Che
la festa inizi!
Il
debole sole, nascosto dalle nuvole, filtrava da esse,
dipingendo il panorama come un quadro di Caravaggio, con la sua luce e
le sue
ombre.
Candice
si sveglió a causa del suono fastidioso della sveglia e,
dopo averla spenta, si stiracchió e stropicció
gli occhi; si voltó,
accoccolandosi sul petto di Tom diventando piccola piccola tra le
grandi
braccia del marito.
«Buongiorno
cucciola...» La sua voce profonda resa roca dal sonno
la fece sorridere.
«Buongiorno orsacchiotto!» La risata cristallina di
Tom riempì la stanza e la
strinse a sé.
«Tutto bene tesoro?» le chiese dolcemente.
«Sì...
Ho solo... Non so... Tutta questa situazione della targa,
quella sagoma che ho visto nascondersi nel vicolo...»
«Lo
so tesoro! Non riesco a capire chi possa essere stato, ma
credo che lo scopriranno presto! Su alziamoci... Si sta facendo
tardi!»
Alle
sette in punto la caffetteria "Home Sweet Home" era
aperta, accogliendo come sempre i cittadini mattinieri di passaggio e i
clienti
abituali.
Candice
stava sistemando la vetrina dei biscotti quando il
campanellino della porta suonò.
«Buongiorno!
Oh! Salve Agente White!»
«Buongiorno
Candice! Tom!»
«Hey,
White tutto bene?»
«Sì...
Ho solo bisogno di un doppio, anzi no, triplo caffè
amaro!»
esclamò l'uomo frustrato.
«Ahahahah...
arriva subito!» La donna dai capelli rossi prese la
caraffa piena di caffè e versò il liquido scuro
nella tazza che, una volta
colma, porse all'agente che la ringraziò con un cenno del
capo. Candice fece
per tornare verso il banco, ma si voltò ancora verso l'uomo.
«Agente
White...»
«Sì?»
«Ecco... Volevo sapere se avevate idea di chi possa essere
stato ad aggredire
quel ragazzo. Avete trovato degli indizi?»
L'uomo
sospirò fissando il liquido nero. «Sì!
Lo abbiamo
individuato prima che potesse lasciare la città! Adesso
è in prigione. Sta’
tranquilla Candice!» Fece un debole sorriso che la donna
ricambió a fatica e
tornó al bancone.
All'ora
di pranzo, come di consuetudine, il locale si riempì e i
ritmi aumentarono; Candice aveva appena finito di servire l'ennesimo
piatto del
giorno, quando il campanello della porta suonò nuovamente.
«Buongiorno!»
I coniugi alzarono lo sguardo in contemporanea e
sorrisero.
«Aaron!
Buongiorno a te!» esclamò Tom.
«Ciao
Aaron tut-aaahhhhhh... Aaron mettimi subito giù!
Mascalzone!» Candice non finí la frase che il
ragazzone la prese in braccio
facendola volteggiare per la sala.
«Aaron!
Si può sapere cos'hai?» Lui la mise giù
e la guardò con un
sorriso a trentadue denti.
«Sono
libero! Candice adesso non ho più paura! » Lei
capí subito a
cosa si stesse riferendo e, come una madre orgogliosa, lo
abbracció forte.
«Sono
fiera di te! Te l'avevo detto... Il mondo è meno buio e
solitario quando hai accanto la persona che ami!» Si
staccó da lui e gli scostó
una ciocca dei suoi biondissimi capelli oro.
«Grazie di cuore! Senza te e Tom non credo avrei mai trovato
il coraggio di
farlo...»
«Non dire sciocchezze! Avevi solo bisogno di qualcuno che ti
facesse notare
quanto sei cocciuto e che rischiare non sempre implica la
sconfitta.»
«Allora?
Che succede?» chiese Tom divertito
«Tesoro,
indovina chi ha deciso di "vivere davvero"?»
Tom guardò Aaron e sorrise.
«Davvero?
È fantastico! Dov'è il tuo ragazzo?»
«Sì,
è vero... dove l'hai lasciato?» Il ragazzo
arrossì a quelle
parole.
«È
con sua nonna alla locanda di Kora... Ceniamo noi tre insieme
stasera! Sono solo venuto per cambiarmi e per ringraziarvi per
l'appoggio che
mi avete dato fin dall'inizio... Io...»
«Aaron
non devi ringraziarci! Lo abbiamo fatto con il cuore. Tutti
meritano di amare ed essere amati!» rispose Tom poggiandogli
la mano sulla
spalla; Candice lo ricambiò, sorridendo alla sua espressione
sognante.
«Hey,
bello addormentato! Cosa fai ancora qui? Va' da loro...
sbrigati!»
«Ah
sì... ok!» Si voltò per andar via ma
tornò indietro.
«Dimenticavo! Tra tre giorni è il compleanno di
Jason... Vorrei preparargli una
festa... ma...»
Candice
prese una scatola dei suoi pasticciotti al cioccolato con
lamponi glassati al brandy e gliela porse. «Ti aiuteremo noi!
Adesso prendi
questi e divertiti! Salutaci Jason.» Aaron sorrise commosso e
con un cenno di
saluto uscì.
Dopo
un programma accurato, la mattina del compleanno, con l'aiuto
di Tom e la complicità di Kora e nonna Jo, Candice
inizió i preparativi per la
festa a sorpresa per Jason.
Dopo
aver dato un'occhiata accurata al giardino posteriore della
locanda, vide un bellissimo albero di ginepro e ne rimase incantata.
«Qui!
Lo faremo qui!» disse eccitata.
«Qui?
Sei sicura, Candice?» chiese perplessa Kora.
«S'.
È al centro del giardino e da qui si ha una visione intera
del resto.»
«Ok!
Allora da dove iniziamo?»
«Prima
le luci! Tesoro, portami le luci!» Così iniziarono
ad
appendere delle luci sui rami per creare un'atmosfera romantica e
gioiosa, come
una cascata luminosa di piccole stelle; posizionarono un tavolo in
legno
piuttosto lungo e delle panche, anch'esse in legno, ai lati; stesero al
centro
del tavolo un lungo coprimacchia arancione e iniziarono a sistemare
piatti e
bicchieri. A lavoro terminato si allontanarono di qualche passo
controllando il
risultato.
«Perfetto!»
«È
stupendo Candice! Ne rimarrà sicuramente colpito!»
esclamò Kora,
sorridendo,.
«Lo
spero! Bene, adesso andiamo a preparare da mangiare!».
Candice,
da ottima cuoca qual era, si occupò minuziosamente anche
delle portate per quella serata così speciale,
dall'aperitivo al dessert. Dopo
aver sistemato i vassoi con le pietanze, accese delle candele formando
un
sentiero che, dall'entrata principale, avrebbe condotto la
coppia
al luogo della cena.
Il
giardino era bellissimo e arricchito dalla presenza di alberi
da frutto, aiuole curate e magnifici fiori colorati; il profumo delle
erbe
aromatiche e dei frutti di bosco, misto al profumo del cibo, riempiva
l'aria e
il tramonto colorava il cielo di un bellissimo rosso-arancio con
sfumature oro.
Tom
e Mark si occuparono del barbecue mentre Candice, Kora e nonna
Jo definirono i dettagli aggiungendo dei piccoli vasi di vetro con dei
rametti
di alloro in fiore e delle piccole candele come centro tavola.
Alle
otto in punto, come un orologio svizzero, videro arrivare i
due giovani e l'espressione
esterrefatta di Jason fece capire loro che avevano fatto centro.
«Tom,
Candice, Mark, vorrei presentarvi Jason, il mio ragazzo!
Jason, loro sono Kora, Mark, il cugino di Kora, Tom e Candice Smith, i
miei
migliori amici!»
«Finalmente
ti conosco!» esclamò Mark abbracciandolo.
«Piacere
di conoscerti, Jason!» esclamó sorridente Candice.
«Ciao
Jason, benvenuto!» ribatté Tom al suo fianco.
«Il
piacere è tutto mio! Grazie per questa
accoglienza!» esclamò
timido. Il ragazzo iniziò a guardarsi intorno e Candice
sorrise intenerita.
«Ti
piace?» chiese curiosa e lo vide arrossire mentre fissava
ogni
particolare con occhi meravigliati e lucidi.
«Sì!
È... è stupendo!»
«Tutto
merito di Candice, è la direttrice dell'impresa...
ahahah...» esclamò ridendo Kora mentre il ragazzo
la guardava sorpreso.
«Davvero?
Ti sei presa il disturbo di organizzare tutto ciò?»
«Nessun
disturbo! Adoro organizzare feste e cene... e poi adesso
sei parte della famiglia!»
«Grazie,sono
senza parole!» sorrise e gli strinsi la mano.
«È
stato un piacere!» La voce roca ma forte di Nonna Jo ruppe il
momento: «Bene! Adesso basta con i convenevoli! A tavola,
sennò si
fredda».
Prese
dunque il giovane sotto braccio e lo fece accomodare al suo
fianco sorridendogli; la mano grande ma delicata di Aaron
afferrò il suo braccio
e si voltò verso l'amica.
«Grazie
di tutto, Candice. Lo hai reso felice e io non so come
ringraziarti.»
«Di
niente! E poi ho davvero una bella sensazione su di lui.»
Sorrisero
e raggiunsero gli altri.
Dopo
aver consumato la prima portata, Aaron si alzò in piedi
accanto a Jason che lo guardò confuso.
«Aaron...
perché ti sei alzato?» Il biondo fece un respiro
profondo e si schiarì la voce.
«Per
tanto tempo mi sono nascosto nell'ombra, vivendo una vita
apparentemente normale ma vuota. Da quando ti ho conosciuto, quel
giorno a Portland,
tutto è cambiato: le mie abitudini, i miei pensieri,
io...» Si inginocchiò e
prese la mano di Jason. «So che è presto, in fondo
ci siamo appena ritrovati
ma, questa è la mia promessa...» Aaron
tirò fuori dalla tasca un piccolo
cofanetto rettangolare che aprì rivelando un bracciale in
caucciù con un
ciondolo a forma di stella; lo prese per poi metterlo al polso di Jason
che con
gli occhi pieni di lacrime continuava a guardarlo esterrefatto.
«Te
lo ricordi? La prima volta che vedemmo le stelle cadenti
insieme...»
«Come
potrei dimenticarlo? È stato in quel momento che ci siamo
scambiati il nostro primo vero bacio.» sussurrò
emozionato; Aaron asciugò una
lacrima sfuggita dagli occhi del suo amato e sorrise.
«La
prima di tante cose che faremo insieme, tu e io.» Jason
scoppió in lacrime circondando il collo di Aaron.
«Ti
amo!»
«Ti
amo anch'io, piccolo!»
***
Erano
passate due settimane dal compleanno di Jason e il fatidico
giorno della gara di cucina di Maple Town era arrivato.
Si
respirava un'aria molto gioiosa e festaiola e i profumi delle
mele caramellate, delle frittelle di mirtilli con sciroppo d'acero e
zucchero
filato si spandevano per la città.
Come
previsto, l'evento aveva attirato molti turisti e curiosi e
la città, addobbata per l'occasione, era piena di vita.
La
gara aveva luogo nella piazza principale di fronte al
municipio; un piccolo palco in legno, decorato con i colori della
bandiera
americana e lo stemma di Maple Town, troneggiava sul lungo tavolo su
cui ogni
partecipante aveva poggiato il proprio piatto vincente.
Dopo
aver sistemato il buffet che si sarebbe consumato dopo la
gara, Candice andó a posizionare il piatto che aveva deciso
di presentare.
In
onore di sua nonna Beth, decise di preparare una delle torte
della sua infanzia, a cui era particolarmente affezionata: torta
speziata alle
mele, con crema di formaggio e sciroppo d'acero.
Era
piuttosto soddisfatta del risultato e speró che anche nel
sapore potesse somigliare almeno un po' a quella di sua nonna.
Venne
avvolta dalla nostalgia e dai ricordi, e un sorriso nacque
sulle sue labbra. Ripensó a tutti i pomeriggi passati a casa
della nonna: lei,
seduta al tavolo a fare i compiti, e la nonna, in cucina, mentre
canticchiava
"Cheat to Cheat" di Fred Astaire.
Ricordava
ancora la sua voce melodiosa e i movimenti fluidi del
suo corpo soffice e tondo, mentre ballava. Le tante volte che l'aveva
coinvolta
in quei passi di danza per lei datati e le le risate di sua nonna nel
sentirla
lamentarsi.
Venne
riscossa dai ricordi, dalla voce del sindaco che, dal palco,
iniziò il suo discorso: «Benvenuti! Benvenuti a
tutti cari cittadini e cari
ospiti, alla prima edizione della gara di cucina di Maple Town!
Quest'oggi
celebriamo le nostre care e affezionate tradizioni familiari
presentando le
ricette più importanti per noi, omaggiando uno dei prodotti
a noi più cari, presente
in ogni casa di Maple Town: il nostro sciroppo d'acero!»
L'uomo fece una breve
pausa. «Ma bando ai convenevoli. Vedo nei volti dei
partecipanti la frenesia
del momento, perciò divertitevi e che vinca il cuoco
migliore!» Un caloroso
applauso si levò e una musichetta dai toni allegri
riempì l'aria.
I
giudici, scelti dal sindaco, iniziarono gli assaggi di ogni
piatto, scrivendo poi su ogni scheda un voto da uno a dieci. L'ansia
assalí
Candice appena iniziarono ad assaggiare la sua torta e si
irrigidí.
«Spero
gli piaccia!» esclamó nervosa.
«Piacerà
loro sicuramente, tesoro! Sei una maga dei fornelli, come
tua nonna.» Candice sorrise alle parole di Tom che,
amorevole, l'abbracciava
confortandola.
Due
ore dopo i ventisei piatti presenti erano stati assaggiati e i
voti assegnati.
La
tensione si tagliava con un coltello e ogni partecipante, lei
compresa, pregava di sentir nominare il proprio nome.
Dopo
aver calcolato i voti di ognuno, arrivò la busta con il
vincitore e il sindaco si avvicinò al microfono.
«Bene! Signori e Signore, adesso dichiareremo il vincitore
della prima edizione
della gara di cucina di Maple Town...»
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