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Autore: LittleBunny    22/12/2020    3 recensioni
[Continuo di 'Irresistible']
Il mercenario pensò nuovamente a quella proposta.
Effettivamente, l'uomo gli aveva dato solo buone motivazioni per accettare quella commissione, senza contare che, visto il brutto periodo che aveva passato, cambiare aria gli avrebbe fatto più che bene.
Dopotutto, Francis ora era bello che morto, non c'era modo di sistemare la sua brutta faccia ma era praticamente immortale e Vanessa.... beh, era andata.
Era arrivato il momento di iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Mentre Weasel, felice che l'altro avesse accettato l'incarico, iniziava ad offrire un giro a tutti quelli presenti nel locale, Wade posò nuovamente lo sguardo sulla locandina della taglia del supereroe con un sospiro rassegnato.
Era proprio un peccato doverlo uccidere perchè, da quella foto, sembrava avere proprio un bel culo.

[Spideypool]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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01indestructible ● Continuo della fanfiction Irresistible che potete trovare qui
● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.


1° Capitolo.



In un luogo non ben specifico, in una giornata dove la pioggia scendeva fitta ed in maniera incessante, un uomo con il cappuccio sulla testa che gli ricopriva interamente il viso, si avventurava in vicoli poco raccomandabili, per poi entrare nel luogo più malfidato e pericoloso della zona: il Sister Margaret's School for Wayward Children o, altresì chiamato, Hellhouse.
Appena aprì la porta, ad accoglierlo un uomo che veniva sbattuto al muro al suo fianco mentre un altro, il doppio di lui, gli andava addosso, dandogli un cazzotto di faccia - e avrebbe giurato di aver visto un dente del malcapitato sfrecciare per la stanza - con l'intera sala che urlava per incitarli ad uccidersi a vicenda.
Qualcuno addirittura lanciava bottiglie di vetro vuote, sperando di beccarli e finire presto il 'gioco'.
Come si suol dire, nessun posto è bello come casa.

"Ehi." lo salutò il barista, nonchè proprietario di quel locale, seguito da un segno del capo "Ti faccio il solito?"

Dopo che l'uomo ebbe annuito con un cenno del capo, la persona dietro al bancone prese un bicchierino da shottino e, dopo aver unito i vari liquori, aggiunse un'abbondante dose di panna spray, porgendola infine al suo cliente.

"Ecco a te, un perfetto blowjob." annunciò soddisfatto "Amico, ti consiglio di abbassare il cappuccio, se non vuoi sporcarti."

Come fece come gli era stato detto, mostrando il suo viso, la faccia del barista si tramutò in una di puro disgusto.

"No okay, rimettiti il cappuccio. Scordo sempre la faccia orripilante che hai ora." mormorò l'altro, osservando l'uomo bere il suo cocktail in una sorsata.

"Weasel, mi hai fatto venire qui per farti infilare la pistola nel tuo 'tunnel dell'amore' o...?"

"Okay okay, la smetto, calmati!" esclamò l'uomo con gli occhiali, alzando le mani in segno di resa "Dio Wade, da quando hai beccato il cancro sei diventato un tantinello irascibile."

"Il cazzo del cancro." ripetè il canadese, iniziando poi ad elencare con le dita "Il gene X di merda. Francis del cazzo. Essere diventato un pezzo di emmental vivente. Mmmmh, sì, direi che motivi per essere un 'tantinello' irascibile li ho, tu che dici?"

A quel punto il barista fece nuovamente spallucce, voltandosi a cercare qualcosa alle sue spalle.

"... Per quanto riguarda Vanessa?"

Al suono di quel nome, Wade si irrigidì irrimediabilmente.

"Che vuoi che ti dica?" rispose, rigirandosi il bicchierino fra le dita "Arriva un momento in cui un vero uomo, dopo una rottura, deve stare a meditare e a riflettere nella sua fortezza della solitudine per-"

"Stai passando le tue giornate a guardare telenovelas, mentre mangi gelato e frigni peggio di una dodicenne al suo primo concerto del suo gruppo preferito?"

"Sto passando le mie giornate a guardare telenovelas, mentre mangio gelato e frigno come un vero uomo." disse il canadese, senza battere ciglio "Invece di queste fesserie, mi dici il vero motivo per cui mi hai chiamato? Non siamo propriamente i tipi di amici con cui costruire un fortino di cuscini, mettere un pigiamino rosa abbinato, per poi raccontarci i segreti dei ragazzi che ci piacciono."

"Io... Non voglio immaginarmi una cosa del genere, non dirlo mai più." borbottò Weasel, a disagio "Comunque sì, c'è un motivo per cui ti ho chiamato. Insomma, so che sei un po' giù e che non stai accettando lavori da un bel po'. Certo, i soldi non ti mancano per il momento ma non sono eterni, no? Quindi... oggi ho trovato un lavoretto che, secondo me, potrebbe ispirarti un po'."

Con un sorriso soddisfatto, il barista poggiò un poster con fare teatrale sul bancone, in modo che l'uomo davanti a lui potesse vedere.
Sopra si poteva vedere una foto con sotto una taglia con vari zeri. Parecchi zeri.

" 'Spider-man' " lesse l'uomo con gli occhi azzurri "Chi sarebbe?"

Sentite quelle parole, l'altro lo fissò perplesso, come a capire se stesse scherzando o meno, per poi rivolgergli uno sguardo stupefatto.

"Io- è tipo, credo sia uno dei supereroi più amati e famosi tra la gente, fra quelli che ci sono in circolazione. Ed è in giro da... non so, dieci anni?" mormorò, grattandosi il capo "Serio, è costantemente sui giornali per un motivo o l'altro, mi sorprende che tu non ne abbia mai sentito parlare."

"Vediamo, in questi anni che ho fatto." rispose, posando l'indice e il pollice sotto il mento, con fare pensieroso, per poi continuare con un tono di voce mieloso "Carriera militare, congedo con disonore perchè ho ammazzato gente brutta, ho iniziato la mia magica ed affascinante carriera come mercenario, Vanessa, cancro e- sì, diciamo che non ho avuto proprio tempo per del buon sano tempo libero per informarmi sui supereroi che, palesemente, mi copiano la tuta."

"E' sarcasmo?"

"Tu che dici? Comunque, tanto amato non mi sembra, se c'è addirittura una taglia su di lui."

"In realtà," ammise Weasel "è sempre stato un eroe di cui si è sempre discusso. Molti lo definiscono l'eroe del popolo. E'-- sai, quello che aiuta la gente, che passa dallo sventare una rapina al recuperarti il tuo fottuto gatto finito in un fottutissimo albero, mentre altri, lo hanno sempre visto come una minaccia. E..."

Improvvisamente, fece una lunga pausa e, il mercenario, sospettò che volesse fare apposta una pausa drammatica.

"... in verità, qualche mese fa è successo una cosa parecchio grave." mormorò in un sussurro, avvicinandosi all'altro, come se quello fosse una qualche sorta di segreto "Si dica abbia ucciso una ragazza innocente. Per il mondo in cui viviamo, questo è solo una piccola cosa ma..."

"... Per uno tanto amato, anche uno piccolo scandalo può stroncare una carriera." concluse Wade, annuendo seriamente "Un po' come quando si scoprono i segreti osceni di quelli che concorrono per la casa bianca o quando Britney Spears si è rasata a zero."

"Vedo che capisci." disse l'uomo con gli occhiali, con un sorrisone "E' un lavoretto interessante, non trovi? Tanti soldi in ballo, un supereroe corrotto..."

"Potrebbero benissimo farci un film quelli della Marvel." annuì il mercenario, con un sorriso.

"In realtà c'è di più."

"Sì?"

"Nessuno sa la sua vera identità."

Vedendo gli occhi del barista brillare, il canadese iniziò a chiedersi se gli stesse commissionando la morte di questo Spider-man o se volesse un suo autografo.

"...Quindi?"

"Come quindi??" ribattè l'altro infervorato "E' un personaggio famoso, in circolazione da anni, tu non hai idea di quante persone vorrebbero conoscere la sua vera identità. Non hai idea di quanto pagherebbero."

A quel punto, Weasel poggiò i gomiti sul bancone, inclinandosi lievemente.

"Te la butto lì." disse in un sussurro, in modo che sentisse solo l'altro "Metti che accetti, okay? Il mandante si è proposto di pagare una parte della somma, quindi per armi, munizioni e quant'altro sei apposto. Lo catturi. Prima di ammazzarlo, facciamo partire una diretta, dove sveliamo la vera identità del tizio. A chi paga prima, avrà il video in esclusiva. Poi lo ammazzi e ti becchi l'intero malloppo per la sua taglia. Due piccioni con una fava. Direi anche tre piccioni, visto che ti faresti un nome come Deadpool. La tua nuova identità è ancora poco conosciuta, no? Ti aiuterebbe a farti un bel po' di pubblicità."

Wade ascoltò il piano folle dell'altro, per poi abbassare nuovamente lo sguardo sul poster.

"Mmmmh, non ne sono sicuro, Weasel."

"Come non sei sicuro? Hai idea di quanti chimichanga potresti mangiarti con quei soldi? INFINITI! PUOI FARTI ANCHE UNA FOTTUTA CASA DI CHIMICHANGA, SE VUOI."

Come il barista alzò di colpo la voce, i brutti ceffi all'interno del locale si fermarono - anche quelli che si stavano picchiando - per fissarlo incuriositi.

"Oh, che avete da guardare?! Continuate a menarvi, forza. Ho fatto una scommessa su chi vince." esclamò irritato, per poi rivolgersi nuovamente all'uomo di fronte a lui "Bene Wade, se non ti ispira la montagna di soldi, la pubblicità gratuita, il far fuori una persona cattiva - e sappiamo bene entrambi quanto ti piaccia uccidere i cattivoni - non mi resta altra scelta che rivelarti una terribile verità."

A quel punto, l'occhialuto poggiò la mano sulla spalla di Wade, che lo guardò con un sopracciglio alzato - si fa per dire, visto che ormai non aveva più neanche un pelo in tutto il corpo - con fare perplesso.

"Spider-man è apparso prima di Deadpool. Secondo te, la gente chi penserà che ha copiato la tutina a chi?" esclamò Weasel con fare serio "Immagina, mentre vuoi accoppare un qualche trafficante di droga, ecco che ne appare qualche moccioso, scambiandoti per il supereroe dei suoi sogni, perchè vuole una foto, un abbraccio o che so io. Ma ovviamente avrai le tue cose da fare, non avrai di certo il tempo di farti i selfie con i marmocchi mentre uccidi gente, non è politicamente corretto. A quel punto, il bambino fa i capricci o, peggio, si mette a piangere e non importa quanto gli dirai che non sei il suo fottutissimo eroe del cazzo ma-"

"Hai finito?"

"Ma come, stavo per arrivare alla parte dei genitori inferociti, la polizia e-"

"Fanculo Weasel."

"Niente, con te non si può proprio parlare in questo periodo." esclamò il barista, visibilmente offeso "Quindi, ci stai o no? Non te lo ripeterò di nuovo."

Il mercenario pensò nuovamente a quella proposta.
Effettivamente, l'uomo gli aveva dato solo buone motivazioni per accettare quella commissione, senza contare che, visto il brutto periodo che aveva passato, cambiare aria gli avrebbe fatto più che bene.
Dopotutto, Francis ora era bello che morto, non c'era modo di sistemare la sua brutta faccia ma era praticamente immortale e Vanessa.... beh, era andata.
Era arrivato il momento di iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Mentre Weasel, felice che l'altro avesse accettato l'incarico, iniziava ad offrire un giro a tutti quelli presenti nel locale, Wade posò nuovamente lo sguardo sulla locandina della taglia del supereroe con un sospiro rassegnato.
Era proprio un peccato doverlo uccidere perchè, da quella foto, sembrava avere proprio un bel culo.

****

"...Questa sarebbe l'introduzione della storia, davvero? E' così dark che sembra averla creata la DC, dopo aver fatto abbondante uso di crack. Se proprio si voleva fare qualcosa di quanto meno interessante potevamo intonare un'introduzione a ritmo di WIlly, il principe di Bel-Air e-"

"Mamma, perchè quel signore terrificante parla da solo?"

Sentendo una bambina al suo fianco parlare, sbattè gli occhi, rendendosi conto dove fosse in quel momento.
Era su una metro e, a quanto pareva, stava facendo uno dei suoi monologhi ad alta voce.
Come la madre della precedente ragazzina tappò la bocca a quest'ultima, per poi allontanarsi velocemente, notò immediatamente gli sguardi ricolmi di pietà e di disgusto su di lui.
Tempo addietro, quando era bello, sexy e con una bella pelle, se faceva qualche stranezza - come avere dei monologhi per i fatti suoi - buona parte delle persone lo trovava intrigante ora, che era un brutto incrocio fra Ryan Reynolds e uno Shar Pei, le stesse persone trovavano uno strano impulso di sparargli lo spray al peperoncino dritto negli occhi o, quanto meno, ad allontanarsi.
A quanto pare, l'enorme felpa, la visiera e gli occhiali da sole a forma di cuore, non avevano impedito agli altri di notare la sua pelle.
... O quello strano accozzaglia di robe addosso, l'aveva fatto sembrare ancora più strano del solito.
O entrambe le cose, chi può dirlo.
Dopo aver scrollato le spalle, decise di mettersi in un angolino della metro, guardando in alto per vedere quante altre fermate mancavano ancora per la sua destinazione : il Queens.
A detta di Weasel, per quanto il bersaglio bazzicasse in giro per New York, le sue apparizioni si concentravano - in particolar modo nel primo periodo - nella zona del Queens.
Poteva essere una mera coincidenza ma qualcosa diceva a Wade che andare in quel bordo era una buona idea per iniziare a rintracciare quel lurido ragno di fogna.
Il canadese poteva avere tanti difetti, avere varie lacune - specie nei rapporti umani - ed essere un incapace in tante cose - tipo rompere puntualmente le linguette delle scatolette di tonno - ma era un ottimo mercenario.
Si poteva dire che era nato per questo.
E poi il Queens gli causava un senso di nostalgia, per qualche strana ragione.
Non sapeva bene se fosse stato per il cancro terminale che aveva avuto, se il suo cervello era completamente andato a seguito degli esperimenti che l'avevano portato a diventare Deadpool o se, ancora, fosse dovuto a qualche meccanismo di difesa - come gli aveva suggerito Jack, un mercenario eroinomane che frequentava il Sister Margaret's - ma i suoi ricordi, specie su determinati avvenimenti nella sua vita risultavano confusi e non chiari.
Ad esempio, ricordava di esserci già stato in quel paese - ma con quella feccia che era suo padre era stato praticamente in metà America e Canada - ma non ne ricordava i dettagli, se non un senso di calore e nostalgia.

"Brr, questa fanfiction sta diventando cringe..." borbottò fra sè e sè con un leggero tremolio, guardandosi poi intorno.

Un poveraccio che suonava una qualche melodia del suo paese natale con un violino scordato, una donna anziana seduta che piangeva sommessamente, un gruppo di ragazzini irritanti che, come si era avvicinato un uomo di origine straniera, si erano spostati velocemente: insomma, non un bel posto da ricordare con gioia.
Ora, quel posto non era niente a confronto di altri posti in cui era stato decisamente più malfamati, ma anche il Queens era marcio.
Fortuna che c'era gente come lui che si divertiva a 'ripulire' un po' in giro.
E lo pagavano anche!
Forse l'unica non felice del suo lavoro era la sua coinquilina Al, che spesso si ritrovava la casa che puzzava incredibilmente di sangue.
La cosa però era assai comica, visto che poi lei girovagava per l'appartamento in cerca di qualche macchia, andando alla cieca perchè, effettivamente, lei era ciec-
A interrompere la frenesia dei suoi pensieri, una persona abbastanza sospetta che girovagava nei vagoni della metro.
Felpa con cappuccio a coprirgli il viso, fare furtivo in cui guardava tutto e tutti: che fosse un taccheggiatore?
Cercando di non attirare l'attenzione - cosa assai difficile visto il suo aspetto - Wade provò a osservare quel tipo sospetto, in modo da beccarlo con le mani nel sacco e sferrargli un cazzotto sul muso.
Sperò che si spicciasse, visto che aveva un po' di nervoso da smaltire e picchiare un ladruncolo da quattro soldi, non sarebbe stato male.
Peccato che le cose non andarono come si sarebbe aspettato.

"Signora." mormorò il ragazzo incappucciato, sfiorando gentilmente la spalla dell'anziana in lacrime, tirando fuori dalla tasca un portafoglio "Questo è suo? L'ho trovato per caso e-"

Immediatamente, la signora smise di piangere di colpo, iniziando a parlare probabilmente in spagnolo - il mercenario non capiva bene perchè la donna aveva iniziato a parlare ad una velocità invidiabile.
Quel poco che capì era che lo stava ringraziando ma non solo,  si era perfino offerta di dargli qualche spicciolo per il favore fattole ma che il ragazzo si era rifiutato.

"Woh." si ritrovò a mormorare il canadese fra sè e sè.

Allora anche nel Queens c'era qualcuno di decente, ne era genuinamente impressionato.
Continuò ad osservare 'l'eroe' senza volto che, dopo essersi guardato intorno e forse notando gli sguardi addosso, si mise nell'angolino della metro, proprio vicino a Wade.
Il suddetto non si lasciò di certo l'occasione.

"Ehi amico." gli mormorò, facendo sussultare l'altro "Ho visto quello che hai fatto con quella tizia. Sei stato forte."

"Uh... Grazie-" rispose l'altro a disagio, forse per l'imbarazzo o forse perchè uno sconosciuto aveva preso a parlargli di botto "Ma in realtà non ho fatto niente, davvero. Lo avrebbe fatto chiunque altro."

"Nah, chiunque altro avrebbe intascato i soldi e rivenduto il portafogli. E rivenduto la povera signora a qualche losca figura. Sai quanti marshmallow ti puoi fare vendendo una povera vecchietta?"

"... Uh, ok-"

Palesemente, il ragazzo al suo fianco stava cercando in tutti i modi di tagliare quella conversazione, tant'è che dallo zaino estrasse cellulare e cuffiette.
...Peccato che stesse parlando con Wade, il mercenario chiacchierone e che non era per nulla intenzionato a lasciar perdere la cosa.

"Bene, ma dimmi." disse ancora, dove l'hai trovato? Strano che tu l'abbia trovato intatto, solitamente come tocca terra, puff, cose del genere spariscono subito." disse ancora, con sincera curiosità.

"Eh? Non so, l'ho trovato a terra e-"

"Dici in uno dei vagoni? Nei corridoi della metro? Nelle strade di New York?? E' comunque un bel tragitto e hai faticato davvero tanto per ridare un semplice portafoglio per non avere nulla in cambio. Dimmi un po', hai per caso un fetish per le donne di una certa età?"

"...Come prego?"

Per sua fortuna - o sfortuna, a seconda di come si vede la cosa - Wade non ebbe il tempo di parlare nuovamente perchè la metro, come aprì le porte- segno che erano arrivati ad una fermata - fece entrare un ammontare di persone così vasto, che tutti furono schiacciati come sardine.

"Ma che ca- perchè ho deciso di andare in metro oggi? Ah sì, giusto. Zootropolis. Judi, perchè mi hai fatto questo??" esclamò il canadese esasperato, sbuffando.

Non solo era appiccicato a un sacco di persone - e non in senso positivo - non solo aveva gli occhiali da sole che si stavano appannando e non gli permettevano di capire dove uscire, ma aveva un qualcosa di grosso e duro che gli premeva sulla coscia.

"Okay amico, non so chi tu sia, apprezzo il tuo spirito di iniziativa, ma il durello nella metro proprio-"

"E-Ehi, io non c'entro niente!" ribattè l'altro, completamente nel panico "E' la mia macchina fotografica."

Oh, riconosceva quella voce: il finto-taccheggiatore!
 
"... Macchina fotografica?" ripetè Wade, davvero poco convinto.

"Sì, davvero!" rispose nuovamente l'altro con voce sempre più imbarazzata "Se... se non fosse che sono incastrato, ti sposterei la borsa ma-"

Il mercenario sospirò, iniziando a tamburellare le dita su... qualcosa. Ormai lo spazio- tempo, in quella dimensione, erano qualcosa superata.

"Okay." disse infine, toccando l'origine del suo fastidio "Penso di ... averla in mano. Dio, quanto suona male ogni parola detta da me ma- senti, ti scoccia se la sposto, mh? Cerco di fare piano."

Non ricevette risposta.

"Amico, allora? Ho gli occhiali appannati, se mi hai fatto qualche segnale con la testa, sappi che non l'ho visto."

"A-ah, scusa, certo va bene."

Con una lentezza e classe non degni di lui, trascinò la borsa a quello che sembrò il fianco dell'altro, in modo da non essere più una rottura per lui.
Essendo che erano tutti schiacciati, Wade poteva sentire ogni piccolo movimento delle altre persone, fra cui il ragazzo davanti a sè, ed ebbe come l'impressione che stesse tremando lievemente.

"Fatto." disse, con uno sbuffo "Non ti ho toccato in punti strani, vero? A questo giro, posso dire seriamente che non l'ho fatto con intenzioni strane. A proposito, riesci almeno a togliermi gli occhiali? Non mi dispiacerebbe vedere dove sto andando a toccare."

Senza rispondere il ragazzo, con enorme difficoltà, sembrò accontentarlo e cercò di sfilargli da dosso, con scarso successo, visto che gli occhiali caddero non si sapeva bene dove.

"Oddio, sono mortificato, te li ricompro giuro-"

"Macchè, ne ho venti a casa, anzi, ti ringrazi-"

A interrompere sul nascere l'ennesima chiacchierata del mercenario - che neanche il pensiero del soffocamento sembrava arrestare la sua chiacchiera - la vista di chi aveva di fronte.
Per qualche strano scherzo del destino, davanti a sè aveva la rappresentazione del suo tipo ideale in carne ed ossa.
Più basso di lui di una decina di centimetri, capelli arruffati e sbarazzini che si intravedevano da sotto il cappuccio, occhioni marroni che sembravano gridare 'mangiami' e per ultimo, ma non per importanza, sembrava non provare ripudio nei suoi confronti.
Insomma, una reazione normale era una faccia schifata, sul punto di vomitare ma, invece, sembrò abbastanza normale.
Al massimo, sembrava un po' sorpreso.
A quel punto, le cose erano due : o quello era più fuori di testa di lui o era qualche tipo a cui piacevano cose strane, tipo i furry.
In ogni caso, erano due cose che gli andavano comunque bene.
Aaaah, la magia di avere bassi standard.

"... Comunque, se proprio hai voglia di sdebitarti, conosco due o tre modi. Iiiinsomma, potremo prendere un tacos assieme o, se vai di fretta, possiamo passare ai convenevoli e-"

"Sei... per caso Wade?"

Il canadese si gelò all'istante a quelle parole.
In circostanze normali, era per pochissimi motivi che la gente sapeva il suo nome : o era qualcuno che lo voleva assoldare per un lavoro o era qualcuno che lo voleva morto.
Ma quel tipo...insomma, non sembrava per niente del giro.
Era il classico tipo che vedevi nelle pubblicità felici di qualche merendina scadente.
Una persona totalmente innocua.
Allora... Come faceva una persona che sembrava totalmente il suo opposto, conoscerlo?

"Se Wade Wilson?" ripetè nuovamente il ragazzo.

"Io... Sì, Wade Wilson al tuo servizio." esclamò il mercenario con un sorrisone istintivo "E tu chi saresti, splendore? Perdonami, non sai quante botte in testa ho ricevuto da piccolo, la mia memoria fa cilecca."

Il ragazzo tacque per un lungo istante, come se non sapesse se continuare o meno, e ciò riempì Wade solo di un enorme curiosità.

"...Forse non te lo ricorderai." decise di continuare l'altro, per la gioia del canadese "Ma... Un tempo vivevi nel Queens e- andavamo a scuola assieme, diciamo. Non so se mi considerassi un amico e- insomma. Il mio nome è-"

Improvvisamente, senza che avesse il controllo di sè, un nome gli uscì dalla bocca.

"Peach."

"...E' Peter." mormorò il castano, con un leggero sorriso "Ma te lo concedo per questa volta."

****

Quello era stato forse il momento più imbarazzante nella vita di Wade Wilson, ed era un tutto dire visto che era... beh, era Wade Wilson.
Dopo quel patetico ritrovo fra 'compagnetti di scuola', passarono lunghi istanti fra loro dove la cosa più intelligente che riuscirono a dirsi era 'eeeehhh' o 'aaaaahh' e sarebbe andato così per tutto il tragitto, se non fosse che alcune persone nella metro, irritati già per essere appiccicati fra di loro, gli urlarono contro di risparmiare loro quel teatrino imbarazzante.
Il canadese era segretamente grato a quel branco di maleducati per avergli impedito di rendersi ulteriormente ridicolo.
Se ne era dimenticato per un lungo, lunghissimo periodo ma solo Peter Parker era riuscito a metterlo così in difficoltà, in tutta la sua vita.
Ammazzava la peggiore feccia in circolazione, si faceva esplodere all'occasione ma, a quanto pareva, non riusciva a parlare ad un ex... amico.
A rendere il tutto più imbarazzante, entrambi uscirono nello stesso momento dalla metro dove, istintivamente, si lanciarono un'occhiata perplessa.
...Dio, sembrava che lo stava stalkerando o qualcosa del genere.

"Quindi...." mormorò il moro mentre si incamminavano insieme verso l'uscita, interrompendo il silenzio fra loro "... sei tornato nel Queens?"

"Uh. Sì. Per un po'. Questioni di lavoro." rispose, stando più possibile sul vago.

Non poteva di certo dire al ragazzo più normale che conosceva che era un mercenario assoldato per ammazzare un supereroe mascherato.

"...Capisco." disse semplicemente Peter - e Wade lo ringraziò mentalmente di non aver indagato oltre sul suo lavoro "In realtà, pensavo che non saresti più venuto qui. Visto, sai, quello che ti è successo."

Ora: di che diavolo stava parlando?
Visti i suoi 'piccoli' problemi di memoria, era già un miracolo che, dopo tanto tanto, si ricordasse dell'altro ma non ricordava proprio tutto.
Tipo, il motivo per cui era andato via.
Ricordava vagamente che era il giorno del compleanno del ragazzo e poi.... e poi si ricordava direttamente che fosse finito sotto le armi e- un momento.
L'aveva mollato il giorno del suo compleanno!
Cristo, era proprio il peggior cattivo di qualsivoglia serie.
Peggio di quella volta in cui Thanos- ah no, qui non era successo.
... Uh, dov'era arrivato?
Ah sì.
Non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando.
Urgeva una risposta semplice ma intelligente.

"Uh."

Wade aveva solo un compito e l'aveva fallito miseramente.

"... Quindi la macchina fotografica sta bene?" disse di colpo, sperando di sviare il discorso.

"Oh! Cavolo, giusto."

Fortunatamente, quella domanda diede l'effetto sperato e, come uscirono fuori, il newyorkese si fermò in un angolo ed aprì la borsa.
Il canadese rimase poco distante, osservando la scena, con fare quasi nostalgico.
Ricordava piuttosto bene quella macchina fotografica e il proprietario che si divertiva a fare foto.
Da quello che poteva capirne, era anche piuttosto bravo.
Tuttavia... a quel quadretto, sembrava mancare qualcosa.

"Gli occhiali."

Peter alzò lo sguardo, fissandolo con fare interrogativo.

"Dici a me?"

"Sì. Gli occhiali." ripetè ancora "Non li portavi? Sei passato alle lenti o-"

"Aaaaaah, sì, giusto." rispose l'altro, improvvisamente nervoso "Diciamo che- mi è passata. In qualche modo."

Wade alzò il sopracciglio : ' in qualche modo '?
I problemi della vista si risolvevano così, a caso?
La cosa gli sarebbe puzzata, se non fosse che quel ragazzo era un genio - di quelli a cui lanciano borse di studio a vista - mentre il canadese non si era neanche diplomato, per cui, se lo diceva Peter, doveva essere vero, 'in qualche modo'.

"Capito." disse, facendo spallucce "Quindi... E' apposto? Mi sentirei in colpa a, sai, averti fatto esplodere la macchina fotografica. Se c'è qualche danno, te lo ripago, non è di certo un problema. O te la ricompro. O compro te- il tuo tempo e ti ricompri la macchina e- insomma, i soldi non mi mancano."

Dio, sapeva che non doveva riguardarsi Pretty Woman prima di partire.

"Nah, non ti preoccupare." rispose l'altro, ignorando bellamente le sue molestie sessuali "E poi non la sostituirei per nulla al mondo, è un ricordo prezioso."

Silenzio.
Non aveva davvero idea di che altro dire anche se sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa.
Ora sapeva come si sentivano quelli che partecipavano ad America's Got Talent.

"Bene, non sembra che ci sia niente di rotto." annunciò con un sospiro di sollievo il newyorkese, per poi spostare l'attenzione su Wade "Se sei rimasto perchè preoccupato, ora puoi andare. Nel senso, immagino tu abbia le tue cose da fare con il tuo lavoro."

Il mercenario si paralizzò a quelle parole, allargando per qualche istante gli occhi.
Quelle parole potevano sembrare parole come delle altre a qualsiasi altra persona, ma non per lui.
Insomma, come osava quello là pensare che un essere ignobile come lui potesse fare qualcosa così nobile come preoccuparsi per qualcun'altro?
Okay, un po' aveva ragione, ma non era quello il punto.

"Veramente-"

"Oh, eccoti dov'eri Pete! Visto che tardavi, sono venuta a prenderti alla metro. Lo so che col tuo lavoro è normale ma..."

Ad interrompere sul nascere quello che doveva essere un altro discorso sconclusionato del canadese, una donna sulla settantina, dai capelli corti che le davano l'aria un po' sbarazzina e- oh, aveva capito chi era.
Per delle ragioni che ancora gli erano poco note, il ragazzo viveva con i suoi zii e la zia si chiamava...
... non si ricordava.
Ma ricordava piuttosto bene di averci fatto un pensierino o due ma... ehi, a sua discolpa, in quel periodo aveva il durello facile.
Non che ora la cosa fosse migliorata ma-
Okay, tornando ad ora, quello era forse il momento migliore per svignarsela, approfittando di quella riunione di famiglia, poteva svignarsela da quella situazione, evitando saluti imbarazzanti.
Sarebbe diventata l'ombra della notte, sarebbe diventato Bat-

"... Comunque zia, ho incontrato Wade. Ti ricordi di lui? Andavamo tempo fa a scuola assieme, lo aiutavo con i compiti."

Non aveva idea di che diavolo fosse successo mentre faceva i suoi monologhi in solitaria ma sapeva che ora due paia di occhi lo fissavano.
Addio alla sua idea di fuga.

"Oh... Ehi! Come but-"

"Oh buon dio!" esclamò la donna, avvicinandosi con sguardo di sincera preoccupazione "Che ti è successo caro? Insomma, la tua pelle, tu-"

"Ah, sì, è una roba abbastanza nuova." rispose con allarmante tranquillità "Diciamo che il cancro non perdona. Ma a volte sì, ma ti lascia dei brutti ricordini, non so se mi spiego."

Calò un silenzio glaciale nella quale zia e nipote guardarono Wade con un misto di stupore e afflizione.
Cavolo, dimenticava che quelle erano genuinamente delle brave persone che, se dicevi loro una cosa del genere, si preoccupavano a morte, nonostante fosse un signor nessuno.
Quasi gli mancavano i discorsi di Weasel dell'ananas marcio e del fico d'india non sbucciato.
E, ancora di più, si pentiva sempre più di non aver accettato un passaggio da Dopinger.

"... sono una persona orribile, scusate, ma sto bene giuro. Qualche trauma qua e là ma niente di più di quelli che avevo già prima."

"Umh." mormorò la signora, poco convinta "Rimarrai qui per un po'? Hai bisogno di un posto dove stare o-"

"No nonono, cioè sì, so dove stare. Starò qui per qualche tempo. Lavoro. Sì, onestissimo e pulitissimo lavoro" esclamò il canadese, cercando di fare un sorriso rassicurante ma era alquanto sicuro di aver spaventato un branco di turisti a 500km di distanza "Anzi, stavo giusto andando al mio, uh, nuovo appartamento."

"Va bene caro, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa, non esitare a chiedere." continuò, con fare un po' insistente "Hai... hai un po' di tempo? Se vuoi, puoi venire con noi al F.E.A.S.T.  e... insomma, non sarà tutto sto granchè ma, almeno, passeresti un po' del tempo in compagnia e-"

"Zia May, penso che Wade voglia andare al suo appartamento ora, sarà stanco." la interruppe Peter, posando dolcemente una mano sulla spalla della donna.

Okay, Peter Parker era diventato ufficialmente il suo eroe.
Non solo gli aveva ricordato il nome della donna, che sperava di non dimenticare presto, ma l'aveva appena liberata da una situ- no, momento, pensava che ci volesse così poco per liberarsi di una piattola come Wade Wilson?
Ppppff, povero illuso, lui era una piattola recidiva!

"...Sai cosa ti dico, May? Ho proprio voglia di visitare il F.E.A.S.T. anche se non ho la più pallida idea di cosa sia."

****

Wade ci arrivava che non fosse chissà che persona colta ed intelligente ma, mai come in quel momento, si era rattristato di non avere un cervello che gli imponeva di non agire prima di aver pensato attentamente alle conseguenze.
Aveva scoperto, in quel breve lasso di tempo in cui avevano camminato assieme - sotto lo sguardo perplesso di Peter che, molto probabilmente, si era chiesto che ci facesse lì invece di fuggire via - zia May gli aveva spiegato che il F.E.A.S.T. fosse un centro di assistenza per senza tetto nella quale, da un paio di anni a questa parte, lei lavorava.
Quel giorno in particolare, era in atto una specie di 'campagna pubblicitaria', per spingere la gente a donare e bla bla bla, un sacco di bontà che gli faceva onore ma che, a lui personalmente, iniziava a cariare i denti.
E, ah sì, Peter avrebbe fatto qualche foto del posto, delle persone al suo interno e così via.
Appena arrivati lì, tuttavia, la donna con una certa apprensione, fece presente al canadese che c'erano tanti posti liberi, che se voleva c'era un pasto caldo e lì Wade capì che la signora fosse preoccupata che fosse un qualche sorta di senza tetto.
E non c'era da stupirsene, visto il suo aspetto e il suo abbigliamento ma era abbastanza sicuro che, se non fosse che May era realmente mossa da buone intenzioni, l'avrebbe mandata bellamente a quel paese.
Così, per placcare l'angoscia della povera donna, tirò fuori il portafoglio, mettendo la bellezza di 300 dollari nel contenitore delle offerte, sottolineando anche che 'se avanzavano soldi, non gli sarebbe dispiaciuta una bella statua di se stesso che mangiava un chimichanga al centro della struttura ' ed infine, si era proposto di aiutare perchè stava diventando, per un motivo o per l'altro, il fenomeno da baraccone della situazione.
Morale della favola? Aveva passato le ultime ore a spostare scatoloni su scatoloni nel magazzino di un centro di senza tetto, invece di masturbarsi comodamente nel suo nuovo e momentaneo appartamento.
La vita sapeva essere davvero ingiusta.

"Ah, sei qui."

Ad interrompere i suoi borbottii solitari, Peter con la macchina fotografica da una parte e una busta di plastica nell'altra.

"Sei venuto anche tu ad offrirmi un letto ed un pasto caldo?" esclamò Wade con fare sarcastico.

"In realtà, ni." ribattè il moro, avvicinandogli la busta "E' ora di pranzo e zia May mi ha mandato a cercarti per darti qualcosa da mettere sotto i denti. Penso sia il minimo visto il lavorone di volontariato e la tua generosa offerta. A proposito, mi hanno anche detto di dirti grazie."

Al pensiero che potesse mangiare qualcosa, il mercenario si tranquillizzò per un'istante, così prese la busta, tolse la stagnola da uno dei panini ma, con suo grande orrore, si accorse troppo tardi che c'era anche la pellicola intorno al suo cibo.
Stava sputacchiando la pellicola, cercando di mangiarsi il panino, quando si accorse che il moro era rimasto lì con lui a guardare la macchina fotografica.

"Stai rimanendo a farmi compagnia perchè--?" chiede Wade, alzando un sopracciglio.

"In verità," rispose l'altro, senza togliere gli occhi dal macchinario "è qui che vengo quando devo guardare le foto fatte, selezionare quelle uscite meglio e così via. Quindi, ironia della sorte, sei tu che stai facendo compagnia a me."

Gli occhi del mercenario divennero due fessure, dando un'occhiataccia al ragazzo al suo fianco.
Sperava davvero di tagliere corto con due spiegazioni striminzite e quel tono statico?
Gli avrebbe fatto staccare gli occhi dalla macchina fotografica, fosse l'ultima cosa che faceva.

"Sì? Usi spesso la macchina fotografica? Quindi fatte spesso ste' trovate pubblicitarie per i poveretti? Gesù sarà sicuramente fiero di voi." incalzò subito il canadese, con un sorrisone strafottente.

"Non quante credi tu." rispose semplicemente, imperterrito "La macchina la uso principalmente per il lavoro al giornale."

Wade si accigliò.

"Lavoro al giornale?"

"Sì, lavoro come fotografo freelance al Daily Bugle." ribattè nuovamente "E' un giornale abbastanza famoso, dovresti conoscerlo."

"Ah sì, certo."

Non aveva la più pallida idea di cosa fosse il Daily Bugle ma i giornali li usava solo per leggere la striscia dei fumetti, quindi era abbastanza normale.
Ad ogni modo, quel commento lo sorprese non poco.
Si aspettava che l'altro avesse preso il suo ventesimo dottorato, non che lavorasse al giornale.

"E'... un part-time per pagarti gli studi?" azzardò il canadese.

"... Inizialmente." rispose Peter e, stavolta, smise di toccare i tasti della macchina fotografica "Ora... Diciamo che mi sono preso una pausa dall'università."

Wade si ritrovò nuovamente a tacere, masticando in completo silenzio ciò che era rimasto del suo panino.
Osservò il viso del moro, come se lo vedesse per la prima volta.
Gli sembrava un po' spento ma, soprattutto, stanco come se avesse il peso del mondo sulle sue fragili braccia.
Si chiese cosa mai fosse successo ad un normale ragazzo di 24 - 25? - anni per avere quel genere di espressione.

"...Perchè?" chiese quindi Wade, cautamente.

A quel punto - come giusto che fosse - il canadese si aspettò di essere mandato a quel paese o che gli venisse intimato di farsi gli affari suoi o entrambe le cose invece, Peter lentamente si voltò verso di lui e i suoi occhi nocciola incontrarono quelli dell'altro.

"... E' complicato."

Dette queste parole, il moro sistemò velocemente la macchina in borsa per poi alzarsi e uscire dalla stanza.
Wade si ritrovò senza parole per un lungo istante.

****

"Oh Wade caro, sei ancora qui?"

Il canadese si irrigidì appena sentì la voce della donna all'uscita della struttura.
Alla fine, non vide più Peter per tutta la giornata ma, a detta delle altre persone che lavoravano lì dentro, pareva che fosse alquanto normale : il ragazzo aveva un po' il vizio di sparire o di fare ritardo.
Quindi, sostanzialmente, quella giornata era stata la più noiosa della sua vita.
Ora quello che voleva fare era farsi un bagno caldo, mettere su un DVD di Cuori senza età ed addormentarsi con la voce di Bea Arthur in sottofondo.
Non chiedeva molto ma, a quanto pareva, il mondo voleva fargli rimpiangere ancora per un po' il fatto di aver preso quella dannata metro quel giorno.

"...Serve altro?" ribattè, senza nascondere una certa insoddisfazione nella voce.

"Oh, no no, assolutamente." rispose l'altra, con un sorriso "Mi chiedevo solo se potessi dedicarmi cinque minuti del tuo tempo. C'è della cioccolata, nel mio ufficcio."

Niente, Wade non poteva rispondere a quel cazzotto di affetto materno condito con della buona cioccolata.
Suo malgrado, quindi, acconsentì e seguì la donna nell'ufficio.
La stanza era molto piccola, al suo interno una scrivania con dei documenti e delle foto della sua famiglia e alcuni certificati appesi al muro.

"Prego, siediti pure." gli disse gentilmente, indicandogli una sedia davanti alla scrivania.

Come fece quanto gli era stato chiesto, anche May si sedette, tirando fuori da un qualche cassetto due bicchieroni di cioccolata di una qualche marca famosa che posò sul tavolo.

"Mi sono permessa, col permesso degli altri membri, di prenderti questa bevanda in segno di ringraziamento. Dopo tutto l'aiuto e quella cifra... è davvero il minimo. Ci hai aiutato tantissimo e, grazie a te, sono sicura che faremo felici un sacco di persone." mormorò, con sincera gratitudine "Anche se, per certi versi, si può dire che hai pagato tu le nostre due cioccolate."

Wade aprì cautamente il tappo della sua cioccolata, formando un enorme 'o' con la bocca.
Cioccolata, con marshmallow e tanti, tantissimi zuccherini.
Per una delle poche volte nell'arco dell'intera giornata, aveva pensato che, dopotutto, aveva fatto bene a prendere la metro.

"Oh May, potrei fare qualsiasi cosa per lei, anche uccidere qualcuno, per una cioccolata del genere." disse il canadese felice, assaggiando una lunga sorsata della bevanda.

La donna ridacchiò innocentemente, inconsapevole di quanto quell'affermazione fosse pericolosamente vera.

"Ad ogni modo..." mormorò la donna, sorseggiando con calma la sua bevanda "... ti vorrei parlare di alcune cose."

Wade smise di colpo di bere e, posando di botto il bicchiere sul tavolo, rivelò metà faccia sporca di cioccolato e zuccherini azzurri sul naso.

"Fì?" borbottò il mercenario, masticando più che potè i marshmallow, facendo abbastanza rumore.

"Innanzitutto," sussurrò May, come se non stesse succedendo niente "mi volevo scusare per esserti sembrata molesta inizialmente. Il mio... lavoro mi è molto a cuore. Sai, iniziai a lavorare qui, qualche tempo dopo la morte di mio marito."

Wade ingoiò di colpo tutto ciò che aveva in bocca, rischiando un soffocamento.

"Ben è... morto?"

La donna annuì con un sorriso triste, per poi spostare lo sguardo su una delle foto nella sua scrivania, sfiorandola con l'indice.
Il mercenario riflettè sulla nozione appena appresa.
Sarebbe stato falso dire che avrebbe potuto piangere per una notizia del genere ma era vero che la notizia l'aveva un po' scosso.
Ben è... era una brava persona, come ce n'erano poche.

"Mi... spiace." borbottò l'uomo, non sapendo bene come comportarsi in quelle occasioni.

"Non ti preoccupare, è successo tanto tempo fa." lo rincuorò "E' stato un periodo difficile ma... soprattutto grazie a Peter, ce l'abbiamo fatta. Aveva quasi 16 anni quando è successo e, posso dire, che è stata la mia roccia. Non solo in quell'occasione, ovviamente. E...."

May si fermò rimanendo con la bocca semi socchiusa, come se non sapesse come continuare.

"... Sai, è proprio di Pete che ti volevo parlare."

A quelle parole, Wade drizzò le orecchie e si concentrò completamente sulla donna.
Aveva capito che gli stava chiedendo.
Lei voleva... voleva... accoppare il nipote.
Ma sì, con lui fuori dai piedi, poteva avere il dominio di tutto il Queens.
Ce la vedeva con gli occhiali da sole, abiti firmati di pelle che, con una mazza in mano ordinava al suo gruppo di senza tetto, che in realtà erano soldati ben addestrati, di andare a sfasciare tutto, di piegare i forti e--- sì, il cioccolato gli aveva dato alla testa.

"Sai," continuò la donna, ignara dei pensieri dell'altro "forse lo ricorderai anche tu, ma lui è sempre stato parecchio riservato. Penso non ci abbia mai voluto creare problemi e quindi cercava di fare il bravo ragazzo il più possibile, con la scuola, gli amici... effettivamente, posso contare sulla punta delle dita le volte in cui non si è 'comportato bene'. Ma..."

Si fermò nuovamente, stringendosi le mani.

"... Col tempo ha iniziato a chiudersi in se stesso e sono abbastanza sicura che ci sono parecchie cose che mi tiene all'oscuro. Ad esempio, sono ormai anni che non entro in camera sua e la chiude con un lucchetto. Che motivo avrebbe di non farmi entrare in camera sua?"

Il canadese tacque, perchè non aveva proprio cuore... non aveva proprio cuore di dire alla cara e vecchia May che, nonostante avesse un nipote perfetto sotto tanti punti di vista, anche lui avrà le sue riviste porno e tanti fazzoletti usati che non voleva far vedere alla zia.

"Poi è sempre in ritardo, sparisce e non si sa bene dove finisce." continuò la donna, con sempre più tristezza "Ho sempre evitato di fargli domande, perchè comunque è grande ed è normale che abbia anche lui dei segreti ma... diciamo che, ultimamente, non se la sta passando bene. Ti ha...detto qualcosa?"

Wade ripensò alla giornata con Peter.
La metro. I panini con la pellicola infame. Oh!

"... Mi ha detto che ha mollato l'università." borbottò, pensieroso.

"Ti ha detto perchè?"

Il mercenario tacque e la donna, forse intuendo la risposta, sospirò.

"Capisco. Penso che te ne parlerà presto."

Tacque ancora, poi continuò.

"Wade... lo so che può sembrarti una richiesta egoistica la mia. Dopotutto, sarai turbato... sei tornato qui, dopo tutto quello che è successo e... quello che immagino tu abbia passato, ma..."

Tacque ancora e Wade sentì l'irritazione crescere in lui.
Tutti sembravano sapere che cavolo era successo.
Tutti, tranne lui.

"... vorrei chiederti di stare vicino al mio Pete."

A quel punto, il canadese cadde dalle nuvole.

"Scusa se te lo dico ma... Che?!" esclamò, facendo una faccia contrariata "Non che non sia toccato da tutto questo bel discorsetto, sia chiaro, ma... perchè io? Abbiamo perso i rapporti in questi anni, no? Penso ci sia gente molto più indicata di me per stare vicino a tuo nipote."

"Diciamo che... ho sempre avuto molta fiducia nel vostro rapporto." disse la donna, con un sorriso "Vedevo com'era felice con te e, forse sarà il mio istinto di 'madre' a parlare, ma sono sicura che la tua presenza potrebbe aiutarlo. E, in un momento del genere, ha bisogno di avere vicino più amici possibili."

A quel punto, la zia avvicinò la mano alla sua e la strinse lievemente.

"Mi puoi aiutare?"

Il mercenario la fissò con un'espressione indecifrabile.
In tutti questi anni, questa era la richiesta più assurda che avesse ricevuto.
Senza contare che era una pessima idea per infiniti motivi.
Punto uno, era un mercenario.
Con quella nuova faccia, ancora in pochi lo riconoscerebbero ma, dopo che aver ammazzato quel supereroe, questo non sarebbe stato più così.
Lo stare vicino ad uno come Wade, poi, portava solo guai, visto tutta la gente che lo avrebbe voluto morto.
Per non parlare del fatto, anche nelle condizioni più normali possibili, non si parlavano da 10 anni e che sembrava essere successo un qualcosa che non ricordava per niente ma che tutti sembrano ricordare piuttosto bene.
Senza dimenticare che il canadese era più instabile che mai, non era poi tanto sicuro di far bene ad uno come Peter.
E poi... aveva già detto che era un fottutissimo mercenario?!
Col senno di poi, sapeva perfettamente cosa fare: rifiutare con garbo l'offerta, andarsene e non rivederli più, andare nel suo appartamento, studiare 'il caso Spider-man', accopparlo, prendersi tutti i soldi ed andarsene.
Eh sì, fare una qualche pausa tacos fra un'azione e l'altra.

"Ma sì, l'aiuterò." rispose, con uno strano sorriso "Dopotutto, non ho di meglio da fare."

Tuttavia, era sempre stato un fan delle pessime idee.



//Da vera pazza, ho deciso di portare avanti alcune storie e, con largo anticipo rispetto le mie previsioni, ho deciso di scrivere il seguito della mia precedente storia.
Sorpresi?:3
Sono passati 10 anni dal loro ultimo incontro e sono successe davvero, davverotante cose! Spero apprezzerete il cambio di atmosfera (per il momento, per il linguaggio e tutto penso finirà col rating arancione, fatemi sapere se dovrei passarlo al rosso!) tuttavia, la storia non avrà ancora una cadenza precisa anzi, per la precisione, aspetterò un po' di tempo prima di continuare a pubblicare i capitoli di questa storia (ho altri progetti che hanno la precedenza, al momento).
Come avrete intuito, se la storia precedente era dal punto di vista di Peter, questo sarà esclusivamente dalla parte di Wade e spero di saperlo muovere decentemente. ><
Ovviamente, non mi sono dimenticata di tutti i 'le cose in sospeso' lasciate nello scorso capitolo, vedrete che pian piano avrete tutte le risposte :B <3
Concludo, come al solito, ringraziando la mia amica Alice per le correzioni. <3
Passate buone feste ragazzi e fatemi sapere che ne pensate, se vi va! <3 <3
   
 
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