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Autore: Ciarax    26/12/2020    1 recensioni
Una lotta contro il tempo per riuscire a catturare l'omicida seriale più sanguinario che la storia abbia mai conosciuto: Kira.
Una lotta contro il tempo nel tentativo di risolvere il caso prima che sia troppo tardi.
...
Dal testo:
«Ma chi si crede di essere…» mormorò a sé stesso certo che nessuno l’avesse sentito.
«Agente del KGB Yana Sokolova, prenderà parte attiva alle indagini su mia personale richiesta» gli rispose indirettamente Elle mentre la ragazza si mise comoda sul bracciolo della poltrona, incrociando le braccia sotto il seno e rivolgendo loro uno sguardo attento.
...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1
 
            Immense nuvole grigie incombevano sulla capitale del Giappone preannunciando un imminente temporale. Nonostante fosse primavera inoltrata, quelle solari giornate di fine maggio erano state scosse da oramai qualche giorno da un'ondata di maltempo che aveva fatto calare di parecchio le temperature.
Due ragazzi, che oramai camminavano da molto tempo sotto quel cielo carico di pioggia, si fermarono sul bordo del marciapiede nei pressi di uno degli enormi incroci tipici delle grandi metropoli; chiusa per bene al riparo dal vento grazie ad una enorme sciarpa, una ragazza dai tratti spiccatamente occidentali vagava con lo sguardo in attesa del segnale che le avrebbe permesso di raggiungere la propria destinazione mettendo temporaneamente fine a quell'infinito via vai di veicoli. Gli enormi grattacieli, che raggiungevano e superavano quasi sempre i quaranta piani, contribuivano a renderle ancor più accentuato il grigiore dell'intero complesso urbano.
Una leggera vibrazione l'avvertì di aver ricevuto un messaggio, mise una mano in tasca ed estraendone un BlackBerry ne lesse velocemente il contenuto; aggrottò per un attimo le sopracciglia chiare rimanendo qualche secondo sovrappensiero quando un secondo messaggio le fece venire un accenno di sorriso. Il secondo messaggio aveva per lei un significato abbastanza esplicito.
Il numero sconosciuto e con molta probabilità irrintracciabile non le dava modo di capire da dove li avessero inviati quei messaggi anche se, in quel caso, non ne aveva bisogno.
Chiuse per un attimo gli occhi immersa nei propri pensieri fin quando non avvertì alcune gocce bagnarle il viso.

            «Yana, ti vuoi muovere? Non ci tengo a beccarmi una polmonite a causa tua!» la rimbeccò il ragazzo vicino a lei agitandole una mano di fronte al viso.
Yana annuì sistemandosi meglio la sciarpa di lana e avviandosi con l'amico oltre l'incrocio divenuto oramai verde.

            Raggiunto finalmente il terzo piano dell'edificio in cui si trovavano, Ioann finalmente rilassò i tratti del viso prima di passarsi una mano tra i capelli chiari, «Per fortuna siamo ancora in tempo» rivolse per un secondo un'occhiata di rimprovero alla ragazza vicino a lui.
La risposta di lei fu un lieve sbuffo prima di scartare un lecca lecca all'arancia, entrarono poi entrambi nella stanza delle riunioni di fronte loro.
Un grande tavolo ovale posto al centro era quasi interamente occupato e i cinque uomini presenti, dei quali ben pochi raggiungevano la trentina d'età, rivolsero solo un fugace sguardo agli ultimi arrivati tornando poi alle conversazioni nelle quali erano impregnati, come se nulla fosse.
Yana avanzò e si sedette sul primo posto libero avvistato e, con suo disappunto, vicino uno dei suoi compagni di squadra.

            «Bene, scusate il ritardo. Ora possiamo cominciare la riunione» esclamò a voce alta Ioann dopo aver preso posto a capo del tavolo, dietro il quale era posizionato un proiettore che provvede subito ad accendere, «Come sapete è da quasi cinque mesi che ci troviamo di fronte ad un criminale senza precedenti. Kira, così come lo hanno definito in Giappone, è diventato a tempo di record uno dei serial killer più pericolosi e ricercati della storia, con un numero di omicidi a carico senza precedenti. Mesi fa è stato organizzato un incontro dell'Interpol alla quale hanno preso parte i maggiori esponenti della giustizia dei vari paesi, tra mille congetture non è ancora sicuro se si tratta di una organizzazione altamente efficiente o se è opera di un singolo individuo» fece una breve pausa ben conscio che l'attenzione di tutti i presenti era rivolta nella sua direzione, continuò poi grave, «Persino Elle è intervenuto durante l'incontro confermando che Kira si trova qui in Giappone. Penso che il suo teatrale gesto sia noto a tutti...»
            «Quell'uomo è un pazzo. Si definisce tanto il detective migliore del mondo ma non ha esitato un attimo ad abbassarsi allo stesso livello di quell'omicida seriale» lo interruppe inviperito uno dei presenti.
Un brusio di dissenso iniziò a sentirsi da parte dei ragazzi più giovani, ancora inesperti e con poche settimane di esperienza sul campo, non conoscevano ancora il corretto svolgimento di quelle operazioni ma buona parte della squadra era impegnata in un'altra missione all'estero e Ioann fu costretto a scendere a compromessi con dei novizi.
Con un violento colpo sul tavolo il biondo riportò l'attenzione su di sé, lasciando momentaneamente ammutoliti i tre giovani, sospirò e poi riprese il discorso. «Non mi interessa quali siano le vostre opinioni personali su Elle, non siamo qui per questo e nel caso ve lo foste dimenticato ci hanno assegnato questa missione con lo scopo preciso di catturare Kira. Quel detective ha esplicitamente chiesto la collaborazione di tutte le organizzazioni del mondo quindi, prima o poi, ci ritroveremo a lavorare con quell'uomo» Ioann proseguì poi mostrando la lista delle morti accertati sino ad allora sulla parete alle sue spalle tramite il proiettore, continuò a parlare con i vari dettagli riguardo la missione per parecchi minuti. Per tutto il tempo nella quale aveva parlato non smise un attimo di camminare avanti e indietro, solo dopo un po' decise di fermarsi abbassando il capo pensieroso.
La lista alle sue spalle non accennava a diminuire.

            «Si può sapere dove eravate finiti voi due? Vi abbiamo aspettato per oltre mezz'ora, non hai neanche risposto alle mie telefonate» sussurrò piccato il ragazzo dinanzi Yana, voltandosi quel tanto che bastava per poterla osservare con la coda dell'occhio.
            «Ho il telefono scarico» lo liquidò lapidaria, poggiando poi il telefono sopra il tavolo davanti a lei e ignorando l'espressione contrariata del ragazzo.
Mentre la riunione proseguì per quasi un'ora, Yana si ritrovò ad osservare i tre giovani di fronte a lei che da poco avevano assunto un'espressione che definire terrorizzata era una rassicurazione; non le facevano alcuna compassione a dire la verità, anche se provò per qualche attimo una sensazione di noia poiché per una missione della massima importanza come quella in cui si trovavano erano stati scelti agenti freschi di addestramento e con zero esperienza.
Scartò l'ennesima caramella agli agrumi quando uno dei novellini prese la parola.

            «Finiremo solo con il farci uccidere tutti. Noi non c'entriamo nulla, che se ne occupi la polizia giapponese...»
            «Kira è ricercato in quasi tutti i paesi del mondo, anche da noi in Russia ed è nostro compito mandarlo sulla forca per ciò che sta facendo» lo rimbeccò Ioann severamente, distendendo poi le labbra in un accenno di sorriso, «So bene che alcuni di voi sono nuovi in questa faccenda, siete sotto la mia diretta responsabilità quindi farò il possibile per prepararvi al meglio. Kira ha le ore contate, Alex»
Il ragazzo non parve molto rincuorato ma annuì esitante e riprese a sedere rigidamente, rivolse un'occhiata dubbiosa sia a Yana che il bruno accanto a lei, entrambi abbastanza annoiati a prima vista.
Infine passò una decina di minuti nell'organizzare le due squadre fin quando non raggiunse gli ultimi tre membri.

            «E per finire, Yana, Ivan e Nikolaj si occuperanno della raccolta dei dati. Sperando di trovare informazioni utili, Yana e Nikolaj poi avrò bisogno di parlarvi in modo più approfondito di cosa siamo alla ricerca esattamente» concluse Ioann abbandonandosi scomposto sulla sedia dietro di lui, Nikolaj annuì un attimo prima di rivolgere un sorriso sincero nella direzione dell'unica donna presente nella stanza.
            «Non penso di poter prendere attivamente parte alle ricerche qui Ioann, la mia presenza sembra essere richiesta altrove» lo informò quest'ultima prendendo finalmente la parola e lasciando la prima squadra in uno stato di confusione, fece poi scivolare il proprio telefono nella sua direzione; Ioann lo prese e osservò confuso le poche righe di testo, passò poi il dispositivo a Nikolaj che si illuminò alla sola vista di ciò che mostrava lo schermo.
            «È linguaggio binario, ma davvero Elle vuole collaborare con te? Incredibile» spiegò poi Nikolaj sistemandosi la montatura degli occhiali.
            «Elle ha chiesto la tua collaborazione diretta al caso?» domandò incredulo Ioann continuando ad osservare quelle poche righe di testo. Yana annuì impercettibilmente un attimo prima che la rabbia del suo compagno di squadra le trapanasse le orecchie.
            «Come sarebbe a dire che vuole lavorare con te? Tu non ti muovi da qui, quel pazzo se la caverà da solo» le sbraitò stizzito guardandola con astio, alzandosi di scatto e facendo cadere con un tonfo la sedia sulla quale si trovava fino a pochi attimi prima.
Yana gli rivolse un'occhiata annoiata. Era alto, forse una decina di centimetri in più alla ragazza; i tratti spigolosi del viso non lo rendevano certo più rassicurante quando finiva col farsi dominare dalle emozioni e lasciarsi guidare dalla rabbia.
Quegli occhi di ghiaccio non la scalfivano minimamente.
La ragazza ridusse gli occhi a due fessure, «Non alzare mai più la voce con me» lo intimò minacciosa.

            «Datti una calmata, Ivan» tentò inutilmente Ioann, «Yana mi potresti spiegare come ha fatto Elle ad avere il tuo numero, perché in questo caso la decisione spetta al capo» spiegò poi pacato rivolgendole uno sguardo preoccupato, toccandosi il ponte del naso con il pollice e l'indice, sobbalzò in avanti al repentino cambiamento dello sfondo del proiettore alle sue spalle.
Lo schermo ora mostrava uno sfondo bianco con una L di grandi dimensioni.
La ragazza scartò tranquillamente un altro dei propri lecca lecca e guardò con un accenno di sorriso il volto sempre più livido di Ivan, che serrò le labbra al tal punto da farle diventare violacee.

            «Elle ha sentito tutta la riunione, quindi non credo ci siano problemi nel risolvere celermente questa faccenda» gli disse poi quest'ultima monocorde come se stesse parlando del meteo, «La prossima volta, tuttavia, evita di consumarmi tutta la rete dati. Mi hai scaricato completamente il telefono» esclamò a voce più alta, diretta verso quella L gotica impressa sul muro bianco.
            «Gentili signori del KGB, sono Elle» si presentò allora la voce metallica e palesemente camuffata, in un perfetto russo e senza l'accenno di una cadenza straniera; quella voce ebbe il potere di far impallidire i tre novellini che, con occhi sgranati, fissavano ammutoliti lo schermo del proiettore.
            «Te hai seriamente lasciato a quel pazzo di sentire una riunione strettamente privata?» quasi urlò Ivan mentre stringeva i pugni dal nervosismo.
            «Me ne sono accorta solo un'ora fa di questa intrusione, ho ritenuto inutile bloccarla. Avrai avuto i tuoi buoni motivi vero, Elle?» chiese Yana con l'accenno di un sorriso divertito, con la coda dell'occhio vide il moro contrarre la mascella livido di rabbia, girarsi e rimettersi a sedere con uno scatto sulla sedia rimessa al proprio posto in un secondo nel vano tentativo di controllarsi.
            «Si, gradirei molto parlare con chiunque sia a capo della squadra Vympel dislocata qui in Giappone per contrastare Kira e, se possibile, con chi coordina le vostre operazioni qui» spiegò brevemente il detective ignorando deliberatamente la sfuriata avvenuta qualche minuto prima.
            Ioann rimase per qualche secondo interdetto, non si aspettava che quella riunione nel tardo pomeriggio avesse potuto portare a tali risvolti; si girò ed osservò pensieroso la ragazza seduta a pochi posti di distanza da lui, Yana non sembrava minimamente turbata dalla situazione anzi, aveva quasi un’aria compiaciuta nel modo in cui sollevava in modo impercettibile un angolo della bocca. Aveva imparato a riconoscere i piccoli segni che dimostravano il reale stato d’animo della bionda in quei tre anni nella quale si erano ritrovati nella stessa squadra, i suoi occhi tuttavia che sembravano occupati ad analizzare una serie infinita di pensieri, in quel momento erano fissi su quella enorme L gotica posta sul muro dietro di lui.
Non si poteva dire invece che quella apparente calma e serenità fosse una caratteristica di Ivan, l’uomo sulla trentina che sedeva vicino la donna; i corti capelli scuri e il viso dai tratti spigolosi non lo rendevano amichevole in un primo momento e la rabbia di cui era preda in quell’istante andava in qualche modo ridotta, Ioann aveva già in mente una seria ramanzina da fargli nella speranza di fargli tornare il buon senso.
            Il ragazzo riportò poi l’attenzione al detective che attendeva in religioso silenzio una qualunque risposta da parte dei presenti in quella stanza, soppesò per qualche attimo le probabilità per cui il grande Elle avrebbe richiesto la collaborazione di una dei migliori hacker in circolazione per la cattura di un omicida.
Qualcosa non gli tornava, così come non gli tornavano molte cose sul conto di Yana la quale aveva parecchi strati di nebbia ad avvolgere il suo passato, su di lei non aveva mai indagato più di tanto poiché era stata in più di un’occasione una persona degna di fiducia perciò si era semplicemente accontentato di ciò che lei gli aveva raccontato di sua spontanea volontà. Scartò quasi immediatamente l’idea di una possibile conoscenza tra i due visto che Yana non aveva mai mostrato più di un vago interesse nei confronti del detective, a dire il vero, poche cose rientravano negli interessi e nelle attenzioni della giovane agente speciale e di certo tra questi non vi erano esseri umani.
            «Elle, sono io a capo della squadra Vympel e in particolare del gruppo che si trova qui in Giappone per catturare Kira. La persona a capo delle nostre operazioni non si trova qui e non è possibile contattarla nel breve tempo, suppongo noi dovremmo sentirci onorati per una chiamata del grande investigatore ma questo non penso sia decisamente il momento, inoltre vorrei sapere perché hai bisogno di Yana per lavorare al caso Kira» gli rispose cordiale Ioann anche se non nascondeva una certa nota di fastidio, c’era qualcosa che non gli tornava.
            «Sono al corrente di chi sia, agente Shilov. Ad ogni modo, ho solo motivo di informarla che l’agente Sokolova collaborerà alle indagini per la cattura di Kira assieme alla polizia giapponese, il vostro superiore non ha avuto proteste in merito a questa disposizione» controbatté monocorde il detective.
            «Si può sapere per quale motivo ti sei intromesso in questa riunione se già avevi le risposte che cercavi? Potevi anche dirlo subito che avevi già parlato con chi di dovere e avevi ottenuto ciò che volevi senza parlarne con i diretti interessati» esclamò irritato Ivan alzandosi di scatto e rimettendosi poi sedere, borbottando.
            «Semplice formalità»
Yana accennò un leggero sorriso mentre si rigirava tra i denti un bastoncino oramai privo della caramella e consapevole che il suo collega non avrebbe potuto vincerla quella discussione, rimase ad osservare il trio di novizi di fronte a lei che, passato lo stupore iniziale, la fissavano di sottecchi increduli su ciò che stavano sentendo.
Roman, Daniil e Aleksey non le erano mai sembrati tipi poi cosi sprovveduti anche se alle prime armi in un mestiere non molto ambito di certo. Due di loro erano amici fin da prima di finire in quella squadra, probabilmente compagni di college o simili; nessuno di loro aveva tratti particolare o così distintivi da non farlo passare inosservati. La ragazza di certo era consapevole dei loro punti di forza poiché li aveva visti un paio di volte in azione in alcune operazioni di addestramento, sapevano fare gioco di squadra e seguivano le sue indicazioni come bravi ed obbedienti cuccioli freschi di addestramento; ammetteva a sé stessa che la cosa la compiaceva e non nascondeva il divertimento che provava nel mettere alla prova il trio.
            Voltando per un attimo lo sguardo vide come Ivan rimaneva rigido su quella sedia che non accennava a muoversi di un millimetro, mostrava visibilmente segni di rabbia e impazienza eppure sembrava fare di tutto per non lasciarsi andare ad uno scoppio d’ira; gli occhi fissi sullo schermo sembravano voler scovare il volto del detective che si celava dietro quella L, occhi chiari, schegge di ghiaccio in grado di trapassarti in un battito di ciglia se non si prestava la dovuta attenzione, le labbra sottili serrate quasi da farle diventare violacee e i muscoli delle braccia che tremavano dallo sforzo di mantenere i pugni chiusi in una morsa ferrea.

            La chiamata con il detective, conclusasi abbastanza in fretta, aveva finito con il lasciare il giovane trio scombussolato mentre lasciavano la sala fissando di sottecchi la bionda, pigramente poggiata al muro mentre attendeva che Ioann le restituisse il telefono. Nikolaj non parlò molto ma il sorrisetto che spuntava dalla barba leggermente incolta lasciava intendere quanto in realtà fosse divertito dalla situazione, poco prima di congedarsi diede una leggera pacca sulla spalla di Yana complimentandosi sottovoce per poi portare con lui, di viva forza, Ivan che non accennava a fare sbollire la propria rabbia.
            «Più tardi facciamo i conti» esclamò irritato prima di chiudere la porta a vetri con violenza.
Dopo che tutti ebbero lasciato la sala ad eccezione di Yana, Ioann si abbandonò scompostamente sulla sedia dietro di lui, emise un lungo sospiro e si piegò in avanti fino a reggersi la testa tra le mani con i gomiti poggiati sopra il tavolo.

            «E così hai veramente fatto colpo su Elle, dovrei sentirmi geloso?» esordì senza muoversi, accennando un piccolo sorriso. La smorfia che ebbe in risposta dalla ragazza lo fece ridere.
            «Onestamente non avrei mai pensato che avresti attirato l’attenzione di un pezzo grosso come quel detective, anche se continuo a non capire cosa mai possa volere da te» fece una piccola pausa, «oppure hai una laurea in criminologia e non me l’hai mai detto? Non mi sorprenderei vederti tirare fuori abilità sovrumane dal tuo passato di nebbia» chiese fintamente accusatorio.
            «Ciò che dovevi sapere te lo dissi tempo fa, non c’è motivo di tornare su questo discorso. Elle ha bisogno di supporto informatico» rispose Yana lapidaria, deviando il discorso sul nascere. Ioann non insistette anche se notò un certo fastidio ogni qualvolta i discorsi finivano col diventare personali, la bionda finiva per guardare alla sua sinistra prima di chiudersi totalmente a riccio.
            «Vorrà dire che dovrò fidarmi anche questa volta come tutte le altre negli ultimi tre anni» sospirò sconfitto prima di alzare lo sguardo ed incrociare quegli occhi grigi che lo avevano sempre inquietato, «ad ogni modo, non volevo parlarti di questo. Suppongo tu conosca Elle solo di fama e non personalmente anche se non ho modo di confermare ciò, volevo solo avvertirti che hai il permesso di poter collaborare con il detective e, se ne hai la possibilità, di continuare a lavorare con Nikolaj. Sai bene quanto le tue abilità informatiche siano indispensabili in questa squadra, specialmente in un momento del genere.
Non so personalmente quanto sia prudente quell’uomo, perciò ti chiedo di salvaguardare la tua incolumità ad ogni costo. Non voglio che ti succeda nulla, Julia non me lo perdonerebbe» finì in un sussurro.
            Yana rimase pazientemente in ascolto, con la coda dell’occhio notò lo schermo del proprio telefono ancora poggiato sopra la scrivania illuminarsi a causa di vari messaggi ricevuti. Annuì brevemente prima di gettare ciò che rimaneva della caramella che aveva in bocca nel cestino, si avvicinò a Ioann e si sedette sul bordo del tavolo accanto a lui incrociando le braccia.
            «Sono in grado di cavarmela ma suppongo di doverti ringraziare per la preoccupazione, in ogni caso, vedrò di aiutare non appena ne avrò l’occasione anche se Nikolaj non ha bisogno certo del mio aiuto» replicò schietta, fece per afferrare il proprio telefono ma l’uomo davanti a lei la anticipò portandoselo dietro la schiena.
Ioann fece un sorriso sghembo prima di invitarla a continuare il proprio discorso, Yana lo fulminò con lo sguardo prima di arricciare il naso infastidita ed aggiungere, «Tuttavia continuerò a prestare attenzione, con Kira nei paraggi non si può mai sapere. Tu, piuttosto, vedi di tenere Ivan al suo posto prima che gli faccia esplodere il telefono durante una chiamata» minacciò lei con un filo di voce.
            «Tu finisci col cacciarti nei guai e poi tocca a me rimediare..»

            «Se dovessi contare su di te per rimediare ai miei problemi sarei finita all’aldilà da parecchio» lo interruppe lei con un sorrisetto.
            «Come dicevo» proseguì Ioann come se nulla fosse, «Stai attenta, non ho voglia di avere quel tuo sacco di pulci in casa di Julia ogni volta che vado a trovarla» esclamò piccato.
            «Mishka è addestrato, è stata Julia ad offrirsi per prendersene cura. Non vedo perché dovresti prendertela con me, è lei quella con cui dovresti arrabbiarti se hai paura di un semplice cane»
            «Quelli sono 40 chili di forza bruta, non ci tengo a rischiare l’osso del collo più del dovuto» disse prima di girarsi e ridarle il BlackBerry che nel frattempo non aveva smesso un attimo di vibrare a causa dei messaggi in arrivo, «questo coso mi sta facendo impazzire, non la smette più di vibrare. È ancora Elle?» Yana annuì dando una scrollata ai messaggi criptati anche più del dovuto.
            «Continuo ad avere la sensazione che voi due già vi conosciate ma probabilmente ho solo bisogno di dormire…» venne interrotto dalla suoneria del suo telefono, «parlando del diavolo. Tu vai, ma sta attenta» le liquidò Ioann prima di rispondere alla propria ragazza con tono dolce.
            Yana si congedò dalla sala delle riunioni e, una volta infilata la pesante giacca da aviatore e la grande sciarpa, si diresse verso l’uscita dell’edificio.
L’aria all’esterno era umida e molto più fredda rispetto a quanto si sarebbe aspettata, il cielo quasi completamente scuro ed il Sole oramai tramontato da un pezzo. Tokyo era interamente illuminata dalle mille luci dei grattacieli e dei ristoranti ancora aperti per l’orario di cena, i passanti in giro per quelle strade erano per la maggior parte impiegati d’ufficio che avevano appena concluso l’orario di lavoro e si accingevano a tornare a casa.
La bionda si diresse a passo sostenuto verso la stazione di Nakai a meno di un chilometro da lì per prendere la metropolitana diretta nella casa che aveva affittato. Per qualche attimo valutò l’idea di prendere qualcosa da mangiare lungo la strada e finì per fermarsi di fronte ad un piccolo supermercato, uscì dopo qualche minuto con una confezione di surgelati e due vaschette di gelato alla vaniglia in una busta termica.
A pochi passi dall’entrata della metropolitana, Yana si sentì strattonare violentemente per un braccio in un vicolo cieco mal illuminato; con un gesto istintivo lasciò cadere la busta che aveva in mano e afferrò con entrambe il braccio che le bloccava la gola, inchiodandola al muro.
            «Vogliamo riprendere il discorso, Yana?» sputò acidamente l’uomo davanti a lei calcando volontariamente il suo nome. Lei alzò lo sguardo fino ad incrociare gli occhi chiari di Ivan che la guardavano con disprezzo ed odio.
            «Ti ho già ribadito la questione mesi fa, Ivan. Non siamo mai stati insieme, non hai alcuna possibilità di pretendere che io possa sottostare a ciò che tu pensi che io debba fare della mia vita» replicò lei schiettamente senza alcuna particolare inflessione nella voce, lo fissò per qualche secondo negli occhi prima di abbassare il proprio tono di voce fino a renderlo un sussurro appena udibile, «quindi vedi di togliermi le mani di dosso. Ora»
            Di risposta Ivan intensificò di poco la stretta sul suo collo fino a farla tossire un paio di volte, il respiro iniziava ad esserle difficoltoso. Doveva trovare un modo per liberarsi di lui ma non avrebbe mai accettato di abbassarsi al suo livello pur di avere salva la pelle, il suo orgoglio e la sua testardaggine glielo impedivamo e al contempo la frenavano dal fare gesti avventati.
La sua mente era alla frenetica ricerca di una soluzione mentre lavorava a velocità sovrumana, mille pensieri e piani di riserva erano già stati scartati e sostituiti da altrettanti pensieri. Non temeva seriamente per la propria vita ma era conscia di quanto la situazione potesse facilmente degenerare.
Un’idea all’improvviso le illuminò la mente, aveva una possibilità.
Lentamente, infilò di soppiatto la mano sinistra nella tasca della giacca dove teneva il proprio cellulare mentre la destra rimaneva arpionata al braccio di Ivan che non cedeva di un millimetro.

            «Cosa c’è? Sei triste perché non hai nessuna da tormentare con il tuo inutile chiacchiericcio?» mormorò Yana con voce rauca provocandolo un po’, lo sguardo acceso dal divertimento di aver vinto una sfida.
            Ivan, spiazzato per un attimo da quel totale cambio di atteggiamento, contrasse la mascella nel tentativo di non esplodere di rabbia e commettere qualche atto sconsiderato ma non si fermò dal risponderle a tono, «Tu invece?» sibilò avvicinandosi al suo orecchio, «già ti penti di essere la puttana di quel detective da strapazzo? Com’è che si fa chiamare, Elle? È ridicolo» finì col ridere sguaiatamente mentre fece scorrere in modo sinistramente delicato la mano libera sopra la guancia della bionda.
Più per ribrezzo che vero e proprio timore, Yana fu percorsa da dei brividi poco piacevoli nel momento esatto in cui le arrivarono delle vibrazioni intermittenti dalla tasca in cui teneva il proprio telefono.
Sorrise vittoriosa.

            «Non mi sono mai pentita di una singola decisione in tutta la mia vita» esclamò sicura di sé.
Nell’arco di pochi secondi in lontananza di sentirono alcune sirene della polizia dirette nella loro direzione, il moro si scurì in volto mentre imprecando scagliò malamente l’hacker da una parte che finì col cadere a terra su un fianco; per puro istinto di conservazione si rialzò con uno scatto mentre osservava Ivan rivolgerle uno sguardo ostile.

            «Non finirà bene, principessa» esclamò prima di andarsene come se nulla fosse.
Un ghigno vittorioso le sfuggì dalle labbra mentre si toccava delicatamente il collo dolorante, le aveva lasciato evidenti lividi sulla pelle chiara, coprì i segni con la sciarpa e si diresse a raccogliere la busta abbandonata a terra poco tempo prima.
Sospirò.
Il gelato si era sicuramente sciolto.
Si diresse a passo veloce verso l’entrata della metro, sperando che almeno un po’ ne fosse stato risparmiato da quella furia.



---Note---
Solita storia, fatemi sapere cosa ne pensate visto che sono stata appena costretta da una rompiscatole di amica a pubblicare questo primo capitolo in fretta e furia.
Storia in cantiere da quasi tre anni oramai e visti i parecchi capitoli già pronti, buttiamoci in quest'altra avventura.
Ammetto che il capitolo è un po' lento forse, ma necessario per l'introduzione dei nuovi personaggi, almeno parzialmente. Per tutto il resto ci sarà tempo ancora, o forse no... questo dipende da loro.
Ci si sente!!


 
   
 
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