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Autore: Ackerbitch    24/12/2020    2 recensioni
⚠️SPOILER DAL FINALE DEL MANGA/ANIME⚠️ - AshEiji Oneshot.
Eiji si rende conto di avere un problema con le ultime volte.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ash Lynx, Eiji Okumura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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⚠️SPOILER DEL FINALE DEL MANGA/ANIME! ⚠️
Leggete a vostra discrezione ❤️

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L'ULTIMA VOLTA 
 

Avrei voluto passare insieme più tempo l'ultima volta che ci siamo incontrati. Forse mi sarebbe bastato anche solo concentrarmi meglio nei particolari del tuo viso per imprimermeli bene nella mente, per ricordare senza far svanire mai il colore smeraldo vivido dei tuoi occhi o la piega disfatta e selvaggia dei tuoi capelli. Ma quante ne hanno viste, le tue iridi, Ash? Forse così tante da perderne il conto, da non farti rimanere mai stupito di fronte a certi abusi e crudeltà che per chiunque sarebbero insopportabili solo nel pensiero. Hai visto e vissuto il peggio; forse io invece ho un problema con le ultime volte che prima di oggi non avevo mai conosciuto, rivelato nemmeno a me stesso.

È strano, sai. È strano perché non ci avevo pensato finché non mi sono ritrovato col telefono stretto a morte fra le mani, le lacrime agli occhi e qualche abbraccio di conforto sulla pelle, è strano perché non mi capacito di tante cose; fa tutto male in un modo inquieto che non si placa nemmeno la notte e non mi lascia respirare e riposare a dovere. Probabilmente ho reagito così alla notizia della tua morte perché non ho nemmeno un centesimo del tuo coraggio, non ho un passato parassita e corrosivo attaccato all'anima; sono, in fondo, diametralmente opposto a te, fatto della stessa sostanza dell'eterna fragilità e delle paure. Ed è proprio la paura che mi fa chiedere come tu abbia fatto a lasciarti morire, con quale rassegnazione hai accettato che quella coltellata alla bocca dello stomaco fosse la tua fine, proprio tu che ne hai passate così tante. Avresti potuto chiedere aiuto, ma hai trovato più consolatorio il restartene lì, con le braccia conserte e il capo chino poggiati su uno dei tanti banchi della biblioteca, ad aspettare che la tua vita facesse il suo corso. E magari chi lo sa, hai davvero accarezzato col ricordo e un macigno straziante sull'anima le tue ultime volte. 

L'ultima volta che ci siamo visti, l'ultima volta che hai sorriso ad un amico, l'ultima cosa che hai mangiato, l'ultima volta in cui ti sei sentito felice o quella che invece ti ha fatto tremare di tristezza e sconforto, l'ultima volta che hai impugnato un'arma da fuoco e hai sentito il freddo familiare del metallo intorpidirti le dita, l'ultima volta che hai visto la il Sole o la pioggia, l'ultima volta che hai guardato il tuo riflesso allo specchio; poi l'ultimo respiro appena soffiato, l'ultimo e debole battito di cuore. 

Non mi capacito, Ash. È impossibile per me razionalizzare il fatto che ti sia lasciato morire. È abbacinante la sensazione che provo quando penso che saresti potuto sopravvivere se solo lo avessi voluto davvero; avresti potuto avere altre cento, mille ultime volte ma... Hai rinunciato, riposto via le armi senza esitare. E forse non ho neanche un problema con le ultime volte in sé, ma con quelle consapevoli. Come puoi semplicemente lasciare andare tutto? Quanto coraggio ti ci è voluto per decidere che sì, la tua vita ti è bastata, che "va bene così"? Come si fa ad abbassare il capo e a fare pace con la crudezza del cessare di esistere? Non hai avuto paura mentre sanguinavi a morte e nessuno se ne accorgeva, Ash? Perché io ne sono terrorizzato in un modo che mi fa tremare dentro e pizzicare le mani. 

Mi uccide il sapere che quella di morire sia stata una tua scelta consapevole, così come lo fa il non sapere se tu abbia sofferto tanto o se te ne sia andato in pace. E come ti sei sentito? Eri triste, felice, nostalgico? Forse provavi un qualcosa nel mezzo, qualcosa di dolceamaro e stranamente indefinibile? Magari, non hai neanche provato sensazioni particolari e l'hai fatto in maniera del tutto naturale. Conoscendoti, però, ne dubito; quante debolezze letali sei stato capace di nascondere a tanti fra le false righe del tuo carattere! Così tante che inizio a chiedermi se in effetti, noi due fossimo più simili di quanto abbia sempre pensato; magari, opposti non lo siamo mai stati e io me ne rendo stupidamente conto solo adesso. Rimane comunque il fatto che, in confronto a te, rimarrò per sempre un ragazzino ingenuo col sogno della fotografia, abituato a guardare il mondo attraverso gli obiettivi delle reflex e non a morderlo, a viverlo sulla pelle in ogni suo aspetto come invece hai sempre fatto tu, troppo preso ad essere sballottato fra sparatorie e vita di strada.

Ti sentivi braccato? L'hai fatto forse per espiare le troppe colpe che quello stesso mondo marcio e corrotto ti aveva gettato addosso quando ancora eri un bambino troppo piccolo per comprendere o sperimentare certe cose? Io non lo so come ci si sente ad essere vittima di certe atrocità, ma so che questo genere di cose può portare a una saturazione emotiva tale da far desiderare di esplodere o, ancora meglio, di svanire lentamente; è quello che mi hanno sempre insegnato, è quello che ho visto nei tuoi incubi, incastrato fra i cristalli di sale delle tue lacrime e fra le minuscole incrinature sotto la scorza coriacea dell'armatura che il tempo ti aveva cucito addosso come il miglior sarto. L'unica consolazione che mi rimane è quella di averti conosciuto, perché alla fine ho capito da solo che ci vuole troppa speranza per credere in un biglietto di sola andata per Tokyo e abbandonare i bassifondi di New York. 

Non avresti mai potuto neanche provare a fingere di essere capace di vivere una vita che non ti appartiene perché tu non sei mai stato il tipo da vita normale, Ash; eppure, egoisticamente parlando mi sarebbe piaciuto vedere insieme lo Sky Tree, portarti a mangiare qualcosa di tipico come il sushi o il ramen, scattarti un paio di foto a tradimento durante la fioritura dei ciliegi; le avrei custodite gelosamente. Nella mia immaginazione però, a Tokyo ci sei arrivato e spesso indossi - per qualche strana ragione che nemmeno io comprendo a pieno - un kimono verde, smeraldino della stessa sfumatura particolare e vibrante dei tuoi occhi. Ti dona davvero; di tanto in tanto mi stai vicino, ti sdrai accanto a me alla notte, diventi il primo alito di vento che mi colpisce il viso quando esco di casa di prima mattina, poi ti fondi con le sfumature del tramonto e torni ad essere luce quando le stelle fanno capolino nella volta celeste come diamanti preziosi su nero velluto. Adesso, per esempio, mi stai guardando seduto sul mio letto mentre io butto giù con gli occhi lucidi queste due righe che mi premono troppo forte in petto senza motivo. Sorridi, e io non posso fare a meno di pensare che avrei voluto insegnarti altre parole e frasi in giapponese, sentirti sbagliare pronuncia per poi diventare sempre più fluente. Hai sempre imparato velocemente e senza sforzi, e per te non sarebbero di certo stati problematici qualche kanji hiragana; io invece ho imparato che l'ironia della sorte certe volte sa essere tanto amara da farmi singhiozzare, da togliermi le parole. Vorrei dirti tanto e riflettere ancora su quanto io non sopporti le ultime volte, ma non posso. Semplicemente non ci riesco, mi fa male, mi strazia, non mi fa respirare; ti chiedo perdono.

Sayōnara, Ash. Diventerò speranza, te lo prometto.

Tuo, Eiji. 

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SPAZIO AUTRICE

Questa tragica OS è una specie di speciale di Natale assolutamente non programmato e altrettanto assolutamente depresso. Mi dispiace non portarvi mai gioie ultimamente, ma prometto che prima o poi mi rifarò, così come prometto che tornerò ad aggiornare Pitch Black; purtroppo questo è stato un periodaccio e ho avuto (e forse ho ancora) bisogno di tempo. Ormai lo sapete che praticamente tutto quello che scrivo è autobiografico... Ho davvero un problema serio con le ultime volte consapevoli e con le lettere. 

Buona vigilia e passate un sereno Natale. ❤️❤️❤️

Lilith

   
 
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