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Autore: Dromeosauro394    25/12/2020    4 recensioni
Storia partecipante al contest "A Christmas Novel" indetto da Pampa313 sul forum EFP.
Sono passati otto anni dalla ricerca del pianeta del tesoro e dalla scomparsa di Silver. I vecchi amici sono riuniti a festeggiare la vigilia. Una misteriosa figura con un costume rosso si cala giù dal camino.
Improvvisamente si sentì un tonfo e una nuvola di fuliggine esplose dal camino. Tutti esclamarono sconvolti e si girarono verso la nebbia nera. Una sagoma massiccia e indistinta si erse.
Jim e Amelia si misero subito in posizione, pronti a ricevere l’intruso. «Chi sei manigoldo? Fatti vedere, se non vuoi che ti ributti dentro quel camino e ti usi come legna da ardere» minacciò Amelia.
«Oh, oh, oh» mormorò una voce profonda «Buon Natale!» esclamò lo sconosciuto spalancando le braccia e uscendo fuori dalla polvere.
Jim non riuscì a credere ai suoi occhi. È… È…
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vigilia Benbow Inn

Vigilia a Benbow Inn

 

«Verde e rosso è l’agrifoglio, falalala lala lala, quanta gioia in un germoglio…»

La voce stridula di B.E.N. echeggiava nella grande sala della nuova Benbow Inn. Il robot aveva un capello rosso da babbo Natale e stava finendo di fare il fiocchetto a un ciuffo di vischio su un architrave. Jim gli teneva sotto la scala e scuoteva la testa. La seconda strofa fu ancora più forte.

«QUESTO GIORNO È SPECIALE FA LA LA, LA LA LA, LA LA LAAAH. Avanti Jimmy, canta con me amico mio!» disse il robot scivolando giù dalla scala e stritolandolo in uno dei suoi abbracci.

La porta si aprì e entrò una folata di vento e neve. Con dei gridolini Matey, Sunny e Tillie corsero dentro la locanda. «Bambine… Bambine! Quante volte vi devo dire di non correre. Puff» esclamò il loro padre, il Dottor Delbert, mentre trasportava dentro tutti i bagagli dei figli. Indossava dei guantoni, un grosso cappello e una giacca invernale talmente grande e imbottita a tal punto da farlo sembrare una palla gigante.

Le tre gattine umanoidi corsero verso Jim.

«Buon Natale, Jim» disse Tillie sbattendo le ciglia.

«Mi fai vedere il tuo surf solare?» lo pregò Matey, tirandolo per una manica.

«Vuoi vedere come faccio la ruota» disse Sunny e senza aspettare si cimentò nelle sue acrobazie.

Jim sospirò. Le tre figlie di Doppler lo adoravano, forse avevano una piccola cotta.

«Lascia che ti aiuti, Delbert» disse il ragazzo prendendo i bagagli e liberandosi delle bimbe micio.

«Oh, ti ringrazio, Jim. Amelia ha dovuto fare tardi anche la vigilia. Doveri da capitano dice lei… Così sono rimasto solo con i tre orrori… Volevo dire i tre tesori!» disse l’alieno canide.

Sospirò mentre si toglieva la giacca: «Ah, Sarah, mi chiedo come tu abbia fatto da sola con Jim tutti questi anni».

«Oh beh io per fortuna non ne avevo quattro» sorrise la donna.

Gli occhi di Delbert si strinsero. Quattro! È vero lui ha quattro figli. «Oh, per la miseria. Jib! JIB!» si mise a chiamare istericamente «Oh cielo, dove lo avrò lasciato? A quel bambino servirebbe un guinzaglio. Io lo avevo alla sua età, non capisco perché lui si rifiuti di portarlo. Ecco, poi succedono queste cose. Jib!»

«Delbert calmati.» disse dolce Sarah cercando di indicargli un angolo della stanza…

«Calmarmi?! Amelia mi ucciderà.»

Delbert riacchiappò giacca e quant’altro e corse fuori dalla porta. Si precipitò sulla sua carrozza e fece schioccare le redini. «Sto arrivando, Jib. Non temere il tuo papà ti salverà» gridò Delbert mentre avanzava contro il vento.

«Papà, sono qui» mormorò una vocina sulla soglia della locanda.

Delbert si girò e frenò di scatto la creatura a due zampe che trainava il calesse. La frenata lo fece volare in un mucchio di neve.

Jim e Sarah trattennero una risata.

Il Dottor Dobbler tremante e bagnato rientrò. «Brrr. P-p-perché non hai risposto quando ti ho chiamato?»

«Non ti ho sentito. Mi ero fermato a guardare le stelle. Scusa.»

«Oh, Jib, possibile che ogni volta…»

Vide lo sguardo pentito e il labbro tremolante del suo cucciolo e non riuscì a dire più niente.

Intanto i tre tesori stavano litigando con urla isteriche, contendendosi Morph.

«Lo voglio mettere io quest’anno Morph sulla punta dell’albero.»

«Tu lo hai già messo l’anno scorso, tocca me!»

«Non è vero bugiarda tocca a me.»

La povera gelatina mutaforma venne strizzata e spappolata dalle piccole mani finché non fluttuò a nascondersi sotto il cappello da Babbo Natale di B.E.N.

«L’ha preso il robot» urlò Matey con un dito accusatore.

Le tre furie corsero verso il povero B.E.N. «Bambine, bambine… Non c’è bisogno di fare così. Possiamo parlarne e decidere tutti insiem– Aaaah! MI HANNO PRESO. AIUTO, MI HANNO PRESO. SALVATEMI!»

«Bambine, non come l’anno scorso ne avevamo già parlato» strillò Delbert correndo a risolvere la situazione.

Jim sorrise. Ogni anno la stessa storia.

«Ehi, Jim» mormorò Jib tirandogli il lembo della giacca. «Mi racconti il tuo ultimo viaggio nell’eterium?»

«Ma certo» rispose lui. Ormai aveva ventidue anni e il diploma dell’accademia spaziale alle spalle. Ora si stava per imbarcare come primo ufficiale per farsi le ossa su uno dei vascelli della flotta reale.

 

Il resto della serata procedette come ogni anno.

Sarah era tornata ai suoi doveri di padrona della locanda.

Delbert dopo aver risolto l’ennesimo litigio delle bambine si sedette stremato davanti al fuoco. Meglio i pirati che le figlie.

Non riusciva a credere che avrebbero passato il Natale senza…

Il campanello di ingresso tintinnò mentre la porta si apriva.

«Brrr, là fuori c’è uno stramaledetto vento. Picchiava così forte che credevo non sarei arrivata.»

Delbert sollevò lo sguardo e vide Amelia che si toglieva la divisa da capitano.

«Mamma!» strillarono tutti e quattro i pargoli.

 Jim prese le cose del capitano mentre le bambine le si strofinavano contro facendo le fusa.

«Mamma» disse Jib «Babbo Natale ce la farà a venire con tutto questo vento?»

«Ma certo, tesoro. Babbo Natale è lo spazionauta più provetto che esista in tutto l’universo» lo rassicurò lei.

Vide suo marito in un angolo e dopo che i bambini erano corsi via si diresse da lui.

«Delbert scusami. Lo so, sono tremenda. Pure la vigila di Natale.»

«Oh, non preoccuparti, sei tremenda. Cioè… no, no, no! Non sei tremenda. Non lo sei.»

Il capitano sorrise davanti all’impacciataggine di suo marito.

«Amelia lo so che il tuo lavoro ti tiene occupata e non te ne faccio una colpa, ma… Ecco non avrei mai immaginato di ritrovarmi a fare il genitore. Non è una cosa che è mai stata nelle mie corde. E ora mi ritrovo con quattro pargoli e tu non ci sei mai e ho dovuto abbandonare le mie ricerche scientifiche per poter badare a loro mentre tu non ci sei e di sicuro sto facendo un pessimo lavoro perché le bambine sono insopportabili e …»

«E c’è del vischio sopra di noi.»

«Del vischio? Cosa… Oh.» il dottore vide il germoglio verde sopra di loro. Il suo viso canino sorrise e prese Amelia tra le braccia. Le loro labbra si incontrarono. Erano passati otto anni ma ancora si amavano come quel giorno in cui erano stati quasi vaporizzati in un’esplosione planetaria. Amelia concluse il bacio e poi fece le fusa: «Tu sei un ottimo padre Delbert. Vedrai troveremo un modo per far funzionare tutto e fare in modo che anche tu possa riprendere a lavorare» diede un’occhiata che non ci fosse nessuno nelle vicinanze e poi gli sussurrò all’orecchio «Dopo che abbiamo messo i bambini a letto, ti do il mio regalo di Natale». Poi si girò e andò verso gli altri.

Delbert alzò gli occhi sull’addobbo sopra di lui e si sistemò il colletto sorridendo. Almeno per quella sera sarebbe andato tutto bene.

 

 

A fine serata, il resto degli ospiti era salito nelle loro stanze e soltanto la famiglia allargata degli Hawkins era rimasta. Il fuoco nel camino si era spento e l’unica luce veniva dalle decorazioni dell’albero.

 

Improvvisamente si sentì un tonfo e una nuvola di fuliggine esplose dal camino. Tutti esclamarono sconvolti e si girarono verso la nebbia nera. Una sagoma massiccia e indistinta si erse.

Jim e Amelia si misero subito in posizione, pronti a ricevere l’intruso. «Chi sei manigoldo? Fatti vedere, se non vuoi che ti ributti dentro quel camino e ti usi come legna da ardere» minacciò Amelia.

«Oh, oh, oh» mormorò una voce profonda. «Buon Natale!» esclamò lo sconosciuto spalancando le braccia e uscendo fuori dalla polvere.

Jim non riuscì a credere ai suoi occhi. È… È… «Babbo Natale», gridò felice Jib.

In effetti la figura si era vestita da Babbo Natale, con una grande barba finta a coprirgli il viso, ma Jim sapeva chi si nascondesse sotto il costume. E anche Amelia lo riconobbe. Entrambi rilassarono i muscoli mentre i quattro bambini corsero verso Silver.

«Babbo Natale! Allora sei vero!», sgranò gli occhi Jib.

«Che regali ci hai portato?» chiese impaziente Matey.

«Io ho chiesto una bambola venusiana» puntualizzò Sunny.

«Facci vedere, dacceli» disse Tillie cercando di guardare dentro il grosso sacco che teneva in una mano.

«Ah, no, no piccole» disse il pirata tirandolo fuori dalla portata delle loro grinfie. «Babbo Natale prima deve vedere se siete state buone, poi forse distribuirà i regali.»

«Ma noi siamo state buonissime!» dissero in coro le gattine.

«Se siete state così buone, allora dovete pazientare solo qualche minuto. Le bambine buone sanno aspettare. Quelle cattive…»

«Noi siamo bravissime a aspettare.»

«Oh sì.»

«Siamo buone, buonissime.»

«Allora andate in cucina a prendermi qualche biscotto», disse il cyborg.

Le tre filarono via come il vento.

Jim, sua madre e i coniugi Doppler osservarono senza parole quel Babbo Natale. «Capitano» disse Silver togliendosi il cappello «La maternità vi rende ancora più magnifica. Ho portato un regalo anche per voi.» Tirò fuori un pacchetto e lo consegnò nelle mani incerte di Amelia.

«Spero che Babbo Natale questi regali li abbia avuti in modo legale. Mi spiacerebbe doverlo consegnare alla giustizia.»

«Non si preoccupi capitano. Babbo Natale ha abbandonato quella vita, ora pensa solo a portare gioia e amore.»

«Voi vecchio, lurido, doppiogiochista…»

Si interruppe quando vide Jib che la fissava. Sospirò. Perlomeno per quella sera aveva appeso il cappello da capitano al chiodo. Annusò dubbiosa il regalo, ma lasciò che Silver facesse il suo teatrino.

B.E.N riemerse dalla cucina. «Non posso crederci…» bisbigliò con gli schermi oculari che luccicavano «BABBO NATALE.»

 

Il robot saltò addosso a Silver che cadde in una poltrona.

«Oh, Babbo Natale, lo sapevo che esistevi. Anche se tutti i pirati di Flint dicevano che era assurdo che credessi a te e mi dicevano tante cattiverie, ora sei qui!!!» lo strinse in un abbraccio, poi si sistemò a cavalcioni sulle sue ginocchia. «Allora, non tengo rancore per il fatto che per tutti quegli anni in cui ero sperduto sul pianeta del tesoro, tu non mi abbia portato quella scialuppa di salvataggio che ti avevo chiesto, eh. Non vedo l’ora di vedere cosa mi hai portato quest’anno, non ti ho neanche spedito la letterina.»

«Babbo Natale ha intuito per queste cose» tirò fuori un pacchetto minuscolo che B.E.N scartò in men che non si dica.

«Oh mia… SCHEDA MADRE! Non ci credo, un aggiornamento per i miei circuiti addetti alla cucina. GRAZIE BABBO NATALE!»

Dopo un ultimo abbraccio corse subito a installarselo.

Morph corse a strofinarsi contro la guancia del pirata. «Oh morphy, tesorino. Babbo Natale non si è dimenticato di te. Una bella pentola dello stufato di Nuonzabuoi.»

Morph ci si tuffò a capofitto.

«Tu devi essere Jib» disse guardando il bambino cagnolino che annuiva con occhi stralunati. «Qualcuno mi ha detto che hai una passione per le stelle come il tuo papà» tirò fuori un altro regalo dalla scatola «Ecco un cannocchiale come quello dei veri spazionauti, piccolo.»

Jib prese il pesante oggetto con mani tremanti: «G-grazie Babbo Natale.»

 

Delbert si fece avanti. Al contrario della moglie voleva dirgliene quattro a quel pirata travestito da Babbo Natale: «Signor… Babbo Natale, ci eravamo lasciati in circostanze piuttosto…»

«Ah il buon dottore. Babbo Natale non si è dimenticato neanche di voi» tirò fuori un pacco enorme. Il dottore non ebbe il tempo di reagire che se lo ritrovò tra le braccia.

«Oh, com’è grosso» disse Delbert sorpreso e depositandolo a terra sbuffando.

«Su che aspettate, apritelo.»

Delbert scartò la carta un po’ esitante. Cosa poteva mai avergli regalato quel pirata… «Non ci credo. È perfetto.»

Un grosso cubo metallico con su scritto Cybertata 5000 risplendette sul pavimento. Una luce rossa cominciò a pulsare e dei tentacoli metallici uscirono fuori.

«Sono Cybertata 5000. Prego fornire bambini da accudire» pronunciò un autoparlante meccanico. Tenaglie alla fine dei tentacoli scattarono ripetutamente in attesa dei bambini richiesti.

«Oh Silv– Volevo dire Babbo Natale. Questo mi cambierà la vita.»

Silver rise e si girò verso Sarah.

«Lei invece deve essere la signora Hawkins» disse baciandole la mano «Un posticino splendido. E un figlio ancora più splendido.»

La mamma di Jim si gettò su di lui in un abbraccio. «Non avrei nessuno dei due ora se non fosse stato per lei» disse guardandolo con occhi lucidi. «Babbo Natale» aggiunse in fretta.

Silver ricambiò il sorriso e si preparò a prendere il regalo di Sarah.


«Non c’è niente in quel sacco che possa superare i regali che lei mi ha già fatto» disse la donna.

«Lo prenda lo stesso.» Le mise in mano una scatola. Sarah sollevò il coperchio e vide delle lettere.

«Appartenevano a un uomo. Un pirata. Un manigoldo che ha condotto una vita terribile. Una volta bruciò una locanda di una povera donna. Non era sempre stato così. In quelle lettere c’è una storia, la sua storia. Tutto ciò che fece e che perse fino a quella terribile notte in cui appiccò le fiamme. Non ha più modo di rivedere molti di quelli a cui ha fatto un torto e non ha nessuno a cui confessare quei torti. Sapeva però dove stava la donna della locanda e forse lei… avrebbe letto. Avrebbe ascoltato la storia.»

«Lo farò» lo rassicurò Sarah.

«Ora con il suo permesso, dovrei dare il regalo di Natale a Jim».

Sarah annuì e Jim e il pirata uscirono fuori.

Camminarono tra la neve e Jim lo condusse al gazebo che adesso sorgeva nel giardino.

Nonostante quel ridicolo costume al ragazzo bastava guardare lo scintillio nel suo occhio da cyborg per tornare a sentirsi come quando aveva quindici anni.

«Come mai questa visita Babbo Natale

«Un uccellino mi ha detto che qualcuno ha avuto il suo primo incarico da primo ufficiale. Per tutti i fulmini, har har har. Compiango il povero capitano che avrà la sventura di averti a bordo con lui.»

Jim sorrise. Non era la prima volta che aveva rivisto Silver. Si era già presentato l’anno del suo diploma all’accademia e al suo diciottesimo compleanno mentre faceva surf lì attorno. Inoltre era già capitato che, a natali o compleanni, il ragazzo avesse trovato dei piccoli regali nascosti in camera sua. Tuttavia era la prima volta che Silver aveva rivisto anche il dottore il capitano, la prima volta che aveva incontrato sua madre.

«Guardati ragazzo, ormai non resta niente tra te e la luce che ho visto nascere otto anni fa.»

I due rimasero a fissarsi sotto la neve.

«Ah quasi dimenticavo perché sono venuto» disse Silver. Mentre frugava sul fondo del sacco usò la barba per asciugarsi una lacrima.

«Eccolo qua.»

Un pacchetto tondo vene depositato nel pugno di Jim. Sembrava familiare… Il ragazzo scartò l’oggetto e si trovò in mano una mappa. Era una mappa cifrata come quella di Bones, ma come con quella non ci mise molto a capire il meccanismo e far partire un ologramma.

Scrutò Silver che sorrideva illuminato dai riflessi verdi. «Dove dovrebbe condurmi?»

Silver spinse il bottone che attivava la localizzazione e galassie e pianeti presero a scorrere fino ad arrivare a… Benbow Inn!

«Cosa?»

«Sono io. Il tesoro di quella mappa sono io. E io» tirò fuori un’altra sfera metallica dalla giacca rossa «ne ho una dove il tesoro sei tu.» Attivò anche quella e ora due ologrammi mostravano la stessa destinazione. «Ognuna mostra la localizzazione dell’altra mappa, ovunque essa si trovi.»

Jim non capiva e Silver glielo lesse negli occhi. «Ormai sei primo ufficiale. Non mancherà molto prima che vedano che sei migliore di tutti e ti facciano anche capitano. La vita di uno spazionauta è mutevole come le maree. Non so quanti natali riuscirai ancora a passare qui. Babbo Natale avrà bisogno di un modo per trovarti.»

Jim abbracciò forte Silver.

Tutti quegli anni nelle notti solitarie all’accademia aveva scrutato i cieli pensando a dove potesse nascondersi Silver, se stava bene e quando sarebbe tornato. Se sarebbe tornato. Ora avrebbe sempre saputo a quale stella guardare.

I due si scambiarono qualche altra parola sotto la neve prima di ritornare dentro.

«Chissà» disse il ragazzo stringendo il freddo metallo «Magari mentre starò per mare troverò il pianeta della fabbrica di Babbo Natale.» Silver fece una delle sue risate.

 

Quando rientrarono trovarono Tillie, Sunny e Matey che reggevano un vassoio traboccante di biscotti e un bicchiere enorme di latte. Le tre gattine avevano uno sguardo supplicante.

Silver sorrise loro e tirò fuori tre pacchetti identici con l’ammonimento che andavano aperti appena se ne fosse andato.

«Beh, Babbo Natale ha altre case da visitare» disse Silver rientrando nell’alcova del camino. «Perciò… Oh, oh, oh. Buon Natale a tutti!». La sua mano bionica si trasformò in un rampino e lo tirò su per la cappa.

Non erano passati più di dieci secondi che già le tre bambine felino fecero a pezzi la carta regalo con i piccoli artigli. Le loro pupille da gatto si ingigantirono alla vista di tre stelle di Natale luccicanti e scintillanti.

A quel punto restava una sola cosa da fare.

Amelia reggeva Sunny e Delbert Tillie, Sarah invece Matey. A mezz'aria tutte tre deposero la loro stella in cima all’albero. Morph tirò un sospiro di sollievo poi vide Jib mogio mogio che stringeva il suo cannochiale. In un lampo il mutaforma fluttuò tra le manine e si trasformò in una stella dorata. Jim prese il bambino cagnolino e lo aiutò a posizionare anche la sua di stella. Più in alto di tutte.

Tutti quanti, spalla contro spalla, si misero ondeggiare cantando auguri di buon Natale.

A Jim luccicarono gli occhi guardando le quattro stelle che splendevano, sapendo che da ora in avanti avrebbe sempre saputo dove trovare la sua.

 

   
 
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