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Autore: moira78    25/12/2020    15 recensioni
"Bentornato caro!", lo salutò con un sorriso a trentadue denti, imprecando dentro di sé perché non voleva che la vedesse sporca e spettinata. "Vado a cambiarmi e scendo subito. Tu mettiti comodo e soprattutto... non entrare in cucina per nessun motivo!". Quell'ultima frase suonò quasi come una minaccia e Akane fu sicura che, invece di rassicurarlo, avesse appena indotto suo marito a darsela a gambe per andare a mangiare un okonomiyaki da Ukyo o un ramen da Shampoo.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto voglio fare a tutti i lettori i miei più sinceri auguri per un Natale quanto più possibile sereno e pieno di cose meravigliose. Questa one-shot è nata dopo averne scritta un'altra per un fandom completamente diverso: volevo tornare alle origini scrivendo di nuovo di Ranma, perché il suo Natale non filerà mai liscio, anche quando la situazione sembra apparentemente "normale".
Devo ringraziare con tutto il cuore la mia beta (nonché valevole Autrice e sensei, fonte di grande ispirazione per me), Tiger Eyes, che a tempo di record nonostante la festività mi ha betaletta, segnalandomi refusi ed errori in maniera puntuale come solo lei sa fare. Qualsiasi stupidaggine residua è da imputare esclusivamente a me.
Grazie mille anche a Tillyci che mi ha suggerito i piatti del menù giapponese in occasione del Natale. Anche se non li ho descritti minuziosamente, giuro che senza le sue dritte non avrei saputo che diamine fargli portare in tavola!

P.S. Con i titoli sono la solita frana, scusate XD

Buona lettura e Buon Natale a tutti!
 
 
 
Ranma camminava con passi rapidi, stringendo il manico della borsa così forte che era sicuro le nocche fossero ormai bianche. Rallentò fino a fermarsi e prese un respiro, poi ripartì un po' più lentamente di prima.

Non riusciva a capacitarsi di aver accettato di passare il loro primo Natale da coppia sposata in quel modo.

Ricordava ancora il giorno in cui lui e Akane erano andati a trovare i Tendo e lei aveva avuto la brillante idea di uscirsene con quella proposta davanti a tutti senza prima consultarlo.

La storia della mia vita. Tutti a prendere decisioni al posto mio.

"Quest'anno mi piacerebbe un festeggiamento più intimo, solo io e Ranma. D'altronde ci siamo sposati solo da pochi mesi", aveva esordito dopo che Soun e Genma si erano profusi nelle pianificazioni dettagliate di una mega festa con un'orda di partecipanti.

Certo, anche lui avrebbe preferito che non ci fossero le sue ex fidanzate o quei due pazzi dei fratelli Kuno e poi... cosa c'entravano gli allievi del suo corso con la vigilia di Natale? Non sarebbe bastato invitare Kasumi e Tofu e rimanere in famiglia?

Tutte quelle osservazioni gli erano rimaste congelate sulla lingua mentre, intorno a lui, continuava ad accadere tutto a una velocità che gli impedì di intervenire. Aveva spostato lo sguardo da sua moglie a suo padre e Soun come se stesse assistendo a una partita di tennis e, a mano a mano che parlavano, gli occhi gli si spalancavano sempre di più.

"Oh, figliola, ma certo! Hai ragione! Un Natale romantico per i due piccioncini è quello che ci vuole!", aveva gongolato Soun sorridendo come un beota in direzione della figlia e poi del grosso panda al suo fianco.

Quest'ultimo non aveva tardato a tirare fiori un cartello con su scritto: "Così con il nuovo anno potremo sperare in un erede!".

Il suo viso aveva preso fuoco e, da quello che aveva notato, anche quello di Akane aveva assunto la stessa sfumatura di rosso: "Ma insomma, pensate solo a quello, voi due? Io intendevo...".

"Oh, non importa, tesoro, abbiamo capito benissimo. Non vi disturberemo fino a Capodanno!", aveva esclamato l'uomo coi baffi cominciando a ridere più forte.

"E non dimenticate i fuochi d'artificio!", cartello di quell'idiota di suo padre.

Akane aveva posato il suo tè sul tavolo come se non ne avesse più voglia e Ranma aveva sbattuto un discreto pugno facendo tintinnare le tazze di tutti e persino la teiera: "Insomma, la smettete con questa storia? Sapete cosa potrebbe accadermi se il cenone di Natale lo cucina Akane?! Altro che erede, rischiate di dover organizzare un funerale prima ancora che sorga il primo giorno del nuovo an...".

Il brivido che gli aveva attraversato il corpo era stato puntuale premonitore di ciò che era accaduto qualche istante dopo. D'altronde, come ogni volta, non riusciva a mordersi la lingua prima di indurre Akane a provocargli lesioni e contusioni con la sua violenza fisica.

Il tavolo con il suo tè bollente e tutte le tazzine erano rovinati sopra di lui, che stava schiacciato a terra con almeno un bernoccolo e qualche livido. Il contatto ravvicinato col tatami gli aveva quasi rotto il naso e aveva sentito distintamente i passi furiosi di sua moglie che si allontanava borbottando che era il solito idiota insensibile.

Non si era concentrato sugli improperi lanciati da suo padre e Soun contro di lui, cui erano seguite le suppliche ad Akane, perché stava valutando l'entità delle ferite e delle ustioni per rendersi conto, con sollievo, che anche stavolta non sarebbe dovuto ricorrere alle cure del dottor Tofu per un pelo.

Ora, però, mentre tornava verso casa con la busta dei regali e le voci insinuanti della famiglia di Akane ancora in testa, il coraggio lo stava di nuovo abbandonando.

Che i Kami mi aiutino.

La cena di Natale era imminente e con essa, forse, il suo ultimo giorno sulla Terra.

                                                                                         ***

Akane osservò il risultato del suo lavoro con occhio critico, facendo qualche passo indietro per guardare meglio ed evitando di scivolare per un soffio sulla panna che si stava rapprendendo sul pavimento.

Sbattendo le palpebre, si guardò per un attimo intorno e si rese conto che, forse, avrebbe dovuto dare una ripulita a quella cucina: durante la prima parte del pomeriggio in cui Kasumi era stata con lei per darle una mano, l'ordine e la pulizia avevano regnato sovrani, ora pareva che si fosse svolto un combattimento all'ultima... salsa, o panna, o qualunque altra cosa avesse usato per cucinare quella cena.

Mestoli, pentole, padelle e coperchi erano disseminati sui fornelli, sui ripiani e persino sul davanzale dell'unica finestra. Schizzi di salsa di soia e panna ornavano le tende e le pareti un po' ovunque, mentre quella piccante era finita addirittura sullo sportello del frigo e... come era arrivata al soffitto?

Akane rimase in contemplazione delle macchie sopra la sua testa, domandandosi come diavolo avrebbero fatto a ripulirle, poi si guardò il grembiule e le punte dei capelli.

Devo fare un bagno prima di cena o Ranma mi scambierà per uno dei piatti.   

Quel pensiero involontario la fece arrossire, perché le portò alla mente le implicazioni di ciò che sarebbe potuto accadere qualora suo marito avesse deciso di adoperarsi a pulirla personalmente, magari a suon di baci...

Scuotendo la testa con vigore, Akane tornò a concentrarsi sul dolce che aveva davanti agli occhi.

Prima del momento romantico, semmai ci sarà, devo convincerlo a mangiare quello che ho preparato.

La *copertura di panna e fragole era un po' storta ma, in compenso, la statuina di Babbo Natale in pasta di zucchero era perfetta. Gli angoli delle labbra si arricciarono in una smorfia quando pensò che quella era l'unica cosa che aveva fatto Kasumi.

"Consideralo un piccolo regalo per decorare la tua torta", le aveva detto sorridendo, mentre le dava istruzioni per abbassare il fuoco sotto l'acqua che bolliva troppo forte.

Lanciò un'occhiata al tavolo, molto più ordinato, dove aveva collocato in fila tutti i piatti già pronti ben coperti con degli strofinacci puliti, quindi aprì il frigo cercando di fare spazio per farci entrare la torta. Quando la ripose ebbe solo il tempo di richiudere lo sportello, ora multicolore, che la voce di Ranma all'ingresso la raggiunse facendola sussultare.

Se entra qui dentro e vede questo disastro scapperà dalla finestra.

Partì a razzo per raggiungerlo e scivolò di nuovo sulla panna... no, quella era salsa teriyaki, ma quando diamine era caduta lì?

"Bentornato caro!", lo salutò con un sorriso a trentadue denti, imprecando dentro di sé perché non voleva che la vedesse sporca e spettinata. "Vado a cambiarmi e scendo subito. Tu mettiti comodo e soprattutto... non entrare in cucina per nessun motivo!". Quell'ultima frase suonò quasi come una minaccia e Akane fu sicura che, invece di rassicurarlo, avesse appena indotto suo marito a darsela a gambe per andare a mangiare un okonomiyaki da Ukyo o un ramen da Shampoo.

Ti prego, Ranma, non te ne andare. Non stasera. Non prima che io possa parlarti.

Si chiuse in bagno, registrando appena il suo sguardo spaventato e cercò di ripulirsi più velocemente che poteva.

                                                                                         ***

Ranma restò congelato alla porta d'ingresso per un minuto buono prima di posare con un gesto lento la borsa a terra e togliersi finalmente il cappotto.

La visione di Akane tutta sporca di salse e qualcosa che poteva essere panna era ancora impressa nei suoi occhi, come l'immagine proiettata da una luce accecante: che i kami lo maledicessero se non era la cosa più dannatamente sensuale che avesse mai visto in vita sua!

Invece di concentrarsi sulle implicazioni che poteva avere quel disastro sulla cena, a Ranma cominciarono a venire in mente decine di modi diversi per ripulirla lì, sullo zigomo, oppure all'angolo delle labbra, proprio dove nasceva la breve curvatura del mento e magari anche sul collo e là, ove iniziava la discreta scollatura del vestito. Poi, ovviamente, c'erano da togliere anche il grembiule e i vestiti imbrattati di chissà quali prelibatezze, magari passandoci prima sopra le dita in una carezza per scoprirlo...

Che cavolo vado a pensare proprio in questo momento?

Col sangue che affluiva velocemente al cervello, al volto e anche da qualche altra parte, Ranma scosse la testa e si batté le mani sulle guance un paio di volte per riprendere il senno.

Magari se la raggiungo sotto la doccia o nella vasca possiamo distrarci abbastanza da dimenticare la cena.

Ma, anche se avessero passato una piacevole ora deliziandosi tra baci e coccole, non sarebbero certo andati a letto a stomaco vuoto. Prima o poi la cena sarebbe diventata inevitabile.

Inspiegabilmente gli venne in mente la mantide religiosa e quell'abitudine bizzarra di uccidere il proprio compagno dopo l'accoppiamento. Ma, in primo luogo, Akane era riuscita a non ucciderlo durante tutti quei mesi di matrimonio grazie agli aiuti di Kasumi e ai benedetti servizi di asporto, anche se qualche tentativo maldestro c'era stato.

In secondo luogo non lo avrebbe cannibalizzato ma avvelenato.

Infine, ora lei era in una stanza e lui in un'altra, ancora in piedi sulla soglia come un beota e tutti i pensieri lussuriosi di poco prima si stavano già trasformando in un delirio di terrore e associazioni mentali senza filo logico.

Con un sospiro per darsi coraggio, Ranma guardò in direzione della tavola da pranzo e solo allora si rese conto di come era stata apparecchiata con cura. C'erano le candele al centro, bicchieri, tovaglioli e bacchette ordinatamente organizzati sui due lati opposti così che si potessero guardare e parlare mentre... mangiavano.

Deglutì, a disagio, chiudendo gli occhi e sentendo dei rumori concitati al piano di sopra.

Si starà ripulendo e vestendo per l'occasione.

Cercò di evocare l'immagine di Akane mezza nuda che correva da una parte all'altra in cerca del vestito giusto, magari con i capelli ancora umidi e, ancora una volta, lottò contro l'impulso di salire di sopra per rimandare l'inevitabile e quello, diametralmente opposto, di fare in modo che il suo destino si compisse il prima possibile così da non doversi più preoccupare.

Sperò solo di non dover passare il Natale in ospedale.

                                                                                         ***

I capelli le toccavano quasi le spalle ma non aveva intenzione di tagliarli, al momento. Forse li avrebbe lasciati crescere un po', stavolta.
Manovrando il phon velocemente, cercò di renderli vaporosi e, quando furono asciutti, si applicò un leggero lucidalabbra, un velo di fard e qualche pennellata di mascara tanto per intensificare lo sguardo.

Se quello che ho cucinato gli fa schifo non sarà sbattendo le ciglia come una cerbiatta che lo distoglierò dal sapore.

Akane strinse i pugni, allacciando la cinta del vestito rosso che aveva deciso d'indossare quella sera fino a creare un grande fiocco alla fine della schiena. Nei suoi sogni più proibiti, Ranma lo avrebbe slacciato prima della mezzanotte.

Con un leggero rossore sul volto, abbassò lo sguardo per sbirciare l'orlo della gonna che, secondo il suo parere, doveva essere regolato un po' più in basso. Le sue gambe rimanevano davvero troppo scoperte ma, d'altronde, la strategia di Nabiki poteva rivelarsi davvero vincente.

"Meglio che guardi la tua gonna troppo corta che una zuppa di miso del colore sbagliato. Se sei fortunata, sarà così distratto da te da non pensare nemmeno al sapore", le aveva detto con aria maliziosa.

Continuo a credere che le armi di seduzione siano inutili contro un piatto cucinato male.

D'altronde, Kasumi aveva supervisionato ogni istante delle preparazioni per correggerla e, anche se non era mai intervenuta personalmente, si era assicurata che eseguisse alla perfezione ogni passaggio. Era tecnicamente impossibile che avesse fatto disastri.

Davvero? Davvero lo è?

Era veramente stufa di pensare. Senza indugi, cominciò a scendere le scale incollandosi un sorriso sincero sulla faccia per cominciare a servire in tavola.
Per fortuna, Ranma non era scappato. Era ancora lì e nei suoi occhi lesse una punta di ammirazione che la indusse a rallentare la sua discesa.

Dopotutto, sapere che le sue gambe attiravano l'attenzione del marito la riempiva di orgoglio.

                                                                                         ***

Per l'ennesima volta, Ranma rimase bloccato tra il desiderio di attendere che Akane servisse l'inevitabile cena e quello, più ardito, di prenderla direttamente su quel tavolo apparecchiato. La visione delle gambe sode della moglie che scendeva le scale con deliberata lentezza gli stava facendo perdere la ragione e voleva solo toccare quella pelle morbida, baciandola finché non avessero avuto più fiato.

E poi...

"Ranma?". Perso nei suoi sogni erotici a occhi aperti, non si era quasi reso conto che lei le scale le aveva finite di scendere già da un po' e ora gli stava sventolando la mano davanti alla faccia.

Ha messo il lucidalabbra alla fragola. Forse dovrei baciarla.

Mentre ancora ci pensava, il suo corpo reagì per lui e lo fece, semplicemente. Immerso nella sensazione di sua moglie che prima si irrigidiva per la sorpresa e poi si rilassava tra le sue braccia, si sentì quasi ubriaco, al punto che anche le sue mani cominciarono ad avere vita propria.
Dal fianco stava riscendendo proprio sull'orlo di quel vestito che lo stava facendo impazzire, ma la mano di Akane lo fermò con suo enorme disappunto.

"Amore, la cena si fredda", gli mormorò ansimando leggermente, le guance arrossare e le labbra incurvate in un sorrisetto.

La cena. Già.

Mentre lei si allontanava quasi saltellando, anche lui si stava raffreddando e non solo perché Akane non era più abbracciata a lui. No, era il gelo del terrore puro che si stava impadronendo della sua pelle e delle sue ossa. Non sapeva come fosse possibile passare dal desiderio di Akane a quello più elementare di sopravvivere in così poco tempo.

Ma tant'era.

Sospirò profondamente e la vide tornare dalla cucina con una teglia coperta da un coperchio. Chissà cosa si nascondeva lì sotto, quali improbabili miscugli di salse e proteine non meglio identificate era riuscita a... un momento!

La bocca si spalancò in un verso strozzato e Ranma poté solo dire: "A... Akane, ma... l'hai fatto tu?", chiese indicando la carne di pollo dorata e apparentemente fritta alla perfezione.

"Sì", rispose lei con orgoglio palpabile, raddrizzando la schiena e regalandogli uno di quei sorrisi che gli facevano sempre tremare le ginocchia.

"Aspetta che verso il sakè nei bicchieri e... oh, dimenticavo le salse!". Akane sembrava felice solo per quella specie di complimento indiretto che le aveva fatto. Mentre tornava con i contenitori delle salse, lui aprì la bottiglia e versò personalmente il sakè nei bicchieri, ma senza esagerare: ne bevevano sempre modeste quantità e solo in occasioni speciali. Anzi, lei da qualche tempo sembrava non gradirlo neanche più.

Era il momento.

"Buon appetito!", disse lei inforcando le bacchette e facendole tintinnare l'una contro l'altra.

"Penso che dovremmo mangiarlo con le mani, no?", fu l'unica cosa stupida che gli uscì di bocca per temporeggiare, illuso che non era altro.

"Oh, forse hai ragione! Beh, in tal caso serviti prima tu. È ancora caldo!", disse Akane avvicinandogli il vassoio.

Certo, è quello che diranno di me quando mi troveranno morto stecchito qui, in casa nostra, per avvelenamento da cibo.

Ormai Ranma non pensava più alle gambe di Akane o alle sue labbra che sapevano di fragola. Voleva solo rimanere vivo abbastanza a lungo da presenziare alla prossima lezione con gli allievi della palestra Tendo-Saotome dopo le festività.

Sudando copiosamente, sotto lo sguardo attento di Akane che sembrava volerlo perforare a ogni secondo che passava, Ranma avvicinò il pollo fritto alla bocca e, anche se l'odore non gli sembrava velenifero, non ebbe il coraggio di addentarlo.

La mano gli tremò e lui, sconfitto, la abbassò lentamente: "Mi dispiace, non posso", disse con voce soffocata.

Il silenzio fu l'unica risposta e ora negli occhi di sua moglie lampeggiava il dolore della delusione. Chiuse i suoi, non potendo sostenerlo.

"Non voglio che tu rimanga vedova, Akane, siamo ancora giovani e...". Che diavolo stava dicendo? Riaprì gli occhi, sentendo il sudore colargli dalla tempia e capì che sarebbe morto comunque.

Non avvelenato, ma schiacciato dal tavolo della loro sala da pranzo. La sua mente iper eccitata gli rimandò la versione diversa della sua causa di morte.

"È ancora intero... almeno le sue gambe lo sono, ma la spina dorsale...". Suo padre, il medico legale o chiunque lo avesse trovato avrebbe scosso la testa non potendo descrivere le condizioni delle sue ossa.

Il colpo mortale, però, non arrivò mai e Ranma si riscoprì nel mondo dei vivi solo per vedere Akane che si stava portando alla bocca il pollo al posto suo.

"No, Akane, non farlo!", gridò scattando in piedi e allungando una mano attraverso il tavolo.

Ma era troppo tardi, era stato troppo lento e ora il vedovo sarebbe stato lui.

Le sue labbra sanno ancora di fragola, diceva la propria controparte nella sua mente fervida, mentre si chinava sulla moglie che si era auto avvelenata con un morso del suo stesso pollo fritto. Con quel bacio, si sarebbe trovato un boccone ancora non masticato tra i denti e allora sarebbero stati veramente come Romeo e Giulietta, morti nel loro amore.

"... con la salsa teriyaki, stupido!".

Ranma sbatté le palpebre, ancora una volta sbalzato fuori dalle follie della propria mente malata.

"Akane, sei... ancora viva?", domandò sentendosi idiota.

"Certo che lo sono, deficiente! Ti stavo dicendo di provarlo con la salsa teriyaki!", ribatté lei con voce alterata dalla rabbia.

Si fissò la mano che stringeva ancora l'aletta di pollo e fece come diceva Akane. L'aveva vista mordere e deglutire e il colore del suo volto era ancora roseo. Beh, per la verità era arrossato per i nervi tesi, ma almeno non era bianco o verdognolo.

Chiudendo il cervello a ogni pensiero fuori dall'ordinario, Ranma morse, masticò e... inghiottì. Le sue papille gustative saltellarono di gioia e lo stomaco brontolò chiedendone ancora! Lo accontentò con un altro morso, e poi un altro finché non si ritrovò a leccarsi letteralmente le dita.

Era talmente impegnato a mangiare e a stupirsi per le reazioni del proprio corpo, che solo alla fine si accorse di Akane che lo fissava soddisfatta.
"Di' la verità, ha cucinato Kasumi, vero?", le chiese prima di maledirsi un centinaio di volte.

"No, sono stata io!", ringhiò lei sbattendo una mano sul tavolo.

Non c'era nulla da fare, ormai i gesti e le parole gli uscivano contro la propria volontà, più per abitudine che per mancanza di controllo. Mentre ancora si stava mordendo la lingua, desiderò tagliarsi via il sopracciglio che si alzava in un'occhiata perplessa: "Dici sul serio?". Di nuovo la sua linguaccia!

Akane si alzò in piedi di scatto, furiosa: "Kasumi ha controllato e mi ha dato dei suggerimenti, contento? Ho cucinato con le mie mani per cui, per una volta nella tua vita, Ranma Saotome, dammi un po' di fiducia, maledizione!".

Kasumi. Controllare. Suggerimenti. Fiducia.

Il cervello di Ranma lavorò alacremente per mettere insieme tutte quelle informazioni in qualcosa di coerente che potesse calmare sua moglie e farle tornare il sorriso. Tuttavia, gli ci volle una buona dose di coraggio e un bel sorso di sakè per dire con tono fermo: "Va bene, Akane. Porta il resto".

La sfida era appena iniziata.

                                                                                         ***

Quando Kasumi le aveva suggerito di lasciare le ali di pollo intere prima di passarle nella pastella e friggerle, Akane aveva pensato che fosse una pessima idea.

"In Occidente fanno così", aveva suggerito con un sorriso e lei si era fidata.

Aveva fatto bene: Ranma si era letteralmente leccato le dita e lei non aveva rischiato di affettarsi un dito o di mandare pezzi di tagliere dentro al pollo, come era già accaduto in passato con un'altra ricetta.

Per gli spaghetti di riso saltati con il salmone e le verdure, però, non aveva potuto esimersi e la maggior parte del lavoro era stata tagliare il pesce e le verdure senza combinare disastri.

Il risultato, doveva ammetterlo, era piuttosto scenografico. Quando portò in tavola il vassoio, Ranma sbatté gli occhi, ancora una volta incredulo e così fece anche quando arrivò il salmone con la melagrana e l'anatra all'arancia.

"Di' un po', non avrai mica visto Mousse nei paraggi, vero?", scherzò su quell'ultima portata, facendola ridacchiare.
Ormai era rilassato e tutta la diffidenza si era dissipata man mano che la cena andava avanti e si accorgeva che i sapori erano davvero azzeccati.

Akane gli fece una battuta per rispondere alla sua allusione a Mousse, palesando il timore che fosse stata Shampoo a tentare di cucinarlo.
"Sono certa che quei due, però, prima o poi finiranno insieme", concluse raccogliendo i piatti vuoti.

"Aspetta, ti aiuto", si propose Ranma alzandosi in piedi.

"No!", lo bloccò lei con veemenza, lasciando quasi cadere tutto. Non voleva che vedesse in che condizioni era la cucina, sperava di avere tempo la mattina dopo per ripulire tutto prima che si accorgesse del caos che vi regnava.

Ranma aggrottò le sopracciglia: "Mi sembra il minimo, visto che hai cucinato tutto questo e ti è anche riuscito bene", dichiarò mandando in tilt qualsiasi altra protesta.

Lo fissò per un attimo a bocca aperta, coi piatti ancora in bilico su una mano: "Che cosa hai detto?", domandò stupidamente.

"Ho detto che mi sembra il minimo".

"No, dopo", insisté.

"Che... hai cucinato bene, Akane. Sono davvero sorpreso", dichiarò abbassando il tono della voce, che divenne quasi... sensuale.

Deglutì a secco e cercò di assimilare quel momento in cui un Ranma col viso arrossato e l'aria tesa per il complimento le diceva finalmente che lei cucinava bene. Lo aveva sognato per così tanto tempo che ora le veniva da piangere per la commozione.

"Torno con il dolce", dichiarò voltandosi di scatto per non fargli vedere le sue lacrime.

Accidenti, voleva ringraziarlo o comunque rispondere con una frase sensata e invece era stata solo capace di scappare!

Frustrata, lascio cadere nel lavello stracolmo le ultime ciotole e si portò una mano alla fronte. Ma non era ora di piangere o recriminare sulle occasioni perse, c'era da portare a tavola la torta di Natale. Aveva appena aperto il frigo per prenderla quando sentì la voce di Ranma alle sue spalle.

"Che diavolo è successo, qui?!".

 Per poco, la torta non cadde sul pavimento ad aggiungersi al disastro generale.

                                                                                         ***

La prima cosa che pensò fu che Shampoo e le altre fossero passate da quelle parti, mentre Akane cucinava. Poi si ricordò che Kasumi era presente e che difficilmente avrebbero attaccato sua moglie mentre c'era lei.

Gli schizzi arrivavano al soffitto, avevano imbrattato le tende e persino il frigo alle spalle di Akane. Il pavimento, poi, aveva una superficie calpestabile davvero ridotta ai minimi termini: c'erano residui di cibo e salse anche negli angoli più lontani dal piano di lavoro principale.

Il suo errore, però, fu quello di guardare con troppa attenzione la torta tra le mani di Akane, su cui la panna stava rovinando da un lato facendo scivolare in modo inesorabile le fragole apparentemente poste a casaccio e un bel Babbo Natale in pasta di zucchero che dubitò essere opera sua.

"Quando hai fatto quello Kasumi è andata via, vero? E scommetto che ha dovuto bardarsi come un palombaro per non tornare a casa piena di macchie sui vestiti", aggiunse continuando a guardarsi intorno. "Cavolo, Akane, nessuna ditta di pulizie vorrà entrare qui dentro, sembra un campo di battaglia!".

Plop.

Plop?

Ranma distolse lo sguardo dal lavello dove pile di piatti sporchi e strisce parallele di salsa al melograno, presumeva, lo affascinavano quasi con la loro simmetria disordinata. L'origine di quel rumore era facilmente immaginabile: ciononostante, quando vide Akane con la testa abbassata sulla torta che stava colando sul pavimento ai suoi piedi in una pozza, le spalle tremanti, Ranma si diede dell'idiota.

Sono senza speranza. 

Con un respiro profondo, capì che nessun complimento del mondo avrebbe annullato le sue continue uscite infelici. Ma, diamine, non c'era un centimetro quadrato che si salvasse della loro povera cucina!

Fece qualche passo cercando di mettere i piedi dove non si scivolasse e la raggiunse in tempo per acchiappare al volo il Babbo Natale commestibile che stava per raggiungere la panna: "Questo però è carino", tentò.

"Questo l'ha fatto Kasumi!", strillò Akane alzando su di lui gli occhi rossi, "È l'unica cosa che ha fatto lei e... no, non aveva nessun costume da... da...". Ormai le lacrime e i singhiozzi le impedivano di parlare e Ranma desiderò sprofondare in quel pavimento sporco da far impallidire.

Allungò le mani per prenderle il dolce, che si sfece letteralmente tra loro inondandoli di panna.

Plop. Anche il mio cuore fa lo stesso rumore, accidenti a me.

Incredibilmente, a parte la copertura, il pan di spagna e parte del primo strato erano quasi intatti e lui lo posò delicatamente sul tavolo. Akane si stava asciugando gli occhi con le mani piene di panna e se la fece cadere addosso, oltre a spalmarsela sulla faccia. Un po' le finì persino sul vestito.
Ranma lei si avvicinò di nuovo, con il respiro un po' accelerato, conscio di altra panna che gli imbrattava le mani quasi fino agli avambracci. Ma non gli importava nulla, perché ora la sua priorità era una: assaggiare quella panna direttamente da Akane.

"Non mi toccare!", piagnucolò lei quando allungò le mani per accarezzarle il viso ma lui non l'ascoltò e, inesorabilmente attratto da quel viso rosso e bianco, da quegli occhi lucidi di lacrime e dai capelli appiccicati a causa dello zucchero, le posò i palmi sulle guance e chiuse la distanza tra loro con un bacio esigente e profondo.

Sentì le mani di Akane piantarsi sul suo petto per allontanarlo ma, man mano che il bacio diventava umido e appassionato, la forza di sua moglie diminuiva fino a sparire. Ranma si staccò dalla sua bocca per passare le labbra e la lingua sul viso di lei, sulla fronte e scendere verso il collo, imprigionandola tra il suo corpo e il frigorifero, sentendo il desiderio per lei pulsare doloroso e urgente.

Una mano era scesa alfine fino all'orlo del vestito e s'impossessò della carne morbida della coscia, inducendola ad agganciargli la gamba sul fianco e strappandogli un ansito soddisfatto: "Era tutta la sera che volevo farlo", le confessò in un orecchio, il fiato bollente.

Akane gemette e si inarcò contro di lui, offrendogli più spazio alla scollatura che lui non mancò di attaccare avidamente con la bocca, risalendo ancora una volta come in un'erotica montagna russa per catturare di nuovo le sue labbra.

"Il vestito... mi stai sporcando tutto il vestito... e anche tu...", ansimò lei staccandosi di qualche centimetro per parlare.

"Allora togliamo tutto", propose lui con una voce roca che non riconobbe come propria.

Lì, nella loro cucina sporca dei resti della cena, avvolti dalla panna che dava sapore ai loro baci e imbrattava la pelle inducendoli ad assaggiarsi con foga, Ranma si sentì come se stesse facendo di nuovo l'amore con Akane per la prima volta.

No, non era corretto.

La prima volta erano stati talmente impacciati che erano caduti dal letto ridendo come invasati per due minuti buoni, prima di ricomporsi e riprendere le loro esplorazioni inedite.

Quella era un'altra prima volta.

Una prima volta più passionale e un tantino estrema, vista la situazione. Preoccupandosi del pavimento freddo, Ranma le mise un braccio sotto alla schiena quando la abbassò sotto di sé per inebriarsi del suo corpo e amarla donandole tutto se stesso.

Quando alla fine, sudati, senza fiato e quasi senza più tracce di panna addosso rimasero allacciati in attesa che il battito impazzito dei loro cuori tornasse normale, Ranma le diede un ultimo bacio vicino all'orecchio, succhiando un po' il lobo e facendola ridacchiare.

"Mi fai il solletico", esalò con il tono ancora alterato dalla loro recente performance.

Lui si sollevò sul gomito per guardarla e anche così, spettinata e con il volto rosso, gli parve bellissima: "La panna era eccezionale".

Lei inarcò un sopracciglio: "La panna o io?", domandò con aria maliziosa.

"Oh, insomma, ti sto facendo un complimento!", sbuffò alzando gli occhi al soffitto.

Akane restrinse gli occhi: "Non mi pare che tutto questo sia nato da un complimento, però", disse intrecciandogli le braccia dietro il collo e attirandolo un po' verso di sé.

Ranma si accigliò: "No, hai ragione. Ma devo confessarti che ho preferito assaggiare la panna su di te che mangiare la torta".

Nonostante fossero sposati da mesi e si trovassero nudi sul pavimento dopo un amplesso particolarmente appassionato, poté vedere Akane arrossire di vergogna mentre diceva: "Anche a me".

"Se vuoi c'è altra panna sulla torta...", propose lui sfiorandole il naso col suo.

Akane gettò la testa all'indietro per ridere e lui ne approfittò per ricominciare a baciarle il collo: "Direi che ci sono luoghi più comodi e più puliti dove continuare questo discorso, che ne dici?".

"Tipo la vasca da bagno?", le mormorò senza smettere di sfiorarle il collo.

"Tipo", confermò lei. "Lascia solo che rimetta quella povera torta in frigo. O quel che ne resta".

                                                                                         ***

Akane fissò per qualche istante Ranma dormire accanto a lei. Non era ancora mezzanotte ma, dopo il gradevole intermezzo in cucina e quello in bagno avevano deciso di riposarsi un po' sul letto prima di aprire i regali. Peccato che, una volta lì, avessero trovato entrambi l'idea di vestirsi decisamente superflua.

Le ore erano passate e, quando Ranma si era addormentato, lei invece era rimasta sveglia.

Sbatté le palpebre nella penombra della loro stanza, concentrandosi sui rumori della casa: lo scricchiolio della persiana per un soffio di vento, il lavabo del bagno che lasciava cadere una goccia e... il respiro di lui che diventava un russare sordo.

Sorrise e decise che era ora di rivestirsi e di andare a prendere il regalo più importante che aveva fatto a Ranma. Forse, dopotutto, non avrebbe avuto bisogno di parlare se lui non fosse stato troppo ottuso.

Cercando di non fare troppo rumore, aprì un cassetto per tirare fuori una camicia da notte di flanella che l'avrebbe scaldata a sufficienza e la infilò con un gesto fluido, guardando di tanto in tanto in direzione del letto per assicurarsi che suo marito non si svegliasse.

Scese le scale in punta di piedi e cercò sotto l'albero finché non trovò il pacchettino che cercava. Rientrò in camera e trovò Ranma a pancia in su, le braccia allargate e il petto nudo e scolpito che si alzava e si abbassava al ritmo del respiro.

Sarebbe rimasta a fissarlo tutta la notte, ma aveva tutta l'intenzione di svegliarlo per dargli almeno quel regalo. Gli altri potevano aspettare l'indomani mattina, ma quello no.

Si accoccolò accanto a lui e passò una mano sul suo torace, affascinata e ancora desiderosa di lui. Si diede della pervertita e cercò di concentrarsi sul compito di svegliarlo facendogli il solletico e chiamandolo per nome.

All'improvviso, le sue braccia la imprigionarono e lei emise un gridolino di sorpresa: "Sei insaziabile", le sussurrò con voce roca facendola vergognare oltre ogni dire.

"No, Ranma, hai capito male, smettila", rise cercando di allontanarsi e quasi arrendendosi di nuovo a quella passione traboccante che non avrebbe mai creduto fosse possibile tra loro.

Se ripensava ai primi tempi del loro fidanzamento le sembrava di ricordare solo due bambini inesperti e testardi. Certo, ne avevano fatta di strada ed erano cresciuti nel frattempo, ma era comunque stata una sorpresa scoprire quella complicità fisica che sembrava esserci sempre stata tra loro, in attesa di sbocciare dopo il matrimonio.

"Io invece credo di aver capito benissimo. E cos'è questa cosa che hai addosso?", chiese cercando di spogliarla.

"Ranma", ora il suo tono era fermo. "Voglio che prima tu apra questo".

Lui sbatté le palpebre, con l'aria un po' irritata ma poi la bocca si curvò in un sorriso: "Veramente preferirei scartare te, ma se ci tieni tanto aprirò il mio regalo".

"Ranma, stai diventando un pervertito", lo rimproverò accendendo la luce sul comodino e riversando su di lui l'osservazione che aveva fatto a se stessa solo poco prima.

"Senti chi parla", la rimbeccò lui, infatti.

Akane fece finta di non averlo sentito e lo incitò a scartare il pacchetto. Improvvisamente era nervosa, la gola era secca e le mani le sudavano. Poteva sentire il cuore batterle nelle tempie.

Come l'avrebbe presa? Avrebbe detto che era troppo presto? O avrebbe fatto una qualche battutaccia delle sue? No, quello no...

Chiuse gli occhi, senza quasi avere il coraggio di guardare, sentendo il rumore della carta che veniva strappata mentre lui mugugnava sull'urgenza di aprire un regalo proprio in quel momento invece di scendere e scambiarseli insieme.

Li riaprì in tempo per vederlo tirare fuori le due calzettine bianche fatte a maglia e fissarle con sguardo perplesso: "E queste che cosa sono?", chiese con lo stesso tono che, tanti anni prima, aveva usato nel vedere una sciarpa che gli aveva confezionato personalmente.

"S...sono calzette. E non le ho fatte io, le ho... comprate", rispose costernata. Come temeva, Ranma non aveva capito un accidenti.

"Sì, beh, lo avevo immaginato", continuò rigirandosele tra le mani con fare critico, "ma penso che tu abbia sbagliato completamente la misura".

Con un piccolo ringhio frustrato, Akane disse, esasperata: "Ma non sono per te!".

Lui alzò gli occhi per guardarla. Possibile che ora...?

"E allora perché me le hai regalate, scusa?", chiese quasi urtato.

"Oh, accidenti, sapevo che eri ottuso, ma non fino a questo punto!", si arrabbiò lei riprendendosele con un gesto di rabbia.

Voleva solo dare una bella notizia a Ranma in maniera carina, come aveva visto in tanti film.

Mentre realizzava che con Ranma questo non sarebbe mai stato possibile e che doveva per forza essere più chiara, i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. Si ritrovò a stringere le calzettine dandogli le spalle nel tentativo di riprendere il controllo.

"Va bene", sospirò lui come per ricomporsi e recuperare la situazione, "ora non te la prendere, e spiegami come mai mi hai regalato dei calzettoni troppo piccoli per me e pretendi che io colga un messaggio intrinseco. Ha a che fare con i miei piedi? Pensi che siano troppo grandi?".

Quella frase le bloccò il pianto in un istante, trasformandolo in un impulso a ridere tale che Akane dovette mordersi il labbro per non farlo in modo sguaiato, con gli occhi ancora umidi. Ma, quando gli scoccò uno sguardo da sopra la spalla e lo vide indicarsi i piedi in un gesto ridicolo, perse la sua battaglia.

Rovesciò la testa indietro, lasciandosi cadere sul cuscino, ridendo in modo convulso fino a farsi venire il singhiozzo.

"Non è affatto divertente", s'impuntò Ranma incrociando le braccia in una postura oltraggiata che le provocò nuova ilarità.

Tenendosi la pancia e cercando di calmarsi, Akane cominciò a sventolarsi la faccia accaldata dalle risate e cercò di ricominciare da capo: "Non riesco a rimanere in collera con te, Ranma, sei troppo buffo", disse. Poi, colta da ispirazione, aggiunse: "E non riesco a immaginare a quanto sarai buffo quando cercherai di infilare queste al nostro bambino". Piantò gli occhi nei suoi e gli mise le calzine davanti al naso.

Non avrebbe mai dimenticato la consapevolezza scendere sulla sua faccia, spalancando i suoi occhi prima per lo stupore, poi abbassandogli le sopracciglia in un cipiglio così serio che per un attimo si preoccupò. Le iridi blu cominciarono a brillare e Akane si rese appena conto che aveva allungato le braccia verso di lei chiamandola per nome, prima di ritrovarsi stretta a lui.

"Ranma", mormorò, commossa. Gli posò la testa sulla spalla e rimase in silenzio, aspettando che lui le dicesse qualcosa.

Ma Ranma continuava a non parlare e a tenerla stretta, anche se poteva sentire il suo cuore battere come un tamburo contro al proprio petto. D'improvviso udì un verso strozzato e sentì una sensazione umida sul collo, dove lui aveva affondato il volto.

Lo chiamò, allarmata.

Si rese conto che stava scuotendo la testa e avvertì chiaramente i muscoli del collo tendersi mentre deglutiva più e più volte. Apparentemente, non voleva staccarsi da quell'abbraccio perché non voleva che lo vedesse piangere di gioia.

Assecondò il suo desiderio inespresso e gli accarezzò la schiena, lasciando che si ricomponesse e mordendosi le labbra per tenere a freno le proprie emozioni.

Quando alla fine si staccò, tremante e col viso arrossato, gli occhi ancora un po' umidi, Akane desiderò solo baciarlo: "È vero, sei sicura? Quanto manca? Kasumi lo sa? E gli altri?".

Lei rise, portandosi le mani sul viso per schernirsi: "Una domanda alla volta, Ranma! Sono appena entrata nel secondo mese e, no, sei il primo a saperlo, anche se Kasumi sospettava chiaramente qualcosa. Ma volevo dirlo prima a te". Gli accarezzò il viso, in un gesto tenero e gli sfiorò le labbra con le proprie.

Lui le circondò la schiena, guardandola con un'intensità che non gli aveva mai visto: "Perché non me l'hai detto prima di cena?", domandò in un sussurro.

"Perché volevo che fosse una serata speciale. Il nostro primo Natale da sposati, quello in cui scopriamo che diventeremo genitori. E quello... in cui riesco a farti mangiare tutte le portate senza obbligarti o doverti portare dal dottor Tofu", concluse con un sorriso, ricambiando il suo sguardo.

"Devo fare ancora molta strada per essere un buon marito, Akane. E spero di essere un padre migliore di quanto il mio sia stato per me. Non credevo che l'avrei mai detto, ma mi sento felice e insicuro allo stesso tempo. Non siamo più io e te, Akane. Ora dovremo occuparci... di lui", terminò posandole una mano leggera sul ventre, facendola rabbrividire per la sua dolcezza.

Lei chiuse gli occhi, assorbendo con tutto il suo essere quel momento così importante, imprimendoselo nella mente quale ricordo indelebile, conscia delle sensazioni di fragilità e di potere che si susseguivano anche dentro di sé.

Cercò le parole giuste: "Nessuno di noi impara prima come fare il genitore, Ranma. Possiamo avere dei buoni esempi, oppure no. Possiamo metterci del nostro e sbagliare. Ora che sta crescendo dentro di me anelo e temo il momento in cui sarà tra le mie braccia e dovrò cullarlo, nutrirlo, accudirlo e crescerlo. Ma è inutile pensarci ora. Lo faremo insieme, giorno per giorno. E non saremo soli. Accetteremo i consigli ma prenderemo le nostre decisioni su come crescerlo... o crescerla felice".

Ranma l'ascoltava attentamente, mentre le frasi le scaturivano dal cuore senza che le avesse preparate prima. Rimasero a scambiarsi parole sul futuro, con serietà e profondità, trovandosi per la prima volta d'accordo su ogni cosa senza punzecchiarsi o litigare.

Akane guardò Ranma infilarsi il pigiama e allungarle una mano per scendere ad aprire i regali: "Non ti ho chiesto come ti senti. Se penso a cosa abbiamo fatto in cucina, e poi in bagno... insomma... forse dovremmo fare più attenzione d'ora in poi, no?", domandò arrossendo un poco.

Le venne da ridere. Anche lei era imbarazzata: "Non ho ricevuto particolari controindicazioni dal medico ma, sì, magari d'ora in poi è il caso di evitare i pavimenti, soprattutto se sono scivolosi e l'unico materasso dietro alla mia schiena è il tuo braccio galante".

Ranma fece una risatina, mentre scendevano le scale senza fretta: "Perlomeno hai imparato a cucinare prima di cominciare a preparare pappe e pappine".

Si fermarono a metà scala e Akane registrò il momento esatto in cui il sangue defluiva dal viso di Ranma e lui si mordeva la lingua. Strinse gli occhi in due fessure: "Arriverà anche il giorno in cui lo farò senza la supervisione di Kasumi, te lo garantisco".

"E senza... uh...", si portò una mano dietro alla nuca, indeciso se proseguire o no.

"... e senza ridurre la cucina a un campo di battaglia. Oh, e mi toccherà anche smettere di sollevare pesanti tavoli per colpirti", concluse per lui scoppiando a ridere.

Le scoccò un'occhiata, sollevato, e finalmente giunsero davanti al loro albero di Natale. Ne avevano cercato uno più grande come da tradizione occidentale, perché adoravano addobbarlo insieme. Certo, anche in quel loro primo anno Ranma aveva fatto battutacce con paragoni tra la sua cucina e il modo che lei aveva di avvolgere le luci intorno ai rami: si era ritrovato lui stesso addobbato a festa, ma poi avevano fatto pace.

Tra loro, le cose sarebbero sempre andate così e, dopotutto, ad Akane andava bene. Non si sarebbero mai annoiati e il loro rapporto avrebbe sempre conservato quel pizzico di pepe che faceva accadere cose insolite, come fare l'amore in mezzo alla panna e a una cucina devastata.

Anche da genitori, Akane era certa che non avrebbero perso mai quella sfumatura così unica che caratterizzava il loro amore.

Mentre apriva il suo primo regalo e Ranma un secondo pacchetto, si lanciarono uno sguardo complice: il dono più bello lo avrebbero ricevuto di lì a pochi mesi e sarebbe durato tutta la vita.

 
 
* "Fragole a Natale?!", mi segnalava giustamente la mia fidata beta. Ebbene sì, magari surgelate, ma questo è proprio il dolce natalizio dei giapponesi. Date un'occhiata: https://www.ohayo.it/cucina-giapponese/la-torta-di-natale-giapponese/
 
 
   
 
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