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Autore: ONLYKORINE    25/12/2020    1 recensioni
A Maple Town, dopo tanti anni ricompare la targa che premiava il paese come migliore produttore di sciroppo d'acero e che era scomparsa anni prima. Gli abitanti della cittadina pensavano che l'avessero rubata 130 anni prima i loro vicini, quelli di SapVille, e invece...
E ora? Ora si vedrà. Intanto si potrebbe fare una gara di cucina...
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Che la festa inizi!

 Capitolo scritto da viviarmy89 

 

Il debole sole, nascosto dalle nuvole, filtrava da esse, dipingendo il panorama come un quadro di Caravaggio, con la sua luce e le sue ombre.

Candice si sveglió a causa del suono fastidioso della sveglia e, dopo averla spenta, si stiracchió e stropicció gli occhi; si voltó, accoccolandosi sul petto di Tom diventando piccola piccola tra le grandi braccia del marito.

«Buongiorno cucciola...» La sua voce profonda resa roca dal sonno la fece sorridere.
«Buongiorno orsacchiotto!» La risata cristallina di Tom riempì la stanza e la strinse a sé.
«Tutto bene tesoro?» le chiese dolcemente.

«Sì... Ho solo... Non so... Tutta questa situazione della targa, quella sagoma che ho visto nascondersi nel vicolo...»

«Lo so tesoro! Non riesco a capire chi possa essere stato, ma credo che lo scopriranno presto! Su alziamoci... Si sta facendo tardi!»

Alle sette in punto la caffetteria "Home Sweet Home" era aperta, accogliendo come sempre i cittadini mattinieri di passaggio e i clienti abituali.

Candice stava sistemando la vetrina dei biscotti quando il campanellino della porta suonò.

«Buongiorno! Oh! Salve Agente White!»

«Buongiorno Candice! Tom!»

«Hey, White tutto bene?»

«Sì... Ho solo bisogno di un doppio, anzi no, triplo caffè amaro!» esclamò l'uomo frustrato.

«Ahahahah... arriva subito!» La donna dai capelli rossi prese la caraffa piena di caffè e versò il liquido scuro nella tazza che, una volta colma, porse all'agente che la ringraziò con un cenno del capo. Candice fece per tornare verso il banco, ma si voltò ancora verso l'uomo.

«Agente White...»

«Sì?»
«Ecco... Volevo sapere se avevate idea di chi possa essere stato ad aggredire quel ragazzo. Avete trovato degli indizi?»

L'uomo sospirò fissando il liquido nero. «Sì! Lo abbiamo individuato prima che potesse lasciare la città! Adesso è in prigione. Sta’ tranquilla Candice!» Fece un debole sorriso che la donna ricambió a fatica e tornó al bancone.

All'ora di pranzo, come di consuetudine, il locale si riempì e i ritmi aumentarono; Candice aveva appena finito di servire l'ennesimo piatto del giorno, quando il campanello della porta suonò nuovamente.

«Buongiorno!» I coniugi alzarono lo sguardo in contemporanea e sorrisero.

«Aaron! Buongiorno a te!» esclamò Tom.

«Ciao Aaron tut-aaahhhhhh... Aaron mettimi subito giù! Mascalzone!» Candice non finí la frase che il ragazzone la prese in braccio facendola volteggiare per la sala.

«Aaron! Si può sapere cos'hai?» Lui la mise giù e la guardò con un sorriso a trentadue denti.

«Sono libero! Candice adesso non ho più paura! » Lei capí subito a cosa si stesse riferendo e, come una madre orgogliosa, lo abbracció forte.

«Sono fiera di te! Te l'avevo detto... Il mondo è meno buio e solitario quando hai accanto la persona che ami!» Si staccó da lui e gli scostó una ciocca dei suoi biondissimi capelli oro.
«Grazie di cuore! Senza te e Tom non credo avrei mai trovato il coraggio di farlo...»
«Non dire sciocchezze! Avevi solo bisogno di qualcuno che ti facesse notare quanto sei cocciuto e che rischiare non sempre implica la sconfitta.»

«Allora? Che succede?» chiese Tom divertito

«Tesoro, indovina chi ha deciso di "vivere davvero"?» Tom guardò Aaron e sorrise.

«Davvero? È fantastico! Dov'è il tuo ragazzo?»

«Sì, è vero... dove l'hai lasciato?» Il ragazzo arrossì a quelle parole.

«È con sua nonna alla locanda di Kora... Ceniamo noi tre insieme stasera! Sono solo venuto per cambiarmi e per ringraziarvi per l'appoggio che mi avete dato fin dall'inizio... Io...»

«Aaron non devi ringraziarci! Lo abbiamo fatto con il cuore. Tutti meritano di amare ed essere amati!» rispose Tom poggiandogli la mano sulla spalla; Candice lo ricambiò, sorridendo alla sua espressione sognante.

«Hey, bello addormentato! Cosa fai ancora qui? Va' da loro... sbrigati!»

«Ah sì... ok!» Si voltò per andar via ma tornò indietro. «Dimenticavo! Tra tre giorni è il compleanno di Jason... Vorrei preparargli una festa... ma...»

Candice prese una scatola dei suoi pasticciotti al cioccolato con lamponi glassati al brandy e gliela porse. «Ti aiuteremo noi! Adesso prendi questi e divertiti! Salutaci Jason.» Aaron sorrise commosso e con un cenno di saluto uscì.

Dopo un programma accurato, la mattina del compleanno, con l'aiuto di Tom e la complicità di Kora e nonna Jo, Candice inizió i preparativi per la festa a sorpresa per Jason.

Dopo aver dato un'occhiata accurata al giardino posteriore della locanda, vide un bellissimo albero di ginepro e ne rimase incantata.

«Qui! Lo faremo qui!» disse eccitata.

«Qui? Sei sicura, Candice?» chiese perplessa Kora.

«S'. È al centro del giardino e da qui si ha una visione intera del resto.»

«Ok! Allora da dove iniziamo?»

«Prima le luci! Tesoro, portami le luci!» Così iniziarono ad appendere delle luci sui rami per creare un'atmosfera romantica e gioiosa, come una cascata luminosa di piccole stelle; posizionarono un tavolo in legno piuttosto lungo e delle panche, anch'esse in legno, ai lati; stesero al centro del tavolo un lungo coprimacchia arancione e iniziarono a sistemare piatti e bicchieri. A lavoro terminato si allontanarono di qualche passo controllando il risultato.

«Perfetto!»

«È stupendo Candice! Ne rimarrà sicuramente colpito!» esclamò Kora, sorridendo,.

«Lo spero! Bene, adesso andiamo a preparare da mangiare!».

Candice, da ottima cuoca qual era, si occupò minuziosamente anche delle portate per quella serata così speciale, dall'aperitivo al dessert. Dopo aver sistemato i vassoi con le pietanze, accese delle candele formando un sentiero che, dall'entrata principale, avrebbe condotto la

coppia al luogo della cena.

Il giardino era bellissimo e arricchito dalla presenza di alberi da frutto, aiuole curate e magnifici fiori colorati; il profumo delle erbe aromatiche e dei frutti di bosco, misto al profumo del cibo, riempiva l'aria e il tramonto colorava il cielo di un bellissimo rosso-arancio con sfumature oro.

Tom e Mark si occuparono del barbecue mentre Candice, Kora e nonna Jo definirono i dettagli aggiungendo dei piccoli vasi di vetro con dei rametti di alloro in fiore e delle piccole candele come centro tavola.

Alle otto in punto, come un orologio svizzero, videro arrivare i due giovani e l'espressione
esterrefatta di Jason fece capire loro che avevano fatto centro.

«Tom, Candice, Mark, vorrei presentarvi Jason, il mio ragazzo! Jason, loro sono Kora, Mark, il cugino di Kora, Tom e Candice Smith, i miei migliori amici!»

«Finalmente ti conosco!» esclamò Mark abbracciandolo.

«Piacere di conoscerti, Jason!» esclamó sorridente Candice.

«Ciao Jason, benvenuto!» ribatté Tom al suo fianco.

«Il piacere è tutto mio! Grazie per questa accoglienza!» esclamò timido. Il ragazzo iniziò a guardarsi intorno e Candice sorrise intenerita.

«Ti piace?» chiese curiosa e lo vide arrossire mentre fissava ogni particolare con occhi meravigliati e lucidi.

«Sì! È... è stupendo!»

«Tutto merito di Candice, è la direttrice dell'impresa... ahahah...» esclamò ridendo Kora mentre il ragazzo la guardava sorpreso.

«Davvero? Ti sei presa il disturbo di organizzare tutto ciò?»

«Nessun disturbo! Adoro organizzare feste e cene... e poi adesso sei parte della famiglia!»

«Grazie,sono senza parole!» sorrise e gli strinsi la mano.

«È stato un piacere!» La voce roca ma forte di Nonna Jo ruppe il momento: «Bene! Adesso basta con i convenevoli! A tavola, sennò si fredda». 

Prese dunque il giovane sotto braccio e lo fece accomodare al suo fianco sorridendogli; la mano grande ma delicata di Aaron afferrò il suo braccio e si voltò verso l'amica.

«Grazie di tutto, Candice. Lo hai reso felice e io non so come ringraziarti.»

«Di niente! E poi ho davvero una bella sensazione su di lui.» Sorrisero e raggiunsero gli altri.

Dopo aver consumato la prima portata, Aaron si alzò in piedi accanto a Jason che lo guardò confuso.

«Aaron... perché ti sei alzato?» Il biondo fece un respiro profondo e si schiarì la voce.

«Per tanto tempo mi sono nascosto nell'ombra, vivendo una vita apparentemente normale ma vuota. Da quando ti ho conosciuto, quel giorno a Portland, tutto è cambiato: le mie abitudini, i miei pensieri, io...» Si inginocchiò e prese la mano di Jason. «So che è presto, in fondo ci siamo appena ritrovati ma, questa è la mia promessa...» Aaron tirò fuori dalla tasca un piccolo cofanetto rettangolare che aprì rivelando un bracciale in caucciù con un ciondolo a forma di stella; lo prese per poi metterlo al polso di Jason che con gli occhi pieni di lacrime continuava a guardarlo esterrefatto.

«Te lo ricordi? La prima volta che vedemmo le stelle cadenti insieme...»

«Come potrei dimenticarlo? È stato in quel momento che ci siamo scambiati il nostro primo vero bacio.» sussurrò emozionato; Aaron asciugò una lacrima sfuggita dagli occhi del suo amato e sorrise.

«La prima di tante cose che faremo insieme, tu e io.» Jason scoppió in lacrime circondando il collo di Aaron.

«Ti amo!»

«Ti amo anch'io, piccolo!»

 

***

 

Erano passate due settimane dal compleanno di Jason e il fatidico giorno della gara di cucina di Maple Town era arrivato.

Si respirava un'aria molto gioiosa e festaiola e i profumi delle mele caramellate, delle frittelle di mirtilli con sciroppo d'acero e zucchero filato si spandevano per la città.

Come previsto, l'evento aveva attirato molti turisti e curiosi e la città, addobbata per l'occasione, era piena di vita.

La gara aveva luogo nella piazza principale di fronte al municipio; un piccolo palco in legno, decorato con i colori della bandiera americana e lo stemma di Maple Town, troneggiava sul lungo tavolo su cui ogni partecipante aveva poggiato il proprio piatto vincente.

Dopo aver sistemato il buffet che si sarebbe consumato dopo la gara, Candice andó a posizionare il piatto che aveva deciso di presentare.

In onore di sua nonna Beth, decise di preparare una delle torte della sua infanzia, a cui era particolarmente affezionata: torta speziata alle mele, con crema di formaggio e sciroppo d'acero.

Era piuttosto soddisfatta del risultato e speró che anche nel sapore potesse somigliare almeno un po' a quella di sua nonna.

Venne avvolta dalla nostalgia e dai ricordi, e un sorriso nacque sulle sue labbra. Ripensó a tutti i pomeriggi passati a casa della nonna: lei, seduta al tavolo a fare i compiti, e la nonna, in cucina, mentre canticchiava "Cheat to Cheat" di Fred Astaire.

Ricordava ancora la sua voce melodiosa e i movimenti fluidi del suo corpo soffice e tondo, mentre ballava. Le tante volte che l'aveva coinvolta in quei passi di danza per lei datati e le le risate di sua nonna nel sentirla lamentarsi.

Venne riscossa dai ricordi, dalla voce del sindaco che, dal palco, iniziò il suo discorso: «Benvenuti! Benvenuti a tutti cari cittadini e cari ospiti, alla prima edizione della gara di cucina di Maple Town! Quest'oggi celebriamo le nostre care e affezionate tradizioni familiari presentando le ricette più importanti per noi, omaggiando uno dei prodotti a noi più cari, presente in ogni casa di Maple Town: il nostro sciroppo d'acero!» L'uomo fece una breve pausa. «Ma bando ai convenevoli. Vedo nei volti dei partecipanti la frenesia del momento, perciò divertitevi e che vinca il cuoco migliore!» Un caloroso applauso si levò e una musichetta dai toni allegri riempì l'aria.

I giudici, scelti dal sindaco, iniziarono gli assaggi di ogni piatto, scrivendo poi su ogni scheda un voto da uno a dieci. L'ansia assalí Candice appena iniziarono ad assaggiare la sua torta e si irrigidí.

«Spero gli piaccia!» esclamó nervosa.

«Piacerà loro sicuramente, tesoro! Sei una maga dei fornelli, come tua nonna.» Candice sorrise alle parole di Tom che, amorevole, l'abbracciava confortandola.

Due ore dopo i ventisei piatti presenti erano stati assaggiati e i voti assegnati.

La tensione si tagliava con un coltello e ogni partecipante, lei compresa, pregava di sentir nominare il proprio nome.

 

Dopo aver calcolato i voti di ognuno, arrivò la busta con il vincitore e il sindaco si avvicinò al microfono.


«Bene! Signori e Signore, adesso dichiareremo il vincitore della prima edizione della gara di cucina di Maple Town...»

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