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Autore: _Glaucopis_    25/12/2020    0 recensioni
[The Owl House]
Un possibile primo incontro tra Beta Luz e Beta Amity prima della loro morte. Per chi non lo sapesse, originariamente The Owl House sarebbe dovuto essere ambientato nell'aldilà dopo la morte della protagonista.
Non riuscivo a farmi venire in mente un titolo decente. L'idea del crimine che farà finire Amity all'Inferno è tratta da un post di Omychan01 (Instagram).
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Luz ammirava sua madre e il suo impegno nel lavoro, ma avrebbe apprezzato altrettanto trovarla a casa la sera della vigilia di Natale, soprattutto dato che proprio quel giorno, in cui il gelo sembrava penetrare fin dentro alle ossa, aveva dimenticato di portare con sé le proprie chiavi. Quel caffè, quindi, era stato per lei una visione paradisiaca.

Era un luogo piccolo e affollato, elegantemente arredato in stile vintage. Della musica natalizia jazz faceva da sottofondo al chiacchiericcio dei clienti e al tintinnio di piatti, tazzine e cucchiaini. La parte migliore, naturalmente, era il calore che dava ristoro alle sue membra intirizzite.

Si avvicinò al bancone, dietro al quale una ragazza dai capelli blu elettrico e corti, in netto contrasto con l’atmosfera del locale, stava tagliando una torta appena sfornata. La nuova arrivata ordinò una tazza di cioccolata calda e dei biscotti.

-Arrivano subito, signorina- le disse la cameriera -Purtroppo tutti i tavoli sono occupati, ma credo che da quella parte ci sia qualche sedia libera- così dicendo, indicò con un cenno del capo un angolo della caffetteria -Può aspettare lì. Spero che non sia un fastidio per lei o per gli altri clienti-

-Nessun fastidio! – replicò Luz con un sorriso, avviandosi nella direzione indicata.

Un solo tavolo, il più isolato di tutti, aveva dei posti liberi. Vi sedeva una ragazza talmente pallida da far temere per la sua salute. Il suo volto era incorniciato da una folta chioma verde con un’evidente ricrescita castana, i suoi occhi puntati nel liquido giallastro che rimestava con il cucchiaino.

-Salve. Scusami se ti disturbo, ma tutti gli altri tavoli sono occupati e la cameriera mi ha spedita qui. Posso sedermi? –

Non ricette alcuna risposta. -Ehi? –

L’altra sobbalzò.

-Eh? –

-Posso sedermi? –

La sua interlocutrice replicò con un’alzata di spalle, poi, mentre Luz prendeva posto, spostò nuovamente l’attenzione sulla bevanda, che a giudicare dal profumo doveva essere camomilla.

Quel silenzio era imbarazzante. La dominicana-americana tentò di dare inizio ad una conversazione.

-Sono Luz. Luz Noceda-

Niente.

Dopo altri minuti di silenzio (quanto avrebbe tardato ad arrivare quella cioccolata?) fece un nuovo tentativo.

-Oggi fa un freddo cane, eh? E sono anche rimasta chiusa fuori di casa. Per poco non mi sono trasformata in una statua di ghiaccio! Per fortuna qui c’è un bel calduccio-

-Oh, dovresti vedere che caldo a casa mia…- disse in tono apatico la sconosciuta, che non aveva ancora bevuto neanche un sorso della sua camomilla. Inaspettatamente, dopo pochi secondi, la sua espressione neutra fu sostituita da un sorriso appena accennato, poi da una risatina a malapena trattenuta, e infine da una risata fragorosa, come se avesse appena sentito la battuta più esilarante di sempre.

-Cosa c’è di tanto divertente? Voglio ridere anch’io- fece Luz incuriosita. Dopotutto, quella misteriosa persona non era completamente priva di emozioni.

La giovane si irrigidì, per poi alzarsi in piedi in modo talmente brusco da far riversare sul tavolino la sua bevanda.

-Devo andarmene- mormorò con voce tremante.

-Va tutto bene? Hai bisogno di aiuto? – Luz le sfiorò una mano, che l’altra ritrasse all’istante.

-Devo andare- ripeté, lasciandosi sfuggire un singhiozzo. Il suo viso, fino a poco prima pallidissimo, era ora arrossato, gli occhi color ambra lucidi.

La ragazza si fiondò fuori dal caffè.

Luz decise di mandare a quel paese la cioccolata calda e raggiungerla. Non poteva permettere che una persona in uno stato simile vagasse tutta sola per la città. A quanto pareva, però, la sconosciuta era molto più veloce e agile di lei, e non trascorse troppo tempo prima che ne perdesse le tracce. Non le restò che sperare per il meglio.

 

-

Era la mattina di Natale, e Luz stava cercando di godersi la giornata. Aveva sempre amato il Natale. Come avrebbe potuto non farlo? Era il periodo più gioioso dell’anno! Ma questa volta, nonostante i regali, le decorazioni, i dolci e le attività di famiglia in programma, non riusciva a vivere il momento come al solito. L’immagine della misteriosa ragazza continuava a tormentarla dalla sera precedente. Non era riuscita a chiudere occhio.

Dopo un servizio su qualche grande cavolata fatta da Donald Trump, la conduttrice annunciò una nuova notizia con tono cupo.

-Passiamo ora alla cronaca nera. Tragedia a New York nella serata del 24 dicembre.  Poco dopo le nove un incendio di natura dolosa ha distrutto la villa della famiglia Blight, proprietaria da generazioni di importanti alberghi. Inutili gli interventi dei pompieri e dei medici del pronto soccorso, che giunti sul luogo hanno solo potuto constatare il decesso dei signori Blight. È dell’ultima ora la notizia del rinvenimento del corpo della figlia più giovane, Amity, che un testimone sostiene di aver visto allontanarsi con apparente tranquillità dall’abitazione in fiamme-

Seguì un servizio sulla disgrazia e sulla famiglia Blight: la famiglia perfetta, persone amabili. Amity, calma, studiosa e obbediente, era la figlia che tutti avrebbero desiderato. Non poteva essere stata lei ad uccidere i suoi adorati genitori, doveva esserci lo zampino di un quarto individuo. I suoi fratelli maggiori, che non vivendo più con il resto della famiglia erano sfuggiti a quel tragico destino, non riuscivano a capacitarsi dell’accaduto.

Quando la foto dei Blight comparve, Luz rischiò di strozzarsi con il latte che stava bevendo.

Fra due visi censurati ve ne era un terzo. Colorito pallido, capelli verdi con ricrescita castana, occhi color ambra. La ragazza misteriosa le sorrideva dallo schermo.

   
 
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