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Autore: whitemushroom    26/12/2020    3 recensioni
Il sogno degli uomini è la pace: in un mondo dilaniato da una guerra millenaria, un giovane capitano trova la chiave per annullare le ostilità e costruire un mondo migliore.
[tratto dagli eventi del romanzo "FF Type-0: The Penultimate Truth", che consiglio a tutti di recuperare]
Storia partecipante all'undicesimo anniversario del mitico thexiiiorderforum
Prompt:#conferenza
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: FF Type-0
Genere: Introspettivo, Missing Moments, Guerra
Rating: arancione
Prompt: conferenza
Avvertenze: gli eventi sono tratti dal romanzo "The Penultimate Truth", ambientato nel ciclo precedente agli eventi del gioco. Ho semplicemente adorato il romanzo, anche se scritto un po' alla cavolo, e lo trovo di gran lunga molto più coinvolgente e strutturato bene del gioco d'origine.


Dreams of a forgotten peace

La fibbia gli scivola dalle dita per la quarta volta. Il mantello bianco cade a terra con un tonfo, ma non sono le sue dita a raccoglierlo.
“Sei proprio un imbranato …”
“Clelia, dovresti stare a letto”
Lei lo solleva dal pavimento e glielo appoggia sulle spalle. “Dormirò più tardi”.
Le sue dita sfiorano le spalline ed iniziano ad unire la stoffa alle fibbie; Cid osserva dal riflesso dello specchio il suo sguardo concentrato, le sovracciglia aggrottate ed unite in un’unica linea mentre si sforza di far passare i lembi della stoffa dentro le minuscole decorazioni a forma di testa di tigre. Si mordicchia il lato sinistro del labbro, come fa sempre quando una parola o un’espressione non le vengono subito in mente. La lascia fare per due minuti buoni, sollevando o abbassando le braccia al suo comando finché non tira il mantello soddisfatta e quello rimane esattamente al suo posto. Lui si volta per farsi ammirare, ma lo sguardo di Clelia sul colletto della sua camicia gli fa capire di aver commesso l’ennesimo errore della giornata. “Rettifico, non sei un imbranato. Sei una disgrazia”.
Da un cassetto estrae lo spray dell’amido e prima che Cid possa ribellarsi metà del flacone viene rapidamente spruzzato su tutti i suoi indumenti. Prova a controbattere che, a sua discolpa, era la prima camicia che avesse mai stirato da solo, ma ogni sua argomentazione viene invalidata dallo spray che gli viene spinto anche nel naso.
“Presentarsi ad un l’Cie con la camicia sgualcita … Cid Aulstyne, tu mi farai morire!”
Cid getta un’occhiata rapida all’orologio.
“Arriverai in tempo” gli risponde lei, quasi leggendogli nei pensieri. Come fa dal giorno che si sono conosciuti. “Anche perché non possono iniziare senza di te. E chi lo sa, magari un giorno ti nomineranno maresciallo. Il merito della conferenza di oggi è solo tuo”.
Gli fissa la spada di ordinanza alla cintura, slacciando tutti i nodi che chiaramente aveva sbagliato. Muove gli attacchi con eleganza, ma a Cid non sfugge come la veste da camera di sua moglie le cada ancora più larga della settimana scorsa.
“Hai preso gli integratori?”
“La tessera si ricarica dopodomani” le risponde lei, armeggiando con una decorazione del fodero e lustrandola fino a farla scintillare. Quando si rialza, soddisfatta, la luce nei suoi occhi per un attimo offusca persino le vistose occhiaie violacee che non accennano ad andar via nemmeno con i trucchi migliori. Gli sistema un ciuffo sfuggito dal cappello, e solo dopo gli scocca un’occhiata di approvazione. “Si dice in giro che la generalessa Budicca sia una mangiatrice di uomini. Devi farle una bella impressione … senza esagerare
Si scoccano entrambi un sorriso, il loro sorriso segreto. Cid per poco non scoppia a ridere per quell’espressione allegra ed imbronciata allo stesso tempo, per quei capelli raccolti alla bene e meglio che mentre ride le disegnano dei ricci sformati intorno alla fronte ed alle orecchie. Stringe delicatamente il suo naso tra l’indice ed il medio come fa sempre quando gli vengono in mente delle idee un po’ pepate, ma stavolta i numeri sull’orologio cambiano cifra e si rende conto che il dovere sta chiamando.
“Non vedo l’ora di vederti in tv!” risponde Clelia, avvicinandosi alla porta dell’appartamento e sospingendolo con grazia. “E ricordati di farti fare una foto con Lord Nimbus”.
“Agli ordini!”
Si volta un’ultima volta, scoccandole un bacio sulla fronte.


L’auto percorre le strade di Ingram senza emettere alcun rumore. O forse ne emette, sospetta Cid, ma qualsiasi suono viene cancellato dal passaggio dei blindati Magitek e dei fanti nelle vie trasversali; ad un semaforo sente il bisogno di aprire un finestrino e prendere una boccata d’aria, ma l’idea di mostrare anche solo una punta di nervosismo gli ferma la mano.
Seduto al suo fianco lungo il sedile posteriore, l’Cie Nimbus non ha emesso una sola parola da quando l’automobile ha acceso i motori. Con le braccia incrociate davanti a sé ed il capo reclinato in avanti, l’uomo alla sua destra potrebbe benissimo essere morto.
Uomo, poi…
Da quello che Cid Aulstyne ne sa, di umano ormai i l’Cie hanno soltanto il corpo.
L’autista porta lentamente il veicolo fuori dal centro della capitale, dirigendosi sulla tangenziale Est. Il centro conferenze era stato costruito proprio per tenere qualsiasi ambasciatore straniero lontano dal suolo di Ingram e, probabilmente, per non mostrare quanto il cuore pulsante dell’impero di Milites sia ridotto ad una massa di uomini e donne in fila davanti ai centri di carità. Arruolarsi, per molti, è il modo più rapido per ottenere una tessera di rifornimento fissa.
Anche lui ha iniziato così, dopotutto.
Obbligandosi a non far trapelare nemmeno una goccia di amarezza, Cid estrae il tablet e nella schermata di accensione osserva le sagome dei grattacieli della città allontanarsi, farsi sempre più piccoli. Il rilevatore digitale accetta la sua impronta con una tenue luce azzurra, ed in un attimo sullo schermo si accendono i file relativi ai termini dell’accordo presentati dai rappresentanti dell’Alleanza di Lorica. Tutte richieste minori, a detta dei suoi superiori, e la maggior parte di esse sono state approvate dal maresciallo in persona: quando Cid si era messo in contatto con degli esploratori di Lorica, ormai quasi un anno addietro, non avrebbe mai pensato che la proposta di un misero capitano come lui potesse essere presa in considerazione dalle grandi cariche di entrambi i loro schieramenti.
“Devi sentirti orgoglioso, capitano Aulstyne”
La voce del l’Cie lo coglie del tutto alla sprovvista e per poco non gli cade il tablet dalle mani. Forte, metallica, senza dubbio distorta dall’elmo a forma di testa di tigre che la figura non ha mai rimosso dal capo. “La conferenza di oggi potrebbe cambiare la storia dell’Impero di Milites per sempre”.
“La ringrazio, Lord Nimbus” mormora, cercando di ricordarsi quale sia il modo più rispettoso per rivolgersi ad una creatura simile. “La sua presenza a questo incontro sancirà la benedizione del Cristallo sul trattato di pace. Un onore di cui abbiamo tutti bisogno”.
Il volto di Clelia gli torna alla mente, fugace come le luci di uno dei lampioni lungo la tangenziale. “Questo accordo è benedetto sia dal Cristallo della Tigre Bianca di Milites, sia da quello della Testuggine Nera di Lorica. Entrambe le nostre nazioni hanno bisogno di deporre le armi. Da quanto va avanti questa guerra?”
“Da prima che tu nascessi, umano”.
Le sue parole suonano ferme, vuote. Per un istante gli ricordano i rintocchi delle campane di bronzo che talvolta ha sentito nei villaggi di Concordia. Cadono nel minuscolo spazio tra di loro come mille e più pesi, ma la figura che ancora tiene le braccia incrociate davanti a sé non rivela paura, dolore o rimpianto. Sembra la voce di una creatura priva di anima, ma Cid sa benissimo di non avere alcuna autorità per far notare un dettaglio simile. Forse, sospira dentro il colletto della camicia, se anche lui avesse vissuto oltre cinquecento anni come Lord Nimbus forse sarebbe diverso.
Fa per abbandonare la conversazione e fingersi interessato alla lettura dei file riguardanti i termini di Milites, ma l’automobile decelera gentilmente ed imbocca la prima uscita sulla destra. Nonostante la distanza il centro conferenze si innalza nello spazio aperto, ben visibile da chiunque esca da Ingram. Il vento si è alzato, ed il capitano vede sventolare i vessilli della Tigre Bianca e della Testuggine Nera l’uno accanto all’altro: si accorge di avere il cuore in gola per l’emozione, e si porta una mano alle labbra per non far vedere al l’Cie di star distruggendo il proprio labbro a morsi per il nervosismo.
“Io sono qui come inviato della volontà del Cristallo, capitano”.
Lord Nimbus per la prima volta ruota il capo nella sua direzione. Poi, con una naturalezza inaspettata per un essere del suo livello, piazza un unico colpo basso. “La responsabilità dell’esito di questa conferenza sarà soltanto sua”.


Degli inservienti vestiti di bianco appaiono dalle porte laterali della stanza, le mani colme di vassoi e bottiglie; un profumo si sparge nell’aria quando uno dei camerieri solleva il coperchio, rivelando gli splendidi colori di un chocobo arrosto ripieno di castagne e miele.
Cid non ricorda nemmeno più quando è stata l’ultima volta che ha mangiato della carne.
Si rigira le mani sulle ginocchia, aspettando con pazienza che i delegati di Lorica vengano serviti per primi nella speranza che il loro vociare copra le proteste del suo povero stomaco: gli ultimi due mesi li ha trascorsi consumando barrette proteiche e integratori, lasciando a Clelia tutto il pane ed i rarissimi ortaggi a cui aveva diritto considerato il suo rango di capitano. L’idea che i suoi superiori abbiano destinato tutto quel cibo ai loro visitatori gli fa corrugare le sopracciglia, ma sospira ed accetta con un sorriso che un inserviente gli versi del vino rosso di Togoreth.
“Una cosa è vera di voi di Milites: non ridete mai”
La delegata di Lorica, la generalessa Budicca, alza il calice nella sua direzione. Un calice adatto alla sua notevole stazza, praticamente grande quasi quanto la testa di Cid. “Come riusciate a sedurre le vostre donne sarà sempre un vero mistero, per me!”
“Sarà il fascino della divisa …” mormora lui, sforzandosi di non rovinare lo strano clima che aleggia nella stanza.
L’ultima volta che ha visto un loricano così da vicino è stato al fronte, e di certo non seduti a tavola davanti ad un chocobo ripieno. Quando la generalessa abbassa la testa per guardarlo meglio negli occhi si ricorda quanto quella pelle bruna sia difficile da scalfire anche con i migliori proiettili, e di quanto il palmo della mano che adesso si porta un tovagliolo alle labbra possa abbattersi sul suo cranio con una morsa e farlo esplodere. Se non fosse per la presenza rassicurante di Nimbus, in piedi appoggiato ad una finestra, forse sarebbe stato terrorizzato all’idea di trovarsi in una stanza con cinque loricani senza nemmeno una cotta Magitek a proteggerlo.
“Il punto non è la divisa. È che sotto secondo me non c’è gran che…”
“Magari dopo questo accordo le cose cambieranno”
“E sarebbe anche ora!” fa lei, lasciandosi servire da una cameriera chiaramente a disagio davanti a quella figura statuaria. “Sono davvero curiosa di vedere voi di Milites irradiati dalla benevolenza del nostro Cristallo. Lei sarà uno dei primi, capitano?”
“Suppongo …”
L’idea gli era venuta anni addietro osservando un manipolo di assaltatori tornati da una missione di infiltrazione a Lorica dove erano rimasti per oltre tre mesi. Sia gli uomini che le donne avevano riportato, nonostante la situazione di ristrettezza e di disagio, un notevole miglioramento della massa muscolare media e più della metà aveva riportato di non aver sentito per almeno una settimana a venire alcuna necessità di mangiare o bere. Gli effetti erano svaniti dopo poco, ma da quel momento Cid non aveva fatto altro che radunare cristallomanti e studiosi di ogni branca per giungere alla conclusione che i Loricani avessero quell’aspetto grottesco perché da milioni di anni esposti ai flussi del Cristallo della Testuggine, e che sugli umani un’irradiazione protratta per tempi ragionevoli potesse condurre ad un implemento della qualità di vita di proporzioni incredibili senza alterarne eccessivamente l’aspetto esterno.
La donna davanti a lui ha cinque figli.
Tutti forti, tutti sani. Tutti soldati.
Ancora una volta la testa gli torna al suo piccolo appartamento, dove per la seconda volta il fisico debole di Clelia le ha negato il bambino che stavano sognando da tempo. È per lei che sta facendo tutto questo, dopotutto. “Solo se lei sarà la prima persona di Lorica ad usare un cellulare per chiamarmi, generalessa. E a digitarne i tasti, s’intende!”
Lei si guarda le dita grosse e sgraziate, e dalla bocca enorme ne esce una fragorosa risata a cui si accodano quelle di tutti i membri del suo staff. Perché se il Cristallo della Testuggine può conferire potenza ai corpi, non può certo donare ai loricani le conoscenze tecnologiche del Cristallo della Tigre.
Ma quello possono farlo loro.
Possono farlo militiani e loricani, seduti allo stesso tavolo. Possono farlo uomini e donne stanchi di una guerra iniziata prima ancora della loro nascita, scambiandosi i doni dei loro Cristalli per creare un mondo migliore. Cid si convince a mandare giù il chocobo ed assaporarlo con calma, immaginando quando un giorno cesseranno anche i conflitti con le altre nazioni, e magari lui e Clelia potranno mangiare carne anche tutti i giorni e prendere un’aeronave per farsi il giro di Orience come due semplici civili in viaggio.
La gigantesca mole di Budicca crolla lungo il tavolo.
Cid si riprende dal suo sogno ad occhi aperti in pochi istante, il tempo di fissare il sottile filo di fumo che si innalza al centro della schiena della donna, crollata in mezzo a piatti, bicchieri e resti di chocobo. L’uomo non fa in tempo a processare l’accaduto che un raggio di luce sibila attraverso il suo campo visivo, abbattendo un secondo loricano e mandandolo riverso oltre la sedia mentre i rimanenti compagni estraggono le katane da dietro la schiena, pronti alla battaglia. Cid d’istinto porta la mano alla spada d’ordinanza, ma si rivela un gesto vuoto.
Davanti a lui, sospeso a mezz’aria con la propria magia, la mano di Lord Nimbus si apre di scatto e da essa ne scaturisce una lama ottica che distrugge una katana loricana con un unico fendente e cala sull’uomo di scorta, aprendolo in due. I restanti soldati si lanciano nella sua direzione senza ascoltare le suppliche di Cid, e non ha nemmeno il tempo di sbattere le palpebre che già gli ultimi membri della scorta giacciono riversi sul pavimento, la leggendaria e robusta pelle ridotta ad uno strato sottile e bruciacchiato dalla travolgente magia del l’Cie. Uno di loro cerca di rialzarsi, ma un crepitare di saette scatta dalle dita di Lord Nimbus e il loricano emette un grido disumano prima di morire.
Rimangono lui ed il l’Cie.
“Cosa … cosa ha fatto, Lord Nimbus?” mormora, ascoltando la propria voce simile allo squittio di un ratto. “Perché …?”
“La volontà del Cristallo è assoluta”.
L’essere smette di fluttuare e scende a terra. Poggia i piedi su uno dei nemici uccisi e vi cammina al di sopra come se fossero frammenti di ghiaia.
Il primo istinto di Cid è quello di correre verso l’uscita ed implorare aiuto, ma non è la forza dell’uomo con la maschera ad inchiodargli le gambe dalla paura. Deglutisce più volte, teso, cercando anche solo una briciola di spiegazione dalla figura che ha appena massacrato ad un tavolo i delegati dell’Alleanza. “Il Cristallo … il Cristallo di Milites vuole la pace, no? E dunque perché …?”
“Il Cristallo di Milites vuole la pace?”
Non sa come sia possibile, ma l’attimo dopo il l’Cie è davanti a lui, sovrastandolo di oltre un palmo. L’elmo di bronzo preme contro il suo visto, ma nemmeno un rapido movimento di pupille riesce a fare capolino dalle spesse lamine all’altezza degli occhi. “Da dove vi nasce questa pietosa convinzione?”
Cid annaspa, stritolato dall’aura magica di Lord Nimbus praticamente premuta contro il suo petto. Prova a fare un passo indietro per guadagnare spazio, ma alle sue spalle trova soltanto la parete della sala conferenze e dopo un passo il l’Cie gli è ancora sopra, tagliandogli la via di fuga come un predatore. “Le ostilità con Lorica riprenderanno non appena sapranno che un l’Cie Primus ha ucciso i loro delegati durante una conferenza di pace. Ti conviene tornare a casa e prepararti per tornare al fronte, Cid Aulstyne”.
L’essere centenario lo fissa ancora per qualche istante, poi con un cenno della testa si allontana lungo l’altra estremità della stanza, diretto verso l’uscita. “La guerra è l’unico motore di Orience e dei Cristalli. Non deludeteli”.
La figura scompare, chiudendosi la porta alle spalle.
Cid osserva il cielo oltre la finestra, e gli stendardi ancora al vento. Respira a fatica, cercando di mettere in ordine le parole di Lord Nimbus, i Cristalli, la Tigre e la Testuggine che nel cielo fanno a gara a chi mostri maggiormente la propria possanza.
Il sangue dei delegati ormai è una macchia scura priva di forma, che impregna la stanza con il suo odore pungente.
Nel profondo del suo cuore, qualcosa grida di dolore. E la cosa orribile è che gli ricorda il pianto di Clelia.
  
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