Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: _SbuffodiNuvola_    27/12/2020    1 recensioni
IN PAUSA
“Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli...
-Salve! Questa è la segreteria telefonica di Shinichi Kudo. Ora non posso risp...
Ran spense la chiamata, lasciò il cellulare sul pavimento e appoggiò la fronte sulle ginocchia strette al petto. Una lacrima calda cadde sulla sua maglietta, lasciando una piccola macchia rotonda sulla stoffa gialla.”
Dopo cinque anni di relazione, Shinichi scompare nel nulla come dopo la sera al Tropical Land e senza dare una spiegazione concreta a Ran.
Quando ritorna in Giappone, quattro anni dopo, il detective scopre che Ran ha avuto una figlia, ma non sa che quella bambina è anche sua...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo


-Ehi, Kudo!

-Guarda un po’ chi c’è...

-Chi non muore si rivede, eh?

Shinichi rispose ai compagni di classe con delle smorfie, ma poi rise. I suoi amici gli erano mancati... e anche le loro battutine idiote, doveva ammetterlo. 

Quella mattina aveva finalmente rimesso piede al liceo Teitan con il suo corpo da diciottenne. E stavolta per sempre... o almeno, se lo augurava. Considerando che, quando aveva trovato il nuovo antidoto, Ai lo aveva chiamato nel bel mezzo della notte e gli aveva spiegato come stavano le cose mentre lui ancora era mezzo addormentato, non era proprio sicuro della durata che avrebbe avuto quel prototipo. Anzi, non aveva capito esattamente. 

Il giorno seguente, il piccolo Conan aveva salutato Ran e lo zietto, dicendo che sarebbe andato in America dai suoi genitori. E invece, le valigie colme di vestiti da bambino, erano ancora chiuse nel suo armadio in attesa che il proprietario le aprisse.

L’antidoto aveva funzionato con successo. Il giovane detective lo aveva preso dopo un paio d’ore passate seduto sul letto della sua stanza per dire addio a quel corpo che lo aveva imprigionato per circa un anno.

Poi aveva inghiottito quella pastiglia bianca e il dolore lo aveva fatto urlare fino a perdere la voce. Non ricordava di essersi sentito così male, le altre volte. Non ricordava neppure quando fosse tornato nel suo corpo reale. Quando si era alzato da terra, completamente nudo, sudato e con i capelli spettinati, si era reso conto di aver perso i sensi per il dolore.

Ma la felicità era stata troppo grande per darci peso. Si era vestito e, dopo aver guardato per l’ultima volta il papillon e gli occhiali, era andato dal professor Agasa con un sorriso sulle labbra.

In seguito aveva avvertito Heiji e i suoi genitori, ma quando il nome di lei era passato sul display del cellulare, aveva fermato il dito a pochi millimetri dal tasto della chiamata. No, doveva farle una sorpresa. 

La sua prima idea era stata quella di aspettarla sotto casa per andare a scuola insieme, ma era stato costretto a cambiare i suoi piani quando si era alzato dal letto: si era riaddormentato dopo aver spento la sveglia e aveva rischiato di arrivare in ritardo. Perciò, mentre correva per strada, la sua mente razionale aveva ideato quel piccolo piano di riserva.

Così, aveva deciso di entrare normalmente in classe e sedersi al suo banco per fare una sorpresa a Ran. Era sicuro che la ragazza sarebbe arrivata dopo di lui: durante il periodo in cui era vissuto a casa sua, si era abituato ai ritmi e agli orari di Ran. Si svegliavano alle sette, la ragazza preparava la colazione che poi mangiavano insieme allo zietto e, dopo essersi lavati e vestiti, s’incamminavano verso le rispettive scuole. Le speranze del detective erano però sfumate quando, prima di arrivare in classe, il professore di giapponese lo aveva mandato dritto dal preside per parlare di quei mesi di assenza (giustificati da Yusaku,Yukiko e James Black in persona) e creare un programma di recupero per quelle lezioni a cui non aveva partecipato. Lo avevano trattenuto nello studio fino all’ora di pranzo, quando Shinichi aveva iniziato a credere che sarebbe rimasto lì fino alla fine dei suoi giorni. 

Ecco perché era entrato in classe mentre tutti i suoi compagni mangiavano e chiacchieravano insieme. Ovviamente questi ultimi non sapevano cosa significasse “effetto sorpresa”, perciò rinunciò all’idea che aveva per incontrare Ran e si limitò a fare come se niente fosse, entrando in classe in modo perfettamente normale.

Ma Ran non c’era.

Il banco della ragazza era vuoto, ma la cartella era appoggiata a terra lì vicino e la giacca della divisa si trovava sullo schienale della sedia, perciò era venuta a scuola. Il detective si voltò verso Sonoko e sperò che la ragazza non gli rispondesse con frasi come “Sei un detective, dovresti saperlo”.

-Dov’è Ran? -chiese. La Suzuki, che parlava con delle compagne di classe, fece un sorrisetto: -La tua mogliettina ha detto che avrebbe fatto un giro per prendere un po’ d’aria. Non so dove sia andata.

Dopo aver ringraziato la ragazza (e ignorato il solito nomignolo), Shinichi uscì dalla classe e, grazie alle indicazioni di alcuni studenti, arrivò nell’auditorium del liceo. Secondo quanto gli avevano detto, Ran si era diretta lì.

E infatti la trovò seduta sul palco, mentre leggeva dei fogli che aveva in mano. Sorrideva e ad un certo punto la vide sfiorarsi le labbra con le dita, mentre le guance si coloravano di rosso. Era bellissima.

Il ragazzo fece un sorriso, poi si mise a camminare con le mani in tasca per raggiungerla.

-Non ho l’elmo che indossavo quel giorno, ma credo che così vada bene lo stesso, non credi? -disse.

Ran sobbalzò e alzò lo sguardo dai fogli. Appena lo vide, il colore delle sue guance sembrò aumentare.

-Sh... Shinichi... -mormorò sorpresa. Il detective, che si trovava proprio di fronte a lei, fece no con il dito. 

-Ricordati che io sono Spade, il principe del Regno di Carte. -la corresse.

-M-Ma...

-Com’era la scena? -continuò il ragazzo salendo sul palco sotto gli occhi spalancati di Ran. -La principessa viene salvata dal Cavaliere Nero, giusto?

La karateka annuì, confusa. Comprensibile: il ragazzo che non vedi da tanto spunta fuori all’improvviso e si mette a ricordare la recita di cui tu stavi leggendo il copione senza nemmeno darti il tempo di digerire la cosa... 

Shinichi si mise al centro del palco: -Tu eri qui, no?

Ran sbattè le palpebre un paio di volte: -Ehm... sì.

-Vieni. -le disse porgendole la mano. La ragazza si alzò in piedi, lasciandosi guidare dal detective. Quando lei si trovò dove poco prima c’era lui, Shinichi le diede le spalle:

-I briganti hanno appena preso la principessa, quando dal nulla compaiono delle piume nere... e poi arrivo io, il Cavaliere Nero. E i briganti scappano. -raccontò. Poi si voltò verso di lei: -A questo punto tocca a te.

-Io ehm... -balbettò Ran. Non sembrava essersi accorta dei loro compagni di classe affacciati alla porta che, come aveva notato Shinichi, li stavano spiando da un pezzo.

-Coraggio. -fece il detective sorridendole.

Ran guardò il copione e si mise a leggere: -Non... non solo una volta, ma adesso di nuovo... chi sei tu, che accorri quando ho bisogno di aiuto? Aah... Cavaliere Nero senza nome... Ascolta la mia supplica! Se puoi...

E poi Shinichi, che sorprese anche se stesso, l’abbracciò, lasciandola senza fiato. 

-Proprio come quel giorno... -le sussurrò. Sentì Ran irrigidirsi per la sorpresa, poi iniziare a singhiozzare. Quando udì un tonfo capì che aveva lasciato cadere a terra il copione per stringerlo a sé.

Il detective le accarezzò la schiena e inspirò il suo profumo di orchidea, mentre lei affondava il viso nel suo petto e gli bagnava la camicia della divisa scolastica di lacrime.

-Stai tranquilla, non me ne andrò più. -le sussurrò lui per calmarla. Ran lo strinse più forte e singhiozzò ancora. 

Quando sembrò calmarsi, alzò gli occhi lilla su di lui e chiese: -D-Davvero? 

Shinichi le sorrise, dolce: -Davvero.

La karateka sorrise a sua volta e, separandosi da lui, cercò di asciugarsi gli occhi con mani tremanti. Nonostante odiasse vederla piangere, in quel momento doveva ammettere che era veramente bella, con gli occhi lucidi, le guance arrossate e...

Lo sguardo del ragazzo si posò su quelle labbra che in quegli ultimi mesi aveva sognato un po’ troppe volte. Deglutì.

-E io e te abbiamo un conto in sospeso. -aggiunse. -Ricordi?

-Un conto in sospeso? -fece Ran, dubbiosa. Lui annuì.

Poi, senza curarsi dei loro compagni di classe che li osservavano ancora dalla porta, Shinichi le prese il viso con una mano e la baciò.

 

***

 

Uno squillo.

Due squilli.

Tre squilli...

-Salve! Questa è la segreteria telefonica di Shinichi Kudo. Ora non posso risp...

Ran spense la chiamata, lasciò il cellulare sul pavimento e appoggiò la fronte sulle ginocchia strette al petto. Una lacrima calda cadde sulla sua maglietta, lasciando una piccola macchia rotonda sulla stoffa gialla. 

-Perché? -sussurrò la ragazza mentre un’altra gocciolina salata finiva sulla maglietta. -Perché, Shinichi?

Si strinse di più le ginocchia al petto e singhiozzò: Shinichi era andato via di nuovo. L’aveva lasciata sola quando aveva promesso di non farlo più e Ran non capiva perché. Erano così felici insieme... avevano il loro appartamento, avevano appena finito l’università, Shinichi aveva intenzione di aprire la sua agenzia investigativa e lei era la campionessa nazionale di karate. Forse Shinichi ci aveva ripensato? Non voleva più stare con lei? 

“In effetti era strano in questi giorni...” pensò appoggiando la testa al muro dietro di sé. “Che cosa ti ho fatto, Shinichi?”.

Fece un sospiro, poi si portò davanti agli occhi quel piccolo bastoncino che teneva nella mano sinistra: due lineette rosa

Ormai aveva ben impresse quelle lineette nella mente... Eppure aveva fatto il secondo test nemmeno dieci minuti prima.

Si mise una mano sul ventre: -Non provare ad essere come tuo padre, siamo intesi? -disse. Accarezzò quella parte del suo corpo coperta dalla maglietta e sorrise. 

Il telefono squillò, facendola sobbalzare.

-Pronto? -chiese alzandosi in piedi. 

-Ciao, Ran! -esclamò Heiji. -Ho visto il messaggio. Tutto bene?

-In realtà io... volevo sapere se tu sai dove si è cacciato Shinichi...

Silenzio.

-Heiji?

-Sì, scusa ehm... no, non so niente. Cos’è successo? Tu stai bene? -domandò il detective dell’Ovest con tono preoccupato.

-Io sto bene, ma quando mi sono svegliata, lui non c’era. Ho pensato che fosse uscito prima per andare a vedere un ufficio per l’agenzia, ma poi ho trovato un biglietto scritto a mano... -spiegò la ragazza andando in cucina. Lì, sul tavolo, c’era ancora il biglietto firmato da Shinichi, in cui il detective dell’Est spiegava come mai era dovuto partire così improvvisamente.

-D’accordo, facciamo così. -disse Heiji. -Io e Kazuha siamo quasi arrivati alla stazione di Tokyo, ci vediamo al bar lì vicino per le cinque, va bene?

-Ok. A più tardi. -e Ran riattaccò. Mise il telefono sul tavolo accanto al biglietto, poi sospirò, trattenendo le lacrime.

No. Non doveva piangere. Doveva smettere di mostrarsi debole per Shinichi, a maggior ragione in quel momento. 

Lanciò un’occhiata al test di gravidanza che teneva ancora in mano, tanto per accertarsi che avesse visto bene, e corse di nuovo in bagno per aprirne un altro. Chissà, magari era sbagliato...

 

 

Positivo.

L’unico pensiero che vagava nella mente di Ran era quella parola. Positivo.

Di lì a nove mesi avrebbe avuto un bambino. Dopo aver fatto una decina di test, era ufficiale.

Sospirò ed entrò nel bar dove aveva appuntamento con Heiji e Kazuha, ben decisa a tenere segreta la gravidanza almeno per quel giorno. Poi avrebbe detto tutto, lo giurò a sé stessa, ma le serviva del tempo per metabolizzare la cosa. Anche se negli ultimi giorni quell’idea le era passata per la testa, non avrebbe mai creduto di aver avuto ragione. Insomma, lei e Shinichi erano appena usciti dall’Università e un bambino era una responsabilità molto grande. Però ne avevano parlato, spesso scherzando... e la cosa non le aveva dato fastidio.

Scacciò il pensiero dei pannolini che avrebbe dovuto cambiare e cercò i due ragazzi di Osaka con lo sguardo. Li vide seduti ad un tavolo poco lontano: stavano battibeccando come loro solito. 

Ran sorrise, constatando quanto quei due fossero cambiati nell’aspetto, ma non nel carattere. 

Lui sembrava più muscoloso di quando lo aveva conosciuto, al liceo, e forse anche più alto. Lei era diventata una donna molto bella e per questo il suo ragazzo era spesso geloso. 

Erano ancora testardi e litigavano molto, ma Ran sapeva che, nel profondo, si amavano alla follia. 

La karateka si avvicinò al tavolo con il sorriso sulle labbra. Appena la videro, Heiji e Kazuha smisero di litigare.

-Ran! -esclamò la ragazza scattando in piedi per abbracciarla. -È da un sacco che non ci vediamo!

-Dalla fine di agosto. -specificò Ran per poi abbracciare anche Heiji.

-Come va? -domandò il detective risedendosi. 

-Come vuoi che vada? -rispose lei con un sospiro. -Shinichi è scomparso di nuovo e non ho idea di dove sia. Mi ha lasciato solo il biglietto di cui ti ho parlato con scritto...

-Lo hai portato? -chiese Heiji interrompendola. Ran annuì, poi frugò nella borsa. Sapeva per esperienza che il suo amico avrebbe voluto leggere di persona le parole di Shinichi, così aveva portato con sé quel foglietto di carta.

Mentre Heiji esaminava il biglietto, si avvicinò una cameriera per le ordinazioni. 

-Per me acqua naturale, grazie. -fece Ran. Ora doveva stare attenta con quello che mangiava e beveva: non era esperta in quel campo, ma non voleva causare danni al bambino che portava in grembo.

-Un cappuccino. -disse Kazuha. -Heiji?

-Eh? -il ragazzo alzò gli occhi dal biglietto. -Ah. Un caffè.

E si rimise a osservare il foglio.

-Arrivano subito. -disse la cameriera tornando dietro al bancone.

-Hai trovato qualche indizio? -chiese Ran a Heiji dopo qualche secondo di silenzio. Lui le restituì il biglietto e rispose: -Credo di sì. 

-E? -lo incalzò Kazuha, mentre Ran si passava una mano sul ventre, nervosa.

-E non posso dire molto. Dai tratti degli ideogrammi poco precisi, ho capito che era di fretta, quindi non aveva premeditato di scomparire così. Si vede poco, ma la mano gli tremava, quindi era nervoso, forse arrabbiato. -spiegò il ragazzo. -Credo di sapere dov’è andato, ma non so il motivo. 

-Dove? -domandarono Kazuha e Ran in coro.

-Negli Stati Uniti. -rispose Heiji. -Ma non a trovare i suoi genitori. Te lo avrebbe detto, no?

Ran annuì.

-Beh, allora non ci resta che andare in America e cercarlo. -disse Kazuha. -Forse...

-Hai idea di quanto siano grandi gli Stati Uniti? -la interruppe il detective dell’Ovest. 

-E se chiamassi i suoi genitori? Loro forse... -propose Ran. Era disposta a tentare di tutto pur di ritrovarlo, anche a costo di mettersi in pericolo. Da come aveva parlato Heiji, aveva capito che c’era sotto qualcosa che il detective non poteva rivelarle... e forse quel qualcosa era pericoloso.

I suoi pensieri furono interrotti dalla cameriera che portava le loro ordinazioni. 

-Andrò io. -disse Heiji quando la ragazza si fu allontanata con il vassoio vuoto.-Credo che Shinichi abbia lasciato poche informazioni proprio per non mettere Ran in pericolo.

-Ma Heiji... -protestò Kazuha contrariata.

-E inoltre... -continuò lui come se la sua ragazza non avesse parlato. -Io sono d’accordo con lui, Ran. Non puoi rischiare nelle tue condizioni.

-Nelle sue condizioni? -ripeté Kazuha confusa. Si voltò verso Ran: -Che intende?

-Tu sei incinta. -disse Heiji rivolto a Ran. Fece un sorriso: -Ho indovinato?

La karateka rimase a bocca aperta per qualche secondo, poi sorrise a sua volta: -Odio voi detective. Non vi si può nascondere niente. Come l’hai capito?

-Prima di tutto l’acqua che hai ordinato. Le donne incinte devono stare attente a quello che bevono. -spiegò il detective indicando il bicchiere. -Secondo: è da quando sei entrata che ti accarezzi la pancia, quasi con fare protettivo. Terzo: il tono di voce sconvolto che avevi quando ti ho chiamato. Lo avevi appena scoperto, vero? 

Ran annuì: -Colpevole. -ammise.

-Ma, Ran, è fantastico! -esclamò Kazuha. -Dobbiamo dirlo a Shinichi!

-No. -disse la karateka. -Non voglio che lui lo sappia. Se deve occuparsi di un caso, lo distrarrei e basta. Promettetemi di non dirgli nulla.

I due ragazzi di Osaka si guardarono, poi lanciarono un’occhiata a Ran e annuirono.

-Lo terrai? -domandò Heiji subito dopo. 

La karateka si portò una mano sul ventre e sorrise: -Perché non dovrei?



*angolo autrice*
Salve a tutti, detective! Finalmente ho iniziato a pubblicare questa storia. Sto attualmente lavorando al capitolo 6, quindi ho pensato che ormai fosse giusto pubblicare il prologo! 
Spero che la mia storia vi piaccia! ❤️

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: _SbuffodiNuvola_