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Autore: Nike90Wyatt    22/12/2020    4 recensioni
Una lettera da Milano sconvolge la vita di Marinette Dupain-Cheng, paladina di Parigi nei panni di Ladybug e neo Guardiana della Miracle Box; una serie di circostanze, insieme ai suggerimenti dell’inseparabile Tikki e dei suoi genitori, la spingeranno a prendere una decisione che stravolgerà il suo futuro e le sue relazioni.
Intanto, Gabriel Agreste, ossessionato dalla vendetta nel nome di sua moglie Emilie, vola in Tibet, accompagnato dalla sua fedele assistente, nonché amica e complice, Nathalie Sancoeur, con un unico obiettivo: scoprire i segreti dei Miraculous che si celano tra le mura del Tempio dei Guardiani.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22

Un piacevole tepore gli accarezzò la pelle.

Adrien aprì gli occhi. La stanza era illuminata da una luce soffusa che proiettava ombre lunghe sui muri. La coperta sul ventre era soffice, calda. La bocca reclamava acqua. Girò la testa su un lato, sul tavolino accanto al letto c’era una brocca d’acqua. Sollevò il busto ed allungò un braccio, le ossa scricchiolavano ad ogni movimento. Bevve dalla brocca, l’acqua gli rinfrescò la gola arsa.

Dove si trovava?

Le pareti erano in legno, così come il pavimento, il soffitto alto sorretto da travi scure. Un allegro fuoco danzava e scoppiettava nel camino.

Adrien riordinò i pensieri. Il ricordo riaffiorò prepotente come un pugno allo stomaco. Papillon era suo padre. L’uomo che aveva causato dolore e sofferenza a Parigi era la persona a lui più vicina, la persona che affermava di amarlo e proteggerlo da qualsiasi minaccia. Lo faceva per sua moglie, Emilie, per riportarla in vita.

Adrien strizzò gli occhi, il cuore gli pesava ancora come un macigno nel ripensare all’immagine di sua madre, dormiente, in quella capsula. Nella mente, gli ripassò davanti la scena in cui suo padre pronunciava una formula, si sollevava da terra e una luce tanto accecante quanto sublime gli avvolgeva il corpo. Dopo lo schiocco, non ricordava più nulla, se non di essersi addormentato. Aveva sognato di galleggiare in vasti oceani e di librarsi in volo su sconfinate terre.

Quanto aveva dormito?

Di sicuro non si trovava a casa sua. Aveva bisogno di risposte. Ma a chi fare le dovute domande?

La porta si spalancò. Un ragazzino, di una decina d’anni, con indosso una veste marroncina si palesò.

«Ciao!» Adrien si sedette a metà letto, scostando la coperta. «Sai dirmi dove mi trovo?»

Il ragazzino sgranò gli occhi verdi e fuggì.

Adrien poggiò i gomiti sulle ginocchia, e la guancia sul palmo. La pelle era fredda, ispida per via del velo di barba.

«Adrien!» Dalla porta sfrecciò una piccola bolla nera, che si fermò ad un palmo dal viso del ragazzo: Plagg. «Finalmente ti sei risvegliato.» Si strofinò con l’intero corpicino sulla guancia di Adrien. Aveva la voce singhiozzante.

«Non starai mica piangendo.»

Plagg si allontanò e si strofinò gli occhi. «È… È colpa del freddo.»

Già, il freddo. «A proposito, dove ci troviamo?»

«Siamo al Tempio dei Guardiani dei Miraculous, in Tibet.»

Adrien spalancò la bocca. «In Tibet?»

Plagg annuì e gli spiegò cos’era accaduto dopo lo schiocco: il viaggio di Ladybug, il Gran Maestro, il rituale per risvegliarlo.

Adrien fece fatica ad assorbire così tante informazioni. Soprattutto per la portata di tali informazioni. Deglutì. «E dove sono adesso mio padre e… mia madre?» Avvertì un groppo in gola e dovette bere un altro goccio d’acqua. Mai avrebbe pensato di tornare a parlare di sua madre come se fosse viva.

«Suppongo siano alla villa, a Parigi.» Plagg fece spallucce. Dal modo in cui ne parlava, sembrava aver sviluppato una certa acredine nei loro confronti. «Ladybug non ha voluto che prendessero parte al rituale.»

«Non che abbia tutti i torti.» Adrien chinò il capo. «Non posso credere che mio padre sia arrivato a tanto. Non avevo mai capito quanto fosse grande il suo dolore per la perdita della mamma. Ora capisco anche il motivo della lunga pausa di Papillon in questi anni: aveva perso la memoria.»

«C’è un’altra faccenda di cui dobbiamo parlare, Adrien.» Plagg esitò, i suoi occhi smeraldini sfrecciarono lungo tutta la stanza eccetto il volto di Adrien. Infine parlò. «Questa sarà l’ultima volta che noi due ci vediamo.»

Adrien trasalì. «Cosa?»

Plagg tirò su col naso. «Ladybug ha scambiato il tuo risveglio con la Miracle Box. Verrà consegnata al Gran Maestro, oggi stesso, con tutti i Miraculous che le appartengono.»

Una pietra di ghiaccio schiacciò lo stomaco di Adrien. «Compreso l’anello…» Le lacrime invasero gli occhi e caddero lungo le guance. «Mi mancherai, Plagg.»

«Sei stato il miglior portatore che abbia mai avuto.» Anche Plagg iniziò a piangere. «Non mi dimenticherò mai dei momenti che abbiamo passato insieme.»

Adrien tese il pugno, che il Kwami colpì con il suo musetto. «Anch’io non ti dimenticherò, Plagg.»

«Addio, amico mio.» Detto questo uscì dalla stanza.

«Immaginavo che sarebbe stata dura.»

Adrien ebbe un tuffo al cuore. Alzò la testa. «Ladybug.»

«D’altronde lo sarà anche per me con Tikki» proseguì lei, entrando nella stanza. «Come ti senti?»

«Stento ancora a credere a tutto questo. Ma una parte di me è sollevata che sia finita questa storia di Papillon, delle akuma, delle amok…» Sospirò. «Mi mancherà essere Chat Noir.»

Ladybug si avvicinò. «Ti capisco.»

«Quale sarà la sorte che toccherà a mio padre?»

«Non spetta a me deciderlo, Adrien. Mi spiace che sia io a dovertelo dire ma è necessario che tu sappia che tua madre è ugualmente condannata. Ha una malattia degenerativa, incurabile.»

Adrien annuì con mestizia. «Almeno questo era vero in tutto quel guazzabuglio di bugie montato da mio padre.»

«Sapere che tutto ciò che ha fatto, il male che ha causato, il rischio che ha corso di perderti è stato tutto inutile, credo sia una punizione sufficiente per Gabriel.»

Adrien si asciugò le guance con il polso. «Per un attimo, avevo accarezzato l’idea di poter vivere di nuovo accanto a mia madre, dimenticare tutto.»

«Sfrutta il tempo che le rimane per starle accanto» suggerì Ladybug. «Fai in modo che anche tuo padre lo accetti.»

Passò del tempo prima che Ladybug parlasse di nuovo, stavolta con tono greve. «C’è un’altra cosa che devo dirti.»

«Altre brutte notizie? Come se non ce ne fossero state abbastanza.»

«In quanto Guardiana della Miracle Box, siamo collegate. Questo vincolo può essere spezzato solo se io trasferissi il compito ad un’altra persona.»

No. Non poteva essere vero. «Questo significa che dovrai fare come Fu… Perdere la memoria.»

Ladybug annuì.

«Non è giusto!» Adrien scattò in piedi. In pochi istanti, tutta la sua vita stava crollando pezzo dopo pezzo: suo padre, sua madre, Plagg e adesso anche Ladybug. Era troppo. «Perché sei tu a dover pagare per qualcosa di cui ha colpa solo mio padre?»

«Anch’io ho commesso degli errori. Ho sopravvalutato le mie capacità. Ma sono comunque felice che il mio sacrificio abbia salvato la tua vita.»

«A quale prezzo...» Adrien le diede le spalle. «Una volta, avevo la certezza di amarti con tutto me stesso. Diavoli, avrei fatto qualunque cosa pur di essere davanti a te, come adesso, senza la mia maschera, aprendoti il mio cuore. Ma ora non ne sono più sicuro. E questo non dipende da mio padre, dai Miraculous o da tutte queste disgrazie che ci sono piovute dal cielo.» Si girò a guardarla. «C’è un’altra persona nel mio cuore.»

Ladybug abbozzò un timido sorriso. «Ne sono felice.»

«Sai qual è la cosa più assurda? Ho detto a Marinette di essere ancora innamorato di te, e a te di essere innamorato di lei.»

«Marinette? La tua compagna di classe?»

Adrien annuì.

Ladybug si coprì la bocca con la mano. Poi, scoppiò a ridere. «Oh mio caro Chaton. Sei un disastro nelle relazioni sentimentali.»

Adrien ridacchiò. «Vorrei essere di più come Chat Noir nella vita di tutti i giorni.»

«Chat Noir è già parte di te. Se vuoi essere come lui, basta volerlo.» Gli sfiorò la punta del naso con l’indice. «Però ti consiglio di non esserlo troppo.» Rise di nuovo.

«Se ti chiedessi di rivelarti, lo faresti?» chiese Adrien. «Ora non c’è più alcuna minaccia. Stai anche per perdere la memoria. Sapendo chi sei, sarò certo che non ti perderò.»

Ladybug trasse un lungo respiro. «Tu ti sei innamorato dell’eroina che salvava Parigi ogni giorno, quella spavalda, sicura di sé. Ti sei convinto che non abbia difetti, mi hai innalzata su un piedistallo. Lo so, perché ci sono passata anch’io. Ma devi imparare a guardare al di là della perfezione che ti acceca. Io non sono priva di difetti, Adrien. Dietro la maschera, c’è una persona come tante altre, nulla di più, nulla di meno. E il fatto che tu ti sia innamorato di un’altra persona, significa che inconsciamente l’hai capito anche tu.»

«Lascia che io conosca la persona dietro la maschera.»

Ladybug scosse la testa ed arretrò. «Non è detto che ci perderemo. Il Gran Maestro mi ha detto che la vita spesso riserva delle sorprese ed io voglio crederci. Devo crederci. E nel momento in cui aprirai gli occhi, nel momento in cui mi vedrai senza maschera, non avrai più bisogno di una rivelazione, perché lo saprai già.» E se ne andò.

 

 

Parigi, 2019

Tre colpi alla porta.

Adrien la aprì ed accolse Luka nella sua stanza. Si salutarono con un abbraccio fraterno.

«Accomodati.» Adrien andò al frigobar e prese due bottiglie in vetro di Coca-Cola.

«Immagino sia superfluo domandarti come stai.» Luka stappò la bottiglia e si sedette sul bracciolo del divano.

«È stata dura dirle addio, ma almeno stavolta ho potuto farlo. Se n’è andata nel sonno; ha voluto che la seppellissimo al cimitero di Perè-Lachaise, accanto ai nonni.»

«E tuo padre?»

Adrien scosse il capo. «Credo non si rassegnerà mai alla perdita. Però, ha smesso di cercare invano di salvarla e ha vissuto, per quanto ha potuto, ogni giorno accanto a lei come se potesse essere l’ultimo. E così ho fatto anch’io. Dopo il funerale, gli agenti lo hanno riaccompagnato in carcere.» Gabriel era stato condannato a due anni di carcere con la condizionale; gli era stato concesso il permesso di assistere la moglie negli ultimi istanti di vita e al suo funerale. «Una volta scontata la pena, si ritirerà nella villa ad Avignone; resterà lì a vivere nella speranza che io possa perdonarlo per il male che ha fatto.»

«Lo farai?»

«È e resterà sempre mio padre. Non posso cancellare questi anni, né credo che lui lo pretenda, ma possiamo guardare avanti anziché indietro. Provare rancore non serve a nulla, anzi fa solo male. Se anche Ladybug è riuscita a metterci una pietra sopra, posso farlo anch’io.»

Luka si avvicinò a lui e gli strinse una mano sulla spalla. «Concordo in pieno.» Era l’unico dei suoi amici a sapere quanto successo. Aveva contattato Adrien il giorno dopo il suo ritorno a Parigi dal Tempio in Tibet. Scoprire che conosceva le identità di entrambi gli eroi era stato scioccante, ma alla fine Adrien ne era stato sollevato di poter parlare con qualcuno che gli fosse amico.

«E la casa di moda?» chiese Luka.

«La maggioranza delle azioni è passata a me al compimento dei diciott’anni, con un documento firmato e controfirmato anche dai soci. Quando la fedina penale di Nathalie sarà ripulita in seguito al patteggiamento, la nominerò amministratrice delegata. È parte della famiglia e spero che un giorno mio padre si leghi a lei con un affetto che trascenda la semplice amicizia.» Bevve un sorso di Coca-Cola.

«Un po’ quello che speriamo noi tutti per te.» Luka sogghignò. «Quand’è che ti dichiarerai a Marinette?»

Adrien rischiò di strozzarsi. La bevanda gli era andata di traverso. «C-Come?»

«Oh, andiamo. Lo sanno anche i muri che sei innamorato pazzo di lei. Ma hai paura a dichiararti.»

Adrien si morse il labbro. «N-Non dire sciocchezze. Lei è mia amica.»

Luka trattenne a stento una risata. «Certo che lo è. Ma tu vorresti che lei diventasse qualcosa di più. Nino e Alya mi hanno raccontato il modo in cui la divori con gli occhi a scuola, che parli solo di lei e della sfilata della prossima settimana. Per non parlare del modo in cui guardi in cagnesco qualunque essere di genere maschile le si avvicini che non sia già impegnato.»

Accidenti a Nino e Alya. E accidenti a lui. Perché doveva essere così imbranato con le relazioni sentimentali? Le stesse identiche parole gliel’aveva già dette Katami, qualche settimana prima. E non era cambiato nulla, non aveva fatto nulla.

«E va bene. Ma cosa dovrei fare?»

«La cosa più semplice e allo stesso tempo più difficile del mondo, Adrien.» Luka allargò le braccia. «Va’ da lei e dille che la ami.» Fece una pausa. «So di cosa hai paura: Ladybug.»

«Mi ha rifiutato più e più volte. Cosa mi dice che con Marinette non andrà esattamente allo stesso modo?»

«Non puoi saperlo. E se non ti butti, non lo saprai mai. Resterai per sempre col dubbio e un giorno rimpiangerai di non averlo fatto.»

Adrien rimase in silenzio.

 

Dagli scroscianti applausi dalla platea e dalle espressioni soddisfatte dei presenti, la sfilata era stata un successo. Audrey Bourgeois aveva rilasciato un’intervista in cui affermava di aver ritrovato lo spirito della competizione e l’estro creativo nell’ammirare gli abiti della nuova collezione.

Adrien posò per l’ultima foto, accanto ai modelli. Come sempre, indossava l’abito di punta della sfilata, un gessato blu scuro, con camicia bianca senza cravatta. A differenza di altri completi eleganti, l’aveva trovato molto comodo, calzante alla perfezione. Sprizzava felicità da tutti i pori. L’esordio di Marinette tra i professionisti era andato alla grande: una proposta che – i giornalisti avevano tenuto a sottolineare – era arrivata da Gabriel Agreste, come un passaggio di testimone.

Adrien allungò il collo e la cercò tra la folla. Lei era accanto all’uscita, circondata dai suoi familiari ed amici. Sua nonna Gina era venuta dall’Italia per assistere alla sfilata ed ora pareva non volerla mollare più. I capelli corvini le ricadevano sulle spalle leggiadri incorniciando un volto perfetto sfumato da un velo di trucco. L’abito pantalone che indossava era semplice ed elegante, rosso con un cinturone nero in vita. Adrien lo riconobbe: era l’abito disegnato sul quaderno dei bozzetti che Marinette aveva presentato a Gabriel mesi prima. Quello ispirato a Ladybug. Era perfetto su di lei. Era come se lei fosse proprio…

Adrien sgranò gli occhi, il cuore gli balzò in petto e fece più capriole. Gli sembrò incredibile, ma tutto avrebbe avuto una spiegazione, tutto quadrava. Marinette e Ladybug erano la stessa persona. Avevano gli stessi atteggiamenti, lo stesso spirito battagliero, gli stessi occhi, azzurri come l’oceano. Proprio come aveva detto Ladybug, non gli serviva la rivelazione perché la verità era sotto i suoi occhi e lui non se n’era mai reso conto, li aveva tenuti sempre serrati: si era innamorato della stessa ragazza per due volte.

Attraversò la sala a lunghe falcate, zigzagando tra colleghi, giornalisti e spettatori. L’entusiasmo gli aveva messo le ali ai piedi. «Marinette!»

Lei si voltò, si scusò con le persone accanto e si avvicinò a lui. «Tutto bene, Adrien? Mi sembri un tantino sconvolto.»

«Devo parlarti.» Le afferrò una mano. «Da solo.» La condusse nel retro del palco, nella zona dei camerini, in quel momento deserta. «Quello…» Prese un respiro. «Ciò che vorrei dirti...»

Marinette gli strinse le braccia. «Calmati. Prendi un respiro profondo.»

Come poteva dirgli di calmarsi se in quel momento si sentiva volare? «Volevo dirti grazie.»

«Grazie a te, Adrien. Se la sfilata è andata alla grande lo dobbiamo soprattutto alla tua destrezza sulla passerella.»

Adrien scosse la testa. «Io non mi riferivo alla sfilata.» Le prese le mani. «Grazie, per avermi salvato la vita. So che non ricordi nulla, ma l’hai fatto. E non solo una volta.»

Si aspettava una reazione di stupore, di confusione o di perplessità. Invece, Marinette lo sorprese scoppiando a ridere. «Sei mesi. Ce ne hai messo di tempo, Chaton

Adrien pensò di non avere più battito. «Come?»

«Chaton. Hai sempre detto che adoravi questo nomignolo. A differenza di quello che mi avevi affibbiato tu. Odiavo essere chiamata “Insettina”.»

«Ma come–»

«Come ho fatto a non perdere la memoria?» Marinette strinse le spalle. «Non ne ho idea. Non so perché ma è successo. Dopo aver pronunciato le parole per passare la Miracle Box al Gran Maestro, mi sono addormentata e mi sono risvegliata nella mia camera a Parigi. E ricordavo ogni cosa.»

Adrien la tirò a sé e l’abbracciò. «Avevi ragione, Marinette. Avevi ragione su tutto. Non avevo bisogno della rivelazione, perché io già sapevo che amavo tutto di te, che fossi con la maschera o senza.»

«Non sai quanto ho atteso questo momento, per tutti questi mesi. Sei veramente pessimo a dichiararti.»

Adrien sciolse l’abbraccio. «Io mi sono già dichiarato a te, in realtà. Ricordi la rosa?»

Marinette annuì. «La tengo ancora conservata, nel mio diario.»

Adrien si chinò in avanti, chiuse gli occhi. Le loro labbra si sfiorarono.

Marinette si ritrasse di colpo con un verso di dolore. Si toccò la collana in petto.

«Che cosa succede?» chiese Adrien.

«Il Kwagatama… Brucia.» Lo strappò dal collo e lo lanciò a terra. Il ciondolo si illuminò e un bagliore rosso li attrasse entrambi. Ci fu un flash, poi il buio.

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In un batter d’occhio si ritrovarono in una stanza grande, illuminata da fiaccole affisse sulle pareti.

Marinette la riconobbe subito. «Siamo al tempio.»

Due figure familiari si palesarono dall’oscurità. Indossavano entrambi delle magliette e pantaloni beige insieme a stivali. Una tenuta da combattimento.

«Che ti dicevo?» La voce di Alessio rimbombò per la stanza. «Sapevo che avrebbero capito al volo.»

Elga ridacchiò. «Dalle loro facce, direi che non hanno capito un bel niente e sono qui solo per caso.»

«E voi due che ci fate qui?» Adrien indicò ora Alessio ora Elga. «Voi due siete...»

«Tyr e Vaegt» disse Marinette. «Sapevo che Plagg avrebbe omesso qualche dettaglio nel farti un riepilogo.» Si rivolse ai due Guardiani. «La vera domanda è: perché ci troviamo qui?»

«Per mio volere.» La sagoma del Gran Maestro comparve alle spalle di Elga. Sotto braccio reggeva una Miracle Box color antracite di forma ellittica. «Pensavi forse che non avessi perso la memoria per caso, Marinette? In poche ore mi hai dimostrato qualità che non vedevo da secoli, nonostante i miei prescelti siano stati addestrati. In questi mesi, vi abbiamo osservati. E sono giunto alla conclusione che voi possiate darci una mano in una delicata missione. Prima di parlarvene, però…» Fece un cenno ad Alessio, il quale porse loro due scatoline.

Marinette aveva i palmi delle mani sudati. Afferrò tremolante la sua scatolina e la aprì. I suoi orecchini! Li infilò subito.

Dal bagliore rosso si manifestò Tikki. «Marinette!» Raggiante le sfrecciò accanto e si fece dare un bacio sulla testa.

«Adrien! Hai portato del Camembert?» Plagg disegnò nell’aria delle mezzelune.

«Anch’io sono felice di rivederti.» Adrien incrociò le braccia al corpo, sorridendo.

«Sarete voi a scegliere» riprese il Gran Maestro, mostrando loro la Miracle Box aperta: c’erano dodici slot, tre dei quali vuoti. «Qui sono custoditi i Miraculous di cui sono portatori Alessio e Elga, rispettivamente Toro e Bilancia.»

Marinette schioccò le dita. «Sono i dodici segni zodiacali.» Li indicò uno ad uno, seguendo i loro simboli. «Sagittario, Capricorno, Aquario, Pesci, Ariete, Toro…» Si interruppe, la mano chiusa intorno al mento. «Perché manca quello dei Gemelli oltre a Toro e Bilancia?»

«È il motivo per cui voi siete qui» disse Elga. «Gli anelli dei Gemini sono scomparsi da prima che il Tempio fosse distrutto dal sentimostro di Wang Fu. Da tempo il Gran Maestro ha mandato adepti in giro per il mondo per cercarli, ma con scarsi risultati.»

«Ma voi avete abilità fuori dal comune» intervenne il Gran Maestro. «E anche un modus operandi molto originale.»

Adrien oscillò la testa. «Beh, è funzionale.»

Il Gran Maestro annuì. «Tale Kwami, tale portatore.»

Marinette ridacchiò, mentre Adrien e Plagg si scambiarono un’occhiata confusa.

«Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste» disse il Gran Maestro con voce solenne. «Accettate la missione che vi sto dando di cercare e recuperare i Miraculous dei Gemini?»

«Sì, signore» risposero all’unisono.

«Allora, diamo inizio all’addestramento.» Fece un cenno con la testa a Elga ed Alessio, i quali si trasformarono.

Il Gran Maestro porse di nuovo la Miracle Box. «Per la missione userete due Miraculous nuovi. Quelli che avete vi faranno solo da supporto. Scegliete pure quelli che vi sono più congeniali.»

Marinette prese un fermacapelli. Aveva la forma del viso di un leone.

«Lio» commentò il Gran Maestro. «Il potere taumaturgico della luce.»

Adrien afferrò un ciondolo, nero antracite, simile ad un dente appuntito.

«Il Miraculous dello Scorpione. Velocità e precisione.»

Tyr puntò contro di loro la sua colossale ascia bipenne. «Non aspettatevi carezze da noi.»

Adrien sollevò il mento. «Sarei rimasto deluso del contrario.» Girò la testa. «Una nuova avventura, M’Lady.»

Marinette gli strinse la mano. «E la affronteremo insieme.»

Fine

 

 

Angolo Autore:

Salve gente!

Siamo giunti alla conclusione di questa storia, un finale che lascia spazio alla fantasia di voi che l’avete letta e mi lascia una piccola porticina aperta per il futuro. Ho cercato di inserire, per quanto mi era possibile, tutto quello che penso, che spero che avvenga, le mie opinioni e le mie teorie. Non entrerò nel discorso dei personaggi In Character o meno perché sono dell’idea che nessuno, a parte Thomas Astruc stesso, sia i grado di far muovere i personaggi esattamente come farebbero nella serie; per questo motivo, sono più portato a parlare di coerenza tra i personaggi da me descritti e quelli della serie originale. E in quest’ambito spero di aver fatto un buon lavoro perché era uno degli obiettivi che mi ero prefissato.

Parlando della storia nello specifico, ritengo che sia essenziale per Marinette ed Adrien affrontare un percorso di maturazione e di sviluppo che li avvicini senza dover cadere nella banalità e superficialità della “Rivelazione implica Relazione tra i due”. Se per Marinette ho scelto di allontanarla da quella che per lei è più un’ossessione che un amore vero e proprio, per Adrien ho preferito fargli capire quanto fosse importante per lui l’aver vicino una persona come Marinette e quanto, quindi, gli sia pesato starle lontano per 3 anni. In seguito, lui doveva semplicemente riconoscere in lei le qualità che lo avevano fatto innamorare di Ladybug: alla fine, conoscendo veramente entrambe, fare due più due doveva risultare semplice persino per una mente così ingenua come la sua.

Per esigenze di lunghezza, ho scelto di tenere più sullo sfondo personaggi importanti come Chloè, Alya o Nino, più in risalto in altre storie del fandom. Ho ritenuto altresì importante dare molto spazio a Lila: oltre ad affascinarmi come personaggio in sé (ne sappiamo ancora poco su di lei), sono convinto che sarà grazie alle sue macchinazioni che i due protagonisti si avvicineranno di più. In altre parole, sarà proprio lei a scavarsi la fossa sotto i piedi.

Parlando dei Miraculous e del loro background, è la parte in cui ho dato più sfogo alla mia fantasia (il Tempio, il Gran Maestro, Alessio ed Elga), probabilmente allontanandomi anche parecchio dall’idea che ha l’autore in merito. Però, il fatto che il desiderio finale abbia un prezzo e che questo sia alto lo ritengo altamente probabile: e per Gabriel il prezzo più alto da pagare è proprio Adrien.

Infine, ma non meno importante, desidero ringraziare tutti voi per aver seguito la storia capitolo per capitolo ed essere arrivati sin qui, per il sostegno che le avete dato e per i numerosi commenti ai quali sono stato felice di rispondere.

Spero di portarvi altre storie in futuro.

Vi auguro un Buon Natale e un felice anno nuovo.

A presto.

Nike90Wyatt

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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