NATALE 2020
Dolce Natale
dai piatti vuoti;
dolce Natale
che i doni non porti;
piovono le ore
come paracadutisti
in preda a una tempesta,
atterriti e piangenti;
è un Natale che non passa,
di quelli che sai
resteranno impressi per sempre,
non solo nella mente ma anche nella
Storia;
è un dolce Natale
dove non vedi il mare,
dove i suoni sono attutiti,
dove non incontrerai nessuno;
è il Natale dove le strade sono vuote
e nessuno corre;
è in Natale dove non nevica,
anzi, fa caldo;
è il Natale dei controsensi,
della pandemia digitale,
tra news e immagini che si rincorrono
impresse sui vari schermi;
pandemia dei giorni nostri
dove tutti danno un loro parere
o una loro versione personale,
come fare un giro al luna park;
così, Natale e pandemia
fusi in un’unica cosa,
in un sol giorno,
con gente che, intanto, muore sola;
è il giorno della lontananza,
della paura,
delle camere d’ospedale
e delle macchine per respirare;
siamo al collasso ma la gente
si addensa nelle piazze,
non teme più la zona rossa;
situazione abitudinaria e fuori
controllo;
il bello di avere ancora
i propri genitori da abbracciare;
ma fuori fa caldo
e il clima è rovente;
l’inverno, in silenzio,
è lontano,
se non per qualche fiocco nell’Ovest
remoto;
un Natale senza magia,
magro, affamato di vita come i negozi
chiusi,
come i musei serrati,
affamato di affetto come chi è
lontano,
come chi è ricoverato e non può
incontrare nessuno,
come chi piange sugli scalini di casa
o davanti a una lapide;
ed anche io ho fame,
di affetto, di amore, di vita, di
libertà,
di lavoro, di gioia, di amicizia, di
sogni,
di desideri, di salute, di giustizia,
di mare,
di rumore delle conchiglie ormai
vuote
e di un anno di vita andato perduto,
il mio anno sospeso, come l’ho chiamato.
Eppure, nonostante tutto,
mi sento così profondamente
fortunato.