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Autore: Mary_la scrivistorie    22/12/2020    2 recensioni
Solamente due cose.
Uno, perché proprio “rime sparse”? Il titolo della raccolta si rifà al celebre titolo tratto da “Il Canzoniere” di Petrarca, «Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono». Questo è il sonetto proemiale della raccolta, scritto intorno al 1350 e quindi dopo la morte di Laura, come dimostra il fatto che l’autore, in questo, componimento guarda in modo retrospettivo al suo amore infelice: Petrarca lo definisce un “giovenile errore” dal quale si è in parte liberato con la maturità, consapevole di essere venuto meno alla sua dignità di intellettuale e di essersi esposto alle derisioni del mondo. È appunto questo il caposaldo di questa raccolta: l’effervescenza dell’illusione dell’amore e il senso di vergogna che ne scaturisce. Sappiate che questa raccolta è il mio personale modo di perdonarmi e sigillare un capitolo della mia vita non tra i più idilliaci, ma un lieto fine almeno c’è.
Due, Mary è morta. Non cercatela perché non vi risponderà, non essendoci più. Avrete modo di appurarlo se mi seguirete in quest’esperienza. Ha cambiato nome, ha cambiato vita e pure fandom. Per questo ora si è data alla poesia – ma restate sintonizzati, poiché lei è come le scale di Hogwarts: le piace cambiare!
Genere: Poesia, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Solamente due cose.
Uno, perché proprio “rime sparse”? Il titolo della raccolta si rifà al celebre titolo tratto da “Il Canzoniere” di Petrarca, «Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono». Questo è il sonetto proemiale della raccolta, scritto intorno al 1350 e quindi dopo la morte di Laura, come dimostra il fatto che l’autore, in questo componimento, guarda in modo retrospettivo il suo amore infelice: Petrarca lo definisce un “giovenile errore” dal quale si è in parte liberato con la maturità, consapevole di essere venuto meno alla sua dignità di intellettuale e di essersi esposto alle derisioni del mondo. È appunto questo il caposaldo di questa raccolta: l’effervescenza dell’illusione dell’amore e il senso di vergogna che ne scaturisce. Sappiate che questa raccolta è il mio personale modo di perdonarmi e sigillare un capitolo della mia vita non tra i più idilliaci, ma un lieto fine almeno c’è.
Due, Mary è morta. Non cercatela perché non vi risponderà, non essendoci più. Avrete modo di appurarlo se mi seguirete in quest’esperienza. Ha cambiato nome, ha cambiato vita e pure fandom. Per questo ora si è data alla poesia – ma restate sintonizzati, poiché lei è come le scale di Hogwarts: le piace cambiare!
Questo punto, come potete ben intuire, è prevalentemente diretto a chi ha una minima conoscenza della mia attività di autrice e sa che sono solita dedicarmi a ben altri fandom e tipi di storie. Ebbene, pensavo di tornare qua su EFP sulle note di una serie di poesie che ho scritto con il passare del tempo, degli anni, appunto per offrire un’ampia varietà di punti di vista. Tutti noi ci trasformiamo, sotto la spinta di certi eventi, ed è proprio questo incessante flusso il tema portante di questa idea. Non mi aggrada molto inserire note d’autrice e spoilerare frammenti, contesto e personaggi della poesia stessa; per questo mi vedrete ora e mai più. Prometto di lasciarvi libera la lettura e mi auguro che “sperimentiate l’esperienza” proprio come io prima di voi. Ho intenzione di aggiornare ogni settimana, saranno all'incirca una decina di poesie, diverse per quanto riguarda epoca di composizione, ambientazione e significato intrinseco.
 Spero che vi fermiate a seguire l’evoluzione di questo percorso e lasciare un pensiero – sarà senz’altro apprezzato!

 Buona lettura e a presto
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Esita, a contemplare lo scorrere della vita
Il fine di un’esistenza che non può essere reclamata
Ogni aspirazione, ogni prospettiva fallita
T’indica soltanto quanto tu voglia essere amata
 
Hai amato?
Oh, sì, lo hai fatto
Hai perdonato
Hai agito senza tatto
Stai ancora respirando i raccordi
Che ti affiorano nella mente
Peggiori di un paio di felici accordi
Peggiori di tutto ciò che il cuore non sente

Se tu avessi perlomeno intuito
Se il viaggio fosse stato bruscamente sospeso
Avresti riso, per un caso fortuito,
Di quell’insopportabil peso
Che tutt’ora custodisci nell’anima,
Dischiuso tra boccioli di rosa,
Poiché il cuore in realtà non mima
Ciò che la ragion non osa
 
Osservi i giocondi abiti dei viandanti
Nei loro volti non puoi, non ancora,
Solo rughe d’ansia, solo sospiri d’amanti
Che non attendono altro che una sola ora,
Quella dell’immortalità
Quella della fatalità
 
Seppur la sera non tardi ad arrivare
Nel momento in cui sei relegata sul tuo quaderno di poesie
Tutto ciò che puoi fare è improvvisare
Fingendo di non considerare le immani peripezie
Fingendo di non percepire il ritmo baldanzoso del tuo cuore
 
Adesso sai davvero che cosa sia l’amore
Adesso conosci quanto esso possa dolere
La vera sofferenza è ravvivare il proprio rancore
Quando in realtà basterebbe correre
 
Per fuggire dalle afflizioni
Per fuggire dalla stazione.


 

 
   
 
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