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Autore: Ghostclimber    23/12/2020    3 recensioni
Veloce fic ispirata alla canzone "To Last a Lifetime" dei Del Amitri.
RuHanaRu
Per tutti voi che avete concesso a me, AKA Cathy Black, di cavarmela durante quest'anno.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai anni che Sakuragi Hanamichi e Rukawa Kaede si trovavano ogni giovedì sera in un piccolo pub di periferia a giocare a Mahjong.

All'inizio era stata una cosa spontanea e del tutto casuale: entrambi amavano quel gioco, entrambi avevano visto la pubblicità del locale su un cartellone, entrambi avevano pensato che una volta tanto si poteva giocare in compagnia invece che da soli sul computer.

Mahjong era un gioco divertente, ma dopo un po' la solitudine dà a noia.

Il giovedì, in quel piccolo pub rustico chiamato “Word of Mouth”, era la sera dei giochi da tavola. C'erano enormi tavolate di gente che si sfidava a Risiko come se stessero davvero comandando eserciti nella vita reale, tavoli di tizi vestiti strani che intavolavano infinite campagne di Dungeons and Dragons, vecchietti che lanciavano briscole e bestemmie, e quando Rukawa era entrato la prima volta per poco non aveva fatto dietro front.

Poi, una voce familiare dal fondo del locale aveva urlato: -ORCO BOIA NON CI CREDO! VOLPE! VOLPEEE! DI QUA!

-Ecco, siamo a posto.- aveva mormorato Rukawa.

Quattro ore e una bottiglia di saké più tardi erano nel bel mezzo dell'ultima partita.

E quattro settimane più tardi avevano cominciato a salutarsi alla chiusura dicendo “A giovedì”.

 

Rukawa riunì due Venti dell'Ovest e li raccolse, poi passò la mano.

Sakuragi si grattò il mento, cercando una coppia, e finalmente riuscì a raccogliere una coppia di Stagioni. Rukawa sperò che non vedesse anche i Fiori che aveva appena liberato con la sua mossa, quelle erano tessere che valevano parecchio. Approfittò del momento di sospensione per appoggiare una busta sul tavolo.

-Volpe, se stai cercando di darmi mazzette per fare in modo che ti lascio vincere caschi male.

-Idiota.- Rukawa sorrise appena. -È un invito al mio matrimonio.- Sakuragi alzò gli occhi dal tavolo e li fissò nei suoi.

-Ti... ti sposi?

-No, è una balla. Voglio attirarti in un posto deserto e massacrarti.

-Imbecille! Non sapevo che fossi fidanzato.

-Non me l'hai mai chiesto.- rispose Rukawa, dicendo solo mezza verità. Non si parlavano molto, durante i loro speciali giovedì sera, ma capitava che uno dei due avesse qualche problema, e allora ne discutevano fino all'ora di chiusura, sempre accoppiando tessere e senza guardarsi negli occhi. E Rukawa aveva spesso pensato di parlargli di Kyoko, ma gira e rigira non gli era mai sembrato di trovare il momento adatto.

Chissà perché, si chiese.

Dopotutto, Kyoko non era un problema. Una giovane donna di talento dai sani principi, piccolina ma volitiva, con gli occhi sinceri e una risata cristallina. Insomma, parlare di lei non avrebbe certo rovinato una serata altrimenti tranquilla con una marea di lamentele.

Eppure, in quattro anni Rukawa non se l'era mai sentita di dire il suo nome. Gli sembrava che Kyoko fosse di troppo, in quel luogo rumoroso e colmo di risate che condivideva con Sakuragi e con un branco di nerd eterogenei.

-Beh, è... bello, sì insomma...- Sakuragi si schiarì la gola, poi buttò giù una sorsata di sidro, -Ecco, sì, congratulazioni. Quand'è?

-Mercoledì.

-Oh.- disse Sakuragi.

-Che c'è? È di martedì e di venerdì che porta sfiga sposarsi.

-No, che pensavo... giovedì prossimo sarai in viaggio di nozze, immagino.

-Parto venerdì.- rispose Rukawa.

-E allora vedi che sei tonto? Di Venere e di Marte non ci si sposa e non si parte. Ti verrà la cagarella al primo giorno, ci scommetto.

-E io scommetto che sei stronzo.- Sakuragi vide la coppia di Fiori e la raccolse, e Rukawa imprecò, poi aggiunse: -Visto? Sei stronzo.

-Meglio stronzo che in un albergo di Tijuana a cagarmi addosso in viaggio di nozze.

-Ma chi te l'ha detto che vado a Tijuana? Sembro il tipo che va a Tijuana?

-E che ne so, non so neanche dov'è, Tijuana!

-Idiota. Verrai?- Sakuragi passò la mano, e Rukawa raccolse velocemente tre coppie di carte normali, poi si fermò a guardare il tabellone mentre aspettava la risposta di Sakuragi.

-Mi toccherà fare un pompino al capo per avere un permesso con così poco preavviso, ma farò del mio meglio.- rispose infine il rosso.

-Ancora imballati con quella storia delle spedizioni?- chiese Rukawa. Ricordava una storia lunga e complicata su delle frodi in dogana.

-Nah, abbiamo beccato lo stronzo. È che si avvicina il Natale, è normale che il carico di lavoro si alza. Lo fa sempre, in questo periodo. Ma una giornata dovrei riuscire a strapparla.

-Grazie per la bella immagine, comunque.- aggiunse Rukawa, raccogliendo altre due coppie.

-Ehi, il mio capo non è un brutto uomo, eh!- Rukawa alzò gli occhi e guardò male Sakuragi, che alzò un sopracciglio e sostenne il suo sguardo.

-Tocca a te.- disse infine il moro, cedendo. Cinque minuti dopo, Sakuragi sbottò: -Ma che stronzo! Non c'è più niente!

-Allora contiamo.- disse Rukawa. Ogni discorso fu accantonato, la bottiglia di sidro finì e ne ordinarono un'altra, Sakuragi vinse otto partite su quindici e alle due erano fuori dalla porta del locale. Rukawa si accese una sigaretta e porse il pacchetto a Sakuragi, che rifiutò. Era prevedibile, aveva smesso quando aveva cominciato ad allenare la squadra dello Shohoku, ma Rukawa non aveva perso l'abitudine di offrirgliene una. Quella sera, però, Sakuragi si corresse: -Anzi, no. Dai, dammene una.- Rukawa gli porse il pacchetto e l'accendino.

-Ci tengo davvero che tu ci sia.- disse Rukawa, mentre fumavano fianco a fianco, appoggiati al muro del pub chiuso.

-Farò in modo di esserci, promesso.- ribatté Sakuragi. Nessuno di loro trovò altro da dire, e finirono in silenzio di fumare. Rukawa spense con cura la propria sigaretta nel posacenere a stelo, come sempre pensando alle occasioni perse della vita: aveva cominciato a fumare durante un attacco di autolesionismo in stile “ma sì, chi cazzo se ne frega” in seguito all'infortunio che gli aveva stroncato la carriera, pensando che avrebbe potuto smettere quando gli pareva.

Non era stato così.

 

Rukawa si coricò il martedì sera pensando all'indomani: Kyoko in abito bianco, i voti, Sendoh che avrebbe fatto il cazzone come suo solito, sua madre che avrebbe pianto dall'inizio alla fine, doveva ricordarsi di chiedere a qualcuno di farle una foto perché era sempre buffo vedere lei che frignava di fianco al marito, sempre dritto e serio come la statua di un militare.

Aveva riservato per Sakuragi un posto in prima fila, insieme ai suoi genitori e a Sendoh. Ci teneva davvero a vederlo, e voleva che lui fosse il primo a fargli le congratulazioni.

Si sarebbero abbracciati stretti, perché con Sakuragi vigeva sempre l'obbligo di mandare a puttane le convenzioni; Rukawa doveva ricordarsi di far immortalare l'evento.

Poi, di certo al ricevimento Sakuragi avrebbe dato spettacolo: c'era cibo gratis, alcool gratis, un sacco di spazio dove mettersi a fare il minchione, la torta. Rukawa l'aveva commissionata a Uozumi, ormai un favoloso chef specializzato in dolci: non vedeva l'ora di farla mangiare a Sakuragi, chiedergli un parere e solo dopo rivelargli chi l'aveva preparata. Cielo, avrebbe dato di matto! Rukawa ridacchiò al pensiero.

Si addormentò e cadde in preda ad una serie di sogni vaghi e sconnessi.

 

-No, non esiste.- disse Sakuragi alla tazza di tè.

Era una settimana che ci pensava, aveva anche preso il famoso permesso dal lavoro (per fortuna il capo non aveva richiesto prestazioni sessuali in cambio), ma gira e rigira Sakuragi tornava sempre nello stesso punto: non ce l'avrebbe fatta a vedere Rukawa che si sposava.

Si era cullato per tutto quel tempo nell'incoerente sicurezza che Rukawa fosse single: finché non aveva un rivale in amore poteva continuare a crogiolarsi nel sogno di finire prima o poi insieme a lui. E invece, non solo aveva scoperto che Rukawa aveva qualcuno, ma l'aveva scoperto a una settimana dal suo matrimonio: questo voleva anche dire che Sakuragi aveva immensamente sopravvalutato la considerazione che Rukawa aveva di lui.

Insomma, lui era innamorato perso come un coglione e l'altro non lo riteneva abbastanza di fiducia da parlargli della persona che amava.

No, decisamente non ce l'avrebbe fatta.

Sakuragi versò il tè nel lavandino e riempì la tazza di vodka.

Sapeva che era una mossa davvero stupida, da vero imbecille, mettersi a bere alcol al mattino presto in un giorno in cui doveva andare ad una cerimonia; era una mossa di merda, ma forse la vodka gli avrebbe dato il coraggio di alzare il culo dalla sedia, mettersi il suo vestito migliore e uscire di casa, abbracciare Rukawa per la prima e ultima volta, comportarsi in maniera impeccabile e seppellire una volta per tutte i propri stupidi sogni.

Ce ne voleva di coraggio, per seppellire dei sogni.

Alla terza tazza di vodka, Sakuragi ebbe un'illuminazione: nella sua testa si proiettò un film mentale in cui lui irrompeva nella sala delle cerimonie proprio mentre il celebrante diceva la classica frase “parli ora o taccia per sempre” e si opponeva al matrimonio, dichiarando il proprio imperituro amore per Rukawa. Una cosa del genere l'avrebbe di certo convinto a tornare sui propri passi, almeno a riconsiderare l'urgenza del matrimonio: insomma, se uno si copre di ridicolo così vuol dire che è davvero innamorato, che davvero non può vivere senza di te, qualsiasi persona decente si sarebbe messa una mano sul cuore e avrebbe preso in considerazione la faccenda.

Sakuragi si diresse in camera da letto con passi baldanzosi, quasi saltellando come un coniglio fatto di acidi, indossò il vestito buono e uscì di casa, certo della buona riuscita della sua impresa.

 

Rukawa si guardò intorno nella sala delle cerimonie.

Sakuragi sarebbe dovuto spiccare in quel mare di persone dai capelli scuri, e invece nulla. Rukawa scacciò l'idea irrazionale che lui si fosse tinto i capelli per l'occasione, per non essere così riconoscibile, per non finire ad essere la macchia rossa sullo sfondo del novanta percento delle foto del matrimonio.

Inutile mentire a se stesso: Sakuragi non era ancora arrivato. Forse non si sarebbe neanche degnato di venire, e dopotutto perché avrebbe dovuto farlo? Rukawa non era altro che il suo compagno di Mahjong, non un amico stretto. E poi, forse si era offeso perché Rukawa non gli aveva mai parlato di Kyoko. Insomma, non ci si sposa da un giorno all'altro con una persona scelta a caso e appena conosciuta, di certo Sakuragi aveva capito che Kyoko era nel paesaggio da un bel po' e magari non gli era andato giù il fatto che Rukawa non si fosse mai posto il problema di parlargli di lei.

Kyoko.

Ma certo, Kyoko.

Era a lei che Rukawa avrebbe dovuto pensare, non a Sakuragi.

Era il giorno del loro matrimonio, era giusto che Kyoko fosse il centro della sua attenzione. E allora, si chiese Rukawa, perché diavolo l'unica cosa che riusciva a pensare era a quel dannatissimo posto vuoto in prima fila? Perché aveva passato la notte ad immaginarsi scene della cerimonia e del ricevimento, ma soprattutto perché si immaginava con Sakuragi e non con Kyoko?

Rukawa cercò di fare mente locale e si rese conto di non aver pensato a lei se non di sfuggita per tutta la settimana precedente. Tutto il suo essere era concentrato sul fatto che avrebbe visto Sakuragi al di fuori del loro solito pub e che avrebbero potuto passare insieme più delle solite tre o quattro ore, e che non sarebbero stati divisi dal tavolo cosparso di tessere colorate.

A quei patti, non...

-Kaede!- lo richiamò Sendoh, e Rukawa tornò al presente. Al suo fianco, di fronte al tavolo del celebrante, c'era Kyoko, in abito bianco; sotto al velo si intravedeva il suo viso perplesso e un po' irritato. Rukawa meditò che aveva ragione ad arrabbiarsi, le donne volevano sempre che il giorno del loro matrimonio fosse perfetto per loro e Rukawa glielo stava rovinando, anche di poco, andando in botta completa mentre lei arrivava all'altare. In realtà, nemmeno si era accorto che lei fosse entrata.

Allo stesso tempo, però, si sentì a sua volta irritato: insomma, erano in due a sposarsi, lui non era solo un'appendice di lei, era importante anche per un uomo che il giorno del matrimonio fosse perfetto. Se si rendeva perfettamente conto che il suo ragionamento era abbastanza ingiusto, dopotutto lei non gli aveva mai chiesto più di quanto lui avesse da offrire, si rese conto anche di parecchie altre cose insieme.

Le tessere del Mahjong caddero, una dopo l'altra.

Rukawa aprì la bocca e disse una sola frase.

 

Sakuragi cominciò ad avere i primi dubbi di fronte al grosso edificio di cui Rukawa gli aveva dato l'indirizzo. Insomma, non era detto che Rukawa cambiasse idea sul proprio matrimonio solo perché lui gli aveva fatto una patetica sceneggiata.

Anzi, era addirittura probabile che l'avrebbe cacciato fuori.

Entrò mesto mesto dal grosso portone. Era un hotel che spesso metteva a disposizione una stanza appositamente attrezzata per i matrimoni di vari culti. Un po' come le cappelle degli ospedali che facevano vedere alla tv, dove la gente si sceglie la divinità girando una rotella e in pochi secondi la stanza può essere una chiesa, una kibbutz, una moschea, un tempio shintoista... era una cosa tremendamente assurda, ma anche davvero furba.

Sakuragi provò ad orientarsi dalla mappa posta nella hall, ma i suoi occhi traditori continuavano ad annebbiarsi di lacrime. Ormai si era deciso a non fare la sceneggiata che aveva pianificato, avrebbe solo fatto presenza e sarebbe tornato a casa a piangersi addosso subito dopo essersi congratulato con Rukawa. Una parte di lui gli stava consigliando di cominciare già da ora a tornare a casa per piangersi addosso, ma ormai era arrivato fin lì, tanto voleva mettersi su la maschera del buon amico ed entrare.

Un uomo in divisa gli si avvicinò e chiese: -Signore, posso aiutarla?

-Sto cercando...- Sakuragi si schiarì la voce, -La sala dove si tiene il matrimonio del signor Rukawa Kaede.- l'uomo gli rivolse un'espressione contrita.

-Ah, mi spiace molto. Sembra che lei sia arrivato troppo tardi.

 

Rukawa aveva promesso che si sarebbe fatto vedere quel giovedì al pub.

Cioè, non l'aveva proprio promesso tipo giurin giurella, croce sul cuore, parola di Lupetto, ma era implicito che se aveva rimandato la partenza per il viaggio di nozze era per non mancare alla loro partita settimanale.

Certo, ma sarebbe venuto dopo che Sakuragi l'aveva malamente paccato al suo matrimonio? Sakuragi non lo credeva, ma era andato comunque al pub. Se Rukawa non si fosse presentato, almeno avrebbe potuto trarre conforto da quell'ambiente così familiare e amichevole. Già solo i nerd, che mentre lui mescolava le tessere del Mahjong si stavano addentrando in un castello stregato o una puttanata simile, gli stavano alleviando il dolore.

Aveva appena finito di sistemare le tessere nello schema della tartaruga, quando Rukawa si sedette di fronte a lui, senza salutare.

Rukawa raccolse una coppia, sempre chiuso nel suo cupo silenzio. Ne trovò altre due, poi disse: -Passo. Tua.- e Sakuragi raccolse una coppia.

Non si parlarono per tutta la partita, poi Rukawa disse: -Non sei venuto.

-Ho fatto tardi. Quando sono arrivato era già finito. Ti chiedo scusa.- ammise Sakuragi, poi chiese: -Posso vedere l'anello?

-No.- rispose Rukawa. La sua mano sinistra, che per tutta la partita era rimasta sotto al tavolo, apparve, scompigliando le tessere che Sakuragi aveva cominciato a disporre per il secondo round.

Sul suo anulare non c'era nessun anello.

-Ma che...?

-Non ce l'ho fatta. Non mi sono sposato.

-Woah, Rukawa, come mai?- chiese Sakuragi, alzando gli occhi dalla sua mano. Rukawa lo stava fissando, e sul suo viso aleggiava un'espressione triste, quasi supplice. Passò parecchio tempo prima che cominciasse a parlare: -Continuavo a pensare a te.

-Io... non capisco.- disse Sakuragi.

-Ho fatto mente locale. È stata Kyoko a chiedere a me di sposarla, non viceversa. Quando ho accettato, l'ho fatto pensando che ti avrei invitato e che avremmo potuto passare la giornata insieme.

-Prego?!- Rukawa ritirò la mano e le sue spalle si incurvarono, mentre la sua immortale frangetta scendeva, seguendo il movimento della sua testa, a coprirgli lo sguardo.

-Non preoccuparti, non mi metto a flirtare con te o che so io. È solo che non posso sposare qualcuno che non sei tu.- Sakuragi rimase a fissare la sua testa, troppo scioccato per parlare.

Bevve un sorso di sidro e cominciò a disporre ordinatamente le tessere sul tavolo: quell'azione costante, lenta e ripetitiva lo aiutò a ritrovare la calma.

Senza guardare Rukawa cominciò a parlare: -Sono arrivato in ritardo perché ho avuto la magnifica idea di prendermi una sbronza al mattino presto. Ho fatto tutta la settimana a pensare al tuo matrimonio, ho portato il vestito buono in lavanderia, ho chiesto il permesso al capo, per la cronaca non mi ha chiesto un pompino in cambio, mi sono fatto coraggio, mi sono detto “Dai, Hana, ovvio che ce la farai, ce la fai sempre in un modo o nell'altro”, e poi quando mi sono reso conto che ti avrei guardato dire ad un'altra persona che promettevi di amarla per il resto della vita, e magari che avrei pure dovuto sorridere mentre lo facevi, a quel punto ho sfasato. Ho capito che non ce l'avrei fatta, mai, neanche con un milione di anni per prepararmi. E allora ho fatto colazione con una tazza di vodka. Poi ho fatto anche la seconda colazione e quella delle undici, per essere sicuro, e ho deciso che avrei fatto irruzione al tuo matrimonio, avrei aspettato il “parli ora o taccia per sempre” e mi sarei alzato in piedi per dire “fermate tutto, io amo quest'uomo, non può sposarsi”.- cadde di nuovo il silenzio. Sakuragi dispose l'ultima tessera al centro del guscio della tartaruga.

-...cosa?- chiese Rukawa dopo un po'.

-Sì. Sono un coglione, scusami, però ti amo.- Rukawa non rispose e gli rivolse un cenno. Avendo perso la prima partita, a Sakuragi spettava la prima mossa della seconda.

Sakuragi raccolse un Fiore dalla sommità del guscio e lo accoppiò con un suo simile preso dalla coda, poi Rukawa disse: -Se vinci questa partita, ti porto fuori a cena.

-E se perdo?- chiese Sakuragi.

-Mi porti fuori tu.- Sakuragi sorrise e Rukawa gli prese la mano che conteneva la coppia di Fiori, che il rosso non aveva ancora deposto dalla propria parte del tavolo. Li guardò e disse: -Un ciliegio e un acero. Secondo me è bene augurante.

-Lo spero.- rispose Sakuragi, -Perché ho già avuto abbastanza brutte notizie da bastarmi per tutto il resto della vita.

-Adesso però va tutto bene, no?- chiese Rukawa. Le sue dita sfiorarono il palmo della mano di Sakuragi in una lievissima carezza.

-Sì. Adesso va tutto bene.- rispose Sakuragi, mentre un sorriso gli sbocciava sul viso.

 

 

 

 

 

Ciaossu!

Con il finale di Bluebell siamo ancora in alto mare, ma l'altra notte mi sono raccontata questa storia per farmi addormentare e al mattino sembrava ancora buona, quindi... insomma, vi voglio bene e volevo battere un colpo per augurarvi delle buone feste e un anno migliore di questo.

Grazie a tutti voi che mi avete sempre supportata e sopportata, grazie di cuore. Se sto per festeggiare il Natale anche quest'anno siete complici della mia sopravvivenza.

Se poi vi andasse di leggere qualcosa che non c'entra con Slam Dunk, contattatemi in privato! Mi sto buttando in una grande avventura e mi piacerebbe avere il vostro parere sulle boiate che scrivo.

Buon Natale e di nuovo grazie a tutti, battete un colpo se gradite!

XOXO

 
   
 
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