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Autore: Michiamothalia    26/12/2020    0 recensioni
Dal testo:
-Sì, sì. Io sto bene. Però non ti conosco. Come ti chiami?-
-Mi chiamo Silena,- le sorrise -Tu sei la nuova recluta di Ares, non è così?-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarisse La Rue, Silena Beauregard
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ragione di vita. 

Parole1218

 

 

-Ehi! Che diamine fai, Mark? Quella è mia. Fatti gli affari tuoi.- Clarisse scattò in piedi nel vano tentativo di riprendersi la maglietta che il suo fratellastro tendeva molto in alto, quasi fosse un trofeo importante.

-Sei diventata una piagnucolona ora, La Rue? Di chi è questa maglietta? Perché ci dormivi abbracciata?-

A Clarisse, che infondo era ancora solo una bambina, vennero davvero le lacrime agli occhi. Si morse il labbro, tentando di reprimerle.

-Per favore, Mark. Quella maglia è mia. Ora puoi ridarmela? Ti prego.- Nel vedere la ragazzina che per la prima volta da quando era arrivata chiedeva una cosa con gentilezza, nel cervello del figlio di Ares balenò per qualche istante l’idea che quella maglietta potesse essere davvero importante. Fu tentato nell’abbassare il braccio e ridare a sua sorella ciò che era suo.

Si riscosse dai suoi pensieri (di cui si stupì, pensando di essere incapace di provare empatia) e si alzò sulle punte dei piedi, rendendo ancora più difficile l’impresa alla ragazzina.

Clarisse seguì con lo sguardo la figura del fratellastro che alzatosi sulle punte dei piedi, per poco non toccava il soffitto della cabina 5. Certo, non che lei fosse bassa (un metro e sessantacinque a soli dieci anni erano difficili da raggiungere…) ma Mark era davvero molto alto.

Una lacrima bagnò il viso della ragazzina, che subito si passò rapida una mano sulla guancia in modo da far sparire ogni traccia della goccia salata cadutale dagli occhi.

-Si può sapere cosa sta succedendo?-

Mark ricadde sui suoi piedi e Clarisse si girò verso la fonte di provenienza di quella voce tanto autoritaria quanto gentile.

-Mark, ridai subito la maglietta di Clarisse, a Clarisse. ORA!-

Come un automa, Mark si rigirò verso Clarisse, porgendole la maglietta, con lo sguardo quasi assente. Qualche istante dopo si riscosse. Lanciò un’occhiata truce alla bella fanciulla che si stagliava sull’entrata della camerata della sua cabina ed uscì imperterrito, mormorando qualcosa che suonava come “Stupida figlia di Afrodite.”

La ragazzina dai capelli neri lo ignorò, come se fosse abituata a minacce e imprecazioni varie nei suoi confronti da parte dei figli di Ares.

-Stai bene, Clarisse?- la corvina pronunciò quel nome con uno strano accento francese.

-Sì, sì. Io sto bene. Però non ti conosco. Come ti chiami?-

-Mi chiamo Silena,-  le sorrise -Tu sei la nuova recluta di Ares, non è così?- Clarisse annuì.

-Quanti anni hai, Silena?-

-Dieci. Tu?-

-Ne ho dieci anche io.- In un gesto quasi involontario, Clarisse si portò la stropicciata maglietta verde militare accanto alla faccia, inspirandone il profumo. Trasse poi un respiro tremante, cercando di calmarsi. Silena le si avvicinò e delicatamente le prese una mano. La mora sussultò, pronta a proteggersi da un eventuale colpo, con la mano libera.

La figlia di Afrodite si impietosì. -Vieni, Clary, sediamoci.-

Clarisse si concesse un piccolo sorriso divertito. -Ma che razza di soprannome è ‘Clary’?-

-Beh, effettivamente è un po’ buffo, però, ehi! Mi piace dare soprannomi divertenti alle persone!-  

Il sorriso di Clarisse si allargò. Silena continuò, vittoriosa nel suo intento.

-Sei davvero carina quando sorridi!-

-Non è vero. Ho i denti storti e l’apparecchio. Sono troppo alta e bruttissima. Non sono bella.-

Silena rimase stupita.

-Non è vero, Clarisse. Tu per me sei bella! La beauté est subjective.-

-Il francese lo capisco, ma non lo parlo. Comunque grazie, Silena. Sei una bella persona.-

La figlia di Afrodite si sentì scaldare il petto. Strinse la mano di Clarisse ancora di più e lei ricambiò la stretta. Non poté, però, fare a meno di notare i lividi chiari che ricoprivano le braccia della ragazza. Decise di non aprire l’argomento. Clarisse incrociò il suo sguardo e tentò di coprirsi (invano) le braccia.

-Quella maglietta , è di tua mamma. Non è così?-

Clarisse annuì, colpita dalla perspicacia della sua nuova amica. -C’è il suo profumo. Lei però non sa che l’ho portata via con me. Mi ha aiutato a fare i bagagli di fretta e furia e mi ha spiegato che sarei dovuta andare via con il mio Coach, Gleeson Hedge. Lui mi ha portata qui. Non ho fatto domande. Non ho avuto neanche il tempo di darle un bacio, lei mi vuole bene, Ci sarà rimasta male…- La voce le si incrinò e Silena la attirò a sé. Clarisse scoppiò a piangere e la figlia di Afrodite decise che l’ispezione delle cabine passava decisamente in secondo piano, in quel momento. Sfiorò la cartellina di cartone colorato accanto a lei, accertandosi di non essere stata vittima ancora una volta di uno scherzo da parte dei figli di Ares. Con Clarisse che singhiozzava sulla sua spalla, decise che per quella volta avrebbe, senza dubbio, infranto le regole.

 

Poi gli anni passarono. Le ragazze continuarono a crescere e con loro crebbero anche i sentimenti.

Non erano poche le volte in cui, Clarisse, si era trovata a maledire (sperando di non essere trasformata in una colomba, seduta stante) la madre di Silena per le farfalle nello stomaco ogni volta che pensava ai sorrisi e i tocchi innocenti che l’amica le dedicava.

 

 A tredici anni capì che non era semplice affetto quello che provava nei confronti di Silena.

 

 A quindici anni le rubò un fugace bacio sulle labbra, prima di partire per Il Mare dei Mostri.

 

 A diciassette anni si nascondevano nei pressi della spiaggetta del campo, lontane da occhi indiscreti e lì si stuzzicavano a vicenda con battutine poco pudiche; si toccavano punti nascosti facendosi venire i brividi a vicenda.

 

A diciotto erano state vittima di scommesse da parte della casa di Hermes, osservate con un celato rancore da Chris Rodriguez. Poi lui era sparito nel labirinto e Clarisse aveva capito che forse lui, almeno un po’, le piaceva.  

 

Chris era tornato, lei lo aveva guarito e gli si era dichiarata senza pensarci davvero, lui era esploso di gioia e si erano dati un bacio qualche mese dopo i suoi diciannove anni.

 

-Hai presente la voragine che ti si apre nel petto quando baci qualcuno che ami?- aveva chiesto Clarisse a Silena, con cui era rimasta in ottimi rapporti.

-Be’, sì.-

-Ecco. Chris mi è del tutto indifferente sotto questo aspetto. Non mi fa effetto, baciarlo.-

-Mmh, ma da quello che so, ti fa effetto altro…-

Clarisse afferrò un peluche sul letto di Silena e glielo lanciò, prendendola in faccia.

-EHI! SEI CATTIVA!-

-SEI TU CHE DICI COSE CHE NON DOVRESTI DIRE!-

Le due scoppiarono a ridere e si abbracciarono.

 

“Ci sono arrivata da sola alla risposta, grazie lo stesso.” Aveva pensato Clarisse con un bel po' di rimorso.

 

Poi, a vent’anni appena compiuti, Silena aveva perso il suo Charlie ed era morta con lui una parte di lei.

Non era più la stessa. Aveva preso decisioni sbagliate a cui aveva cercato di rimediare.

 

-Sei bellissima.- Le aveva sussurrato Clarisse, mentre la stringeva tra le braccia.

Silena aveva tentato di alzare il braccio e accarezzare il viso bagnato di lacrime della figlia di Ares, ma non ci era riuscita.

-Ti amo, Silena.- aveva sussurrato ancora più piano, assicurandosi di essere udita solo da lei.

Lei riuscì di nuovo a sorridere, nonostante il dolore lancinante che le ustioni le causavano.

-Charlie… C’è Charlie.-

Poi lo sguardo fisso, assente. Il battito nullo.

 

A vent’anni, Clarisse aveva perso la sua Silena e con lei era morta anche la vecchia Clarisse.  

 

"And I, I can't come alive
I want the room to take me under
'Cause I can't help but wonder
What if I had one more night for goodbye?
If you're not here to turn the lights off I can't sleep
These four walls and me"

-These Four Walls, Little Mix. 

 

   
 
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