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Autore: Moriko_    24/12/2020    3 recensioni
"Man mano che cresceva per Shingo il Natale era diventato, sì, un ennesimo momento da trascorrere insieme alla sua famiglia, ma soprattutto magico perché, sotto le decorazioni natalizie di rami intrecciati, pigne e piccoli fiocchi rossi che correvano da un punto all'altro della casa, il venticinque dicembre era l'unico giorno dell'anno in cui tutto ciò che faceva con la sua famiglia si intensificava sempre più, soprattutto nei momenti di gioco con la nonna e la sorella."
I pensieri di Shingo su un Natale diverso dal solito, ma non per questo meno importante degli altri già trascorsi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shingo Aoi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction

Sommario. 
I pensieri di Aoi Shingo su un Natale diverso dal solito, ma non per questo meno importante degli altri già trascorsi.

[Una piccola What if ambientata anni dopo l'arrivo del protagonista in Italia. "What if" perchè... beh, per molteplici ragioni che ora scoprirete!]

 

 

tBpyCyE

A gift from the heart.

 

 

 

 

Quando era bambino, Shingo era estasiato per l’arrivo del giorno di Natale. Il luogo in cui si trovava la sua dimora, alle porte della cittadina, era completamente immerso nella neve: il piccolo si divertiva a uscire di casa per giocare a palle di neve con la sorella, oppure creare un pupazzo di neve insieme a lei e alla nonna, prima che i suoi genitori li richiamassero per riunirsi per la cena nel soggiorno, accanto al camino acceso.

La tradizione di casa Aoi prevedeva che, ogni anno, ciascun membro della sua famiglia creasse qualcosa con le proprie mani - a patto che non fosse qualcosa di tagliente o pericoloso - per poi donarlo a uno della famiglia allo scoccare della mezzanotte; nessuno di loro scriveva il nome del destinatario perché i vari regali capitavano a caso, attraverso un sorteggio che veniva fatto all’ultimo minuto. Così al piccolo Shingo era capitato di ricevere in dono diversi oggetti: un piccolo flauto intagliato nel legno, un bracciale in pietre fluviali dalle varie sfumature grigie e sapientemente modellate, un diorama del parco naturale che si trovava nelle vicinanze e così via.

Dagli oggetti più semplici a quelli complessi, Shingo aveva sempre ammirato qualsiasi cosa che la sua famiglia aveva prodotto, sia per lui che per gli altri membri. E anche lui, fin da bambino, aveva cercato di ricambiare allo stesso modo, regalando un piccolo pupazzo creato con le sue costruzioni quando aveva solo quattro anni, un cesto in vimini che aveva imparato a costruire con l’aiuto del suo papà a sette, un bracciale in pelle interamente lavorato e intagliato in ogni minimo dettaglio da lui a dodici.

Man mano che cresceva per Shingo il Natale era diventato, sì, un ennesimo momento da trascorrere insieme alla sua famiglia, ma soprattutto magico perché, sotto le decorazioni natalizie di rami intrecciati, pigne e piccoli fiocchi rossi che correvano da un punto all’altro della casa, il venticinque dicembre era l’unico giorno dell’anno in cui tutto ciò che faceva con la sua famiglia si intensificava sempre più, soprattutto nei momenti di gioco con la nonna e la sorella.

La felicità raddoppiava e l’euforia cresceva sempre più nel cuore di Shingo, che ogni volta attendeva quel giorno come se fosse stato il più bello della sua vita.

 

 

 

Era un Natale davvero strano, quello che Shingo stava vivendo.

Eppure, di Natale ne aveva vissuti molti da quando era giunto in Italia. Le tradizioni e le abitudini erano diverse, ma alla fine anche in quel luogo così distante dalla sua terra natale il significato era lo stesso. Addobbare le case a festa, scambiarsi doni con i propri cari: questo era ciò che accomunava il periodo natalizio italiano a quello giapponese, che gli ricordava il come lui aveva sempre vissuto il Natale con la sua famiglia e il motivo per il quale ogni anno lo aveva atteso con grande trepidazione.

Tuttavia quel Natale sarebbe stato davvero particolare, così come lo erano stati i mesi che l’avevano preceduto. Le strade di Milano sembravano aver ripreso il vigore di sempre, che quasi aveva cancellato l’aspetto spettrale che le aveva dominate all’inizio dell’anno. Non c’era più timore né preoccupazione negli occhi delle persone per ciò che avevano attraversato nel corso di quell’anno maledetto: ciascuno di loro stava approfittando di quel periodo per acquistare con trepidazione gli ultimi regali di Natale, e magari già consegnarli ai vari destinatari con i quali, probabilmente, non si sarebbero incontrati nel giorno più bello del mese di dicembre a causa delle restrizioni che ci sarebbero state.

Con le mani nella tasca del cappotto, Shingo tirò un sospiro di sollievo e si fermò in un angolo di piazza del Duomo per osservare il viavai di tutte quelle persone. A differenza loro, il calciatore era sinceramente preoccupato per quella situazione, anche se felice: spero che rispettino tutti le regole... però, da una parte, temevo che quest’anno non avremmo potuto festeggiare il Natale!

Di fronte a lui, il bagliore delle luci che abbellivano il grande albero posto al centro della piazza lo stava incantando. Da qualche anno Shingo non aveva fatto ritorno in Giappone in occasione del Natale per riunirsi con la sua famiglia, e di certo non lo avrebbe fatto nemmeno quell’anno a causa delle rigide restrizioni che c’erano negli spostamenti tra una nazione e un’altra: non avrebbe fatto in tempo a mettere piede nella sua terra natale che subito sarebbe dovuto ripartire alla volta dell’Italia.

Nonostante ciò, ogni anno Shingo cercava di non mancare mai alla tradizione della sua famiglia. Tra un allenamento e una partita, e quando non usciva con i suoi amici italiani, nel silenzio della sua stanza aveva cura di preparare i singoli doni dopo aver acquistato il materiale necessario in alcuni negozi che i suoi compagni di squadra gli avevano consigliato. Sebbene il calcio era diventato parte integrante della sua vita, nel suo cuore non aveva mai smesso di dedicarsi all’artigianato così, proprio come quando era piccolo, si divertiva a creare dal nulla degli oggetti dalle mille forme e colori... con una differenza: da bambino si faceva aiutare dai suoi genitori; ora che era adulto riusciva a fare tutto da solo, sicché poteva dire con grande orgoglio che aveva fatto lui, solo lui, tutti quei piccoli regali che avrebbero fatto il giro del mondo.

Stringendo ancora di più gli spallacci dello zaino che portava sulle spalle, Shingo si avviò verso casa e pensò già a come quei regali che erano quasi pronti avrebbero portato ulteriore allegria nella sua famiglia d’origine, anche se lui non sarebbe stato fisicamente presente. E nel guardare negli occhi le varie persone che incontrava, giovani o anziani che fossero, a Shingo sfuggì un dolce sorriso: tutti i loro volti erano nascosti dalle mascherine, ma dai vari toni di voce il calciatore riuscì a percepire l’atmosfera di grande gioia che quelle persone stavano irradiando nell’aria.

Shingo avrebbe trascorso il Natale in compagnia del suo caro amico Gino Hernandez con il quale, da quando era tornato a essere il suo compagno di squadra, da qualche anno condivideva una piccola abitazione in periferia, ma egli sapeva molto bene che per parecchi italiani quello non sarebbe stato il solito Natale. In realtà, forse, nemmeno per lui sarebbe stato lo stesso: di solito Gino si recava a casa dei suoi genitori in uno dei comuni vicini a Milano in occasione della pausa invernale del campionato e per questo lo aveva sempre invitato a seguirlo per non restare da solo - e Shingo aveva accettato ogni volta che Tomeya Akai non si metteva in testa di organizzare una rimpatriata tra tutti i giocatori giapponesi residenti in Italia come lui, o il suo acerrimo rivale Salvatore Gentile non precedeva Gino di qualche giorno con un invito nella sua villa situata nella zona della Collina torinese al quale, per un motivo o per un altro, egli non poteva assolutamente rinunciare -, ma quell’anno forse sia lui che Gino avrebbero dovuto restare nella loro dimora e così festeggiare il Natale insieme, da soli. Con le restrizioni che erano in vigore, Shingo era certo che ciascuno di loro non avrebbe vissuto il solito Natale.

Per tutti sarebbe stato un Natale diverso, ma non per questo meno importante.

 

 


 

[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]

Lo ammetto: sono partita con un’idea ma, nel corso della scrittura, mi è venuta in mente un’altra idea, poi un’altra ancora... insomma, non mi so decidere. ;P Nonostante tutti questi cambi sapevo già di cosa parlare: una breve storia di riflessioni con protagonista Shingo (dato che quest’anno rispetto a Yuzo non ha avuto la gioia di avere una fanfiction pubblicata nel giorno del suo compleanno) che affronta questo Natale “particolare” che stiamo vivendo un po’ tutti.

Dunque, questa volta non ho molto da dirvi. Il protagonista di questa storia è lo stesso di The feathers on the wings of time - per chi ancora non la conosce, è una storia che sto pubblicando sui percorsi di crescita di Yuzo e Shingo intrecciati ai loro compleanni -, in un episodio ambientato anni dopo il suo trasferimento in Italia. Ho preferito parlare di questo Natale impregnandolo il più possibile con tratti positivi, perché volevo regalare uno spiraglio di felicità almeno in questo angolo del web: per nessuno di noi è stato un anno semplice (nemmeno per me), e anche questo aspetto rientra tra i motivi che mi hanno spinto a cambiare più volte idea - e di conseguenza atmosfera - nel corso della stesura.

Tornando alla storia, chi conosce molto bene le tradizioni natalizie in Giappone sa che il Natale viene visto più come una festa per innamorati che per famiglie e, ovviamente, è una festa non vissuta in modo religioso; ad ogni modo si tratta di un periodo abbastanza sentito nel quale si celebra la felicità, e per i più piccoli comunque è un giorno di grande festa celebrato insieme alla famiglia. Shingo - lo sappiamo molto bene - è molto legato alla sua famiglia, e possiamo immaginare che soffra un po’ la lontananza da essa nonostante gli piaccia stare in Italia e si senta accolto in una famiglia più grande fatta di amici e compagni di squadra... e, a proposito di quest’ultimo punto, in un certo senso il nostro caro Takahashi ci ha mostrato un Natale vissuto da Shingo, precisamente nel capitolo 17 del Kaigai Gekito Hen in Calcio: alla vigilia di Natale, Shingo si ritrova con Hyuga e Akai proprio a piazza del Duomo e cenano insieme in un ristorante. Tre giapponesi che si ritrovano alla vigilia di Natale in una delle più famose piazze italiane: non è fantastico? :3

Ad ogni modo sì, che Shingo non si ritrovi da solo a Natale è cosa assodata, e di ciò ne sono contenta. Con chi e come lo trascorra... canonicamente non ci è dato ancora saperlo, per cui in questa breve storia ho immaginato il classico Natale per Shingo: quando non ci sono in ballo rimpatriate organizzate da Tomeya Akai (che immagino che sia un personaggio molto adatto per queste cose, LOL - a differenza di Kojiro Hyuga che di certo preferirà trascorrerlo con Maki) o inviti sottobanco da parte di un certo rivale residente in una città distante un’ora di treno (ma sulla storia della Collina torinese ci torneremo presto nell’altra mia fanfiction, per cui non stupitevi della presenza di questo dettaglio ;D) l’ho subito immaginato con quello che è uno dei suoi più grandi amici italiani, Gino Hernandez. Ipotizzando che Shingo torni a far parte dell’Inter in un prossimo futuro, beh... li immagino davvero vivere insieme per buona parte dell’anno: non so di preciso il come e dove perché non conosco bene Milano, però ci sta, così come ci sta che i due trascorrano il Natale insieme alla famiglia di Gino. In fondo, il nostro Natale e quello giapponese non sono così diversi... ;)

Detto questo vi saluto e vi auguro di trascorrere queste feste con serenità. Questa storia è dedicata a voi: che possa essere di buon auspicio per i prossimi Natale che festeggeremo. :)

A presto!

--- Moriko

 

 

   
 
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