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Autore: ballerina 89    25/12/2020    2 recensioni
Un nuovo Natale è giunto finalmente alle porte e con tutto questo caos che stiamo vivendo per via del covid poteva mancare la mia tradizionale storiella natalizia dedicata ai miei amati Capitan Swan? Certo che no! Vi auguro una
buona lettura e spero che questa piccola creazione vi tenga compagnia in questi quattro giorni che ci separano dal tanto atteso Natale. Un abbraccio e buona lettura a tutti voi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio salvatore
Fanfiction natalizia 2020
Capitolo 4 – epilogo

 
Era sempre stato un mattiniero Killian Jones ma quella mattina, nonostante sapesse che la giornata che lo avrebbe atteso sarebbe stata a dir poco meravigliosa, era Natale dopotutto, maledì di essersi svegliato come al solito all’alba. Aveva fatto un sogno davvero molto intenso quella notte, emozionante… e anche se era semplicemente frutto del suo subconscio, complici probabilmente tutte le chiacchiere del giorno precedente, si ritrovò a rimuginare dentro di se ammettendo a se stesso che sarebbe stato davvero un colpo di scena se una cosa del genere fosse stata vera.
Non gli capitava spesso di sognare e quelle poche volte che lo faceva il sogno, al risveglio, diventava confuso, sbiadito… non riusciva mai a ricordare con esattezza tutto, era sempre molto superficiale il racconto ma questa volta ogni minimo dettaglio era impresso nella sua mente come un ricordo indelebile e non riusciva a capacitarsi di ciò.
Rimase ancora un po’ sotto le coperte a pensare e a rivivere passo dopo passo tutti i momenti di quel sogno così meraviglioso ma surreale allo stesso tempo, poi però decise di tornare con i piedi per terra e approfittando che sua moglie stesse ancora dormendo beatamente scese giù in cucina a preparare una ricca colazione per lei e la loro dolce bambina.
Preparò tutto con amore: fece i pancakes, litri di cioccolata calda e toast di ogni genere nel caso la sua donna quella mattina avrebbe preferito il salato, con la gravidanza le capitava spesso e non contento, visto che a quanto pare ancora nessuno aveva voglia di svegliarsi, decise di finire di sistemare i regali sotto l’albero sia per Hope ma anche per la sua bella. Il loro regalo Emma e Killian se lo erano dati già un paio di mesi prima in realtà, l’arrivo di una seconda gravidanza fu motivo di vera gioia per entrambi, ma lui decise comunque di farle un secondo regalo nonostante avessero pattuito insieme di non farsi nessun dono e prendendolo dal suo nascondiglio andò a sistemarlo sotto l’albero insieme agli altri.
Finito di sistemare tutto e vedendo che iniziava ad essere tardino per Emma, a quell’ora è già sveglia di solito, decise di tornare in camera da letto per controllare che tutto fosse ok… la trovò sveglia ma capì subito dallo sguardo assente che qualcosa non andava.
Le si avvicinò piano per paura di spaventarla, era totalmente in un altro mondo, si sistemò accanto a lei e solamente quando la vide incrociare il suo sguardo si permise di dirle qualcosa.
  • Buongiorno amore mio… tutto bene? – chiese gentilmente andandole a baciare con dolcezza la fronte.
  • Buongiorno… Buon Natale! – rispose lei al saluto per poi annuire – Sto bene non preoccuparti… - cercò di tranquillizzarlo. Lo conosceva bene… se aveva pronunciato quella domanda era perché evidentemente aveva notato in lei qualcosa di differente dal solito.
  • Nausee? – continuò imperterrito lui cercando di individuare il punto, ok… forse stava bene come diceva, ma qualcosa non lo convinceva comunque.
  • Stranamente no, non ancora almeno.
  • Cattivi pensieri allora? Hai un viso un po’ troppo cupo perché sia tutto ok! – le fece notare. – Sicura che non ci sia nulla?
  • Ma no amore, è tutto ok davvero, solo che ho fatto un sogno… tutto qua. Evidentemente mi ha scossa un po. Non preoccuparti, adesso mi passa. – confessò. Aveva avuto un sonno agitato per tutta la notte ma non si era mai svegliata nonostante avesse voluto. Non era un incubo il suo, nessun mostro volante o lotte con qualche cattivo di turno come spesso capitava visto la frenetica vita che faceva… aveva sognato qualcosa di assurdo, improbabile ma che allo stesso tempo la lasciava tramortita.
  • Hai avuto un incubo? Mi dispiace love… mi dispiace davvero… quasi quasi mi sento in colpa per aver avuto a differenza tua un sogno davvero dolce.
  • Wow… il tremendo capitan Uncino ha fatto un sogno dolce? – le venne da sorridere ma ne approfittò per tergiversare – E dimmi: che cosa succedeva in questo sogno? Qualche bella donna ti faceva il filo?
  • Scema… no, nessuna donna ha rallegrato la mia notte, ma non stavamo parlando del mio sogno…
  • Ma io voglio sapere, sono curiosa lo sai…
  • Te lo racconterò ma prima devi raccontarmi il tuo. Se qualcosa ti ha turbata voglio saperlo, magari posso provare a dargli un significato differente da quello che hai in mente in questo momento.
  • Mah… il significato è uno solo in realtà, non credo che ve ne siano altri… diciamo solo che tutte le chiacchiere di ieri hanno influito a farmi sognare qualcosa che nella mia vita mi è sempre mancata. – prese un respiro. – Faccio veramente fatica a tirare fuori questo sogno credimi, è una cosa che per anni mi ha tormentata…
  • Se… se non vuoi parlarne ok non… non insisto però forse condividerlo con qualcuno potrebbe farti bene… scegli tu, non voglio fare peggio. – lasciò a lei la decisione finale. se non se la sentiva ok… non l’avrebbe costretta.  
  • Ho sognato me quando avevo all’incirca sei anni. Ho sognato di aver passato il natale con i miei veri genitori per la primissima volta. – raccontò in grandi linee. – Non immagini neanche quante volte io abbia desiderato una cosa del genere da piccolina, ogni festività: natale, pasqua o anche feste più piccoline io ero sempre li, in quella buia camera di un orfanotrofio a fantasticare su come sarebbe stato bello se. La mia famiglia era in cima ad ogni pensiero nonostante non avessi la più pallida idea di chi fossero in realtà i miei genitori, li immaginavo a modo mio, erano completamente differenti da quelli che sono in realtà e dentro di me fantasticavo su come sarebbero andate le cose se solo loro non avessero deciso di abbandonarmi. L’immaginazione era l’unica cosa che avevo di loro e soffrivo, soffrivo terribilmente di questa cosa. In quegli anni però mai un solo sogno su di loro, mai… mi fa strano quindi aver sognato proprio adesso il mio passato, proprio ora che la mia famiglia si è finalmente ricongiunta. La cosa che mi fa più strano poi è aver associato alla me bambina non i genitori che avevo costruito nella mia mente, sarebbe stato più logico come sogno, ma bensì i miei veri genitori. E’ questo che mi crea… non lo so, tristezza forse… tristezza di sapere che in realtà non è vero nulla. Cioè… io Credo di aver superato abbondantemente ormai questo trauma ma non so… forse in cuor mio il non aver passato con loro la mia infanzia mi fa in qualche modo soffrire ancora e immaginarmi questa cosa mi ha spiazzato un po’. – sospirò.
  • Possibile… se questa cosa ti è mancata non è perché ora tutto si è sistemato non debba più farti effetto. La bimba che sei stata ha sofferto molto per questa cosa ed è normale che rivivere determinate situazioni ti porti a riflettere…
  • Già… c’è da dire però che il contorno di questo sogno, per quanto triste la mia situazione, è stato davvero bizzarro. C’eri anche tu sai? – rise ripensando a tutto il contesto di quello strambo sogno – ma ti rendi conto? Ho sognato di averti incontrato che avevo sei anni!!! Ma ti immagini?  – Killian che fino ad un attimo prima era tranquillo e rilassato iniziò a sentire il suo cuore battere in maniera più accelerata a quell’ultima affermazione. Anche lui aveva sognato il natale di Emma e la sua famiglia, anche lui aveva sognato di averla conosciuta da bambina.
  • Non… non ho capito bene… hai sognato me? – chiese conferma.
  • Si… credo di aver fatto un miscuglio nella mia testa non indifferente: ho associato il racconto che hai fatto ieri pomeriggio a Hope con la mia situazione personale e ne è venuto fuori un sogno da fumi allucinogeni…
  • Emma puoi… puoi essere più precisa per favore? – non riusciva a comprendere cosa accidenti stesse succedendo. Avevano sognato cose simili?
  • No dai… non ha importanza, era solo un sogno dopotutto, adesso mi riprendo! – cercò di concludere la cosa sul nascere onde evitare altri brutti pensieri. Quel sogno l’aveva tramortita bene bene, voleva cercare di dimenticarlo non di riviverlo.
  • No aspetta un secondo!!!! Raccontamelo ti prego… è importante….
  • Importante adesso, va bene che mi ha scossa ma era solo un sogno amore. Tranquillo sto bene.
  • Insisto… per favore love.
  • Ok… Ho sognato che mi hai tratta in salvo dal malvagio Peter pan e mi hai riconsegnata ai miei genitori con i quali ho passato un Natale meraviglioso. Detta così sembra un sogno davvero magnifico vero? Peccato che poi, dopo i festeggiamenti, mi hanno nuovamente messa in quella maledetta teca.  – cercò di riassumere in grandi linee quel sogno.
  • N.. non… non è vero, non è possobile… seriamente tu hai sognato questa cosa? – domandò con uno sguardo a dir poco scioccato.
  • Purtroppo si mah… perché sei così agitato amore? Era solo un sogno, sto bene… avrò mangiato pesante ieri sera. Sai che mi capita…
  • Per caso in questo sogno facevi anche pattinaggio artistico? – chiese ricordando dettagli più piccoli del suo sogno.
  • Io facevo seriamente pattinaggio artistico da piccolina ma ora che mi ci fai pensare si… ho sognato anche questa cosa- ammise per poi guardarlo negli occhi in maniera fin troppo seria: come faceva lui a conoscere questo piccolo dettaglio? – Amore come…
  • E sei caduta battendo la testa…
  • finendo in coma per ben 15 gg… Killian seriamente… mi stai spaventando… nessuno sa di questa storia a parte la mia ex istitu…
  • A parte Savannah… - finì lui la frase lasciandola parecchio disorientata.
  • C... conosci Savannah? – era l’unica ipotesi possibile. – Hai avuto modo di conoscerla? Come sta? È qui? Vive a Storybrooke? – iniziò a tempestarlo di domande a raffica non riuscendo a capire come stessero le cose.
  • No, no calmati per favore – rispose lui cercando di tranquillizzarla, si stava agitando troppo e non faceva bene ne a lei ne al bambino questo suo stato d’animo. – Non conosco Savannah ma ho avuto modo di… beh si… di vedere parte della tua vita… - cercò di spiegare ma in realtà quelle parole la mandarono ancora di più in confusione: cosa voleva dire con “ho avuto modo di vedere parte della tua vita? – Ho fatto il tuo stesso sogno amore questa notte…
  • C… cosa? – domandò lei incredula di ciò
  • Già… ho sognato le prove di pattinaggio, la caduta, il rapimento… il doppio rapimento, anche quello da parte di Regina e poi il Natale con i tuoi, i viaggi in nave con me… eri una teppistella nel sogno lasciatelo dire…
  • Non solo nel sogno, ero proprio così da bambina mah… come è possibile che tu abbia sognato le mie stesse cose? Non… non ha senso…
  • Non lo so ma devo ammettere che sarebbe stato bello conoscerti seriamente da piccina… di sicuro non ti avrei sposata sappilo. – cercò modo e maniera per farla ridere, ne aveva bisogno. A lui quel sogno non aveva causato problemi, gli era piaciuto sognarla anche se non ne le vesti in cui di solito accadeva ma per lei… beh… per lei era diverso, in qualche modo le sue vecchie paure erano riaffiorate. – Dai… non pensarci, era solo un sogno… forse il vero amore può fare anche questo.
  • Può farci sognare le stesse cose? E’ inquietante…
  • Perché mai?
  • Perché non vorrei mai sognare tutte le donne nude che sicuramente a mia insaputa sogni di notte. – fu lei questa volta a fare una battuta, aveva bisogno di staccare la mente da quei pensieri che la stavano turbando troppo.
  • L’unica donna nuda che di solito sogno sei tu comunque non volevo dire questo. Dico solo che magari, visto il vero amore che ci unisce, siamo in grado di immedesimarci nei panni dell’altro quando questo ne ha bisogno…
  • È inquietante ugualmente…
  • In effetti… dai, non pensiamoci più… ti ho preparato la colazione: andiamo ad iniziare questa nuova giornata, a breve quel terremoto di Hope scenderà a fare casini.
Si lasciò convincere e con ancora il pigiama addosso scesero al piano di sotto. Decisero di aspettare per la colazione, era Natale dopotutto, sarebbe stato carino farla tutti e tre insieme così andarono a sedersi sul divano del salotto e attesero la loro piccolina, che stranamente stava dormendo più del solito, facendosi reciprocamente delle coccole.
Da quando è nata Hope fanno fatica a ritagliarsi momenti tutti per loro durante la giornata, di solito riescono solo di sera dopo averla messa a letto… con un secondo bimbo in arrivo le cose non sarebbero state sicuramente diverse, ragion per cui, se si ha un momento a disposizione come quello che stavano vivendo in quel preciso istante era giusto approfittarne il più possibile. Si, approfittarne sarebbe stata la cosa migliore, peccato che loro, oltre alla loro prole, hanno a che fare anche con una mandria di parenti super invadenti, per cui, se non c’è Hope a interromperli, ci sono loro. Quella mattina le cose non furono da meno e mentre erano intenti a coccolarsi l’un l’altra ecco arrivare sul telefono di Emma un sms da parte di suo padre.
“ Non voglio allarmarti ma è appena successa una cosa a dir poco strana! Stiamo venendo da voi…”
Neanche il tempo di leggerlo che ecco l’intera famiglia Charming, Neal compreso, Henry con la sua famiglia e Regina presentarsi a casa dei due coniugi.
  • Che succede? Come mai ci siete proprio tutti… tutti?!?! – non che non fosse felice di vederli, adorava la sua famiglia ma il messaggio di suo padre e il trovarseli li in todos la fecero preoccupare un pochino. – Devo allarmarmi?
  • No, non lo so in realtà ma la cosa è assai bizzarra…- iniziò suo padre per poi cedere la parola a Regina.
  • Credo che si sia innescato uno strano meccanismo magico questa notte perché tutti, tutti noi, abbiamo fatto lo stesso identico sogno. Per carità, niente catastrofi, niente premonizioni future o apocalissi in arrivo, non agitarti quindi… - la vedeva dal viso che stava iniziando ad entrane nel panico - Diciamo che abbiamo sognato una specie di… realtà alternativa chiamiamola così, qualcosa riguardante il passato, un passato mai esistito e… e niente, ci sembra strana come cosa.  Pensiamo possa esserci qualcuno dietro tutto questo e volevamo cercare di capire insieme a voi chi possa essere.
  • Cos… cosa…
  • Si è Natale lo so, ma magari possiamo vagliare qualche ipotesi prima di iniziare i festeggiamenti. – replicò Regina pensando Emma non fosse d’accordo nel parlane proprio in quelle circostanze. – Non è normale aver fatto tutti lo stesso sogno… quel sogno poi… secondo me è qualcuno che vuole in qualche modo indebolirci…
  • Dopo questa premessa deduco che il sogno di cui parlano è esattamente quello che abbiamo fatto noi Love… - intervenne Killian nella conversazione andando ad abbracciarla da dietro. – Avete sognato anche voi il passato di Emma? Il suo rapimento, i viaggi in nave con me e il Natale con  David e Snow?
  • Visto? C’è qualcosa sotto… - continuò Regina confermando che stessero parlando della stessa cosa. - qualcuno vuole metterci l’uno contro l’altro per indebolirci.
  • Metterci l’uno contro l’altro? – ripeté Emma non capendo.
  • Beh si… io nel sogno ti ho rapita, i tuoi per colpa mia ti hanno spedita in questo mondo dopo averti conosciuta…
  • Che centra, era solo un sogno… non sono mai accadute queste cose, ce ne saremmo ricordati no?
  • E allora perché sognare?!?!? Perché fare lo stesso identico sogno tutti quanti senza nessun fine? E’ impossibile ma non lo capite? – per Regina doveva esserci assolutamente qualcosa sotto, ne era più che convinta, sentiva puzza di magia e neanche a farlo apposta ecco intromettersi in quella conversazione proprio un essere magico a loro famigliare, l’unico a cui non avevano ancora pensato. Erano tutti giunti a casa Jones preoccupati per una possibile minaccia: ma se il sogno in realtà non avesse nulla a che vedere con la magia oscura? Se fosse opera di magia di luce?
  • Fosse posso delucidarvi io su questa piccola situazione…
  • Piccola? Non… non mi sembra tanto piccola- commentò Regina con toni leggermente scontrosi verso la figura che si era appena materializzata davanti a loro.
  • Regina calmati…. Blue Sai qualcosa di questa situazione? cosa… cosa accidenti sta succedendo? Dobbiamo forse preoccuparci? – chiese Emma interrompendo le battutine della sua amica, non era tempo per mettersi a fare ironia, bisognava andare in fondo a quella questione il prima possibile.
  • No, non dovete preoccuparvi, non vi è nessuna minaccia in arrivo, sono… sono stata io a far si che tutti voi “sognaste” questa cosa…
  • Tu? E perché mai?!?!?!? – Emma era sempre più confusa ma anche gli altri sembravano non capirci molto…
  • Ricordate il desiderio espresso dalla piccola Hope proprio ieri sera? Beh… ho fatto semplicemente in modo che si realizzasse. – Ammise come se fosse una cosa da tutti i giorni. – Non avete sognato in realtà, avete semplicemente viaggiato nel tempo fino al giorno in cui Killian non salvò quella bambina di cui parlava.
  • Viaggiato nel tempo? – fu regina a commentare questa volta – Questa si che è bella… e in che tempo ci hai mandati? In quello della fantascienza?! Non è mai successo nulla di quello che ci hai mostrato… - Lei ricordava benissimo come fossero andate le cose: era stata lei ad aver lanciato il sortilegio che li portò a Storybrooke, nessun piano era andato fallito ed Emma era stata messa in quella teca che aveva si e no mezz’ora di vita. Nessuno da quel giorno aveva più messo piede nella foresta incantata, se ne sarebbe ricordata in caso visto che era l’unica a conservare ricordi originali e non fittizi, dunque quello che diceva la fata altro non era che una patetica menzogna.
  • Vi sono stati cancellati i ricordi e ve ne sono stati dati di nuovi, era l’unico modo per garantire alla piccola Emma di proseguire la sua vita e diventare un giorno la salvatrice. Conservando i ricordi Biancaneve e David una volta approdati in questo mondo avrebbero fatto di tutto per riprendere la loro bambina con se e questo non era possibile. Emma non è mai stata chiamata solo a spezzare il sortilegio che ci ha portati qui, ha combattuto anche l’origine del male se ricordate… era destino che dovesse crescere lontano da voi… non sarebbe mai diventata potente abbastanza in caso contrario.
  • Qui.. quindi ci stai dicendo che anche se per poco noi… noi abbiamo avuto seriamente il privilegio di passare del tempo in sua compagnia e essere i suoi genitori? – David si era tormentato per anni, così anche la sua consorte, di non aver mai avuto modo di passare del tempo con la loro Emma bambina, sapere che per poco il loro desiderio più grande era stato in qualche modo realizzato li rendeva felici e appagati. Sarebbe stato bello poterla continuare a crescere ma le emozioni provate in quella specie di sogno erano comunque state forti e giunsero entrambi alla conclusione che era meglio aver vissuto un solo momento ma intenso piuttosto che nessuno.
  • Si, avete avuto modo di trascorrere dei giorni insieme a lei. Quello che avete visto nel sogno è esattamente ciò che è successo…
  • Se… se è così come dici allora non è che… che possiamo… riavere i nostri ricordi indietro? E’ vero che abbiamo visto dall’esterno come sono andate le cose mah… si beh… vorrei riuscire a ricordare anche le emozioni provate in quei momenti.
  • Potrei David mah… non sono state poi tutte emozioni piacevoli, c’è stato un nuovo allontanamento, la sofferenza di doverle dire nuovamente addio… non so se il gioco varrebbe la candela… - spiegò la fata.
  • Lo so ma anche che siano solo cinque i minuti belli quelli vissuti voglio ricordarli a pieno… sapere di averla stretta tra le braccia e coccolata prima di addormentarsi almeno una volta è il regalo più bello che io possa ricevere in tutta la mia vita, non voglio assolutamente privarmene…
  • Lo stesso vale per me. – continuò Snow guardando Emma negli occhi. – Ti vedo e ogni giorno mi maledico per essere stata una pessima madre per te. Ho vissuto tutti questi anni con il rimorso di non averti mai visto giocare, ridere, correre per i corridoi immensi del nostro castello. Ho sempre conosciuto Emma, la mia adorata figlia, in veste di giovane donna, in veste di madre… una donna a tutti gli effetti che non ha bisogno certamente della sua mamma che la indirizzi verso la strada giusta. Il sogno di questa notte non ti nego che mi ha causato una forte sofferenza non appena mi sono svegliata, ho rivissuto esattamente le mie paure più grandi: il doverti abbandonare, ma ho vissuto allo stesso tempo la cosa che più di tutte mi è mancata : il viverti da piccola. – si voltò verso Blue – Anche se il mio cuore si riempirà ancora una volta di sofferenza nel ricordare il dolore di averle dovuto dire addio anche io voglio ricordare… un momento di spensieratezza con la mia giovane figlia, come una vera famiglia, vale mille volte di più che un triste ricordo.
  • Va bene, se proprio ne siete convinti… riacquisterete tutti la memoria. – prese la bacchetta dalla tasca della sua uniforme e con un gesto deciso del polso fece un piccolo incantesimo che donò a tutti i presenti i loro originari ricordi, a tutti… tranne che a Emma. – Lo so cosa ti stai chiedendo ma su di te non è stato fatto nessun incantesimo.
  • Non… non capisco…
  • Quando sei tornata in questo mondo ricordavi tutto e hai anche raccontato tutto solo che non ti hanno creduta. Hanno dato la colpa delle tue parole al coma per cui…
  • Per cui a lungo andare mi sono illusa anche io che ciò che avevo vissuto non fosse vero. – terminò la frase arrivando da sola alle conclusioni. – In parte ricordo ancora qualche piccola sfaccettatura di quello strambo sogno ora che ci penso… non era un sogno dunque… - si sentì sollevata di sapere questa cosa, ricorda di aver impiegato mesi ad accettare di aver vissuto una realtà purtroppo non veritiera. Non ricordava esattamente nei dettagli cosa avesse sognato durante quei quindici giorni di coma prima del sogno di quella notte, ma ora, piano piano, i ricordi le tornano nuovamente alla mente come se li avesse appena vissuti.
Avrebbe voluto abbracciare i suoi, Killian… ma fu costretta a rimandare in un secondo momento in quanto in casa, proprio tra i suoi genitori e Regina stava per iniziare una line senza fine. David e Biancaneve iniziarono ad inveire contro la donna per la sofferenza inflittagli, le dissero di tutto e se Killian e Henry non fossero intervenuti a dividerli probabilmente si sarebbero presi anche a pugni. Aveva ragione Blue a dire che non era il caso di ricordare i tempi ormai andati: purtroppo a fare da contorno ad un momento bello come quello vissuto vi era un’innumerevole sfilza di momenti poco piacevoli.
Fu Killian a provare a farli ragionare ricordandogli la bella famiglia che sono diventati nonostante tutto ma non ci riuscì a pieno, il risentimento da entrambe le parti era davvero molto forte. Solo la piccola Hope, la quale li interruppe entrando in stanza, riuscì con il suo solito entusiasmo a rallegrare i loro animi di tutti i presenti.
  • Mamy… papy… è… è vero quello che ha detto Blue? Non era un sogno quello che ho fatto? La mamma è stata salvata da te papà? – chiese la piccolina stropicciandosi gli occhietti ancora frastornata dal sonno.
  • Amore mio anche tu hai…. – Killian si voltò verso Blue – Anche lei ha fatto quel sogno? – chiese prima di rispondere alla piccola. La fata annuì.
  • E’ lei ad aver espresso il desiderio infondo… - giustificò la cosa.
  • Allora papy?!?!? – insistette Hope, nonostante il sonno era sempre la stessa curiosona di sempre.
  • A quanto pare si mia piccola peste, è proprio la tua mamma la bambina che salvai tanti anni fa. Hai visto come è piccolo il mondo? – le sorrise.
  • Sei un eroe papino! Hai salvato la mia mammaaaaa! Sei un eroe super super super speciale! – diede un sonoro bacio sulla guancia del suo papà facendolo letteralmente sciogliere.
  • Tu sei una piccola eroina principessa, non io… se non fosse stato per te e per il tuo desiderio non avrei mai ricordato questa meravigliosa storia. – fu lui a darle un bacino questa volta. – Grazie, grazie per questo bellissimo regalo di natale! – Hope si strinse tra le sue braccia poi corse ad abbracciare anche la sua mamma.
  • Ho deciso che il disegno della barca che hai fatto a papà possiamo metterlo nella parete dove ci sono tutti i miei disegnini: sei contenta mamma?
  • Cosa? Mi dai l’onore di appendere al muro un disegno non tuo? – non era mai accaduta una cosa del genere prima. Emma conserva di nascosto tutti i disegni che lucy e Neal le hanno fatto nel corso degli anni, se solo sua figlia sapesse….
  • Si! Ma solo perché sei tu e perché la nave che hai disegnato è molto bella!
  • Bella? – intervenne Killian – E’ rosa?!?!?!?!
  • Quando una cosa è bella è bella sempre. – lo prese in giro Emma – Comunque visto che avevo ragione? C’e stato un periodo dove ero andata in fissa per le navi… ora capisco il perché!
  • Non erano le navi tesoro… era il mio fascino ad averti mandato in tilt.
  • Idiota!
  • Hope hai sentito? – disse killian facendo il finto indignato - Tua madre mi ha detto una brutta parola! Diglielo anche tu che dovrebbe ringraziarmi invece... – fece l’occhiolino a sua figlia la quale gli resse il gioco all’istante.
  • Si mamma, papà ha ragione, dovresti dargli un bacino sulla bocca! Dai cosa stai aspettando: bacio bacio bacioooo – iniziò a canticchiare saltellando qua e la.
  • Vedi? Anche nostra figlia la pensa allo stesso modo – la prese in giro – Grazie amore mio per avermi salvata. E’ semplice no? – naturalmente scherzava, non voleva essere affatto ringraziato, ma si divertiva a prenderla in giro.
  • Ti ho ringraziato se ben ricordi, quel giorno… e ora che ci penso… sai che forse ne ho le prove? – killian la guardò non capendo cosa volesse dire e anche gli altri, che stavano assistendo a quella comica scenetta, si incuriosirono. – Ho un ricordo di quel periodo… del periodo in cui disegnavo navi… - ci ragionò su – venite con me –  con la magia teletrasportò tutti loro sulla jolly Roger.
  • Perché siamo qui mammina? – chiese Hope mentre Emma camminava avanti e indietro per la nave alla ricerca di qualcosa.  – Cosa stiamo cercando? E’ una caccia al tesoro? – disse già entusiasta dell’idea.
  • Una specie tesoro, devo solo ricordarmi il posto preciso. – le rispose Emma continuando imperterrita a cercare.
  • Love ma cosa….
  • Eccola qua! Trovata! – esclamò dopo essersi accovacciata a terra in un punto nascosto della nave. – Sapevo che era tutto vero, avevo ragione. La prova è sempre stata qui.
  • Emma amore, inizi a spaventarmi lo sai si?   
  • Guarda! – disse la donna alzandosi in modo che tutti potessero vedere cosa avesse appena trovato. Su un lato della nave, nascosto tra i vari barili di rum vi era una piccola frase incisa nel legno probabilmente con un taglierino o un coltello. La calligrafia era indubbiamente di una bambina e la frase citava le seguenti parole.
“ Grazie per avermi riportato a casa. Ti voglio bene… Emma Swan”
  • Allora? Cosa ne pensi? Bastano come ringraziamento queste parole? – domandò Emma verso un Killian ormai rimasto a bocca aperta.
  • Tu… tu… - non aveva parole per dimostrare la gioia provata nel leggere quella piccola frase ma nonostante ciò tentò di buttarla sul ridere: non era da lui mostrare i suoi veri sentimenti. – Tu hai avuto il coraggio di imbrattare la mia nave? Comincia a correre che se ti prendo non so cosa ti faccio. – tutti iniziarono a ridere, Hope in particolar modo e non contenta aiutò il suo papà a placcare la sua mamma la quale per punizione ricevette un romantico e passionale bacio.
  • Cosa hai da dire a tua discolpa amore mio? – chiese Killian tenendola stretta a se come una prigioniera.
  • Che sei stato il primo in assoluto a cui ho detto ti voglio bene! – rispose con sincerità, quelle parole per Killian furono la musica più bella mai sentita in tutta la sua vita. Conosceva Emma, conosceva il suo passato, sapeva che la frase ti voglio bene è sempre stata merce rara nella sua vita. Prendere coscienza di essere stato il primo di cui si sia fidata, il primo a cui ha dato fiducia non sapendo neanche chi avesse davanti lo ripagò di tante sofferenze avute nella vita e come già fatto qualche minuto prima non poté far altro che baciarla ancora una volta.
  • Si ok ok ok, abbiamo capito…  possiamo tornare a casa adesso? – chiese Neal per nulla contento di assistere a quelle smancerie. Più cresceva e più la gelosia nei confronti di sua sorella diventava più grande, nonostante sapesse che il pirata era a tutti gli effetti suo marito. – Non vorrei essere il solito guasta feste ma ho visto che a casa vostra ci sono molti regali da scartare. – sapeva bene che l’unico modo per andare via da li era convincere Hope e quindi giocò l’unica carta con cui di sicuro non avrebbe fallito.
  • Regaliiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!! – ripeté Hope tutta felice – Voglio aprire i miei regaliii  Andiamooooooo! Andiamo adesso!!!!
Tornarono a casa in men che non si dica e la piccola Hope non perse tempo a prendere i suoi regali, alcuni… erano talmente tanti che in una volta non riuscì a stringerli tutti tra le braccia. Ne scartò un paio e tutta felice mostrò ai presenti ciò che le era stato donato, era entusiasta dei suoi regali ma quando scartò il terzo pacchetto improvvisamente si intristì.
  • Amore qualcosa non va? – chiese Emma vedendo lo sguardo triste della sua bambina. Teneva in mano quello che Emma credeva essere il regalo per eccellenza, quello che più desiderava in assoluto dopo la storia del fratellino e per un attimo pensò di aver combinato un disastro. Aveva impiegato più di un mese per entrare in possesso di quella bambola che ora sua figlia stringeva tra le mani, era praticamente andata a ruba… e se non fosse la bambola che in realtà desiderava? – Babbo Natale ha sbagliato regalo tesoro? – chiese sperando non fosse così, non se lo sarebbe mai perdonato.  La bimba fortunatamente scosse la testa. – E allora cosa c’è che non va amore?
  • Non… non abbiamo più comprato la bambola per la bambina della casa famiglia. Il compito della scuola mamma! Dovevamo comprarla ieri ma poi ce ne siamo dimenticati.
  • Uuh, vero… la bambola. – accidenti come le era potuto passare di mente? – Hope amore scusami hai ragione, ieri mi è proprio passato di mente. – la piccola scrollò le spalle, non era colpa della sua mamma, anche lei aveva dimenticato questo particolare. - Però possiamo provare a vedere se  c’è ancora qualche negozio aperto. – cercò di rincuorarla Emma
  • Ma è Natale oggi mamma! A Natale i negozi sono tutti chiusi – non aveva poi tutti i torti.
  • Già… allora vediamo un attimo, se per te va bene possiamo dare a questa bambina una tua bambola o un tuo peluche, in buone condizioni, che non usi da un po. Nella tua cameretta ci sono una montagna di giocattoli amore.
  • Voglio dargli un giochino nuovo… - ci ragionò su – Voglio dargli questa bambola.
  • Questa? Ma amore, è la bambola che tanto volevi? – non le piaceva l’idea che sua figlia a causa di una svista rinunciasse ad una cosa che desiderava da mesi.
  • Non fa niente, io ho tanti giochi mentre quella bambina non ha nulla. Voglio farle un bel regalo di Natale mamma.
  • E il tuo regalo di natale? Anche tu ne meriti uno speciale no?
  • io il mio regalo ce l’ho già: ho voi. Lei non ha nessuno. – A quelle parole Emma non riuscì a trattenersi e complici anche gli ormoni della gravidanza eccola commuoversi  facendo preoccupare la sua bambina. – Mammina che succede? Perché piangi? – si preoccupò.
  • Sono lacrime di gioia amore tranquilla! – cercò di spiegarle - sei speciale piccolina mia, non cambiare mai. – si abbracciarono commovendo anche il resto dei presenti.
  • Basta piangere mammina! Dobbiamo andare a trovare i bambini della casa famiglia. – la esortò asciugandole lei stessa le lacrime con le manine e facendole un sorrisone. – Dai andiamo!!!!!
  • Aspetta nanerottola! – la trattenne il suo papà prima che uscisse da sola dalla porta di casa, era impaziente di compiere la sua buona azione. – Prima di andare mamma e papà hanno un altro regalo per te.
  • Un altro? Ma nella mia lista dei regali non c’era altro, mi ha già portato tutto babbo natale!
  • Lo sappiamo, non è un regalo che è sulla lista infatti…
  • E cos’è allora? Dove sta? Voglio vederlo!!!! E’ un cagnolino? Mi avete comprato un cagnolino? – Hope adorava gli animali, in particolar modo cani e gatti ma non aveva scritto nulla su di loro nella sua letterina perché sapeva che la sua mamma e il suo papà non la consideravano ancora grane abbastanza per prendersene cura da sola.
  • Non esattamente ma richiede le stesse cure diciamo…
  • Un gattino allora?!?!?
  • No…
  • Non sarà un criceto vero? Non mi piacciono i criceti. – la sua espressione era alquanto schifata al solo pensiero.
  • Amore vieni qui – disse Killian sedendosi accanto a sua moglie e prendendola sulle sue ginocchia – Papà e mamma ti regalerebbero mai qualcosa che non ti piace? – scosse la testa – ecco quindi non temere, ti piacerà! – le sorrise
  • Ditemelo! Ditemelo adesso!!!!! Per favoreeeeeee
  • E va bene! Dammi una manina – fu Emma a prendere la parola. La bimba obbedì e Emma la portò sul suo ventre – è qui dentro il tuo regalo, ci vorrà un po’ prima che sia visibile a tutti gli effetti ma la cosa importante è che ci sia già.
  • Avrai il fratellino o la sorellina che tanto desideravi. – concluse Killian dandole un bacino e lasciandola letteralmente a bocca aperta.
  • D…davvero???? – erano i suoi occhi ad essere lucidi per via della gioia adesso ed era la prima volta che questo capitava, era la prima volta che la piccolina si commovesse. – Nella pancia della mamma c’è il mio fratellino??????
  • Si amore…
  • Mah… mah…. Ma è meravigliosoooooo – si buttò tra le braccia di Emma e si ancorò saldamente a lei come a non volerla più lasciare andare.
  • Sei felice amore mio? – le chiese
  • Felicissima!!! Grazie!!!! È la cosa che più volevo al mondo, è il regalo più bello mai ricevuto mamma!!!! – la strinse ancora più forte. – Avete sentito? Avrò un fratellino o una sorellina!!!! – si rivolse al resto del gruppo i quali però erano già stati informati un mesetto prima, Emma era troppo raggiante per poterlo nascondere a tutti, se ne sarebbero di sicuro accorti da soli.
  • Spero che io rimanga comunque il tuo fratello preferito piccola peste che non sei altro! – intervenne Henry prima che madre e figlia allagassero casa a suon di pianti.
  • Sempre! Tu sei il numero uno Henry! – corse ad abbracciare anche lui.
  • Bene, ora che abbiamo appurato questa cosa direi che possiamo incamminarci verso la nostra meta non trovate? non è carino presentarsi in ritardo proprio oggi che è Natale!
  • Giusto zia Regina hai ragione! Dobbiamo andare dai bimbi bisognosi!
Si misero in viaggio ma per tutto il tragitto Emma rimase in disparte. Non che non fosse felice, anzi… quella giornata era senza dubbio la miglior giornata mai vissuta dopo la nascita della sua Hope e la scoperta della nuova gravidanza, ma dentro di se il dover entrare in una casa famiglia, anche se non la stessa in cui aveva vissuto, dopo diversi anni le faceva uno strano effetto. Si ritrovò a pensare a quando era lei la bambina che viveva in quelle condizioni, priva di tutto, anche di sentimenti e involontariamente il suo pensiero tornò a lei, a Savannah, la quella ragazza che per gran parte della sua permanenza in quella struttura le aveva dato una grande mano per resistere a tutto quello strazio. Il giorno che si risvegliò dal coma Savannah le fece una promessa, che sarebbe rimasta fin quando ne avesse davvero avuto bisogno. Emma credeva nelle sue parole ma aimhè anche lei come gli altri ad un certo punto della sua vita l’aveva tradita. Una mattina alzandosi per affrontare una nuova giornata non la trovò più li. Ai tempi non capì cosa volessero dire le parole licenziamento e taglio del personale che le diedero come motivazione per quell’assenza improvvisa, ricorda solo di avercela avuta a morte con lei e che nonostante la ragazza avesse chiamato più di una volta per sentire la sua voce e provare a mantenere comunque un legame anche se a distanza Emma si è sempre rifiutata.
Solamente ora capisce che Savannah non ha mai avuto colpe e le piacerebbe rimediare, se ha imparato almeno un minimo a conoscerla di sicuro neanche lei deve aver accettato che le cose tra loro fossero finite in quel modo.
Senza pensarci ulteriormente si allontanò momentaneamente dalla struttura lasciando la sua piccolina con il papà e provò a fare un paio di chiamate per cercare di rintracciare il contatto telefonico della donna. Niente, le sue conoscenze di Boston non riuscirono ad aiutarla su due piedi, avrebbero dovuto lavorarci un po’ su, così si fece forza e provò a fare una cosa che mai avrebbe pensato di riuscire a fare: chiamò l’istituto in cui aveva vissuto la sua infanzia e provò ad ottenere informazioni.
Era passato molto tempo, gran parte del personale non lavorava più li da anni ormai ma in qualche modo riuscì comunque ad ottenere qualcosa. Dopo aver parlato con ben sette persone le venne passata al telefono una donna molto anziana, l’unica che ai tempi in cui Emma era stata li lavorava già lavorava nella struttura.
  • Emma Swan… come dimenticarsi di te è? – le disse la donna dall’altro capo del telefono quando Emma cortesemente si presentò – La fuggitiva più scaltra mai avuta in tanti anni di onorata carriera. Cosa ti porta a contattarci? Credevo che non volessi più avere niente a che fare con noi visto il modo in cui sei scappata. Abbiamo rischiato una denuncia a causa tua lo sai si? Perdere un minore non è cosa da poco sai?
  • Me ne rendo perfettamente conto ma non sono qui per parlare di questo. Volevo chiederle se lei ricorda una certa Savannah. Ha lavorato nel vostro istituto per anni, lei…
  • La tua istitutrice? O certo che me la ricordo. Una litigata assurda quando le dissi di dover andare via, non voleva lasciarti… si propose anche di lavorare qui a titolo gratuito pur di restarti vicino – per Emma fu una coltellata in pieno petto ascoltare quelle parole dopo il modo in cui l’aveva trattata. A sempre creduto che Savannah l’avesse tradita come tutti quelli incontrati nel suo cammino…
  • Per caso siete ancora in contatto? Ha il suo numero? La prego mi dica di si…
  • No, non la sento da una vita in realtà, ha continuato a chiamare assiduamente per anni, qui in istituto, anche dopo aver saputo che eri scappata ma non la sento da tantissimo tempo ormai.
  • Ah…
  • Mi ha lasciato però un numero di telefono da recapitarti in una delle tante chiamate fatte, era convinta che tornassi prima o poi…
  • Seriamente?!!?!? Le ha dato il suo numero? Savannah ha…. E lei lo ha ancora vero?
  • Non ci crederai ma non ho mai buttato quel pezzo di carta. Era una bravissima ragazza quella Savannah, intelligente e di gran cuore. Per quanto non capissi cosa ci vedeva in te, scusa la franchezza, ho sempre creduto che avesse le sue buone motivazioni. – non le era mai piaciuta quella donna ma a quanto pare la cosa era reciproca.  - Se hai carta e penna posso dettartelo ma non illuderti, risale a più di venti anni fa questo contatto telefonico… probabilmente sarà inattivo ad oggi.
Anche se le costò non mandarla a quel paese buttandole addosso tutta la sofferenza vissuta in quegli anni ringraziò cortesemente la donna e dopo aver salvato il numero sul suo cellulare provò a far partire la chiamata. Il numero di cellulare era ancora attivo… squillava. Avrebbe dovuto essere felice no? Si lo era ma non aveva il coraggio di affrontare la donna a cui lei stessa aveva voltato le spalle. Riagganciò prima ancora che l’interlocutore dall’altra parte potesse rispondere e rimettendo il telefono in tasca provò a tornare dalla sua bambina.  
  • Che stavi facendo?!? – le chiese Killian che nel vederla uscire fuori dalla struttura la raggiunse, lasciando la piccola ai nonni, per paura che il rivivere determinate emozioni potesse causarle qualche mancamento.
  • Ho fatto una stronzata… ho chiamato l’istituto dove sono stata da piccola per…
  • Ho ascoltato la conversazione… è un po’ che sono qua fuori che ti osservo… Ti sei fatta lasciare un numero no? Perché non chiami?
  • Dopo tutto ciò che ho fatto? Non vorrà sentirmi, mi odierà e poi… poi potrebbe essere stato riassegnato a qualcun altro questo numero ormai. E’ una cosa che avrei dovuto fare molti anni fa, non adesso… ormai…
  • Ormai cosa? Emma… quella donna è stata importantissima per te, lo so, ho visto con i miei occhi il vostro legame. E’ la cosa più vicina ad una madre che tu abbia mai avuto, ti ha aiutata a diventare un po’ quella che sei oggi… non credi che un tentativo è giusto che tu lo faccia?
  • Tu nel sogno hai visto solo una minima parte di ciò che lei è stata per me…. Lei è stata fondamentale
  • E allora perché non tentare è?
  • Perché l’ho trattata malissimo… l’ho completamente ignorata per anni, una volta per telefono, non so se lei mi sentì, stava parlando con un’altra istitutrice, voleva parlarmi ma io non avevo alcuno intenzione di ascoltarla e le gridai che per me era morta ormai… non… non posso…
  • Oh si che puoi e se questa donna è davvero così in gamba come mi è sembrato di vedere in quel poco che ho visto beh… di sicuro capirà i motivi che ti spinsero a dire quelle brutte parole.
  • Non riesco a chiamarla, ci ho provato ma…
  • Scrivile un sms… nelle peggiori delle ipotesi non risponderà o qualcuno magari ti dirà, se non è lei, che hai sbagliato numero. – cercò di convincerla. – Sei cambiata tanto amore mio, non credi che lei meriti di sapere come è diventata quella bambina per cui avrebbe dato anche l’anima?
Ci pensò su ma era inutile ragionare, Killian aveva ragione su tutta la linea, si era comportata male è vero, non avrebbe dovuto dirle quelle brutte parole ma è altrettanto vero che lei a quei tempi era una semplice bambina, tante cose non le capiva purtroppo. Prese il cellulare, compose il numero nella casella destinatario e come un fiume in piena scrisse in quell’sms tutto ciò che il cuore in quel momento le stava urlando.
 
“ Non so se questo numero appartenga ancora  a te ma un tentativo voglio farlo ugualmente…
Ciao Savannah, sono Emma… Emma Swan… immagino che nonostante gli anni tu sappia benissimo chi sono, come dimenticare quella piccola ribelle che ti ha letteralmente gridato di volerti vedere morta? Solo ad oggi mi rendo conto di quanto la mia reazione sia stata sbagliata, avrei dovuto quantomeno cercare di ascoltarti, sentire ciò che avevi da dirmi, ma niente… non ho fatto nulla. Ero piccolina, avevo solo sette o otto anni quando svegliandomi non ti trovai più in quel luogo che per me era da incubo… ho vissuto questo tuo allontanamento come l’ennesimo abbandono, il più brutto visto che sei stata una delle poche con cui ho avuto il privilegio di riuscire ad instaurare un profondo rapporto. A mia discolpa ho solo questo punto purtroppo, il fatto di non essere stata grande abbastanza per poter capire, ma spero che tu possa comprendere la sofferenza di una povera bambina triste e sola e perdonarmi.
Era da un po’ che non pensavo più a te devo essere onesta ma questa notte ti ho sognata e da allora non faccio altro che pensarti…  vorrei poterti incontrare per farti vedere come è cambiata la mia vita dall’ultima volta che ci siamo viste. Ho ritrovato i miei genitori sai? I miei genitori biologici e loro mi Hanno accolta in famiglia a braccia aperte come se non fossi mai andata via. Sono stati costretti a darmi via, non era una situazione facile la loro. Ho anche un fratellino più piccolo… si chiama Neal e poi ho… beh… nell’adolescenza a causa di una mancata figura genitoriale mi sono messa in parecchi guai che mi hanno portato addirittura a diventare mamma molto giovane… 18 anni. Eh si… ho un figlioletto già grande, si chiama Henry, è la ragione della mia vita ma anche con lui ho fatto molti errori tra cui quello di fare la stessa cosa che i miei fecero con me… l’ho dato in adozione ma prima che tu dica qualsiasi cosa sappi che ora è nuovamente con me e che siamo una famiglia unitissima. Non è finita qui, mi sono sposata… già… incredibile vero? Chi lo avrebbe mai detto? Eppure è così e con il mio compagno, che adoro pazzamente abbiamo una piccola signorina di appena cinque anni e una nuova creaturina che è in arrivo. Sembrerà strano sentirlo dire proprio da me ma non posso astenermi dal farlo: Sono felice Savannah. Sono finalmente felice.
Detto questo spero che tu possa leggere questo sms chilometrico e possa perdonarmi per non essermi fatta viva prima…
Nonostante non te lo dico da secoli ormai: Ti voglio bene Savannah.”
 
Senza rileggere premette invio e rimise il cellulare in tasca.
  • Sono orgoglioso di te amore mio! – le disse Killian abbracciandola.
  • Spero solo non sia troppo tardi.
Tornarono dalla loro piccolina la quale stava dando spettacolo raccontando storie a tutti i bambini li presenti ma dopo una ventina di minuti eccoli nuovamente uscire fuori. Emma aveva ricevuto un sms di risposta dal numero a cui aveva appena scritto e non aveva il coraggio di leggere.
  • Vuoi che lo legga io? – suggerì suo marito per aiutarla, non aveva una bella cera, temeva potesse sentirsi male.
  • No… ora mi passa, ho solo paura che sia l’ennesimo buco nell’acqua. La mia vita è stata piena di fregature dopotutto no?
  • Non sempre, guarda cosa hai costruito intorno a te love, sei una persona nuova ormai, un po’ di positività!
  • Ho paura che non sia più suo il numero… mi dispiacerebbe davvero molto…
  • Se non leggi non potrai mai sapere no? Dai avanti, ci sono io qui con te. – annuì, si strinse a lui in modo che anche Killian potesse leggere e premendo un pulsante aprì il messaggio incriminato.
“ Tu non ci crederai ma sono più di venti anni che aspetto questo messaggio. Emma… la mia piccola Emma… piccola, non più ormai, sei una giovane donna adesso se la mente non mi inganna… che piacere risentirti tesoro mio e che emozione sentirti dire che sei finalmente felice.
Hai avuto una vita per nulla facile tesoro mio, sempre in salita e piena di difficoltà, la mia assenza è stato solo l’ennesimo ostacolo che hai dovuto affrontare alla tua giovane età e immagino sia stato per davvero uno dei più difficili da superare. Non devi assolutamente chiedermi scusa per come sono andate le cose, forse il contrario, ma cosa ne potevi saperne tu in fondo? Eri solo una bambina dopotutto, non potevi capire quindi non farti paranoie inutili e parliamo di cose serie. Dove vivi adesso? Spero vicino a Boston perché io vivo ancora li e non vedo l’ora di rivederti e conoscere la tua spendita famiglia. Mamma mia, ti ho lasciato che eri piccolissima e ora ti ritrovo sposata e mamma di ben tre splendide creature. Avrò uno shock nel vederti con il pancione credo ma non vedo l’ora che questo sia possibile. Ho intenzione di strapazzarti di baci, ora che ci siamo ritrovare non ho nessuna intenzione di lasciarti andare. ti voglio bene anche io piccola mia, mi hai fatto un regalo si natale meraviglioso. Il più bello che potessi mai ricevere”
 
Nonostante fossero passati molti anni Savannah non aveva mai dimenticato Emma e in cuor suo sperava che prima o poi quella piccola ragazzina ribella si sarebbe fatta nuovamente viva nella sua vita.
 
  • Visto? Tutto bene quel che finisce bene! – le disse Killian vedendola finalmente sorridere.
  • Non… non mi ha mai dimenticata…
  • Nessuno potrebbe mai farlo fidati, sei la luce in una notte buia e tempestosa per tutti noi amore mio. Sei indispensabile, saremmo tutti persi senza di te.
  • Scemo…
  • Non stavo scherzando, che tu ci creda o no è così! Se non ti avessi conosciuta dove pensi che sarei adesso? molto probabilmente in qualche taverna a crogiolarmi nel rum…
  • E con qualche donnaccia….
  • Vero, invece grazie a te ho avuto la fortuna di conoscere il vero amore e non ho più bisogno di donnacce… le mie due uniche donne le ho sempre accanto a me, siete tu e hope.
  • Le uniche? Attento a come parli… al 50% forse qui dentro c’è un’altra signorina.
  • In quel caso sarei super felice di avere tre donne speciali al mio fianco. – la baciò per poi baciare il suo ventre ancora piatto. - Grazie per avermi reso l’uomo che sono ora love, grazie per avermi regalato una vita meravigliosa...  dei figli meravigliosi – la baciò ancora una volta.
  • E tu grazie per essere il mio salvatore! Ti amo Killian Jones…
  • Ti amo anche io Emma Swan.
- FINE -
  
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