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Autore: BellaLuna    24/12/2020    6 recensioni
[Thor: The Dark World canon-divergence. Loki!centric.]
Dal testo: "Voleva un trono, Loki, il suo legittimo diritto di nascita, ma ora che sua madre è morta e che Odino è piegato dal dolore, del trono dorato e ormai spezzato di Asgard il Dio degli Inganni, improvvisamente, non sa più che farsene."
[Questa storia partecipa alla Challenge "Secret Santa" indetta da Lita_EFP sul forum di EFP ed è una storia dedicata a NaoYoshikawa.]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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All’ombra del Tuono

*

“[…] You’re not my Homeland anymore,
So what am I defending, now?
You were my town,
Now I’m in exile seeing you out […]”
(Taylor Swift feat. Bon Iver – Exile)
 

§
 
 

Nell’abisso pregno d’oblio ed eterno silenzio che plasma la fragile linea fra la vita e la morte, Loki si perde e sogna un passato diverso, un passato in cui non ha mai ceduto al richiamo oscuro della bramosia e la sua pelle non si è mai tinta del colore dei reietti; un passato in cui invece di mollare la presa avrebbe riafferrato la mano tesa del fratello che un tempo, nonostante tutto, aveva amato e lui l’avrebbe riportato a casa, mostrandogli una via diversa da quella lastricata d’odio e sangue che aveva scelto, invece, di percorrere da solo.
Alle volte, anche se non vorrebbe – anche se non dovrebbe –, Loki sogna ancora un mondo in cui non si è mai perduto, in cui non è mai caduto così in basso dal ritrovarsi costretto a piegare il suo orgoglio divino fino a diventare uno dei tanti lupi di Thanos.
Eppure sa bene – chi meglio del Dio degli Inganni può saperlo, d'altronde – che quei sogni non sono altro che fallaci illusioni, non sono che il gioco crudele di un’aurora boreale che danza sul ghiaccio e sembra riportare per un istante la luce in una terra condannata per sempre solo all’inverno. Illusioni che bruciano il suo petto di rimorso e che il vento spazza via come neve, mentre un nuovo giorno pieno di solitudine e oscurità lo accoglie.
Solo i mortali rimpiangono il passato, e Loki è ancora un Dio, questo è certo, seppur uno caduto.
Le lacrime di Thor gli bagnano ancora il viso, quando riesce nuovamente a sentire l’aria riempirgli i polmoni e la ferita al costato guarire per effetto della sua magia.
Il primo fiato è sempre il più difficile: l’aria morta e immobile del Regno Oscuro gli penetra dentro densa e disgustosa, come se stesse inghiottendo catrame.
Loki lascia che le sue dita ancora gelide e tremanti gli sfiorino il viso e lì incontra sentieri di sale ormai asciutti sulla sua pelle nuovamente candida, e nemmeno lui, adesso, saprebbe dire se fra quelle scie di lacrime sia presente solo il pianto di suo fratello o forse anche il suo, il traditore.
Ricorda perfettamente però, il momento in cui morente si era aggrappato al suo abbraccio e che Thor non glielo aveva negato, anche se – dopo tutte le volte che il suo pugnale si era fatto spazio fra la pelle coriacea delle sue spalle – era certo di non meritarselo. Era certo che lui l’avrebbe guardato dall’alto, con il suo sguardo azzurro e imperturbabile da degno erede del Padre degli Dei, e l’avrebbe lasciato lì ad agognare un contatto, a morire fra le macerie, senza che il suo cuore puro perdesse anche solo un battito.
Sarebbe stato più facile, forse, se solo Thor lo avesse fatto. Sarebbe stato più facile lasciarselo finalmente alle spalle, dimenticare ogni giorno speso inutilmente ad ammirarlo da lontano, nel desiderio di poter un giorno essere forte come lui, coraggioso come lui, venerato da tutti come lui, pur sapendo che i suoi erano solo i desideri sciocchi di un bambino solo, che guarda il fratello maggiore e pensa che quello è il muro che un giorno sarà costretto a scavalcare per conquistarsi il suo posto e non restare per sempre rilegato nella sua ombra, lì dove invano spera di poter essere a sua volta irradiato dalla sua stessa luce, mentre l’umiliazione già scava i suoi solchi dolorosi e pianta i germi velenosi dell’invidia.
Eppure, Thor era rimasto, e Loki – da primo dei codardi, perché se la sua fine era davvero giunta allora per quale motivo non approfittarne e non far soffrire per bene anche il suo eroico fratello? – non gli aveva permesso di andarsene senza prima avergli chiesto perdono. Non che se lo meritasse, il babbeo, non dopo avergli impedito di conquistare Midgard, e averlo consegnato a Padre in catene, ma almeno, alla fine, non si era tirato indietro nel dargli ciò che gli aveva promesso: la sua vendetta, per Frigga. Solo per lei.

“Dirò a nostro padre ciò che hai fatto oggi.”
“Non l’ho fatto per lui...”

Loki si alza in piedi e con i suoi occhi scaltri osserva l’oscurità che avanza.
La battaglia non è ancora finita, e forse Thor non ha ancora vinto.
Potrebbe tornare da lui, Loki sa bene – può chiaramente sentirlo in quel vuoto dove una volta c’era stato il suo cuore di Dio bambino, prima che Odino glielo facesse a pezzi con la sua indifferenza e con le sue menzogne, e che lui stesso lo bandisse per trasformarsi nel serpente che è –, che potrebbe tornare da Thor e che lui lo riaccoglierebbe a sé come sempre, anche dopo aver quasi consegnato la sua adorata Terra in mano ai Chitauri.
È suo fratello maggiore, e Madre aveva affidato a lui il compito di andare a recuperarlo ogniqualvolta si fosse perso a vagare chissà dove, e Thor non si era mai tirato indietro, l’aveva sempre ritrovato ovunque lui si andasse a nascondere per non essere costretto a scontrarsi con la delusione negli occhi di Odino, o con lo scherno di quello degli altri guerrieri.
Thor veniva sempre, lo prendeva per mano e poi faceva quanto più chiasso possibile per attirare tutta l’attenzione su di sé, con il petto gonfio di trionfo, mentre lo trascinava verso casa, il mantello rosso dei vincitori che gli fluttuava alle spalle e con cui, per dispetto, un Loki bambino ci si asciugava il naso.
“Che fai, fratello, ti nascondi? I figli di Odino non scappano, non si nascondono. Non chiedono né permesso né perdono. Mai.”
Idiota.
Loki potrebbe ancora una volta tornare da lui, lasciare che sia Thor a indicargli la strada giusta, e per un attimo ne assapora il gusto sulla punta della lingua – sa di sale versato su una ferita aperta e di nettare asgardiano, sa di perdono – ma poi il languore della morte lo abbandona del tutto, e il vuoto e il gelo che sente dentro vibrargli nel suo corpo di mostro dei ghiacci ritornano come veleno a scorrergli nelle vene.
Presto, il Vecchio Orbo capirà il piano del Tuono e manderà i suoi scagnozzi nel Regno Oscuro, perciò deve fare una scelta, deve prendere una decisione, capire cosa fare, cosa vuole.
“Sei sempre stato così perspicace a capire gli altri, ma non te stesso.” gli rimbombano nelle orecchie le parole di Madre, delicate e ambigue come la magia e il sapere che gli ha trasmesso e che Loki può sentire ancora sfrigolargli sulle dita, scintille di un fuoco celeste che ha solo rubato, ma che mai gli è appartenuto.

“Guerra, rovina, morte... e tutto questo solo perché Loki ha bramosia di un trono.”
“Un mio diritto di nascita.”
“Il tuo diritto di nascita era morire, da bambino, abbandonato su rocce di ghiaccio!”

Ai confini del mondo, persino Lingua d’Argento si ritrova a gettare indietro la testa e a ridere a gran voce di quell’ironia: voleva un trono, Loki, il suo legittimo diritto di nascita. Ma ora che sua madre è morta e che Odino è piegato dal dolore, del trono dorato e ormai spezzato di Asgard, il Dio degli Inganni, improvvisamente, non sa più che farsene.
Persino la sua sete di gloria e la sua smodata ambizione paiono morirgli dentro, appassiti come fiori di digitale purpurea la cui linfa vitale e velenosa un tempo era stata alimentata puramente dal rancore e dalla rivalsa.

“Perdere è nella tua natura.”
“Perché?”
“Manchi di convinzione.”

Mentre stringe fra le dita il niente che gli resta, Loki può avvertire con chiarezza quanto non valga più la pena fare la guerra a Thor, ora che anche lui ha sperimentato sulla sua stessa pelle che cosa significhi perdere, e quanto non valga più a niente continuare a odiare Odino ora che anche il Padre degli Dei sarà dannato per sempre a patire la sua stessa solitudine, il suo stesso tormento.
Un’eternità senza Frigga è abbastanza come punizione, per ognuno di loro.
E forse è per questo che, dopo aver ucciso il Dannato ed essersi preso il perdono di Thor, alla fine Loki sceglie nuovamente l’esilio, ma su Jötunheim.
Decide di ritornare alle origini, lì dove un padre lo aveva rinnegato e un altro lo aveva preso a sé, che fosse per sfregio o per misericordia a questo Loki preferisce non pensare, perché se c’è una cosa, su sé stesso, che pensa di aver finalmente compreso è che non potrà mai essere il Re di Asgard, tanto quanto non potrà mai essere il figlio di Laufey.
C’è troppa della natura egoista e spietata dei divoratori di pace in lui, per permettergli di insediarsi nel primo, così come c’è troppo dell’affetto di Frigga e di Thor per riuscire del tutto a rinnegare ciò che è stato una volta: un principe asgardiano, anche se solo sotto le sembianze apparenti del mostro che Odino tanto ha temuto che si rivelasse.
Forse un giorno tornerà, quando la pelle che indossa sarà finalmente la sua, e il riflesso che vedrà nel ghiaccio sarà qualcosa di più della semplice ombra del Tuono.
 
 


FINE
 
 



N/A: Cari lettori e care lettrici, benvenuti!
Come ho spiegato nell’introduzione, questa storia nasce grazie alla Secret Santa Challenge indetta da Lita_EFP sul forum di Efp, ed è il mio umilissimo regalo di Natale per NaoYoshikawa, che spero davvero possa aver gradito questo mio piccolo pensierino per lei.
Seppur io sia da sempre una grande fan di questo Fandom, fino ad ora non mi ero mai permessa di scrivere nulla per il supremo rispetto che nutro verso questi personaggi. Spero infatti di non averli assolutamente sminuiti con il mio scritto e di aver dato loro la giustizia che meritano ^^
I fan più attenti si saranno accorti che ho inserito varie citazioni all’interno della storia: la maggior parte delle quali riprese da Thor: the Dark World, e una invece dal primo film degli Avengers.
Questa mia storia parte dall’episodio di “finta morte” di Loki nel secondo film dedicato a Thor, ed è una canon-divergence perché, mentre nel film poi Loki prende le sembianze di una delle guardie di Asgard e si reca nuovamente da Odino prendendo poi il suo posto, qui invece il nostro Dio degli Inganni sceglie una strada diversa, ossia sceglie di ritornare su Jötunheim. Perché?, direte giustamente voi... il motivo è semplice: nel primo film, Odino dice di aver sempre sperato che un giorno Loki avrebbe potuto riunire i due Regni, quindi, nel mio immaginario, e considerando quello che sappiamo essere successo poi in Thor Ragnarok, una bella alleanza fra asgardiani e giganti non sarebbe stata poi così male per sconfiggere Hela ed evitare la catastrofe totale, voi che ne pensate? ^^
Spero che questa piccola storia così introspettiva vi sia piaciuta e approfitto di questo spazio per augurare a tutti i lettori un sereno e gioioso Natale!
Alla prossima,
BellaLuna
  
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