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Autore: SarettaStyles1D    21/12/2020    0 recensioni
Uno sprazzo di vita di un(')adolescente.
L'apostrofo fra parentesi rappresenta la scelta di non aver specificato un genere all'interno della storia, così da potersi immaginare protagonisti.
Con questo mio scritto non intendo in alcun modo incentivare l'uso di sostanze illegali.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspiro.

Sento il fumo caldo scorrermi lkungo tutta la gola, in netto contrasto con l'aria fredda esterna che si mescola al mio respiro. Mi inonda. Mi avvolge completamente. Dall'interno.

Devo trovare un sostitutivo al tabacco. Non voglio dipendere da una cosa così dannosa, con tutti i lati negativi che comporta, poi.

Meno male che non ho dipendenze. È brutto dipendere da qualcosa. O qualcuno. Ci si ferisce sempre. Come La Bella Addormentata con il fuso. Maledizione a me che ho voluto guardare la televisione ieri sera. Chissà come ho fatto a mettere un canale per bambini… forse era su un canale qualunque.

Ma comunque.

Questa l'ho presa qualche giorno fa, forse settima scorsa, e non è tutto sto granché. Anzi, non mi piace per niente proprio: non sa di niente e non mi fa nessun effetto. E che mi servirebbe a fare?!

Vabbè, è quasi finita. Confido in questi giorni per qualcosa di migliore.

È mia madre che bussa alla porta d'entrata di casa.

Dall'interno, però. Perché io sono fuori.

Nel mio piccolo ma caldo cappottino, non sento il freddo pungente di metà autunno. Meno male. Già le mie mani mi stanno abbandonando: pallide al momento, ma rosee perché rovinate.

È pronta la cena. Sa che quando sto fuori dalla porta sto fumando, però ovviamente fa freddo. E lei non vuole prenderne. E ha ragione. Butto il mozzicone - con tanto di filtro di carta bruciacchiato - nel giardino del vicino; sfrego le mani fra di loro e apro la porta di casa.

Subito il tepore mi arriva fin dentro le ossa, tant'è che mi affretto a sfilarmi il cappotto.

Ho il naso rosso per via della temperatura; è sempre rosso.

Mi siedo accanto a mia sorella, di fronte a mia madre. Come sempre.

Mio padre lavora fino a tardi, o è addirittura ripartito, per lavoro. Come sempre.

Almeno ora ho fame.

Parliamo del più e del meno, guardando programmi stupidi alla televisione.

La parola è "moneta", andiamo. Più facile della precedente , "completezza". Questo tizio non vincerà mai tutti quei soldi, credo non abbia mai letto un dizionario.

Beh, penso quasi nessuno lo abbia mai fatto.

Ma comunque.

Dopo cena mi butto sul letto, rimbalzo, e poi mi rialzo per cambiarmi e mettermi il pigiama.

Prima di rimettermi a letto, tiro fuori il mio portatile dallo zaino, con tanto di alimentatore. Quest'ultimo lo attacco subito alla presa di corrente, poco più lontana dal letto.

Mi sdraio sotto le coperte sulle quali poggio il portatile. Dopo quasi metà film, la batteria è quasi scarica e ci attacco il cavo.

Com'è noioso questo film. Non capisco proprio perché piaccia a tutti. Trama scontata, sviluppo lento. Ne metterei un altro, ma ormai ho sonno.

Prima faccio un paio di ricerche.

Potrei comprare un vaporizzatore. Potrei usarlo anche ora in camera mia, ad esempio.

Va beh, ci penserò domani.

***

Spero che la sensazione di colla - o comunque qualcosa che appiccichi - che ho sui polpastrelli, se ne vada in fretta. Subito. All'istante, diamine.

Perché devo sempre curiosare ovunque? Perché non posso farmi gli affari miei, anziché mettere le mani sotto ad un banco e toccare una gomma da masticare? Masticata, ovviamente.

Spalanco la porta del bagno - per poco non ho sfaldato la faccia di qualcuno - e vado subito verso i lavandini, lanciando il mio zaino a terra, ai miei piedi.

Certo che senza sapone non posso mica sperare in un miracolo. Vabbè, mi arrendo, anche se un minimo ho risolto.

Chiudo il rubinetto e mi asciugo le mani. I miei passi sono svelti verso la porta dei bagni, dato che rischio di arrivare in ritardo alla prossima lezione. Italiano, forse. Non ricordo e, sinceramente, non mi interessa.

Sto per poggiare la mano sinistra sulla maniglia, ma qualcuno mi precede aprendola dall'esterno e sbattendomela sul viso, facendomi reclinare leggermente la testa verso l'alto a causa del forte colpo al naso.

La persona colpevole di avermi sfigurato il viso - troppo drammatico? - entra in bagno tranquilla e neanche mi nota, troppo impegnata a guardare quel maledetto cellulare.

Mi dipingo un'espressione fra lo sconcertato e l'allibito ed esco definitivamente da quel bagno, sbuffando rumorosamente.

Entro in classe sedendomi al mio solito banco. Né in prima fila, né in fondo all'aula. Nulla di speciale.

Giusto qualche secondo dopo fa il suo ingresso la professoressa di scienze. Alla fine no, non era italiano. Però spiega in italiano, dai. Anche se sarebbe stato più facile confondere italiano con la lezione di inglese, almeno sono entrambe due lingue. Mah, che strano.

Dopo aver seguito passivamente anche la lezione di storia che seguiva quella di scienze, raccattai in fretta le mie poche cose che avevo posto sul banco, tirando invece fuori le mie cuffie.

Di quelle grosse, per non dover sentire nient'altro.

Dopo aver indossato anche la sciarpa, esco dall'aula e, senza guardare in faccia nessuno, esco anche dall'edificio. Abbasso le spalle, amareggiata dal fatto che stia piovigginando. Oggi non tornerò a casa a piedi, come faccio solitamente. Con un sospiro, scendo quei pochi scalini e mi dirigo alla fermata dell'autobus. Ne hanno aggiunta una nelle vicinanze della scuola proprio appena ha aperto, meno male.

   
 
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