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Autore: melianar    25/12/2020    7 recensioni
Quando i sicari di Nerone arrivano a ucciderla, Agrippina ha ancora da dire l’ultima parola.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Avanti, cos’è quest’esitazione?
Svolgete il vostro compito, sia mai che io ostacoli il volere del mio amato figlio.
Certo, non poteva pretendere che annegassi docilmente in mare, il mio corpo in balia dei pesci nemmeno fossi una schiava ribelle.
Per questo ho sfidato i flutti, ho nuotato, ho resistito. Ma non per combattere contro di lui. So riconoscere una battaglia persa, senza che mi si comandi la resa.
Se poi ci teneva tanto a eliminarmi non c’era bisogno di scomodare un manipolo di bravi soldati degni di miglior causa: avrebbe potuto anche inviarmi uno di quei gentili inviti ad aprirmi le vene. L’avrei fatto, se me lo avesse chiesto. Non ho certo orrore del sangue. E non temo la morte.
Diteglielo, questo, ditelo a mio figlio. Il coraggio, checché ne dicano i filosofi, non è cosa che si insegni. Ci sono virtù che albergano nel sangue, e che una buona educazione può soltanto affinare.
Ho costruito la sua gloria con la stessa cura con cui in Grecia edificano i templi, gli ho dato un nome e un futuro da celebrare in eterno. Ma nulla potrà cancellare il sangue che lo ha generato e sono le sue gesta a dimostrarlo.
Perché solo il figlio di Gneo Domizio Enobarbo, e non l’imperatore Nerone Claudio Cesare, può essere tanto pavido da dare l’ordine di uccidere sua madre senza neppure guardarla negli occhi.
Riferitegli che le illusioni hanno sempre vita breve. Che il potere è un nettare dolcissimo, ma che va preso a piccoli sorsi, con moderazione. Altrimenti si finisce come quelli che al termine del banchetto rotolano giù dal triclinio nel loro stesso vomito e per cui si prova solo un vago senso di schifo e pietà.
Ditegli che governare è un’arte, esattamente come suonare, o cantare o tutte quelle altre sciocchezze che adora e in cui crede di eccellere. L’arte, quella vera, richiede dedizione e sacrificio per essere degna del ricordo eterno.
È finito per lui il tempo dei capricci, del potersi rifugiare ogni notte tra le braccia di quella sua liberta, o di quell’altra plebea a cui piace ostentare grandi arie di futura imperatrice.
Ricordasse piuttosto Ottavia che lo aspetta sola nel talamo, e come tra le braccia di quell’idiota di suo zio Claudio ho sacrificato quel poco che restava della mia giovinezza.
Per lui, per lui soltanto.
Lui che non è in grado di mettere in piedi la metà di quel che ho fatto io, ma sa liberarsi in fretta di chi lo ha condotto per mano a ogni passo.

E adesso, cos’aspettate? Coraggio, colpite!
Colpite qui, il ventre che lo ha generato.
Non potrà essere più doloroso di quanto sia stato il partorirlo.
Ma avete idea, voi, dei dolori di un parto? Del corpo che si lacera, si spezza e si deforma mentre tu piangi e urli e credi di morire?
E della consapevolezza di aver messo al mondo uno sconosciuto? Il tizzone pronto a incendiare Troia?
No, certo, voi siete uomini.
Per voi il dolore è solo quello che sa infliggere il nemico in battaglia, la bruciante vergogna della sconfitta.
Voi non avrete mai bisogno di lottare per il potere di un altro, vi basterà volerlo e il potere sarà nelle vostre mani.
Voi, bravi soldati, finirete il vostro lavoro, e poi riferirete trionfanti a mio figlio la riuscita del suo ardito piano. Insieme vi divertirete a distruggermi. Racconterete inganni, inventerete incesti. Credete che non lo sappia, io, come si fa a ridurre in pezzi la memoria di una donna? Da chi pensate abbia imparato, il vostro imperatore?
Dite però a mio figlio che anche la memoria di un uomo può essere distrutta.
E la distruzione di un uomo è come la sua gloria: riecheggia in eterno. 




Note

Non credevo che il mio esordio in questa sezione sarebbe stato questo, i miei programmi erano tutt’altri. Ma mi sa che devo cominciare ad arrendermi al fatto che io e i programmi non andiamo molto d’accordo, almeno in scrittura, per cui tant’è.
Agrippina e tutta la sua disagiatissima famiglia sono stati un mio grandissimo amore adolescenziale tornato a galla del tutto a caso qualche giorno fa per motivi che non mi sono ben noti, e posso solo dire che sono molto felice che sia successo.
Ringrazio Kan per il betaggio sempre stimolante, e per farsi trascinare dal mio entusiasmo anche quando la trascino in luoghi inaspettati.
Grazie a chi ha letto e tanti auguri per queste feste sconclusionate, alla prossima qui o da qualche altra parte (quell’adorabile gossipparo di Svetonio mi dice che vuole essere riletto, per cui non si sa mai :P)

Mel


 
  
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