Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: Funlove96    24/12/2020    0 recensioni
Arriva il Natale anche per i nostri amici di Fairy Tail ed Edens Zero. E anche per loro è un Natale speciale, passato tra affetti lontani e vite scombussolate in pochi mesi. Come affronteranno queste giornate?
Se vi va, possiamo andare a scoprirlo insieme.
~~~~
Raccolta partecipante al Christmas Lockdown indetto dal forum FairyPiece.
Spero vi piaccia, buona lettura.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fanfiction partecipante al Christmas Lockdown, indetto dal forum FairyPiece-Fanfiction&Images.

Stanza: Cabina Armadio.
Prompt: Cappello.



Si stiracchiò per bene, respirando a fondo mentre portava le braccia a stendersi oltre il capo, e le gambe a fare lo stesso, allungandosi sotto le coperte. Sbadigliò, poco intenzionata ad alzarsi dal letto, e molto a rannicchiarsi ancora sotto le calde coperte color cremisi. Non poteva farlo però, avendo da risistemare casa, e accorgendosi di quanto pigra fosse diventata -non per causa sua- in quegli ultimi mesi.
Si voltò a guardare il moro ancora addormentato, sbuffando per i programmi di quella mattina.
Si carezzò la pancia appena rigonfia attraverso la stoffa rosa del pigiama, cercando di non pensare troppo a quanto le mancasse la propria routine mattutina in quegli ultimi tempi.

Pensava e ripensava a quanto le mancassero i suoi adorati bambini, mentre, proprio in quel momento così particolare per il mondo, ne stava arrivando un altro nella sua vita già scombussolata...
Baciò sulla fronte il compagno, che mugugnò qualcosa di incomprensibile tirando le coperte fin sopra la zazzera scura, mentre la bionda si infilava le babbucce -cosa strana per lei, che preferiva sempre stare scalza in casa, ma doveva riguardarsi nel suo stato- e dirigendosi verso la cabina-armadio della camera dai toni color caffè.
Aprì la porta scorrevole osservando l'ordine quasi perfetto degli abiti all'interno. Il suo compagno aveva fatto un ottimo lavoro, e pensò che se quello era il risultato -negli ultimi tre mesi si era addossato tutte le faccende che di solito condividevano, e appena saputa la lieta novella lei aveva semplicemente smesso di occuparsi della casa. Anche perché ogni volta che alzava un solo bicchiere lui correva a toglierglielo di mano nemmeno fosse stata una pericolosa arma- sarebbe dovuta rimanere incinta più spesso...

O forse no... pensò nel momento in cui, cercando con lo sguardo la sua vestaglia fucsia, quella coi pulcini, la sua preferita, non ne trovò la minima traccia. Ce ne erano altre, che non si faceva problemi ad usare e anche spesso, ma quella mattina si era intestardita con quella.
Forse era la gravidanza, poiché non era il tipo da farsi quei problemi così stupidi, ma aveva deciso che non si sarebbe mossa finché non l'avesse trovata!

Un altro mugugno del bello addormentato le arrivò alle orecchie, facendola sbuffare svogliata, sapendo di doversi arrangiare da sola se non voleva svegliare il moro, che se ne stava ancora ad occhi chiusi tra le braccia di Morfeo, sonnecchiando tranquillo. Non che non fosse mattiniero di solito, solo che la sera prima era rimasto sveglio fino a tardi per sbrigare alcune pratiche prima di Natale, ed era andato a letto quando lei si era già addormentata.
Con l'avvento della pandemia l'utilizzo di internet era divenuto quasi indispensabile: Dagli studenti in DAD, alle conferenze a distanza, fino alle -ebbene si- pratiche di divorzio on-line, tutto era cambiato, dipendendo in gran parte da una buona, o quantomeno veloce, connessione internet.
Era rimasto alzato fino a tarda notte per recuperare il lavoro perso il giorno prima, in cui la linea si era fatta desiderare e non poco, riuscendo però nel suo intento. D'altra parte quando si metteva qualcosa in testa non era facile farlo demordere, era una cosa che aveva nel sangue. E per fortuna, pensò la donna, dato che le nevicate non erano cessate, finendo per interrompere -da qualche parte anche danneggiare, e loro erano tra i pochi fortunati a cui l'avevano aggiustata quasi subito- di nuovo le linee...

Entrò nell'enorme cabina dai toni più chiari rispetto al resto dell'arredo, almeno al suo interno, dove il bianco era colore predominante, e cercò tra varie giacche e cravatte, scostando piano gli abiti riposti con cura. Diversi vestiti le passarono davanti, differenti colori e stoffe che però non erano quello che cercava. Stava per lanciare l'ennesimo accidenti sbuffato sottovoce, quando tra le mani si ritrovò, tastando uno strambo cappello rosso, sembrava una bombetta, elegante ma non del tutto alla moda, almeno al momento, trovandovi sotto una scatola quadrata di plastica verde col coperchio bianco, una di quelle che usava per conservare gli avanzi, riconoscendo in essa quella sparita qualche giorno prima dal mobiletto dove era posta insieme alle altre quattro, gemelle ma di grandezze differenti e di cui quella che aveva tra le mani era la più piccola, che aveva acquistato mesi prima attraverso una televendita.
Il come o il perché fosse finita in mezzo agli abiti erano un mistero, così come il contenuto che dedusse avere dal peso dell'oggetto. Di certo non l'aveva riposta lei lì, e a meno che Plue, il loro cucciolone che dormicchiava ancora, accoccolato ai piedi del letto, sul suo bel cuscino con la sua coperta per farlo stare al caldo -era un po' viziato forse, ma di farlo dormire altrove non se ne parlava. Era stato uno dei primi punti che avevano deciso quando avevano portato a casa il bellissimo Boerboel dal pelo scuro dal canile comunale- non avesse imparato a spostare gli oggetti, l'unico che poteva averla messa lì era indubbiamente Zeref. Il motivo le era ancora sconosciuto, ma lo avrebbe scoperto presto, armeggiando col candido coperchio e facendo scattare piano le quattro clippette ai lati. Guardò il compagno, fortunatamente ancora addormentato, e tornò a dedicarsi al contenitore ormai aperto, sbirciandone l'interno.

Una scatoletta giallognola con sopra stampato in rosso il nome di una delle gioiellerie più famose che ci fossero nel continente faceva bella mostra di sé all'interno della plastica verde. La Tartaros era si una piccola gioielleria, famosa però per realizzare gioielli dalla manifattura pregiata -non era un caso che Norma fosse famosa, tra le tante cose, anche proprio per le opere d'artigianato, prima fra tutte proprio la realizzazione di gioielli di grande prestigio- ma al contempo costosa.
Certo, erano entrambi in una situazione molto agiata, Zeref Dragneel era uno dei migliori avvocati con cui lo studio Etherias potesse collaborare, e il moro aveva contribuito non poco alla sua crescita nonostante i mesi difficili. Lei poi insegnava in una delle scuole più famose di tutta Alvarez, realizzando il suo sogno.
Aveva sempre voluto lavorare a contatto coi bambini, e quando aveva avuto l'opportunità di lavorare alla Mard Elementary School l'aveva afferrata subito...

Il suo ormai compagno -stavano insieme da pochi mesi all'epoca- l'aveva seguita senza pensarci, trovando nella propria famiglia l'appoggio di cui poteva necessitare, e, in seguito, lavoro in quella cittadina anche lui. Se gli avessero chiesto se si era pentito di quella scelta: Lasciare tutto per seguire dei sogni che non erano suoi, avrebbe riso in faccia a chiunque avesse azzardato una baggianata del genere.
Era bravo lui, sicuro di sé, ma quella di cui era più orgoglioso era la sua compagna. Se avesse lasciato che partisse da sola, beh, quella sarebbe stata senza dubbio la scelta più stupida che avrebbe mai potuto fare. Glielo aveva detto anche Igneel, un anno prima, che lo avrebbe disconosciuto se si fosse fatto scappare la donna della sua vita così. Non poteva definirsi un Dragneel, e poi, lui era quello sveglio -parole del rosato genitore- non come Natsu, che lo faceva penare ad abitare con quella che era evidentemente l'unica donna che poteva sopportarlo, senza però fare passi avanti. Sperava vivamente Zeref che il fratellino si svegliasse al più presto, perché Lucy era intelligente e non avrebbe certo aspettato che lui si accorgesse quello che avevano capito tutti, e da tempo.
Si alzò risistemandosi il pigiama nero e il più silenziosamente possibile raggiunse sua moglie, assorta in chissà quali pensieri e con in mano... il suo regalo!

Aveva preparato tutto perché non avesse bisogno di andare a vedere proprio lì. La sua vestaglia preferita, quella coi pulcini, lavata e asciugata, era posata sulla sedia di fronte al letto, proprio accanto alla cabina armadio dove la donna era imbambolata. Sapeva quanto le piaceva, e quante voglie strane le venivano in quel periodo -uno dei più belli della sua vita, e che avrebbe voluto durasse per sempre, anche se non era certo che Mavis fosse d'accordo. Ricordava le ultime nausee mattutine a cosa avevano portato. Una crisi di pianto per il peso acquisito e i vari malesseri, a cui era seguita la fase coccole, con una donna che, se prima lo avrebbe volentieri ucciso perché colpevole della situazione, era poi diventata coccolosa a non finire, scoppiando quasi a piangere perché non si sbrigava a raggiungerla a letto, forse, a detta sua, perché ora che era una balena non gli piaceva più. Mai cosa sarebbe stata più lontana dalla realtà!- e così si era premonito, ma non aveva funzionato dato che aveva appena aperto la scatoletta e ora maneggiava la catenina dorata con quelle tre piccole pietruzze -un Onice nero, un Topazio giallo e in mezzo a loro una Calcite bianca- incastonate, che aveva tenuto gelosamente nascosta per tirarla fuori solo tra qualche giorno, a Natale...

L'abbracciò da dietro, posando le mani sul leggero gonfiore dove cresceva, al sicuro da tutto, il frutto del loro amore, facendo sussultare appena la bionda, che posò una mano sulla sua, incapace di fare altro.
Che fossero per gli ormoni o per la consapevolezza di aver rovinato la sorpresa che il compagno le aveva preparato, calde lacrime scesero dagli occhi verdi, bagnando le mani, ormai intrecciate, dei due. "Mavis che succede?" si allarmò. Doveva andarci piano, doveva avvertirla... l'aveva spaventata, e non se lo sarebbe perdonato se fosse successo qualcosa a lei o al bambino...

Il medico era stato chiaro.
Per via di alcuni problemi di salute della donna, insorti qualche tempo prima, i primi mesi erano i più delicati -lo erano sempre, ma nel suo caso di più- e benché la bionda sembrava stare bene lui era fortemente preoccupato. Era già difficile prenotare una qualsiasi visita perché, per evitare complicazioni al sistema sanitario, già in forte crisi, era consigliato non correre al pronto soccorso al primo problema, aumentando l'ansia del ragazzo, che cercava di non darlo a vedere alla compagna sempre per evitarle fatiche e preoccupazioni che avrebbero potuto farle male.
"Niente tesoro... solo, non volevo rovinare tutto quello che hai fatto... e invece, per uno stupido capriccio, ho mandato all'aria tutto..." i singhiozzi erano sempre più forti, e il ragazzo non poté fare altro che staccarsi a malincuore dall'abbraccio, ponendosi di fronte a lei, e prendendo delicatamente il contenitore, poggiandolo su una delle mensole della cabina armadio, e aprendo il gancetto della collana. Sorrideva comprensivo il moro, mentre le prendeva la mano ancora poggiata sul ventre e baciandone il dorso.

"Sai perché ho scelto queste pietre?" iniziò calmo, scacciando le lacrime col pollice della mano, prima di rimettersi dietro di lei, facendole scivolare la catenina sul collo e chiudendo il gancio, per poi indicarle il loro riflesso nello specchio sulla parete opposta, avvicinandosi poi entrambi per guardarsi meglio, e fu lì che il moro svelò la sua sorpresa, quella vera...

"L'Onice rappresenta me..." le disse posando la mano sulla pietra, carezzando con le dita sia la pelle diafana della ragazza, scoperta dai primi due bottoni del pigiama lasciati sbottonati. "Il Topazio invece rappresenta te amore..." continuò spostando la mano sulla pietra gialla nel mentre che le labbra si posavano sulla chioma dorata che tanto amava. "E questo..." si spostò ancora, sfiorando stavolta la Calcite. "È per lui o lei, e non solo..." finì, mentre col braccio sinistro le cingeva dolcemente la vita carezzandole il ventre. "Mavis..." incastrò gli occhi color pece in quelli ossidiana di lei, che aveva smesso di piangere, e lo guardava in attesa nemmeno lei sapeva di cosa...

Intanto le labbra del moro si spostarono accanto all'orecchio di lei, che sentì tutto il calore del respiro caldo e rilassato infrangersi sulla guancia sinistra. "Mi vuoi sposare?" non aveva distaccato lo sguardo un solo momento, godendosi lo spettacolo di lei che spalancava gli occhi e sorrideva con quelle pozze color prato di nuovo inumidite, stavolta di felicità.
"Si!" si voltò verso di lui abbracciandolo. "Mille volte si!" farfugliava tra un bacio e l'altro. "Ti sposo, Zeref Dragneel! Ti sposo!"
Gli saltò letteralmente addosso e lui, prontamente, l'afferrò reggendola per i glutei mentre lei gli avvolgeva le gambe attorno alla vita. Indietreggiò il moro, sbirciando il riflesso nello specchio per dirigersi verso il letto alle sue spalle, intanto che Plue si scostava scodinzolando, quasi avesse capito -anzi, sicuramente aveva capito, e ora festeggiava assieme alla sua famiglia- per lasciar passare l'uomo che, appena sedutosi sul morbido materasso prese a torturare l'incavo del collo della compagnia, tastando il corpo morbido e formoso. Non lo era molto in realtà, era abbastanza minuta per i suoi ventinove anni d'età, ma era perfetta per lui, che nelle sue storie precedenti, anche se poche, non aveva mai avuto quelle reazioni. Le stesse che ora gli stringevano il pigiama in un certo punto, e non avrebbe resistito a lungo, ma sapeva di doverci andare piano, non voleva farla affaticare ed era disposto anche a rinunciare al proprio piacere pur di farla stare bene. Ma ricambiava Mavis, ricambiava ogni singola, piacevole, tortura, con tutto l'ardore e la passione che possedeva, facendogli capire che il suo desiderio era gemello di quello che bruciava sempre di più nell'intimo...
Si, la gravidanza le accendeva anche quello, non che il compagno non fosse mai riuscito a farla infiammare con facilità. Era incredibile come, anche alle... che ore erano?
Poco prima, se non ricordava male, aveva intravisto, sulla sveglietta posta sul comò, che erano circa le sette del mattino, erano capaci di amarsi, piano, lentamente, senza fretta, ma non senza desiderio, si assaggiavano, si bravamano, e divenivano un tutt'uno in modo così naturale che sembrava quasi finto, neanche fossero stati i personaggi inventati di una storia fittizia, usciti dalla penna e dalla testa di qualcuno che aveva descritto l'amore perfetto...

Avrebbero festeggiato prima loro, in privato -con Plue che era andato in cucina a mangiare la sua bella scodella di croccantini, lasciando ai due il loro momento- e poi magari, proprio in quelle feste avrebbero dato le, ormai due, liete novelle a tutti.

Ora però, esistevano solo loro, fuori le preoccupazioni, fuori il mondo a soqquadro, fuori tutto e tutti.

Solo loro, due corpi, due anime, due amanti...



[2331 parole]



Angolo autrice.
E siamo arrivati alla fine anche di questa avventura natalizia un po' speciale!
Devo dire che sono soddisfatta di aver portato a termine questa idea, anche se alcune fic erano venute meglio nella mia testa, ma si, sono soddisfatta!
Grazie ancora al FairyPiece forum per aver organizzato questa challenge a cui, anche quest'anno, sono stata lieta di partecipare.
Non mi resta che ringraziare chiunque leggerà questa storia oltre che chi lo ha già fatto e lo sta facendo. Vi lascio augurandovi buon Natale, e spero di poter pubblicare qualcosa anche prima della fine di quest'anno così particolare. Ma nel caso non dovessimo rivederci in questi ultimi giorni di 2020, vi auguro un buon Capodanno e un felice anno nuovo❤️
Grazie ancora.
Ciao❤️
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Funlove96