Vigilia a Benbow Inn
«Verde e
rosso è l’agrifoglio, falalala lala lala, quanta
gioia in un
germoglio…»
La voce stridula di
B.E.N. echeggiava nella grande sala della nuova
Benbow Inn. Il robot aveva un capello rosso da babbo Natale e stava
finendo di fare
il fiocchetto a un ciuffo di vischio su un architrave. Jim gli teneva
sotto la
scala e scuoteva la testa. La seconda strofa fu ancora più
forte.
«QUESTO
GIORNO È SPECIALE FA LA LA, LA LA LA, LA LA LAAAH.
La porta si
aprì e entrò una folata di vento e neve. Con dei
gridolini
Matey, Sunny e Tillie corsero dentro la locanda.
«Bambine… Bambine! Quante volte
vi devo dire di non correre. Puff» esclamò il loro
padre, il Dottor Delbert,
mentre trasportava dentro tutti i bagagli dei figli. Indossava dei
guantoni, un
grosso cappello e una giacca invernale talmente grande e imbottita a
tal punto
da farlo sembrare una palla gigante.
Le tre gattine
umanoidi corsero verso Jim.
«Buon
Natale, Jim» disse Tillie sbattendo le ciglia.
«Mi fai
vedere il tuo surf solare?» lo pregò Matey,
tirandolo per una
manica.
«Vuoi
vedere come faccio la ruota» disse Sunny e senza aspettare si
cimentò nelle sue acrobazie.
Jim
sospirò. Le tre figlie di Doppler lo adoravano, forse
avevano una
piccola cotta.
«Lascia che
ti aiuti, Delbert» disse il ragazzo prendendo i bagagli e
liberandosi delle bimbe micio.
«Oh, ti
ringrazio, Jim. Amelia ha dovuto fare tardi anche la vigilia.
Doveri da capitano dice lei… Così sono rimasto
solo con i tre orrori… Volevo
dire i tre tesori!» disse l’alieno canide.
Sospirò
mentre si toglieva la giacca: «Ah, Sarah, mi chiedo come tu
abbia
fatto da sola con Jim tutti questi anni».
«Oh beh io
per fortuna non ne avevo quattro» sorrise la donna.
Gli occhi di Delbert
si strinsero. Quattro! È vero lui ha quattro
figli. «Oh, per la miseria. Jib! JIB!» si
mise a chiamare istericamente «Oh
cielo, dove lo avrò lasciato? A quel bambino servirebbe un
guinzaglio. Io lo
avevo alla sua età, non capisco perché lui si
rifiuti di portarlo. Ecco, poi
succedono queste cose. Jib!»
«Delbert
calmati.» disse dolce Sarah cercando di indicargli un angolo
della stanza…
«Calmarmi?!
Amelia mi ucciderà.»
Delbert
riacchiappò giacca e quant’altro e corse fuori
dalla porta. Si
precipitò sulla sua carrozza e fece schioccare le redini.
«Sto arrivando, Jib.
Non temere il tuo papà ti salverà»
gridò Delbert mentre avanzava contro il
vento.
«Papà,
sono qui» mormorò una vocina sulla soglia della
locanda.
Delbert si
girò e frenò di scatto la creatura a due zampe
che trainava
il calesse. La frenata lo fece volare in un mucchio di neve.
Jim e Sarah
trattennero una risata.
Il Dottor Dobbler
tremante e bagnato rientrò. «Brrr.
P-p-perché non hai
risposto quando ti ho chiamato?»
«Non ti ho
sentito. Mi ero fermato a guardare le stelle. Scusa.»
«Oh, Jib,
possibile che ogni volta…»
Vide lo sguardo
pentito e il labbro tremolante del suo cucciolo e non
riuscì a dire più niente.
Intanto i tre tesori
stavano litigando con urla isteriche,
contendendosi Morph.
«Lo voglio
mettere io quest’anno Morph sulla punta
dell’albero.»
«Tu lo hai
già messo l’anno scorso, tocca me!»
«Non
è vero bugiarda tocca a me.»
La povera gelatina
mutaforma venne strizzata e spappolata dalle piccole
mani finché non fluttuò a nascondersi sotto il
cappello da Babbo Natale di
B.E.N.
«L’ha
preso il robot» urlò Matey con un dito accusatore.
Le tre furie corsero
verso il povero B.E.N. «Bambine, bambine… Non
c’è
bisogno di fare così. Possiamo parlarne e decidere tutti
insiem– Aaaah! MI
HANNO PRESO. AIUTO, MI HANNO PRESO. SALVATEMI!»
«Bambine,
non come l’anno scorso ne avevamo già
parlato» strillò Delbert
correndo a risolvere la situazione.
Jim sorrise. Ogni
anno la stessa storia.
«Ehi,
Jim» mormorò Jib tirandogli il lembo della giacca.
«Mi racconti
il tuo ultimo viaggio nell’eterium?»
«Ma
certo» rispose lui. Ormai aveva ventidue anni e il diploma
dell’accademia spaziale alle spalle. Ora si stava per
imbarcare come primo
ufficiale per farsi le ossa su uno dei vascelli della flotta reale.
Il resto della serata
procedette come ogni anno.
Sarah era tornata ai
suoi doveri di padrona della locanda.
Delbert dopo aver
risolto l’ennesimo litigio delle bambine si sedette
stremato davanti al fuoco. Meglio i pirati che le figlie.
Non riusciva a
credere che avrebbero passato il Natale senza…
Il campanello di
ingresso tintinnò mentre la porta si apriva.
«Brrr,
là fuori c’è uno stramaledetto vento.
Picchiava così forte che
credevo non sarei arrivata.»
Delbert
sollevò lo sguardo e vide Amelia che si toglieva la divisa
da
capitano.
«Mamma!»
strillarono tutti e quattro i pargoli.
Jim
prese le cose del capitano
mentre le bambine le si strofinavano contro facendo le fusa.
«Mamma»
disse Jib «Babbo Natale ce la farà a venire con
tutto questo
vento?»
«Ma certo,
tesoro. Babbo Natale è lo spazionauta più
provetto che esista
in tutto l’universo» lo rassicurò lei.
Vide suo marito in un
angolo e dopo che i bambini erano corsi via si
diresse da lui.
«Delbert
scusami. Lo so, sono tremenda. Pure la vigila di Natale.»
«Oh, non
preoccuparti, sei tremenda. Cioè… no, no, no! Non
sei
tremenda. Non lo sei.»
Il capitano sorrise
davanti all’impacciataggine di suo marito.
«Amelia lo
so che il tuo lavoro ti tiene occupata e non te ne faccio una
colpa, ma… Ecco non avrei mai immaginato di ritrovarmi a
fare il genitore. Non
è una cosa che è mai stata nelle mie corde. E ora
mi ritrovo con quattro
pargoli e tu non ci sei mai e ho dovuto abbandonare le mie ricerche
scientifiche
per poter badare a loro mentre tu non ci sei e di sicuro sto facendo un
pessimo
lavoro perché le bambine sono insopportabili e
…»
«E
c’è del vischio sopra di noi.»
«Del
vischio? Cosa… Oh.» il dottore vide il germoglio
verde sopra di
loro. Il suo viso canino sorrise e prese Amelia tra le braccia. Le loro
labbra
si incontrarono. Erano passati otto anni ma ancora si amavano come quel
giorno
in cui erano stati quasi vaporizzati in un’esplosione
planetaria. Amelia concluse il
bacio e poi fece le fusa: «Tu sei un ottimo padre Delbert.
Vedrai troveremo un
modo per far funzionare tutto e fare in modo che anche tu possa
riprendere a
lavorare» diede un’occhiata che non ci fosse
nessuno nelle vicinanze e poi gli
sussurrò all’orecchio «Dopo che abbiamo
messo i bambini a letto, ti do il mio
regalo di Natale». Poi si girò e andò
verso gli altri.
Delbert
alzò gli occhi sull’addobbo sopra di lui e si
sistemò il
colletto sorridendo. Almeno per quella sera sarebbe andato tutto bene.
A fine serata, il
resto degli ospiti era salito nelle loro stanze e
soltanto la famiglia allargata degli Hawkins era rimasta. Il fuoco nel
camino
si era spento e l’unica luce veniva dalle decorazioni
dell’albero.
Improvvisamente si
sentì un tonfo e una nuvola di fuliggine esplose dal
camino. Tutti esclamarono sconvolti e si girarono verso la nebbia nera.
Una
sagoma massiccia e indistinta si erse.
Jim e Amelia si
misero subito in posizione, pronti a ricevere l’intruso.
«Chi sei manigoldo? Fatti vedere, se non vuoi che ti ributti
dentro quel camino
e ti usi come legna da ardere» minacciò Amelia.
«Oh, oh,
oh» mormorò una voce profonda. «Buon
Natale!» esclamò lo
sconosciuto spalancando le braccia e uscendo fuori dalla polvere.
Jim non
riuscì a credere ai suoi occhi. È…
È… «Babbo
Natale», gridò
felice Jib.
In effetti la figura
si era vestita da Babbo Natale, con una grande
barba finta a coprirgli il viso, ma Jim sapeva chi si nascondesse sotto
il
costume. E anche Amelia lo riconobbe. Entrambi rilassarono i muscoli
mentre i
quattro bambini corsero verso Silver.
«Babbo
Natale! Allora sei vero!», sgranò gli occhi Jib.
«Che regali
ci hai portato?» chiese impaziente Matey.
«Io ho
chiesto una bambola venusiana» puntualizzò Sunny.
«Facci
vedere, dacceli» disse Tillie cercando di guardare dentro il
grosso sacco che teneva in una mano.
«Ah, no, no
piccole» disse il pirata tirandolo fuori dalla portata delle
loro grinfie. «Babbo Natale prima deve vedere se siete state
buone, poi forse
distribuirà i regali.»
«Ma noi
siamo state buonissime!» dissero in coro le gattine.
«Se siete
state così buone, allora dovete pazientare solo qualche
minuto. Le bambine buone sanno aspettare. Quelle
cattive…»
«Noi siamo
bravissime a aspettare.»
«Oh
sì.»
«Siamo
buone, buonissime.»
«Allora
andate in cucina a prendermi qualche biscotto»,
disse il cyborg.
Le tre filarono via
come il vento.
Jim, sua madre e i
coniugi Doppler osservarono senza parole quel Babbo
Natale. «Capitano» disse Silver togliendosi il
cappello «La
maternità vi rende ancora più magnifica. Ho
portato un regalo
anche per voi.» Tirò fuori un pacchetto e lo
consegnò nelle mani incerte di
Amelia.
«Spero che
Babbo Natale questi regali li abbia avuti in modo legale. Mi
spiacerebbe doverlo consegnare alla giustizia.»
«Non si
preoccupi capitano. Babbo Natale ha abbandonato quella vita, ora
pensa solo a portare gioia e amore.»
«Voi
vecchio, lurido, doppiogiochista…»
Si interruppe quando
vide Jib che la fissava. Sospirò. Perlomeno per
quella sera aveva appeso il cappello da capitano al chiodo.
Annusò dubbiosa il
regalo, ma lasciò che Silver facesse il suo teatrino.
B.E.N riemerse dalla
cucina. «Non posso crederci…»
bisbigliò con gli
schermi oculari che luccicavano «BABBO NATALE.»
Il robot
saltò addosso a Silver che cadde in una poltrona.
«Oh, Babbo
Natale, lo sapevo che esistevi. Anche se tutti i pirati di
Flint dicevano che era assurdo che credessi a te e mi dicevano tante
cattiverie, ora sei qui!!!» lo strinse in un abbraccio, poi
si sistemò a
cavalcioni sulle sue ginocchia. «Allora, non tengo rancore
per il fatto che per
tutti quegli anni in cui ero sperduto sul pianeta del tesoro, tu non mi
abbia
portato quella scialuppa di salvataggio che ti avevo chiesto, eh. Non
vedo
l’ora di vedere cosa mi hai portato quest’anno, non
ti ho neanche spedito la
letterina.»
«Babbo
Natale ha intuito per queste cose» tirò fuori un
pacchetto
minuscolo che B.E.N scartò in men che non si dica.
«Oh
mia… SCHEDA MADRE! Non ci credo, un aggiornamento per i miei
circuiti addetti alla cucina. GRAZIE BABBO NATALE!»
Dopo un ultimo
abbraccio corse subito a installarselo.
Morph corse a
strofinarsi contro la guancia del pirata. «Oh morphy,
tesorino. Babbo Natale non si è dimenticato di te. Una bella
pentola dello
stufato di Nuonzabuoi.»
Morph ci si
tuffò a capofitto.
«Tu devi
essere Jib» disse guardando il bambino cagnolino che annuiva
con occhi stralunati. «Qualcuno mi ha detto che hai una
passione per le stelle
come il tuo papà» tirò fuori un altro
regalo dalla scatola «Ecco un
cannocchiale come quello dei veri spazionauti, piccolo.»
Jib prese il pesante
oggetto con mani tremanti: «G-grazie Babbo Natale.»
Delbert si fece
avanti. Al contrario della moglie voleva dirgliene
quattro a quel pirata travestito da Babbo Natale:
«Signor… Babbo Natale, ci
eravamo lasciati in circostanze piuttosto…»
«Ah il buon
dottore. Babbo Natale non si è dimenticato neanche di
voi»
tirò fuori un pacco enorme. Il dottore non ebbe il tempo di
reagire che se lo
ritrovò tra le braccia.
«Oh,
com’è grosso» disse Delbert sorpreso e
depositandolo a terra
sbuffando.
«Su che
aspettate, apritelo.»
Delbert
scartò la carta un po’ esitante. Cosa poteva mai
avergli
regalato quel pirata… «Non ci credo. È
perfetto.»
Un grosso cubo
metallico con su scritto Cybertata 5000 risplendette sul
pavimento. Una luce rossa cominciò a pulsare e dei tentacoli
metallici uscirono
fuori.
«Sono
Cybertata 5000. Prego fornire bambini da accudire» pronunciò
un
autoparlante meccanico. Tenaglie alla fine dei tentacoli scattarono
ripetutamente in attesa dei bambini richiesti.
«Oh
Silv– Volevo dire Babbo Natale. Questo mi cambierà
la vita.»
Silver rise e si
girò verso Sarah.
«Lei invece
deve essere la signora Hawkins» disse baciandole la mano
«Un
posticino splendido. E un figlio ancora più
splendido.»
La mamma di Jim si
gettò su di lui in un abbraccio. «Non avrei
nessuno
dei due ora se non fosse stato per lei» disse guardandolo con
occhi lucidi.
«Babbo Natale» aggiunse in fretta.
Silver
ricambiò il sorriso e si preparò a prendere il
regalo di Sarah.
«Non
c’è niente in quel sacco che possa superare i
regali che lei mi ha
già fatto» disse la donna.
«Lo prenda
lo stesso.» Le mise in mano una scatola. Sarah
sollevò il
coperchio e vide delle lettere.
«Appartenevano
a un uomo. Un pirata. Un manigoldo che ha condotto una
vita terribile. Una volta bruciò una locanda di una povera
donna. Non era
sempre stato così. In quelle lettere
c’è una storia, la sua storia. Tutto
ciò
che fece e che perse fino a quella terribile notte in cui
appiccò le fiamme.
Non ha più modo di rivedere molti di quelli a cui ha fatto
un torto e non ha
nessuno a cui confessare quei torti. Sapeva però dove stava
la donna della
locanda e forse lei… avrebbe letto. Avrebbe ascoltato la
storia.»
«Lo
farò» lo rassicurò Sarah.
«Ora con il
suo permesso, dovrei dare il regalo di Natale a Jim».
Sarah
annuì e Jim e il pirata uscirono fuori.
Camminarono tra la
neve e Jim lo condusse al gazebo che adesso sorgeva
nel giardino.
Nonostante quel
ridicolo costume al ragazzo bastava guardare lo
scintillio nel suo occhio da cyborg per tornare a sentirsi come quando
aveva
quindici anni.
«Come mai
questa visita Babbo Natale?»
«Un
uccellino mi ha detto che qualcuno ha avuto il suo primo incarico da
primo ufficiale. Per tutti i fulmini, har har har. Compiango il povero
capitano
che avrà la sventura di averti a bordo con lui.»
Jim sorrise. Non era
la prima volta che aveva rivisto Silver. Si era già
presentato l’anno del suo diploma all’accademia e
al suo diciottesimo
compleanno mentre faceva surf lì attorno. Inoltre era
già capitato che, a natali
o compleanni, il ragazzo avesse trovato dei piccoli regali nascosti in
camera
sua. Tuttavia era la prima volta che Silver aveva rivisto anche il
dottore il
capitano, la prima volta che aveva incontrato sua madre.
«Guardati
ragazzo, ormai non resta niente tra te e la luce che ho visto
nascere otto anni fa.»
I due rimasero a
fissarsi sotto la neve.
«Ah quasi
dimenticavo perché sono venuto» disse Silver.
Mentre frugava
sul fondo del sacco usò la barba per asciugarsi una lacrima.
«Eccolo
qua.»
Un pacchetto tondo
vene depositato nel pugno di Jim. Sembrava familiare…
Il ragazzo scartò l’oggetto e si trovò
in mano una mappa. Era una mappa cifrata
come quella di Bones, ma come con quella non ci mise molto a capire il
meccanismo e
far partire un ologramma.
Scrutò
Silver che sorrideva illuminato dai riflessi verdi. «Dove
dovrebbe condurmi?»
Silver spinse il
bottone che attivava la localizzazione e galassie e
pianeti presero a scorrere fino ad arrivare a… Benbow Inn!
«Cosa?»
«Sono io.
Il tesoro di quella mappa sono io. E io» tirò
fuori un’altra
sfera metallica dalla giacca rossa «ne ho una dove il tesoro
sei tu.» Attivò
anche quella e ora due ologrammi mostravano la stessa destinazione.
«Ognuna
mostra la localizzazione dell’altra mappa, ovunque essa si
trovi.»
Jim non capiva e
Silver glielo lesse negli occhi. «Ormai sei primo
ufficiale. Non mancherà molto prima che vedano che sei
migliore di tutti e ti
facciano anche capitano. La vita di uno spazionauta è
mutevole come le maree.
Non so quanti natali riuscirai ancora a passare qui. Babbo Natale
avrà bisogno
di un modo per trovarti.»
Jim
abbracciò forte Silver.
Tutti quegli anni
nelle notti solitarie all’accademia aveva scrutato i
cieli pensando a dove potesse nascondersi Silver, se stava bene e
quando
sarebbe tornato. Se sarebbe tornato. Ora avrebbe sempre saputo a quale
stella
guardare.
I due si scambiarono
qualche altra parola sotto la neve prima di
ritornare dentro.
«Chissà»
disse il ragazzo stringendo il freddo metallo «Magari mentre
starò per mare troverò il pianeta della fabbrica
di Babbo Natale.» Silver fece
una delle sue risate.
Quando rientrarono
trovarono Tillie, Sunny e Matey che reggevano un
vassoio traboccante di biscotti e un bicchiere enorme di latte. Le tre
gattine
avevano uno sguardo supplicante.
Silver sorrise loro e
tirò fuori tre pacchetti identici con
l’ammonimento che andavano aperti appena se ne fosse andato.
«Beh, Babbo
Natale ha altre case da visitare» disse Silver rientrando
nell’alcova del camino.
«Perciò… Oh, oh, oh. Buon Natale a
tutti!». La sua mano
bionica si trasformò in un rampino e lo tirò su
per la cappa.
Non erano passati
più di dieci secondi che già le tre bambine
felino
fecero a pezzi la carta regalo con i piccoli artigli. Le loro pupille
da gatto
si ingigantirono alla vista di tre stelle di Natale luccicanti e
scintillanti.
A quel punto restava
una sola cosa da fare.
Amelia reggeva Sunny
e Delbert Tillie, Sarah invece Matey. A mezz'aria
tutte tre deposero la loro stella in cima all’albero. Morph
tirò un sospiro di
sollievo poi vide Jib mogio mogio che stringeva il suo cannochiale. In
un lampo
il mutaforma fluttuò tra le manine e si trasformò
in una stella dorata. Jim
prese il bambino cagnolino e lo aiutò a posizionare anche la
sua di stella. Più
in alto di tutte.
Tutti quanti, spalla
contro spalla, si misero ondeggiare cantando auguri
di buon Natale.
A Jim luccicarono gli occhi
guardando le quattro stelle che splendevano,
sapendo che da ora in avanti avrebbe sempre saputo dove trovare la sua.