Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: pampa98    23/12/2020    1 recensioni
[Storia scritta per la "Sfida di scrittura" indetta sul gruppo Facebook "Caffè e calderotti"]
Post-canon. Davos fa un sogno ricorrente al fianco della Donna Rossa. Vorrebbe che smettesse e vorrebbe che continuasse.
«Tu credi nei sogni, ser Davos?»
Sussultò. Era raro che Brienne di Tarth gli rivolgesse la parola, se non per argomenti inerenti la restaurazione della città. Tuttavia non fu il gesto in sé a turbarlo: aveva usato parole molto particolari, parole che fecero riemergere nella sua mente la voce di un’altra donna.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Davos Seaworth, Melisandre di Asshai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IL RIFUGIO




«Tu credi nei sogni, ser Davos?»
Sussultò. Era raro che Brienne di Tarth gli rivolgesse la parola, se non per argomenti inerenti la restaurazione della città. Tuttavia non fu il gesto in sé a turbarlo: aveva usato parole molto particolari, parole che fecero riemergere nella sua mente la voce di un’altra donna.
«Io non credo in molte cose, mia signora» rispose, incrociando le mani dietro la schiena. «Naturalmente sogno, come tutti del resto. Volevi sapere qualcosa in particolare?»
Brienne arrossì e abbassò lo sguardo. Strinse convulsamente le dita intorno all’elsa della sua spada e scosse la testa.
«N-No, io… Perdonami, è stata una domanda sciocca. Buona giornata.»
Si voltò, lasciandolo da solo nel corridoio illuminato dalla luce lunare. Davos restò fermo per qualche secondo, poi si diresse nella sua stanza.
“Tu credi nei sogni?”
I sogni non erano più reali del Signore della Luce, eppure, mentre si adagiava sul suo letto, non poté fare a meno di dubitare di quel pensiero. Quando un volto contornato dal fuoco fece capolino nella sua mente, pronto a sbeffeggiarlo per la sua stoltezza, Davos si aggrappò ai suoi princìpi e allontanò quello sguardo – come sempre, fallendo.
 
~ ~ ~

Era in piedi in mezzo a una distesa di neve. Ancora una volta aveva combattuto il sonno e aveva perso: quella notte più che mai avrebbe desiderato eliminare i sogni dal suo essere, per restare, anche solo per qualche ora, senza fiamme o veggenti che lo interrogavano. Ma i desideri di un contrabbandiere storpio non contavano nulla, nemmeno in quel luogo onirico.
Si portò le mani dietro la schiena e iniziò a camminare. Si trovava fuori dalle mura di Grande Inverno, ciò che restava delle sue torri si stagliava contro l’orizzonte, unica luce in un mare di tenebra. Era lì che aveva raccolto le vesti della sacerdotessa rossa? Aveva ricordi confusi di quel momento. Gli era passata accanto, prima di dissolversi in mezzo alla neve; Davos aveva raccolto le sue vesti e le aveva seppellite in privato il giorno seguente: sentiva che era stato giusto e sbagliato al tempo stesso.
Non aveva mai indagato su cosa lo avesse spinto a compiere quel gesto. Non desiderava ricordare la Donna Rossa; finché poteva, la teneva ben lontana dalla sua mente.
«Ti penti della tua pietà, cavaliere?»
Quella voce delicata lo strappò con forza dai suoi pensieri – pensieri che non erano privati, non con lei – facendolo sussultare e costringendolo a voltarsi verso la sua fonte. Melisandre di Asshai era a qualche metro di distanza da lui, il cappuccio sollevato a impedirgli di scorgere con chiarezza i tratti del suo volto. Era lontana, come lo era sempre nei suoi sogni; irraggiungibile, come sempre lo era stata in vita.
«Perché sono di nuovo qui?» chiese – inutile, già lo sapeva. Ma ogni volta sperava che fosse l’ultima; ogni volta sperava che la donna rispondesse e lo lasciasse andare.
Melisandre sorrise.
«Perché continui a pormi la stessa domanda, se rifiuti di conoscerne la risposta?»
Davos strinse le labbra. Non gradiva i giochetti che la sacerdotessa rossa faceva con la sua mente, non li aveva mai graditi. Dandole le spalle, riprese a passeggiare in attesa che il Sole sorgesse sul suo sogno e lo riconducesse alla realtà.
«Dovresti avere più fede nella tua mente» disse la donna. Il suono arrivò chiaro alle orecchie dell’uomo, eppure la distanza tra di loro non era mutata.
«Oh, io ho molta fede nella mia mente, mia signora» rispose Davos, continuando a camminare senza muoversi. «Per questo so che non sei reale e che presto svanirai.»
«Solo per ritornare.»
La ignorò. Era una conversazione che avevano già avuto e che avrebbero continuato ad avere: lui non avrebbe ceduto, lei non si sarebbe arresa. Alcuni notti Davos lottava con più caparbietà; quella volta non ne aveva la forza. Doveva solo attendere.
«Brienne di Tarth ti ha dato qualcosa su cui riflettere» disse Melisandre.
Davos si sforzò di proseguire nella sua attività. Non poteva mentirle: le loro menti erano, inspiegabilmente, collegate in quello strappo di universo. Ciononostante non avrebbe ammesso che le parole della giovane cavaliere lo avevano scosso – anche se, con il suo silenzio, era proprio quello che stava facendo.
«Questo spettacolo va avanti da settimane» decise di rispondere, «ma lei mi ha interrogato solo questa mattina. Ho riflettuto e ho dato un nome a questo evento: caso.»
La sentì ridere e questo lo spinse a voltarsi. Il suo profilo era maggiormente delineato, ma restava ancora un’ombra in bilico tra realtà e fantasia.
«Il caso non esiste. Ogni cosa avviene per suo volere. E tu lo sai. Ti rifiuti di ammetterlo, ma lo sai.»
«Allora illuminami. Cosa vuole che faccia, il tuo Signore? Devo ucciderti, come avrei dovuto fare quella notte?»
Il viso di Melisandre si spense del suo sorriso beffardo. I primi raggi del Sole la stavano illuminando, rendendola tremendamente umana.
«Dovevi, ser Davos?» gli chiese. «Volevi
Una domanda scomoda, a cui non avrebbe risposto. Aveva desiderato che morisse: la donna che aveva assassinato Shireen non meritava la vita. Alla fine aveva ottenuto ciò che voleva; e aveva desiderato che vivesse.
Non era rimpianto ciò che sentiva da quel giorno, e nemmeno tristezza. Ma qualcosa, un sentimento oscuro che gli stringeva il petto, c’era. Non lo aveva ancora affrontato, forse mai lo avrebbe fatto, perché in un certo modo quel sentimento sconosciuto creava un legame con una persona che non aveva mai capito fino in fondo, ma che non poteva semplicemente dimenticare.
«Una parte di me ti odierà sempre». La risposta più sincera che era in grado di dare. Non avevano mai affrontato quella conversazione, non si era mai spinto così a fondo nel proprio cuore. Avvertì il cambiamento che era nato tra di loro e desiderò andarsene – e restare.
«Una parte di te lo farà, è così» convenne lei, con un’inconsueta serietà. «Ma l’altra, ser Davos? Tornerà ancora a incontrarmi?»
Il “no” che avrebbe dovuto pronunciare non lasciò mai le labbra di Davos e la sua mente lo allontanò con la rapidità del vento. Il volto di Melisandre era ormai completamente illuminato: la donna gli sorrise e Davos provò una fitta al petto riconoscendo che quel sorriso era sincero.
 
~ ~ ~

«Non credo che i sogni ci mostrino il futuro o cose simili.»
Quella mattina fu Brienne a sussultare. Davos aveva pensato di prenderla in disparte e parlarle con calma, ma alla fine le parole gli erano uscite da sole, mentre aspettavano l’arrivo dei loro compagni.
«C-Come? Oh, dici per… Quello che ho detto ieri è stato…»
«No, è… un argomento interessante» la tranquillizzò Davos, rivolgendole un accenno di sorriso.
Brienne sembrò rilassarsi un poco per quelle parole. Abbassò lo sguardo sulle sue mani intrecciate in grembo, trattenendo un sospiro.
«Non parlavo di sogni premonitori, comunque» disse. «Solo… faccio un sogno ricorrente. Da qualche tempo.»
«Ne faccio uno anch’io.»
Gli occhi blu della donna si fissarono su di lui, chiaramente sorpresi per quella confessione.
«Credo sia solo un modo che la nostra mente usa per elaborare fatti troppo complicati per rifletterci da svegli.»
Avrebbe dovuto rendere conto di quelle parole, perché credeva in esse – e, ne era certo, per una volta lui e la Donna Rossa sarebbero stati d’accordo.
«Capisco» annuì Brienne. «Sì… Sì, probabilmente è così.»
«Non so come potrebbe smettere» aggiunse, ma lei lo bloccò subito.
«Non voglio che smetta! Cioè» Brienne distolse nuovamente lo sguardo, il volto arrossato per l’imbarazzo di quell’esclamazione sentita, «quello è… un rifugio, diciamo.»
Davos annuì.
«Se tu però vuoi che i tuoi smettano, potresti…»
Il suo suggerimento fu interrotto dall’arrivo di Tyrion Lannister e nessuno dei due osò proferire un ulteriore parola.
 

Non affrontarono più l’argomento per il resto della giornata. Quando Davos si coricò, quella sera, fu invaso da nuovi pensieri. Per Brienne, i sogni erano un rifugio. Lui non vi aveva mai pensato in questi termini: era un pensiero sbagliato, che avrebbe solamente voluto estirpare dalla sua mente.
Ma quella notte era di nuovo debole; e quando chiuse gli occhi, per la prima volta, fu lui stesso ad andare in cerca del suo rifugio scarlatto.
 




 
Note: stavo per arrendermi, convinta che non sarei riuscita a scrivere qualcosa di decente, ma questa breve storia alla fine mi ha soddisfatta e quindi eccomi qui con il primo esperimento Davos/Melisandre. La sfida, lanciatami da LadyPalma, consisteva appunto nello scrivere una storia su questa coppia. Marti, questa storia è tutta per te ❤ Spero che ti piaccia e che i personaggi risultino credibili ^^".
Grazie a tutti quelli che l'avranno letta; e, se vorrete lasciarmi un parere (anche piccino piccino), mi farete molto felice ^^
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: pampa98