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Autore: JennyPotter99    22/12/2020    0 recensioni
[Film drammatico]
[Film drammatico]Ispirato ai personaggi di Henry di “Battlecreek” ed Ellen di “Fino all’osso” di Bill Skarsgard e Lily Collins.
-Mi piacerebbe molto avere il tuo numero.- intervenne Henry.
Allison frugò nella sua borsetta bordeaux. -Non ho la penna, per caso ne hai una tu?-
Henry si tastò le tasche velocemente, come per paura che scappasse.- No, neanche io. Ne vado a chiedere una dentro, non muoverti!-
Henry si precipitò dentro e afferrò la prima penna che vide sul tavolino.
Allison sembrava davvero quella giusta, dopo tanto tempo di ricerca.
Gli sembrava quasi impossibile.
Era stato quasi un colpo di fulmine.
Poi, improvvisamente, un lampo di luci l'accecò e un furgone che stava trasportando pollame e correva tutta velocità, decise di investirla in pieno.
Fu allora che Henry riaprì gli occhi.
Stesso sogno, puntuale come un orologio.
Eppure, ogni volta, sembrava fare più male.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-Non ci posso credere che mi hai convinto a fare questa cosa!- esclamò Henry, mentre Tobias lo spingeva verso il palazzo.
Era una serata invernale: finalmente aveva smesso di piovere a Los Angeles, ma di sicuro non avrebbe nevicato.
Su quella strada i lampioni erano rotti e ciò che faceva luce erano gli addobbi di Natale ai balconi delle case.
Tobias li aveva iscritti ad uno di quegli appuntamenti di gruppo, dove ci si siede allo stesso tavolo per un massimo di tre minuti e ci si conosce.
-Non avevi detto tu di voler trovare una ragazza?- ribatté Tobias, aprendo la porta della sala.
-E come pensi che posso farlo in tre minuti?!- borbottò l’amico.
Henry e Tobias erano miglior amici fin dai tempi dell’asilo: non si erano mai persi di vista nemmeno un attimo, né alle elementari, né al liceo e né tantomeno al collage che frequentavano insieme.
Nonostante Henry fosse bravissimo con il pennello da disegno, aveva optato per la psicologia.
Forse avrebbe finalmente interpretato quegli strani sogni premonitori che faceva sua madre.
Tallulah era famosa nel loro quartiere per essere una medium: di fatti, fin da piccolo, lei era riuscito a mantenere suo figlio con i soldi che guadagnava leggendo le carte.
Crescendo, Henry aveva smesso di credere a quelle fantasie e iniziato a pensare che doveva esserci una spiegazione plausibile se le parole di sua madre, per il 70%, si realizzavano sempre.
-Non lo so, sei tu lo psicologo.- rispose Tobias, ridacchiando.
-Anche tu stai studiando con me, idiota!- borbottò Henry, togliendosi il montgomery nero e poggiandolo sul primo appendiabiti che vide.
Non appena i due si voltarono, capirono di esser arrivati per ultimi.
Tutti i presenti li guardarono male, già seduti ai loro posti.
Tobias arrossì.- Scusate il ritardo, sapete…Il traffico.-
Silenzio.
-Questo non ci aiuterà di sicuro.- commentò Henry, a bassa voce.
La sala era composta da un palco sopra cui c’era un signore in smoking cicciottello, che teneva in mano un microfono.
Vedendolo, Henry si pentì di non aver messo lo smoking, ma fino all’ultimo minuto si era detto che era fin troppo formale.
Perciò, aveva optato per dei pantaloni grigi, una camicia nera, aperta sul colletto e delle Clark scure.
Sotto il palco, erano stati posizionati 15 tavoli con due sedie dove le donne erano tutte sedute con il loro nome su un cartellino.
Tobias ne scrutò alcune: ce ne erano davvero di ogni genere, more, bionde, asiatiche, di colore e rosse.
Ciò lo fece entusiasmare ancora di più e diede una pacca sulla spalla dell’amico.- Buttiamoci!-
L’omino sul palco alzò un sopracciglio verso di loro.- Prego, sedetevi.-
Henry si schiarì la voce per l’imbarazzo e si sedette ad uno dei due posti liberi rimasti: davanti a lui c’era una ragazza asiatica.
Si vedeva lontano chilometri che aveva il naso rifatto, dalla sua perfezione e rigidezza.
A Tobias, invece, a due posti più in là, era toccata una bellissima rossa dalle guance rosee e gli occhi azzurri.
Henry si consolò a rivedere l’abbigliamento del migliore amico: jeans strappati e camicia hawaiana.
Accanto all’uomo in smoking, c’era un tavolino con sopra un timer a forma di cuore per l’occasione.
-Si comincia a partire da…Ora!- annunciò, facendo partire il tempo.
Henry aveva tre minuti per presentarsi ad ogni ragazza e viceversa.
Il motivo per cui, probabilmente e secondo la sua opinione, Henry non aveva trovato una ragazza all’università, era per il fatto che lui non fosse il tipico ragazzo che ci si aspetta trovare a Los Angeles.
Biondo, palestrato e con un sorriso mozzafiato.
Henry era tutt’altro che così: magro, con un ciuffo di capelli castano chiaro e degli occhi verdi.
Suo padre se ne era andato di casa quando Henry aveva 8 anni, perché non riusciva ad accettare la vita di Tallulah e non si era più fatto risentire.
Perciò, lui era diventato il cocco della mamma.
-Allora, vediamo, mi chiamo Henry, ho 20 anni, sono al secondo anno di psicologia e vengo da Battlecreek, in Michigan.- raccontò Henry.
-Battlecreek? Non ne ho mai sentito parlare.- disse la ragazza, sistemandosi i capelli neri sulla spalla.
Henry capì subito che erano finti, come il resto di lei.
Non gli sarebbe mai piaciuto avere una fidanzata rifatta: sarebbe stato come amare un pezzo di plastica, un’estranea, quasi.
-Lo so, non è molto conosciuta.- replicò Henry.
Subito dopo, fu lei a presentarsi, ma la prima cosa che notò era la sua voce fastidiosamente squillante, forse per via del naso rifatto.
Henry credeva che il bicchiere d’acqua davanti a loro sarebbe presto esploso in mille pezzi.
Riuscì a capire solo che si chiamasse Natalia, quando, poche sedie più in là, si rimise ad osservare la ragazza davanti Tobias.
Era bellissima.
I suoi capelli erano lunghi, ondulati e rosso acceso, però non finti come quelli di Natalia.
Aveva i denti perfettamente bianchi: glieli riuscì a vedere quando anche lei si voltò verso di lui a guardarlo.
Di sottofondo aveva Tobias che stava blaterando della sua famiglia e gli venne da ridere: sapeva essere davvero logorroico.
Si sorrisero di rimando e lei alzò gli occhi azzurri al cielo.
-Mi stai ascoltando?- gli chiese Natalia, alzando un sopracciglio.
Henry si era completamente dimenticato di lei.- Oh, c-certo, è tutto molto interessante.- balbettò, proprio nello stesso momento in cui il timer suonò e dovette cambiare posto.
Beh, come inizio non era stato un gran che.
Non vedeva l’ora di capitare davanti alla rossa.
Soli altri tre minuti.
Davanti a se, adesso, Henry aveva una russa pallida, con i capelli a caschetto neri e un bel po' di rossetto rosso sulle labbra.
-Ciao, sono Natasha.- si presentò, scrutandolo dalla testa ai piedi.- Mi piacciono i passerotti come te.- affermò, passandosi la lingua sui denti.
Henry l’aveva scambiata per una di quelle prostitute che si fanno pagare per sculacciare gli uomini.
Anche se le fosse interessata, Henry non sapeva proprio nulla di sesso.
Aveva perso la verginità a 16 anni, con una delle sue vecchie babysitter e non era nemmeno stato un gran che.
Tallulah era da sempre stata una madre molto apprensiva e fin che Henry non aveva compiuto 18 anni, lo aveva sempre fatto controllare, senza impedirgli di vivere la sua adolescenza.
Henry era rimasto a fissarla per tutti i tre minuti, senza sapere cosa dire.
Poi, finalmente, il suono della libertà.
Si fiondò sull’altra sedia, quando ancora l’altro ragazzo non si era completamente alzato, facendolo quasi cadere.
La ragazza ridacchiò silenziosamente.- Wow, che entusiasmo.-
Lui le sorrise.- Scusami, non è andata molto bene fin ora.- spiegò, storcendo la bocca in modo buffo.
-Mi chiamo Allison.- gli disse, stringendogli la mano.
-Henry, molto piacere.- replicò, senza riuscire a smettere di guardarla in quegli occhi azzurri.
Era una normale ragazza, con un bel fisico e un sorriso contagioso.
Per Henry, quei tre minuti sembrarono interminabili.
-Che cosa fai, Henry?-
-Studio psicologia qui a Los Angeles, sono al secondo anno e tu?-
Allison si strinse nelle spalle.- Ancora non lo so, sono un po' pigra, sai, non mi piace studiare quindi non sono andata al college. Devo ancora capire quale sia il mio posto.-
Henry assottigliò gli occhi, studiandola.- Beh, non significa che sei per forza pigra: magari non ti ispira niente o hai bisogno di un po' più di tempo.-
Allison poggiò una mano sotto al mento.- Mi stai psicanalizzando, Henry?-
Lui si grattò la guancia imbarazzato.- Scusa, è che lo faccio un po' con tutti, ormai è abitudine.-
-Non fa niente, è una cosa forte.- commentò, strizzando un occhio.- Hai qualche hobby?-
-Sì, mi piace molto disegnare: sulla parete della mia vecchia camera c’è un disegno che ho fatto quando avevo 15 anni.- spiegò, tirando fuori il telefono.- Dovrei avere qui una foto…-
-Interessante, anche mia sorella disegna.-
-Hai una sorella?- le domandò, cercando la foto.
-Sì, ma non è come me, se pensavi di fare una cosa a tre.-
Henry si irrigidì: aveva forse detto qualcosa di sbagliato e non se lo ricordava?- N-no, i-io…-
Allison scoppiò a ridere.- Ti sto prendendo in giro! Mia sorella è veramente una peste.-
Lui fece un sospiro di sollievo e le mostrò la foto.
Henry aveva fatto quel disegno dopo che Scott Fish lo aveva preso a spintoni per il corridoio della scuola.
Era sempre stato un ragazzo chiuso e, essendosi trasferito da Battlecreek dopo l’abbandono di suo padre, per Henry era stato un po' difficile integrarsi in una grande città come Los Angeles.
Il disegno raffigurava una piazza al tramonto, dove c’era un bar con dei tavolini di fuori e le persone che mangiavano.
La particolarità, era che aveva usato qualsiasi tonalità di rosso e nessun altro colore.
-Henry, è bellissimo…E dov’è questo posto?-
Il ragazzo scosse la testa, alzando le spalle.- Non lo so…Da qualche parte, nel mondo.-
-Hai davvero una bellissima immaginazione.-
Henry capì di aver avuto un vero e proprio colpo di fulmine con Allison.
In quell’istante, suonò il timer e fu l’ora di cambiare tavolo.
Henry ne fu quasi dispiaciuto, ma poi pensò che l’avrebbe potuta rivedere fuori e magari chiederle il numero.
La ragazza accanto ad Allison era pronta a conoscerlo, però lui decise di non sedersi. -Scusa, io ho finito così.-
Henry l’aveva trovata: la sua ragazza ideale e ci erano voluti davvero solo tre minuti.
Per lui, quella specie di esperimento, si era concluso.
Indossò il montgomery e uscì fuori, aspettando che tutti finissero di conoscersi.
Tobias venne fuori circa 20 minuti dopo, afflitto. -Niente nemmeno qui.- sbuffò.- E tu? Perché sei uscito?-
Henry lo guardò entusiasta.- Perché ho conosciuto una ragazza stupenda.-
-Per favore, non dirmi che è la russa malata di sesso.-
-No, è la rossa, quella che hai conosciuto per prima.-
Tobias fece un cenno con la testa.- Sì, belle tette.-
Henry gli diede una pacca nello stesso momento in cui Allison uscì dalla sala.
Non glielo aveva visto da seduta, ma indossava un dolce vestitino svolazzante azzurro e delle zeppe beige.
-Ciao, è stata una bella chiacchierata.- le disse subito, sorridendo.
Lei si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio.- Sì, è vero, sei praticamente l’unico con cui sono stata bene.- aggiunse, guardando poi Tobias.- Senza offesa.-
L’altro gesticolò.- Oh, non preoccuparti, sono senza speranze.-
-Mi piacerebbe molto avere il tuo numero.- intervenne Henry.
Allison frugò nella sua borsetta bordeaux. -Non ho la penna, per caso ne hai una tu?-
Henry si tastò le tasche velocemente, come per paura che scappasse.- No, neanche io. Ne vado a chiedere una dentro, non muoverti!-
Henry si precipitò dentro e afferrò la prima penna che vide sul tavolino.
Allison sembrava davvero quella giusta, dopo tanto tempo di ricerca.
Gli sembrava quasi impossibile.
Era stato quasi un colpo di fulmine.
Quando riuscì fuori, Allison era al telefono e dalla sua faccia, sembrò contrariata.
-Non mi interessa, non ci vengo al tuo cazzo di saggio!- esclamò, furiosa. -Spezzerai di nuovo il cuore alla mamma se non ti decidi a stare meglio! Fanculo la danza, fanculo tutto!-
Henry rimase in disparte, in attesa che attaccasse.
-Sì, ho preferito andare ad un appuntamento, d’accordo?!- borbottò, facendo per attraversare la strada e fermandosi a metà delle strisce pedonali per ascoltare quello che l’altro interlocutore aveva da dire.- Ti odio! Davvero! Ti odio!- gridò con voce spezzata.
Henry non sapeva con chi stesse parlando, ma Allison sembrava starci davvero male.
Poi, improvvisamente, un lampo di luci l’accecò e un furgone che stava trasportando pollame e correva   tutta velocità, decise di investirla in pieno.
Fu allora che Henry riaprì gli occhi.
Stesso sogno, puntuale come un orologio.
Eppure, ogni volta, sembrava fare più male.
   
 
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