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Autore: NPC_Stories    25/12/2020    5 recensioni
Adòla e Duvainion si trovano sotto il vischio, ma questo accade alcuni mesi prima che abbiano il coraggio di confessarsi a vicenda il loro amore.
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Questa storia partecipa a Prompt nevosi e natalizi indetta da Emily Milicchio nel Giardino di EFP.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Questa storia partecipa a Prompt nevosi e natalizi indetta da Emy Milicchio nel Giardino di Efp
Prompt utilizzato: 3) X si trova per caso sotto il vischio con Y, e Y non ha idea di ciò che provi...

1361 DR: Tree climbing


Solstizio d'Inverno, da qualche parte nella Grande Foresta

Adòla stava in equilibrio precario su un ramo della sua quercia, una mano arpionata alla corteccia - per quanto possibile - e l’altra protesa in avanti. Riuscì ad afferrare il ramo principale del cespuglio di vischio e tirò, facendo leva con tutto il suo peso. All'inizio il malefico rampicante fece un po' di resistenza, ma finalmente gli sforzi della driade vennero ricompensati quando cominciò a sentire il rumore delle piccole ventose della pianta parassita che si staccavano dai poveri rami della sua quercia.
La driade continuò a tirare e riuscì ad estirpare una grossa manciata di vischio. Lasciò cadere a terra il malloppo, noncurante, e partì all'attacco di un nuovo agglomerato di rametti. Non le interessava il vischio, non aveva alcun utilizzo per le piccole foglie verdi o per le bacche di quel bianco latteo, voleva soltanto ripulire l'albero da quel rampicante indesiderato che le rubava nutrimento. Era comprensibile, la vita di una driade dipendeva dalla vita della sua quercia… per questo Adòla non aveva intenzione di arrendersi finché non fosse sparita ogni traccia del molesto parassita vegetale.
Aveva attaccato un nuovo ramo che era coperto da un intrico di vischio saldamente arpionato alla corteccia. Non sarebbe stato un lavoro semplice, non per una creatura esile come lei, ma Adòla strattonò all'indietro con tutte le sue forze… e anziché lasciarsi estirpare, i viticci del vischio si spezzarono. La driade non se lo aspettava e si trovò sbilanciata all'indietro. Non era molto dignitoso per una figlia della foresta, una creatura aggraziata ed eterea, ma la forza di gravità la reclamò senza farle alcun favoritismo. Adòla si sentì precipitare e fu presa dal panico. Non cercò nemmeno di aggrapparsi ad un altro ramo della quercia: era come se il suo corpo l'avesse tradita, per la prima volta sentiva di non avere alcun controllo ed era terrificante.
Nonostante si trovasse su un ramo basso, l'aspettava una caduta di più di dieci metri e avrebbe potuto farsi male… per fortuna atterrò su qualcosa di più o meno morbido: Duvainion. Adòla atterrò fra le braccia del suo amico elfo, il suo vicino di territorio, che per qualche assurdo motivo in quel momento si trovava proprio a passare lì sotto. Poi ovviamente entrambi caddero a terra, perché una caduta del genere non è uno scherzo e non può essere fermata solo da due braccia volenterose. Quantomeno a quel punto la botta non fu molto traumatica.
Non nevicava spesso nella Grande Foresta - o meglio, nevicava, ma la neve non riusciva a penetrare con agio la fitta coltre dei rami - quindi non c'era neve ad attutire la loro caduta, ma c'era il suolo reso morbido dallo strato di foglie morte e ormai mezze sciolte, dalla terra ancora umida per le piogge autunnali, dai numerosi funghi che crescevano fra le radici degli alberi. Duvainion, di per sé, non era molto morbido al tatto: molti anni prima aveva compiuto un rituale per trasformare la sua carne in legno, e quello che un tempo era un normale elfo era diventato una creatura molto simile a una pianta di fattezze umanoidi. Adòla lo trovava molto interessante per questo, ma anche molto scomodo come cuscino.
"Perdonami!" Si alzò in tutta fretta, imbarazzata per la figuraccia. Offrì una mano all'amico per aiutarlo a risollevarsi. "Per le querce, non posso credere di esserti caduta addosso come una ghianda matura!"
"Sono costernato di darti questa delusione, ma pesi qualcosina più di una ghianda" l'elfo rise, ma accettò la sua mano per rimettersi in piedi.
"Sei di buon umore oggi" Adòla sollevò le sopracciglia che sembravano fatte di sottilissimo muschio. "Il mio capitombolo ti ha dunque fatto ridere?"
"No" Duvainion riuscì con fatica a spegnere il sorriso inopportuno che gli sfregiava il volto ligneo. "Sono solo felice di vedere un'amica. Oggi è il giorno del Solstizio d'Inverno, una ricorrenza che quasi tutti i popoli scelgono di passare in raccoglimento o in festeggiamento con la famiglia. Io non mi sento più a mio agio nella civiltà, nella casa di mia madre, ma perfino un solitario come me si sente un po' malinconico il giorno del solstizio. Per questo ho deciso di passare a trovarti" concluse, tirando fuori di nuovo un sorriso disarmante.
Adòla non sapeva nulla delle tradizioni dei popoli umanoidi, ma era sempre contenta quando il suo vicino sceglieva di sconfinare nel suo territorio. Duv le piaceva. Aveva delle interessanti contraddizioni che lo facevano apparire così vivo, così diverso da lei e dalle altre driadi che sembravano vivere secondo un copione già scritto.
"Le tradizioni dei mortali sono buffe" la driade ridacchiò e si appoggiò casualmente al tronco della sua quercia, nascondendo alla vista di lui il fianco sinistro e il braccio sinistro. Non voleva che lui la vedesse mentre si massaggiava un punto dove aveva picchiato duramente contro una radice. Essere caduta era già abbastanza imbarazzante, senza che lui si preoccupasse anche per la sua salute. "Puoi raccontarmene altre?"
Lui alzò lo sguardo verso il ramo da cui lei era precipitata. "Vischio. Ci sono diverse tradizioni sul vischio. Per i druidi è sacro, ma per la gente normale è una tipica decorazione del solstizio. Lo strappano dalle piante, ne fanno ghirlande o mazzetti e lo appendono in casa."
Adòla si illuminò.
"Fantastico! Ti prego, riferisci sia ai druidi che agli umani che sono liberissimi di venire qui e saccheggiare tutto il vischio che cresce sulla mia quercia!"
Lei rise, perché naturalmente era uno scherzo: per una driade è emotivamente difficile ammettere altre persone nel proprio territorio. C'erano voluti decenni per stabilire quel livello di confidenza con Duvainion, e lui era l'unico mortale ad avere il permesso di avvicinarsi alla quercia della creatura fatata.

Duv colse la battuta e si unì alla sua risata discreta. In realtà gli piaceva essere l'unico a potersi avvicinare a quella splendida figlia della Natura. Per un druido come lui, avere il rispetto di una driade era una sorta di medaglia. Ma non era solo una questione di ego, lei gli piaceva per molte altre ragioni. Era simpatica - una volta vinta la sua naturale riservatezza - ed era intelligente, bellissima, ma soprattutto molto spirituale.
Duv continuò a ripeterselo, mentre lei gli rivolgeva un altro sorriso che avrebbe ammaliato anche un santo.
"È tutto qui? Che altro fanno i mortali con il vischio? Lo mangiano? Ci fanno uno dei loro liquidi alcolici?"
Duv piegò le labbra rispondendo al sorriso quasi senza accorgersene, perché la meraviglia e la curiosità di lei verso il mondo esterno era semplicemente adorabile. Una driade non può mai lasciare il proprio territorio, non può allontanarsi molto dalla sua quercia, quindi era normale che quelle creature fossero curiose verso il resto del mondo.
Il druido provava il desiderio quasi bruciante di raccontarle l'ultimo dettaglio sul vischio usato come decorazione: quando due persone si trovavano sotto il vischio, come loro in quel momento, dovevano baciarsi.
Avrebbe voluto dirglielo, fremeva dalla voglia di dirglielo, ma la driade non sapeva dei suoi sentimenti. Non sapeva che Duv era innamorato di lei ormai da anni.
"Loro… lo utilizzano per preparare alcuni blandi rimedi e medicine. Non lo mangiano."
"Ah" sospirò, leggermente delusa. "Allora non serve proprio a niente!"
Duv strinse i pugni, poi li rilassò. Era molto bravo a controllare le sue emozioni, e non voleva fare mosse false con Adòla. Aveva intenzione di rivelarle i suoi sentimenti prima o poi, ma non subito, non prima di avere qualcosa da offrirle.
"Ti aiuto ad estirparlo dalla tua quercia? Potrebbe farmi comodo un po' di vischio, visto che anch'io sono un druido."

La driade lo guardò con un'espressione carica di gratitudine. "Oh, sì, ti prego. Lo apprezzerei molto."
Adòla non ebbe il coraggio di aggiungere che in questo modo almeno il vischio sarebbe servito a qualcosa: darle una scusa per passare la mattinata con l'elfo che amava.
   
 
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