi verso il ragazzo. “Un giorno dobbiamo fare una partita in piena regola...devi vedere come giochiamo noi vampiri a baseball!”

L’entusiasmo di Emmett riuscì a strappargli un sorriso.

“Wow, non vedo l’ora.” disse Dillon “Dove sono gli altri?”

“A fare i preparativi per il viaggio.” spiegò Edward “Non possiamo trattenerci oltre in questo posto. Stiamo pensando di riunirci tutti insieme, come un tempo. Ora che i Volturi hanno saputo della tua esistenza, vivere sparpagliati per confonderli non servirebbe a nulla. Invece, uniti potremmo essere più forti.”

“E dove pensate di tornare a vivere? A Forks?”chiese Dillon.

“Sì è il posto più sicuro al momento. Vicino c’è il branco che ci garantirà una maggior protezione nel caso di un attacco. Ma non credo che oseranno agire troppo presto. Non è nel loro stile.”

“Staranno sicuramente pianificando qualcosa. Non si arrenderanno facilmente.”osservò il ragazzo pensieroso

“Sicuramente no, ma hanno appena perso Caius ed un buon numero di guardie. Hanno visto di cosa sei capace ed agiranno con prudenza prima di vendicarsi.”

“Vorranno la mia testa, insomma.”

“Beh gli hai fatti incazzare di brutto, ragazzino. Hai ucciso un Volturo. Non è mica una cosa di tutti i giorni.” intervenne Emmett, distogliendo per un attimo l’attenzione dallo schermo.

Carlisle li raggiunse unendosi alla conversazione. “Devi considerare la portata del tuo gesto, Dillon. Nessuno in migliaia di anni ha mai potuto vantarsi di aver eliminato uno dei Signori di Volterra. I loro nemici staranno esultando. Sicuramente la notizia si spargerà in fretta. Anche se i Volturi vorranno tenere nascosta questa sconfitta, non potranno esimersi dall’onorare Caius con delle esequie appropriate.”

“Dubito ci sia rimasto qualcosa da seppellire in quella cella.” borbottò Dillon “Ma possono fare tutti i funerali che vogliono a quel mostro, per quanto mi riguarda.”

“Dillon, te la sentiresti di venire con noi?” propose Edward ad un tratto “Penso che per il momento Forks sarebbe il posto più sicuro per te.”

Dillon non disse nula ma sembrò pensarci seriamente mentre e il suo sguardo si posò per un attimo in direzione della sala da pranzo. Si udivano le voci di Laura ed Esme che chiacchieravano amabilmente. Laura rideva.

“Scusate devo andare a fare una telefonata.” rispose con una leggera tensione nella voce “ Ho bisogno di parlare con Samuel.”

Dillon, non avere paura, si aggiusterà tutto, ci siamo noi con te.” pensò Edward sperando che il nipote potesse sentirlo.


 

Laura arrivò nel salotto di ottimo umore, con la camicia rosa rimboccata fino al gomito. Sorrise cordiale, anche se ancora intimidita dai suoi ospiti.

“Il pranzo era squisito, vi ringrazio.”disse rivolgendosi ai presenti.

“Oh, ha fatto tutto Esme” le rispose Edward compiaciuto “Sono contento che abbiate gradito.”

“Andava benissimo” lo assicurò Laura “Volevo chiedervi se avete avuto notizie dei miei genitori. Credete che potrei chiamarli per sapere come stanno?”

Edward vide che la mente di Laura tornava con angoscia all’immagine inquietante dei genitori indotti in stato di ipnosi, che lui stesso aveva avuto modo di vedere durante la sua breve visita con Samuel e Jacob.

“Dillon doveva chiamare Samuel, forse ha saputo qualcosa.”le disse il vampiro incerto se accompagnare Laura nello studio o se aspettare il ritorno di Dillon.

Il ragazzo entrò poco dopo e i suoi occhi si soffermarono affascinati per un breve istante su Laura. Sembrava non si fosse ancora abituato al suo nuovo aspetto rifiorito.

“Tutto bene?”le chiese Dillon con un tono di voce neutrale.

Il sorrise che gli rivolse lei fu sincero e pieno di calore. “Sì, e tu?”

“Benissimo.” rispose Dillon distogliendo lo sguardo. “Ascoltate, Samuel mi ha dato alcuni aggiornamenti. In Italia tutto è stato fatto passare per un tentato attacco terroristico. I media hanno riferito che i responsabili non sono stati catturati ma sono stati messi in fuga prima di aver compiuto danni irreparabili. L’incendio è stato domato abbastanza in fretta e la polizia e i vigili del fuoco di sono presi elogi ed encomi a rotta di collo. Nessuno ha sospettato nulla su quanto sia successo veramente. I Volturi ovviamente sono rientrati a Volterra, e di Louis si sono perse le tracce.”

“Non riesco ancora a credere che quel manipolatore sadico ti abbia salvato la vita.” esclamò Edward. Quando Dillon gli aveva raccontato l’accaduto era rimasto sconcertato. “Che cosa voleva veramente?”

“A quanto pare i Volturi gli hanno ridato un suo vecchio castello in cambio dei suoi servigi. In pratica mi ha barattato con una catapecchia francese. Chateau Dupont.”

“Indagheremo.” disse Jasper “Se potessimo rintracciare il luogo forse potremmo capire da dove proviene Louis e perché ha agito così.”

A quel punto con grande sorpresa di Edward, fu Laura ad intervenire nella conversazione. “Louis ha detto che il suo scopo era sempre stato consegnare Dillon, non ucciderlo e che l’unica parte da cui sta è la sua. Secondo me c’è un motivo per cui ha voluto che Dillon restasse in vita.”

Edward fu colpito da quella rivelazione e cominciò a mettere insieme tutti gli elementi.

“Quando Louis ci ha attaccato a Londra per la prima volta, avrebbe potuto sconfiggerci facilmente ma non lo ha fatto. Si ritirò dal combattimento ed andò via.Mi sono chiesto spesso il perché del suo strano comportamento.”

“Fu durante quel combattimento che tu e Bella avete conosciuto Dillon ed avete instaurato un primo legame.” gli fece notare Jasper per poi rivolgersi a Dillon. “Poi tu sei venuto qui in Scozia ed hai cominciato a testare i tuoi poteri mentali. Tutti noi ti abbiamo conosciuto e abbiamo iniziato a capire che tu potevi essere David.”

Dillon cominciò a riflettere seriamente su quelle parole. “E se Louis avesse pianificato di attaccarci in modo da farci alleare contro di lui? Poi il resto sarebbe venuto quasi da solo. Forse ha ferito Bella di proposito, senza ucciderla. Sì, ha senso...” I particolari di quella notte gli tornarono alla mente

Dillon era atterrato con grazia e aveva raccolto in fretta le sue armi. Louis intanto aveva afferrato una statua per non finire di sotto e cominciò a correre verso la parte opposta del tetto. «Fermo!»gli aveva gridato Dillon puntandogli contro le pistole.

"Sarebbe solo una perdita di tempo, amico." aveva detto Louis ironico "Se tu mi spari, io blocco i proiettili."

Dillon non si era mosso, continuando a tenerlo sotto tiro. "Cosa vuoi da me?" gli aveva chiesto con un lampo di odio negli occhi.

Louis aveva sorriso. "Lo saprai."


 

“Mi chiedo a questo punto se Louis non abbia sempre saputo della mia vera identità.”disse il ragazzo pensieroso guardando i suoi compagni.

“Se voleva che ci alleassimo contro i Volturi allora e li combattessimo allora deve essere un loro nemico che fa il doppio gioco.”ipotizzò Jasper “E non è detto che abbia agito da solo. Mi chiedo chi ci sia dietro tutto questo e quale sia il suo vero scopo.”

Edward sospirò preoccupato. “Immagino che lo scopriremo presto.”

                                                                                                          ***

Le pareti del castello in rovina rilucevano bianche sotto le stelle, ed attraverso l’arco in stile gotico di quella che un tempo era stata una vetrata splendeva una luna enorme come una moneta d’argento. Una leggera brezza faceva agitare le foglie dei rampicanti che avevano invaso il giardino e parte delle mura, intorno alla fontana vuota che dominava il centro del cortile. Ma anche in quell’oscurità Louis poteva ricordare il prato verde e bene tagliato, il gorgoglio dell’acqua e ogni particolare di quando il castello era stato nel suo splendore.

Una figura ammantata di nero uscì dall’ombra e raggiunse il vampiro accanto alla vecchia fontana. “Avete corso un grande rischio a venire fin qui, mio signore.” disse Louis.

“Ho preso le dovute precauzioni, non temere. Dovevamo parlare.”disse l’uomo misterioso, contraffacendo il timbro della sua voce.

“Credo che il nostro obiettivo sia stato raggiunto. La trasformazione del ragazzo è stata più spettacolare di quanto immaginassi. Ed è appena agli inizi.”

“Esattamente. Non credere che la nostra missione sia finita. Al contrario, è appena iniziata. Lui è ancora vivo e non potrò darmi pace finché non l’avrò sconfitto.”


                                                                                                        ***

Quando Laura gli aveva chiesto di poter parlare con i suoi genitori, Dillon l’aveva accompagnata subito nello studio e l’aveva lasciata da sola, per darle la giusta privacy. Si erano a mala pena guardati negli occhi, e per lui andava bene così. Doveva prendere una decisione importante ma prima doveva consultarsi con i Cullen. Adesso c’erano tutti, notò quando fece ritorno nel salotto dai divani bianchi. Il fuoco scoppiettava nel camino dando alla stanza un’atmosfera accogliente, grazie anche al suono del chiacchiericcio eccitato dei presenti.

“Siamo pronti, Carlisle.” annunciò Alice festosa. “I bagagli sono pronti e il castello è stato ripulito e riordinato, pronto per essere restituito al tuo amico. Dillon tu hai fatto la valigia? Pensavamo di partire domani.”

Gli altri rivolsero l’attenzione verso di lui che si schiarì la voce e li avvolse tutti con lo sguardo. “Ascoltate ho qualcosa da dirvi e vorrei farlo mentre Laura è impegnata. Ho bisogno di sapere cosa ne sarà di lei adesso.”

“Cosa vuol dire?” chiese Edward aggrottando le sopracciglia “Tornerà a casa sua.”

Dillon non era ancora convinto “Sarà sicuro per lei? Se non sbaglio i Volturi hanno delle regole. Ogni umano che scopre dell’esistenza dei vampiri deve essere ucciso, se non sbaglio.”

“O trasformato” precisò Emmett.

Dillon lo sapeva ma quella possibilità non era nemmeno da contemplare. “Dovreste passare prima sul mio cadavere, ma non credo che fareste mai una cosa del genere.”

“In un certo senso una specie di trasformazione l’ha già avuta, dopo il tuo... intervento.” disse Carlisle “Non possiamo essere certi di cosa le accadrebbe se venisse morsa da un vampiro.”

“Sarebbe interessante da vedere.” mormorò Emmett colpito.

Dillon non aveva nessuna voglia di scherzarci sopra. “Non ci pensate nemmeno.” replicò puntando l’indice in segno di minaccia.

Emmett sorrise rilassato “Tranquillo Di. Nessuno te la tocca. Potremmo portarla con noi.”

Dillon spalancò gli occhi. “Portarla dove?”

“Torniamo a Forks e pensiamo tutti che tu dovresti venire con noi.” intervenne Renesmee. “Sarebbe il posto più sicuro per te.”

“E puoi portare la tua ragazza con te.” aggiunse Jacob “La proteggeremo.”

Dillon sospirò e abbassò lo sguar do “Non è la mia ragazza.” disse con voce atona.

“A chi vuoi darla a bere?”protestò Emmett “Ho visto come vi guardavate. Dichiarati, Romeo.”

Dillon arrossì suo malgrado. Come potevano pensare alla sua vita sentimentale in un momento come quello? “Non è questo il punto.” ribattè Dillon pazientemente “Lei ha una famiglia a cui tornare. Una vita da vivere. Io l’ho già messa in pericolo, non permetterò che succede di nuovo.”

Carlisle annuì comprensivo “Cosa suggerisci di fare?”

Dillon espose il piano che aveva già preso forma nella sua mente. “Mi farò aiutare da Samuel per farla trasferire in un luogo sicuro con i genitori. Di sicuro bisognerà falsificare anche dei documenti medici per spiegare in qualche modo l’avvenuta guarigione.”

“Posso occuparmene io. Ci avevo già pensato, comunque.” rispose l’altro con il suo tono pacato e rassicurante.”

Dillon sorrise, in fondo non era sorpreso.“Speravo me lo dicessi, Carlisle. Grazie.”

“Tu cosa farai?” gli chiese Edward “ Andrai con lei?”

Avrebbe voluto, altroché se avrebbe voluto... “Non posso. Finché i Volturi mi cercano, lei è a rischio. Dovrà andare il più lontano possibile da me, anche per sempre se è necessario.”

Tutti lo guardarono sbalorditi e anche addolorati. Forse perché capivano.

“Dillon, sei sicuro?”chiese Renesmee tradendo apprensione nella sua voce. Dillon ne fu leggermente infastidito anche se sapeva che le sue intenzioni erano buone.

Doveva far capire loro che non aveva scelta. “Qualcuno prima si stava chiedendo se vi perdono per avermi dovuto dare in adozione...” fu interrotto da diversi mormorii di rammarico ma poi sospirò a fondo e proseguì: “...e la risposta è sì, sicuramente, capisco perché lo avete fatto, perché adesso devo fare la stessa cosa. Se voi lo avete fatto per un figlio, un nipote, allora io posso fare lo stesso per aiutare una...un’amica.”

Dillon vide i vampiri annuire, visibilmente toccati mentre nella stanza calava il silenzio. Edward sembrava leggere il dolore in fondo ai suoi occhi.

“E´ la cosa giusta da fare.”disse Dillon con semplicità.

Jacob, gli posò la mano sulla spalla. “Allora devi andare a parlarle.”

 

Dillon rimase in silenzio per qualche minuto quando Laura rientrò nel soggiorno con l’aria affranta e gli occhi rossi di chi aveva pianto da poco.

“Scusate, posso parlarvi un momento?” chiese rivolgendosi a tutto il gruppo. Il tono della sua voce era tranquillo ma si avvertiva una punta di tristezza. Dillon non seppe trattenersi e lesse i suoi pensieri avvertendo tutta la preoccupazione per i suoi genitori. Si allontanò subito dalla sua mente, ripromettendosi di non farlo più.

“Devo tornare a casa. I miei genitori...”Laura si interruppe coprendosi la bocca con la mano per soffocare un singhiozzo.

“E´ successo qualcosa?” chiese Dillon ansiosamente.

“Apparentemente no, dicono di stare bene...ma io sento che non sono più loro. Sono ancora sotto l’effetto di quella strana ipnosi...come se non si rendessero conto di quello che li circonda… è stato orribile...”

Dillon provò il desiderio di abbracciarla ma qualcosa lo trattenne, per fortuna Esme andò a confortarla e Laura si lasciò cingere dalla braccia fredde della vampira anche se non c’era calore in quell’abbraccio.

“Andrà tutto bene, mia cara. “ le disse con dolcezza. “Troveremo un modo per aiutarli.”

“Ci sono diversi modi per liberarli dall’ipnosi.” spiegò Carlisle “Vedrai che li riporteremo alla normalità.”

“Potrebbe essere peggio...”rifletté Laura. “Se realizzassero quello che è successo e poi mi vedessero guarita così all’improvviso...impazzirebbero come minimo! Farebbero delle domande...potrebbero farvi scoprire.”

Dillon non poteva crederci: davvero si preoccupava per loro mentre la sua famiglia stava in quelle condizioni?

“Ma chi se ne importa di noi! Non lasceremo che i tuoi restino come degli automi.”le disse risoluto.

“Dovremmo farlo invece, almeno per un po’ di tempo.” insistette “Tu non gli hai visti, Dillon: adesso crederebbero a qualsiasi cosa gli dicessi, forse perderebbero anche la nozione del tempo e penserebbero che io sia guarita con una terapia o qualcosa del genere.”

“Posso aiutarti io in questo.” intervenne Carlisle “Fingerò di inserirti in una terapia sperimentale, mi occuperò di tutte le pratiche mediche e parlerò con i tuoi dottori.”

“La ringrazio.” disse Laura riconoscente. “Sapete dirmi come posso fare per tornare a Londra?”

Come poteva fare? Credeva davvero che non le avrebbero dato un passaggio?

“Ti accompagneremo io ed Esme. “ rispose Carlisle “Partiremo domani mattina all’alba.”

Dillon fece per aggiungere qualcosa ma rimase in silenzio. Un po’ lo infastidiva vedere Esme e Carlisle prendersi cura di Laura al suo posto, abbracciarla, accompagnarla a casa, ma dopotutto, affidarla a loro era la cosa migliore visto che potesse fare. Stava p erdirle addio per sempre.

Laura lo guardò per un attimo, prima di voltarsi verso Esme e Carlisle. “Va bene. Grazie infinite.” disse sollevata “Vado a fare la valigia.” Dillon annuì ma non le disse nulla limitandosi a guardarla mentre lasciava la stanza.


 

  
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