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Autore: Koa__    25/12/2020    1 recensioni
Questa sarà una raccolta di One Shot incentrate su Joe e Nicky, e sull'evoluzione del loro rapporto da nemici, ad amici sino all'innamorarsi perdutamente l'uno dell'altro. Ogni One Shot sarà collocata in un momento preciso della storia.
La quarta storia di questa raccolta, Seduti all'ombra di un sicomoro, partecipa al contest "Storie Alfabetiche" indetto da Lady.Palma sul forum di Efp.
"La storia: Mangiando datteri in un albero cavo è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna"
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Joe / Yusuf Al-Kaysani, Nicky / Nicolò di Genova
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per la Challenge di Natale del gruppo Facebook “He’s All and He’s More”.
 
 
 
 
 



 Catturare fiocchi di neve con la punta della lingua 
 
 


 
Assisi,
24 dicembre 1230*
 




 
La prima volta che Yusuf aveva visto la neve era stato a Genova, ormai più di cento anni prima. Un vero miracolo del Signore, almeno a detta di Nicolò che tra quei vicoli stretti e bui c’era nato e cresciuto e che, pertanto, serbava nella mente ogni più piccolo ricordo di ogni inverno che lì aveva vissuto. In quell’incredibile giorno, ormai lontano nel tempo, aveva nevicato intanto che il freddo pungente dei primi di dicembre sconvolgeva l’appassionato animo di Yusuf, per nulla abituato a climi così rigidi. Quella, era stata la sua prima volta ed era stata incredibile. Tanto che se chiudeva gli occhi ancora poteva vedere i loro nasi all’insù e gli sguardi intenti a scorgere il cielo ingrigito. Lo stupore dipinto negli occhi d’entrambi e le dita intrecciate, al riparo da sguardi indiscreti. Un sospiro, un brivido di freddo a gelar la schiena e poi, come in un sogno dai contorni fantasiosi, piccoli fiocchi a bagnagli la pelle scura. E quindi a depositarsi sui capelli ricci, mentre altri a sciogliersi sulla punta della lingua. Una risata carica di stupore, la voglia di baciare lui davanti a tutti a montar dentro come furia impazzita. Considerare in un barlume di lucidità quanto la neve fosse diversa rispetto alla sabbia: era ben più fredda della pioggia e nulla c’entrava con l’acqua del mare. Non era salata né dolce, ma soltanto fredda e insapore. Eppure, per Yusuf, la neve era un miracolo.


Stupefacente!” aveva esclamato un Nicolò dalla bocca spalancata e le espressioni stupite.
Stupefacente,” aveva ribattuto Yusuf, il cui sguardo non aveva smesso d’esser puntato verso il cielo.


E, stupefacente, lo era anche adesso. Lì ad Assisi dove Nico lo aveva trascinato per poter assistere a una cosa chiamata presepe. Una rappresentazione della nascita di Gesù, così gli aveva spiegato. E Yusuf non aveva faticato a capire cosa potesse essere. Tra loro la condivisione era naturale quanto il respirare, oramai della religione di Nico sapeva tutto quanto aveva bisogno di conoscere. Così come Nico avrebbe saputo menzionare a memoria certi passi del corano. A pensare sino a che punto due odiati nemici erano giunti a comprendersi e accettarsi,  aveva dell’incredibile. Diversi, ma uguali. Impensabile, per un saraceno come lui, impossibile per un crociato. Ciononostante, i rituali di preghiera così come la messa, facevano talmente parte della loro quotidianità da esser diventate faccende normali. E quell’anno, per Natale, erano si erano recati ad Assisi dove un tale di nome Francesco aveva messo in scena delle rappresentazioni sacre. Ed stato tra la folla di gente che occupava il sagrato antistante la chiesa di San Ruffino, [1] che aveva iniziato a nevicare. Per chi abitava quei luoghi forse, un miracolo, non lo era per nulla, ma Yusuf tornò con la mente a quella prima volta e non poté fare a meno di sentirsi innamorato. Di Nico, della neve… Di quella loro vita fatta di battaglie e morte, ma anche di gioia e vita. E con la mente perduta tra gl’infiniti ricordi felici di quei cento e più anni, si ritrovò dominato dal folle desiderio di baciarlo e di farlo lì davanti a tutti. Non dovevano, e lo sapeva al punto che il dolore di quel trattenersi gli trafisse lo stomaco. Non potevano baciarsi o tenersi per mano, né abbracciarsi e stringersi se non da fratelli. Perché un amore come il loro nessuno sarebbe stato in grado di capirlo. Era un segreto che serbavano gelosamente e che non avrebbero condiviso neppure con la donna dei sogni, ormai così familiare che, se mai fosse esistita, l’avrebbero accolta al pari di una sorella. E quindi si morse le labbra, Yusuf, mandando giù un desiderio divenuto amaro come il fiele. Non era affatto giusto che si dovesse mordere le labbra in quel modo, pensò. Non lo era per niente perché quella prima volta a Genova, lui e Nico si erano baciati e ora avrebbe tanto desiderato fare altrettanto. Allora si erano perduti in un istante di follia, loro a stringersi e toccarsi, ad amarsi come non avevano mai fatto prima. Nascondendosi poi dagli sguardi di tutti. Ma oggi, Nico e Yusuf, ancor più folli e innamorati d’un tempo, altrettanto coraggiosi non potevano essere. Neanche dopo che la neve aveva preso a scendere ovunque e a coprire ogni cosa col suo manto bianco, neppure allora si baciarono e abbracciarono. Yusuf chiuse semplicemente gli occhi, riaprendoli dopo un istante o due. E allora fu neve ovunque.


Neve sulla capanna allestita al centro del sagrato, neve sulla Madonna dal mantello azzurrino che le copriva il capo, la quale ammirava il bambino nella mangiatoia. Neve sui pastori, immobili a fissare l’enorme stella sopra la capanna. Neve sul bue e sull’asinello, coi fiati caldi che fuoriuscivano dalle loro bocche in nuvole di fumo ghiacciato. E neve anche sui capelli di Nicolò, ora non più coperti dal caldo mantello di lana che indossava. A niente di tutto questo mai si sarebbe abituato, e lo comprese soltanto allora. Non alla neve, non a Nico e alla sua umana dolcezza e forse nemmeno al presepe. Eppure più di cento anni erano trascorsi da quella prima volta, quella a Genova così come dal loro trovarsi, a Laodicea quando si erano dichiarati in riva mare. Cento da che aveva imparato a catturare un fiocco di neve con la punta della lingua. Cento, da che aveva baciato Nicolò per la prima volta. Forse, pensò scioccamente, se ne catturo uno sarà come baciare lui. Forse, si disse prima di aprire la bocca e allungare la lingua, non è un’idea tanto sciocca.

“Cosa fai, Yusuf?” domandò Nico a un certo momento, distogliendo le attenzioni dalla natività e osservandolo di sbieco. C’era una sorta di curiosità divertita sul suo viso. Naturalmente aveva fatto una domanda della quale conosceva già la risposta, ma era come se volesse giocare.
“Ti bacio, non vedi?” rispose. Quindi sorrise e in un attimo vide anche lui tutto intento a catturare fiocchi di neve con la punta della lingua. Riuscirci e poi ridere, insieme. La voglia di baciarsi ancora più viva dentro lo stomaco, intanto che le loro dita, nascoste dai mantelli, si trovavano e stringevano con rinnovato vigore.
“Allora ti bacio anch’io” replicò, sorridendo. A quanto ingiusta fosse la loro condizione, Yusuf ci pensò anche in quel momento. Soffermandosi sul fatto che avrebbero meritato la libertà di poter essere loro stessi, il creato intero glielo doveva per tutte le vite che avevano salvato e per quelle che ancora avrebbero potuto salvare. Avrebbe voluto poter essere fiero di dire a tutti che aveva un compagno dolce e forte, oltre che bellissimo e stupendamente sensuale. Chissà, magari un giorno avrebbero potuto essere più liberi. Forse in un lontano futuro, se Allah gli avesse concesso di vivere sino ad allora, la loro vita sarebbe stata diversa. E magari non avrebbero sofferto così tanto. Eppure, si ripeté stirando un’espressione dolce, finché Nico era al suo fianco ed era vivo, allora andava bene così. Andava davvero bene così, disse riprendendo a baciarlo in quel modo strano. Sullo sfondo, il presepe, immortale, non aveva smesso d’esser se stesso.
 
 
 

 
Fine
 
 

 
 
*La data è stata concepita in base a vita e morte di San Francesco d’Assisi, l’inventore del presepe. Pare che nel 1222, Francesco si fosse recato in pellegrinaggio a Betlemme e che, una volta là, fosse rimasto incantato dalle rappresentazioni della natività di Gesù che facevano a ridosso del Natale. Una volta tornato in Italia e ottenuto il consenso del papa Onorio III, Francesco iniziò ad allestire delle rappresentazioni, appunto il presepe nella notte di Natale. Un’annotazione: questa storia è ambientata a Natale del 1230 ovvero qualche mese dopo la morte di San Francesco d’Assisi, avvenuta a maggio dello stesso anno. Non ho voluto inserire il personaggio per via delle regole di Efp, ma viene comunque citato nel testo.
Fonte 1
Fonte 2
 
 
 

[1] La cattedrale di San Ruffino, ad Assisi, esiste sin dal 400 dato che si dice che abbia contenuto le spoglie di San Ruffino. La definizione di “Cattedrale” l’abbiamo a partire dal 1036 mentre i lavori di ampliamento devono essere finiti attorno al 1228. Lo scenario di fondo è quindi il sagrato della chiesa. Fonte. 


Note: Ho fatto un salto temporale enorme dalla seconda storia a questa, anche se ci sono tantissime cose su cui mi piacerebbe ancora scrivere e questo perché, avendo scelto “Presepe” come Prompt ho dovuto necessariamente collocare la storia dopo che San Francesco d’Assisi lo ha “inventato”, diciamo così e quindi dopo il 1230. Ciononostante ci sono ancora tantissime cose che vorrei raccontare prima di questi avvenimenti, tra cui anche la loro prima volta, di conseguenza stay tuned.
Grazie a chi ha letto e recensito questa raccolta e a chi è giunto a leggere sin qui.
Koa
   
 
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