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Autore: kibachan    27/12/2020    1 recensioni
2023. Fabio e Brando sono all'università e Fabio studia fotografia. Questa storia sarà divisa in due parti.
Fabio deve fare un esame di fotografia e chiede a Brando di fargli da modello....
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FEBBRAIO 2023

 

 

Fabio ammirava rapito le foto che il professor Valdarnini stava facendo scorrere sulla parete col proiettore. Se un giorno sarebbe riuscito a fare scatti belli la metà dei suoi, avrebbe anche potuto sentirsi realizzato.

“osservate... osservate il campo lungo intorno al soggetto al centro, sembra rubare spazio ma in realtà dà risalto alla figura centrale, no?” spiegava l'uomo. Fabio ne convenne. Si sistemò meglio con la mano sul mento, poggiandosi al piccolo scrittoio attaccato alla seggiola. La penombra della stanza focalizzava ancor di più i dettagli di quelle bellissime foto: scatti di paesaggi mozzafiato, carovane di persone, primi piani di gente dal volto interessante... non necessariamente bello. Ciò che faceva impazzire Fabio era che comunque, ogni volta che cambiava immagine, si trovava a provare qualcosa di nuovo. Valdarnini era un vero capo. Un fotografo internazionale che per sua fortuna aveva deciso di prestare parte del suo tempo all'insegnamento accademico. Adorava le sue lezioni. Aveva già fatto con lui fotografia 1 e fotografia 2. Quello che stava seguendo era il corso di fotografia 3, l'ultimo che avrebbe avuto il piacere di fare col suo professore preferito.

Agli altri due esami era andato bene ma non benissimo. Ora sperava sul serio di chiudere in bellezza strappandogli un 30. Più per il gusto di vederlo compiaciuto da una sua foto, che per il voto in sé. Solo che, all'alba di Febbraio, il prof non si era ancora degnato di illustrargli cosa voleva per l'esame finale, e Fabio stava letteralmente friggendo d'impazienza. Quella era l'ultima lezione del corso... o lo diceva, o lo diceva.

 

“bene ragazzi..” chiocciò l'uomo, ravvivandosi i folti capelli brizzolati mentre spegneva il proiettore “parlare abbiamo parlato anche troppo. Ora suppongo...” fece una pausa ad effetto per andare ad accendere la luce, ridacchiando leggermente del grosso sbadiglio che scappò al ragazzo al primo banco “che possiamo salutarci e vederci tutti quanti venerdì per un aperitivo??” scherzò. Un filo di panico serpeggiò nell'aula e lui scoppiò a ridere delle mosse di disagio che aveva visto fare a qualche sua studentessa “ok ok... l'esame finale sì...” concesse agitando la mano e facendo sciogliere la classe in una risatina nervosa “lo sapete che mi scoccia di parlare di esami, ma siamo all'università e ci tocca” battè le mani l'una contro l'altra e buttò giù qualche altro -dunque- e -quindi- mentre attendeva che tutti sfoderassero il quaderno degli appunti “ciò che dovrete fare per l'esame è, indovinate un po', delle foto” la classe rise ancora “però stavolta non vi lascerò troppa scelta, vi dirò esattamente cosa voglio vedere ok?”

 

Fabio annuì tra sé e sé, ancora piuttosto rilassato, mantenendo la posizione gomito sul tavolo e mento nella mano. Era più o meno pronto a qualsiasi tecnica il professore volesse sottoporli. Aveva anche già in mente alcuni bei paesaggi, urbani e non, su cui aveva puntato gli occhi per fare le prossime foto. Per il macro anche aveva già delle idee. Se avesse chiesto delle foto sportive aveva persino già pronto qualcosa che aveva scattato all'ultima partita di basket della squadra del campus, doveva solo....

 

“un ritratto” annunciò sorridendo Valdarnini, interrompendo il filo del suoi pensieri bruscamente.

Ehhh??? aveva sentito bene?? ritratto??? Cioè una persona?? da vicino?? Fabio sgranò gli occhi. L'uomo incrociò le mani guardando tronfio la classe “quello che voglio per l'esame finale ragazzi... sono 30 pose... ritratti... tutti dello stesso soggetto. Possono essere primi piani o no, potete usare la tecnica che volete, ma voglio... persone” scandì unendo pollice e indice della mano destra a formare un occhiello “varietà umana allo stato puro, è chiaro?” chiese in modo retorico. Il mento di Fabio scivolò giù dalla mano e a lui crollò la testa in avanti per un attimo, rimanendo con la bocca appena socchiusa dallo stupore.

 

Non poteva essere vero. Lui ODIAVA i ritratti. A lui la foto piaceva 'rubarla' non era tipo da dire a qualcuno “ehi mettiti in posa”. Il prof non poteva fargli questo... il suo esame finale... un ritratto??

“oh mi raccomando!” stava dicendo l'uomo “voglio emozionarmi eh!? Guardando le vostre foto” sorrise alla classe che lo guardava con un lieve timore reverenziale adesso “trasmettetemi un'emozione... e passerete l'esame” scandì “lasciatemi indifferente” fece una smorfia “e ci rivediamo a Giugno con un nuovo tentativo” concluse dando il colpo di grazia definitivo a Fabio.

Il ragazzo rimase per un attimo fermo al suo posto, immaginando una colossale onda di m... che lo travolgeva.. mentre la classe, ricevuto il via libera dal professore, cominciava ad alzarsi.

Era fottuto.

 

“ehiiiii Fabietto!!” trillò Mara raggiungendolo in fondo al corridoio dove stava mestamente camminando “tutto bene? Sembra che hai visto un fantasma” gli chiese dolce mentre lo prendeva sotto braccio per camminare. Lui le lanciò un'occhiata “benissimo...” rispose con un tono da funerale. La ragazza lo guardò scettica per un attimo e poi fece un'alzata di spalle sistemandosi il pearcing sotto al naso “ero andata in bagno gli ultimi cinque minuti.. ma mi sembra di aver capito che il Valdar vuole dei ritratti per l'esame eh?” buttò lì.

 

Non mi ci far pensare...

 

“già... non sarà facile” concesse Fabio di malumore, sistemandosi lo spallaccio dello zaino. La ragazza sorrise “che ne dici se ci diamo una mano a vicenda?” propose allegra con l'aria di chi ha la soluzione “io faccio le foto a te e tu le fai a me. ti va??”

 

ma neanche morto ammazzato!!!! pensò Fabio avvampando immediatamente su tutta la faccia, alla sola idea di trovarsi dall'altro lato della macchina fotografica, e per di più con quella matta di Mara che chissà che gli chiedeva

 

“no!” proruppe troppo in fretta, facendola fermare e accigliare un po' “cioè...” si corresse toccandosi il collo in imbarazzo “è che ho già il soggetto, l'idea... per cui... sono a posto” buttò lì facendo una piccola smorfia, sperando che la sua capacità di mentire fosse migliorata con gli anni “scusami” condì con la sua miglior espressione colpevole. Mara scosse il caschetto di capelli fucsia con un sorriso “mannò è ok... se già sai a chi farle non posso che dirti beato te” commentò incrociando le braccia, facendogli fare un sospiro di sollievo mentale “che dici al prof andrà bene se me le faccio da sola con l'autoscatto?” proruppe “magari un bel nudo artistico” scherzò battendo forte le lunghe ciglia scure “lo corrompo!” rise. Fabio ridacchiò per farle compagnia... ma dubitava fortemente che Mara fosse in grado di pensare a del nudo artistico. Conoscendola si figurava già la scena di lei su una palla da demolizione, vestita solo dei suoi stivaletti arancione evidenziatore.

“sei proprio sicuro di non voler posare per me?” insistette la ragazza saltellando un po' sul posto “nulla di eccessivo, te lo prometto” Fabio fece due passi indietro sfilandosi delicatamente dal suo braccio intorno al gomito “mi dispiace ma sarò super impegnato con le mie di foto” nicchiò indietreggiando ancora.

Questa volta non mentiva... alla sessione mancavano 10 giorni e 30 pose richiedevano un sacco di tempo e di lavoro.

“è meglio che trovi qualcun altro” concluse con un sorriso dolce, un attimo prima di svicolare velocissimamente verso l'uscita.

 

Riprese a camminare normale solo una volta raggiunto il parcheggio. Sbuffò alzando gli occhi al cielo. Era davvero nella merda. I ritratti richiedevano contatto visivo, interazione costante. Per lui le foto erano quasi una questione privata tra lui e la macchina, per questo fotografava quasi esclusivamente paesaggi, o comunque gruppi di soggetti intenti in varie attività che non fossero notarlo. Amava fotografare attimi... di quello che lo colpiva... un ritratto era un'altra cosa. Avrebbe potuto chiedere a qualcuno dei tanti modelli i cui annunci affollavano le bacheche dell'università. Ma poi avrebbe dovuto guidare il soggetto a muoversi come voleva lui, quando voleva lui. E lui non era bravo in generale a dare ordini. Era certo che se il modello non avesse seguito le sue indicazioni non avrebbe avuto coraggio di dirgli niente... magari per non offenderlo, conoscendosi.

Sospirò mentre sbatacchiava con rabbia il casco fuori dal bauletto del motorino. Poi si fermò per un attimo, concentrando lo sguardo. Se ci pensava.... esisteva una sola persona con cui riusciva ad immaginarsi fare una cosa del genere. La sola persona con cui si sentiva totalmente a suo agio.

Sperava solo.... che dicesse di sì.

 

DUE GIORNI DOPO

 

Brando osservava perplesso la fetta di torta gigante crema e fragole che aveva davanti. Scoccò un'occhiata a Fabio che gli rivolgeva un sorrisino imbarazzato dall'altro lato del tavolino del bar. “che vuoi Fedè??” gli chiese in tono ironico sporgendosi in avanti coi gomiti sul tavolo “in genere quando mi offri da mangiare me devi chiede qualcosa” aggiunse guardandolo divertito da sotto la visiera del cappellino. “questo non è vero!” ribattè accigliandosi Fabio. Il riccio ridacchiò “sì che è vero” “mica ti offro le cose solo quando mi serve un favore...” borbottò piccato l'altro “vuoi dire che non mi devi chiedere niente?” lo incalzò Brando, scoppiando poi a ridere quando lo vide avvampare d'imbarazzo.

 

C'aveva preso.

 

“dai.. dimmi” gli disse in tono dolce a quel punto allungando un attimo la mano sopra al tavolo, per fargli una fugace carezza sul braccio. Fabio sorrise brevemente, sulle prime, poi di nuovo abbassò gli occhi iniziando a farfugliare.

Maledizione s'era detto che con lui sarebbe stato più facile ma... forse lo sarebbe stato farlo... ma chiederglielo... era un'altra questione.

Temeva ridesse... o che si rifiutasse... o chissà che altro...

 

“hem... io” balbettò torcendosi un po' le mani “non so come dirtelo..” ammise evitando il suo sguardo. Brando corrucciò un po' le sopracciglia a quel punto, e si poggiò contro lo schienale della seggiola di metallo, cominciando ad agitarsi leggermente anche lui

“mi vuoi scaricare?” gli chiese di getto, quando quel pensiero gli balenò in mente, con tono incredulo e triste. Fabio alzò il viso talmente di fretta che quasi si slogò il collo “eh????” esclamò spalancando gli occhi “no! No ma che dici... no!” ripetè ora quasi ridacchiando e scuotendo la testa “sto così bene con te” aggiunse in tono dolce, facendolo rilassare “oh.. ok” commentò il riccio ridacchiando, e facendo poi un finto sospiro di sollievo che lo fece ridere “e allora cosa c'è che stai così nervoso?” chiese ancora. Fabio gli si avvicinò un po' iniziando a giocherellare con la sua mano poggiata sul tavolo, sorridendo appena guardandogliela, e sentendosi un po' sciocco per essere riuscito a farlo preoccupare “no è che... ho un esame la settimana prossima... di fotografia” iniziò a spiegare, mentre gli massaggiava il palmo della mano col pollice “ci hanno chiesto di fare dei ritratti, a una persona, capisci? 30 pose... un lavoro assurdo..” Brando aggrottò di nuovo le sopracciglia mentre lui parlava. Quel discorso di nuovo cominciava a non piacergli “io ci tengo moltissimo a questo esame, Valdarnini è il mio idolo” continuava Fabio “perciò... ecco... volevo chiederti...” il riccio lo interruppe togliendo di colpa la mano dalla sua, lui lo guardò sorpreso “a Fà!! mica me vorrai chiede il permesso de fotografà nudo qualche amico tuo ve???” proruppe in tono arrabbiato “no perchè non se ne parla proprio... piuttosto le fai a me ste foto è chiaro??” Fabio lo fissò per un secondo stupefatto e poi scoppiò a ridere schiacciandosi una mano sugli occhi. Il riccio lo guardò senza capire “ma che cazzo te ridi???” lo incalzò, venendo però ignorato. Il ragazzo era troppo preso a sbellicarsi. Brando si allungò sul tavolo per mollargli stizzito una manata sul braccio “oh!!” lo chiamò. Fabio incassò sospirando forte per smettere di ridere “no rido perchè...” farfugliò facendo poi ancora un respiro profondo per frenare una nuova crisi di risate “era quello che volevo chiederti” ammise “di farle a te le foto, intendo” si affrettò ad aggiungere prima che gli arrivasse un'altra sberla. Brando lo guardò sorpreso e poi, stupendo a questo punto Fabio, si sporse per dargli un altro schiaffetto, stavolta piano, sul bordo della mascella “ma sei scemo che fai tutto sto cinema per chiedermi una cosa cosi??” lo apostrofò, anche se stava già ridacchiando. Scosse la testa e si spostò un po' con la sedia per andargli più vicino “certo, ovvio che lo faccio coglione... ma manco me lo devi chiede...me pare scontato che ti aiuto!” Fabio sorrise al suo profilo fintamente corrucciato, adorava quel suo modo sgorbutico di dirgli cose affettuose “roba da matti, chissà che me credevo, m'hai fatto pure preoccupà...” continuava a brontolare il riccio. Fabio a quel punto gli arpionò il collo e gli stampò un bacetto sulla guancia, poi un secondo e pure un terzo. Dopo quello Brando girò il viso per rubargli il successivo dalla bocca “coglione...” insistette, stavolta però sganciandogli un sorrisetto “grazie...” cantilenò Fabio, sentendocisi sul serio un po', un coglione, ad aver avuto tutta quell'ansia addosso. Ma Brando aveva anche questo di super potere... fargliela sempre sparire in un lampo, quando ce l'aveva. Occhieggiò la fetta di torta ancora intatta che era rimasta dall'altro capo del tavolo “beh... la mangi quella?” gli chiese a quel punto in tono leggero. Il riccio gli lanciò un'occhiataccia avvicinandosi il piattino “certo che la mangio... non ce prova!” replicò facendolo ridere di nuovo.

 

“senti... però..” gli disse Brando qualche minuto dopo, giocherellando con la forchetta, cercando di impuntare le briciole di frolla rimaste nel piattino “le foto... mica sul serio nudo ve??” gli chiese lanciandogli a quel punto un'occhiata imbarazzata “no! Certo che no Bra!” esclamò in risposta Fabio “a 'mbè...” ridacchiò Brando rimettendo la schiena dritta “perchè, ok che c'ho la faccia come il culo, ma famme vedè nudo da tutta la tua classe non mi andava molto...” aggiunse strofinandosi una mano sul collo. Fabio scoppiò a ridere “ma ti pare che mostro il mio ragazzo nudo a tutta la classe???!” proruppe “no... non se ne parla... è proprietà privata” aggiunse roteando un indice nella sua direzione, come a comprenderlo tutto quanto. Il riccio fece un sorriso malizioso “ma senti come sei geloso” lo sfottè, ma Fabio non si scompose minimamente “disse quello che me voleva menà quando pensava fotografassi qualcun altro” ribattè lanciandogli un'occhiata allusiva. Brando si mosse sulla sedia a disagio arrossendo, facendo reprimere a Fabio un'altra risatina “vabbè... quando lo dobbiamo fa??” cambiò prontamente argomento “sabato o domenica...” rispose lui, pescando dal portafogli una banconota e bloccandola sotto a un bicchiere “so gli unici giorni che posso occupare il laboratorio” aggiunse alzandosi in piedi. Brando fece una smorfia, seguendolo “veramente sarei dovuto andà fuori co Nic sto week end... te lo sei scordato?” gli chiese. Fabio fece un'espressione atterrita a quel punto “o-oddio...e come... cioè l'esame è la settimana prossima, se le facciamo il prossimo week end non le posso sistemare, non faccio in tempo.. come” Brando frenò quell'ondata di panico agitandogli le mani davanti al viso mentre camminavano “va bene, va bene!” esclamò “lo piscio Nic, sei contento? Mo rilassati..” Fabio gli si mise davanti iniziando a camminare a marcia indietro per qualche passo “grazie” esalò in tono convinto “mi salvi ti giuro! Ringrazierò anche Niccolò” aggiunse facendolo sorridere, in modo dolce per un attimo, prima che si trasformasse in un ghignetto sarcastico “ma sì facciamolo per l'arte” scherzò “così se il soggetto so io po esse che pe na volta fai foto decenti va” lo sfottè, incassando subito ridendo lo spintone che gli rifilò Fabio un istante dopo. Lo rincorse per due passi, dato che quello si era girato e aveva iniziato a camminare più veloce, fintamente offeso, e gli si affiancò “vabbè dai parliamo de cose serie” gli disse passandogli un braccio intorno alle spalle e tirandoselo vicino “quanti baci me dai che rinuncio a andà fuori co l'amico mio pe te??” “non lo so ci devo pensare” rispose Fabio con tono altezzoso “vediamo pure se lavori bene, sennò niente” aggiunse “ma sentitelo!!!” proruppe Brando a denti stretti, mollandolo per sganciargli un paio di pugni sul braccio, che lui incassò ridendo, prima di abbracciarlo un'altra volta, mentre camminavano per il campus.

 

 

DOMENICA

 

Brando parcheggiò la macchina davanti a quello che aveva tutta l'aria di essere un capannone abbandonato. Scoccò uno sguardo scettico alla struttura mentre scendeva dall'auto.

“ma sei sicuro che è qui?” chiese a Fabio che smontava dal lato passeggero “sembra il posto perfetto per un'apparizione di Freddy Kruger” borbottò contemplando le finestre annerite di graffiti “stai tranquillo ci so venuto un sacco di volte.. è un laboratorio dell'università” gli stava dicendo Fabio, mentre apriva il bagagliaio per tirare fuori l'attrezzatura che ci aveva stipato dentro “durante la settimana è sempre occupato da quelli di arti figurative” gli spiegò mentre il riccio si allungava a prendergli dalla mano una delle borse e se la caricava sulla spalla “ma oggi” aggiunse Fabio sventolando per un attimo davanti al viso un piccolo mazzo di chiavi “è tutto per noi, non ci darà fastidio nessuno” aggiunse sorridendogli entusiasta. Brando si sciolse in un sorrisetto, per la sua espressione da bimbo a Natale.

 

Fabio amava davvero la fotografia, e a a lui piaceva molto vederlo così infervorato.

 

“che hai in mente di preciso?” gli chiese il riccio, mentre scoccava un'occhiata curiosa alla stufetta elettrica che Fabio aveva appena tirato fuori dal bagagliaio “appena entriamo te lo spiego..” rispose lui chiudendo il portellone e poi dandogli una squadrata, per valutare se quello che aveva addosso potesse andare bene. Aveva dei jeans chiari con qualche strappo disseminato qua e là, converse rosse e una felpa grigia a fantasia di rose stilizzate... di dubbio gusto...

 

Felpa a parte poteva andare.

 

“te la sei messa la canottiera sotto? Come ti avevo detto?” gli chiese mentre si avviava alla porta del capannone. Brando lo seguì accigliandosi “Fedeli è Febbraio” scandì in tono ovvio “io la canottiera non è che me la metto, io la canottiera CE L'HO.. è parte integrante di me fino ad Aprile almeno!” aggiunse ridacchiando. Fabio si voltò a gettargli un'occhiata e uno sbuffo di risata veloce, prima di girare la chiave nella toppa.

Entrati attivò il generatore principale, all'ingresso. Una serie di lampade a luce calda si accese in rapida successione, illuminando il capannone fino in fondo. Brando sollevò le sopracciglia sorpreso. Quel posto era pazzesco. C'erano manichini da una parte, barattoli di vernice su uno scaffale lungo almeno 3 metri. A sinistra un piccolo palchetto era accerchiato da una manciata di cavalletti. Vide Fabio avvicinarsi alla parete di fondo e lo seguì. Era immensa e in parte coperta da graffiti e dipinti a mano di stampo metropolitano. In prossimità del muro giaceva un materasso a due piazze, nudo come un verme, ma in condizioni abbastanza buone. Alla destra del muro un piccolo scaffale verticale ospitava una moltitudine di bombolette spray.

 

“che figata sto posto..” borbottò Brando tra sé e sé continuando a guardarsi intorno, mentre notava sempre più dettagli e materiali vari accatastati dappertutto “principalmente ci vengono quelli della scuola d'arte” gli disse Fabio richiamando la sua attenzione. Si era seduto sul materasso ad approntare la macchina fotografica e il braccio su cui montare il pannello per la rifrazione della luce “lì ci fanno il ritratto dal vivo” gli stava spiegando indicando con un cenno del mento il palco circondato da cavalletti. Il riccio gettò un'occhiata in quella direzione prima di tornare a guardare lui “principalmente nudo” aggiunse Fabio con una piccola smorfia “ti giuro non so come facciano quei disgraziati a starsene lì immobili per delle ore, senza vestiti, con questo diavolo di freddo!” Brando rabbrividì solo all'idea, mentre Fabio aggiungeva “bisogna esse sadici per chiederglielo poracci” il riccio ridacchiò malizioso a questo punto, mentre quello si alzava in piedi e gli mollava la macchina fotografica da tenere in mano “beh ma non lo immagini il perchè?” gli disse scuotendo un po' i ricci. Fabio gli lanciò un'occhiata “col freddo i capezzoli diventano tutti turgidi no??” ridacchiò Brando mimando con le mani davanti al petto due seni, facendo roteare gli occhi all'altro “sei un pervertito..” lo rimproverò stancamente Fabio facendolo ridere.

“sto materasso che ce fa qua?” chiese Brando cambiando argomento, sinceramente incuriosito. Fabio si girò per un'occhiata fugace, prima di alzarsi di nuovo sulle punte per regolarizzare l'altezza dell'asta porta pannello “è per i writers” spiegò “dormono qui?” scherzò il riccio avvicinandoglisi, e osservandolo mentre tirava la stufa per il filo elettrico verso la presa di corrente più vicina.

 

Avrebbe voluto dargli una mano... ma non aveva la più pallida idea di che stesse facendo!

“hai idea di quanto possano far male le ginocchia se devi dipingere qualcosa di impegnativo li sotto??” gli disse Fabio indicando la parte bassa del muro, ridacchiando “ah ecco..” commentò il riccio, continuando a studiare i suoi movimenti.

 

Vederlo nel suo ambiente gli faceva uno strano effetto. Lui anche era al secondo anno. Ma la sua facoltà era tutta una profusione di testi enormi, esami e tanti tantissimi calcoli. Lui faceva serenamente lo studente e ancora si sentiva anni luce lontano dall'essere un ingegnere, dal mondo del lavoro in generale. Fabio invece... sarà stato per via del corso indubbiamente più pratico... gli sembrava estremamente professionale e sicuro di sé in quel contesto. Molto a suo agio. E perfettamente consapevole di cosa dovesse fare e come muoversi. Questo gli suscitava una sorta di ammirazione... mista a un pizzico di attrazione pure.

 

Si morse leggermente il labbro nel guardarlo, mentre impostava la modalità manuale della sua Nikon. “toglimi una curiosità” disse a quel punto, facendosi guardare “ma sta stufa a che serve?” chiese facendo un cenno del mento all'oggetto, che aveva iniziato ad emanare un leggero calore intorno a sé. Fabio gli sorrise, dolcemente, a quel punto “vorrei chiederti... se sei d'accordo... di restare in canottiera, per fare le foto” gli spiegò facendogli alzare un sopracciglio “qui non c'è il riscaldamento, e siccome tu soffri tanto il freddo ho pensato di...” aggiunse occhieggiando la stufa “portarla per fartelo sentire un po' di meno” concluse facendo una piccola smorfia e un'alzata di spalle. Brando sentì lo stomaco stringersi di piacere a sentirgli dire così e si sciolse in un sorriso, mentre lui, al momento distratto, ridava attenzione al display della fotocamera.

 

Fabio aveva quel modo dolce di prendersi cura di lui sempre, anche quando era tanto impegnato in altro, che a lui faceva letteralmente impazzire.

 

Gli si avvicinò fino a stargli a un soffio. Fabio sollevò uno sguardo interrogativo su di lui. “amore.. grazie” gli disse sinceramente contento Brando, facendolo arrossire per quel modo in cui lo aveva chiamato. Molto.. moooolto raro da parte sua abbandonarsi a certe sdolcinatezze. Gli sorrise e il riccio si chinò su di lui per mollargli un bacio languido all'angolo della bocca che lo fece tremare internamente. Dovette farsi praticamente violenza per non dimenticarsi il motivo per cui erano lì, sbatterlo contro il muro e baciarlo fino a togliergli il respiro. Gli poggiò una mano sulla guancia e gli sorrise, mentre un po' lo accarezzava e un po' lo tratteneva a distanza di sicurezza da sé. Si guardarono per un istante, mentre Brando gli faceva un sorrisino malizioso. Fabio gli sorrise ancora e poi gli baciò rapidamente la punta del naso arrossata per il freddo, con fare affettuoso “cominciamo, ti va?” propose. Il riccio annuì, capendo dal tenore del bacio di Fabio, così diverso dal suo, che qualsiasi intento dovevano rimandarlo. Ora dovevano lavorare.

 

“allora..” gli disse Fabio in tono pratico, schiarendosi la gola “fare 30 pose significa che con le foto bisogna raccontare una specie di storia” gli spiegò mentre settava la macchina fotografica sul bianco e nero. Brando annuì mentre si sfilava la felpa, anche se lui non lo stava guardando. Rabbrividì leggermente, strofinandosi le mani sulle braccia.

Faceva freddo porco cane.

Si avvicino un po' alla stufa mentre si slacciava con riluttanza i bottoncini della maglia a maniche lunghe “ho scelto questo posto perchè vorrei tipo rappresentare...” disse Fabio, fermandosi poi un istante a cercare le parole “l'incertezza dell'artista davanti al suo lavoro” sentenziò facendo un gesto con le mani “quindi useremo questi colori, le bombolette, i pennelli... per dare l'idea che tu stia lavorando a un murales o roba del genere, ok?” concluse facendogli un sorriso. Brando fece una smorfia scettica “se devi rappresentà l'incertezza dell'artista dovrei fa io le foto a te” lo sfottè poi con un ghignetto. Fabio sbuffò “lasciami perdere che ho un'ansia che mi divora!” lo rimbeccò superandolo e facendogli poi cenno con la testa di avvicinarsi anche lui al muro “ci tengo mostruosamente a st'esame” aggiunse “ho capito ho capito...” cantilenò Brando avvicinandosi, anche se ancora smanettava sul cellulare. Sollevò lo sguardo solo quando Fabio sbuffò ancora, il più sonoramente possibile, allora gli sorrise per tentare di rabbonirlo, dato che lo aveva fulminato, e gettò il cellulare sul materasso consunto “ok dimmi tutto” gli disse. Fabio lanciò un'occhiata alla sua maglia “te la senti di togliertela?” gli chiese in tono supplichevole “solo se ce la fai eh.. sennò...” “ah sì sì! Mi ero scordato” lo interruppe subito Brando, afferrò il collo della maglietta e se la sfilò rapidamente, rimanendo con una canottiera bianca. Resistette alla tentazione di stringersi nelle braccia, perchè non voleva farlo sentire il colpa.

“ok, che vuoi usare? Pennelli? Spugne? Bombolette?” propose Fabio a quel punto, decidendo di ignorare, per il momento, quanto lo trovasse bello “scegli tu” aggiunse. Brando si guardò un po' intorno, poi afferrò una bomboletta spray da sopra lo scaffale “ho sempre voluto provare una di queste” ammise con tono intrigato “ma posso scriverci davvero su sto muro o devo fare finta?” chiese agitandola su e giù per darsi un'aria da esperto “puoi fare quello che ti pare, il muro è a disposizione” rispose Fabio facendo un passo indietro e iniziando ad inquadrarlo intanto dal piccolo display. Lo vide attraverso l'obbiettivo, di profilo rispetto alla parete, che provava a premere l'ugello con il braccio all'altezza della pancia, e intanto scattò qualche prova per vedere l'effetto d'insieme. Sorrise soddisfatto. La combinazione del nero dei capelli ricci col tono chiaro della sua pelle risaltava in maniera meravigliosa in bianco e nero. Se si impegnava sarebbero venute delle bellissime foto.

 

“Fà, sto coso non funziona” borbottò Brando in quel momento, sbirciando dentro l'ugello quasi a vedere se fosse otturato “vabbè Bra non fa niente, fai finta...” ribattè Fabio continuando ad inquadrarlo ma senza scattare. Il riccio aveva su un'espressione accigliata e un broncio da bimbo insoddisfatto che non era esattamente quello che voleva “eh vabbè ma io volevo provare come...” insistette lui agitando il braccio forte su e giù. Fabio sbuffò mollando la macchinetta che, appesa alla cinghia, gli ballò davanti al torace “aspè... devi fare così” gli disse avvicinandosi per aiutarlo “devi.... no aspetta! Non così!” non fece in tempo a togliergliela che Brando premette di nuovo l'ugello senza rendersi conto di avere la bomboletta girata verso dentro, disegnandosi in questo modo una bella striscia nera sulla canotta all'altezza della pancia “ma porca puttana!!!” imprecò facendo troppo tardi un passo indietro. Fabio scoppiò a ridere rovesciando la testa indietro “che cazzo te ridi??????!” gli urlò il riccio mollandogli una spinta “se leva sta roba??” chiese di getto iniziando, in maniera del tutto insensata, a strofinarci una mano sopra “non penso proprio..” balbettò Fabio tra una risata e l'altra. Brando sollevò il bordo della canottiera, constatando che parte della vernice era passata pure sotto e ora aveva una bella striscia nera trasversale da sotto l'ombelico all'inguine. Alzò gli occhi al cielo buttando giù ancora un paio di santi ad alta voce, mentre Fabio si stava pizzicando forte la radice del naso nel tentativo di smettere di sbellicarsi. Fallì esplodendo poco dopo in una specie di pernacchia prima di ricominciare a ridere. Brando lo afferrò per un braccio scuotendolo “oh ma la vuoi smette????!!” esclamò, tuttavia lottando anche lui per non ridere “sei un imbranato!” lo prese in giro Fabio, anche se in tono dolce. Il riccio sbuffò, strofinandosi due dita sulla pancia “ma che ne so.... te ricordo che tra noi due il vandalo sei tu! Io è la prima volta che la tocco una bomboletta” ribattè riferendosi a una certa famosa scritta sul muro di qualche anno prima. Fabio scosse la testa riuscendo finalmente a calmarsi “vabbè non fa niente dai..” concesse con un sorriso “tanto ti volevo imbrattare un po' di pittura, prima o dopo è lo stesso” il riccio grugnì di disappunto “vabbè ho capito faccio finta va...” borbottò. Fabio si avvicinò per stampargli un bacio affettuoso su una guancia, per consolarlo, poi si spostò di nuovo alle sue spalle “dai cominciamo va...” gli disse in tono ancora divertito. Brando sbuffò gettando ancora un'occhiataccia alla bomboletta e poi alzò lo sguardo sul muro tappezzato di scritte colorate, iniziando a muovere il braccio come se stesse facendo dei segni. Fece una mossa con le spalle, come a scrocchiare la schiena, e Fabio ne approfittò per scattare qualcosa.

Il riccio sentiva i suoi passi salire e scendere dal materasso su cui anche lui stava in piedi, a seconda se si avvicinava a lui o no, e udiva il rumore dello scatto della macchina azionarsi quasi a ripetizione. Dopo un paio di minuti si azzardò a premere di nuovo l'ugello, stavolta contro la parete, e a disegnare delle linee, dritte e curve, qua e là. Le prime vennero sbavate e colanti, poi dopo un po' trovò la giusta distanza per tracciare delle linee definite.

“oh.. ce sto a prende la mano...” disse soddisfatto “bravo...” concesse Fabio, anche se con tono assente, più concentrato sulle inquadrature. Strinse sul dettaglio della sua mano che teneva la bomboletta e scattò una foto. La posizione delle dita e i tendini in evidenza, tesi per lo sforzo di premere l'ugello, le conferivano una bella vibrazione.

 

“oh Fedè...” disse Brando in tono divertito dopo un po' “ho capito che c'ho un bel culo ma me le farai tutte e trenta da dietro le foto?” ironizzò fermandosi per una breve risatina “coglione..” sbuffò subito in risposta, smettendo di scattare per meglio fulminarlo con lo sguardo “a parte che ti sto riprendendo solo fino alle spalle” precisò in tono tagliente “e poi trenta so le pose definitive... ne farò almeno trecento.. tra cui scegliere” “trecento??” proruppe Brando fermandosi per voltarsi di tre quarti a guardarlo, lo vide di sfuggita inquadrarlo a scattare ancora “madonna ma non te stufi poi a riguardarle?” chiese facendo scrocchiare il collo prima di ricominciare a tracciare linee e cerchi.

 

Un pochino, doveva ammetterlo, sentirsi osservato così da lui, studiato quasi, senza potersi neanche girare, era... eccitante... in un certo qual modo.

 

“beh..” rispose Fabio a voce bassa, con tono leggermente malizioso “in questo caso il soggetto è abbastanza gradevole da guardare” aggiunse con un breve sorriso, ammirando anche attraverso l'obbiettivo, le linee perfette delle sue spalle e della sua schiena. Brando sorrise compiaciuto tra sé, anche se lui non poteva vederlo.

Lo sentì spostarsi al suo fianco sinistro, dopo poco. Gli gettò un'occhiata, fermandosi “no, non guardarmi” gli intimò subito Fabio, con tono talmente perentorio da farlo ubbidire subito “voglio prenderti il profilo” gli spiegò lui subito dopo, stavolta più pacato.

Si avvicinò per inquadrarlo da vicino “guarda su” gli ordinò, immortalando poi subito dopo il profilo del suo viso: il morbido dei riccioli, che sfumava nelle linee spigolose del suo naso, del mento e poi del pomo d'adamo, in quella posizione. “ora mettiti una mano sul mento, come se fossi pensieroso su come andare avanti” gli chiese. Brando ebbe un momento di incertezza, su che cosa effettivamente volesse. Poi, con un movimento cauto, si fece un po' indietro dal muro e si poggiò una mano tra mento e bocca, guardando il murales. Fabio scattò, sentendo una leggera stretta allo stomaco, nel momento in cui lui nel muoversi si schiacciò l'indice sulle labbra.

“ok.. ricomincia se vuoi” gli disse piano, spostandosi ancora una volta alle sue spalle. Si fermò un momento, a dare una rapida occhiata alle ultime foto che aveva fatto, con nelle orecchie il fischio della bomboletta di Brando. Corresse leggermente la luminosità prima di rialzare lo sguardo.

Stava per sollevare la macchina davanti al viso, quando notò che Brando non stava più tracciando linee a caso. Riconobbe la sagoma di un grosso cuore. Il riccio si girò per un attimo a lanciargli una rapida occhiatina, con un movimento a scatti, quasi per paura che lui lo redarguisse. Gli sorrise sornione per un momento prima di rigirarsi verso il muro e tracciare dentro al cuore una F e una B, dai contorni un tantino tremolanti. Fabio fece uno sbuffo di risata, coprendosi il viso con la macchinetta fotografica per non farsi vedere arrossire “ma che romanticone..” lo prese affettuosamente in giro, facendolo sghignazzare. Scattò una foto alla scritta e la guardò con aria ebete per un momento, prima di scuotere la testa e avvicinarsi a Brando. Non doveva lasciarsi distrarre da lui. Era il momento di fare qualche primo piano.

 

“ok girati” gli disse secco. Brando si voltò, ritrovandoselo a poco più di un passo, anche lui con entrambe i piedi ben piantati sul materasso.

“adesso ti faccio un po' di primi piani” gli spiegò in tono pratico, ma dolce “lo so che non è il massimo avere l'obiettivo a 5 centimetri dalla faccia, cerca di non farci caso ok?” aggiunse. Brando annuì e gli sorrise, ma Fabio intervenne subito a quel punto “ancora una cosa, non sorridere” gli intimò “mai, ok? Devi stare serio” Brando aggrottò un po' le sopracciglia a quel punto, stranito “e perchè?” chiese “c'ho la faccia da scemo quando sorrido?” aggiunse piccato. Fabio scosse la testa e sbuffò “ma no!” ribattè in tono scocciato, agitando una mano davanti al viso come a scacciare una questione poco importante “è che sei bello quando sei serio” aggiunse sperando così di accontentarlo. Brando invece incrociò le braccia mettendo su una finta aria offesa “ah e quando rido no invece” replicò. Fabio sbuffò esasperato “ma sì ovvio sei bello sempre!” esclamò alzando gli occhi al cielo “intendevo che sei PIU' bello da serio” aggiunse guardandolo male mentre lui sghignazzava divertito “ah ecco..” commentò. Fabio scosse la testa, decidendo di soprassedere “allora...” gli disse piantandosi bene davanti a lui con la macchinetta in pugno “poggiati alla parete” gli ordinò “tieni il mento un po' sollevato, ma guardami”

Fece in tempo a fargli appena una foto in quella posizione che il riccio ricominciò a parlare “così sembro uno dei soliti sospetti, mi vuoi fa una perquisizione?” scherzò. Fabio gli lanciò un'occhiata supplichevole a quel punto, lasciando andare un sospiro “Bra te prego!!” esclamò “ti puoi concentrare per cinque secondi???” Il riccio alzò le mani in segno di resa “va bene va bene scusa..” cantilenò prima di tornare a guardarlo con una certa intensità, dalla posizione che lui gli aveva indicato. Fabio scattò di nuovo.

 

Era estenuante lavorare con Brando che, per ogni espressione intensa che gli concedeva, ci attaccava dieci minuti di cazzate e battutine, ma ne valeva la pena, veniva davvero bene in foto.

 

“ok, ora girati di tre quarti” gli disse Fabio, vedendolo insospettabilmente ubbidire subito e senza commenti “toccati il collo... guardami” gli ordinò in successione. Scattò una foto dopo l'altra. Brando strinse le labbra tra loro per non sorridere... ma gli veniva su spontaneo. Fece un respiro un po' più profondo per forzarsi a tornare serio, e guardò di nuovo Fabio, semi nascosto dall'obbiettivo. Gli piaceva da matti in quella veste professione.

 

Ok gli piaceva sempre. Diciamocelo. Ma vederlo così... in qualche modo lo riempiva d'orgoglio. E faticava sul serio a impedirsi di sorridere, nel guardarlo.

 

“adesso guardami male” gli intimò Fabio. Lui corrucciò le sopracciglia, sinceramente confuso “in che senso... male?” chiese. Fabio abbassò un attimo la macchinetta per guardarlo “mha... tipo come mi guardavi all'inizio... a scuola, con quell'aria un po'...” si fermò per corrucciare un attimo le sopracciglia in una specie di espressione arrabbiata, per poi sorridergli. Brando ridacchiò “perchè come ti guardavo?” insistette. Fabio scrollò le spalle “tipo come se volessi sbattermi al muro?” tentò in tono ironico. Il riccio rise “si beh in effetti volevo sbatterti... ma non in quel senso” scherzò lanciandogli un'occhiata maliziosa, facendogli crollare la testa avanti a ridere, per un attimo “dai su!” lo pregò inquadrandolo di nuovo “prova” lo esortò.

“ok...” disse Brando tra sé. Lo guardò, provando a immaginare di avercela con lui, perchè sapeva di essere bravo a fulminare la gente con lo sguardo se voleva. Ma neanche un istante e la sua bocca si sciolse di nuovo in un sorriso, mostrando i denti. Fabio alzò la testa dalla macchinetta guardando di lato “senti, non ci riesco!” esclamò il riccio ridacchiando “se ti guardo mi viene da sorridere” Fabio sospirò scuotendo la testa con un mezzo sorriso “va bene lasciamo stare dai.. facciamo diverso” concesse.

 

“non guardarmi allora” propose puntandogli di nuovo l'obbiettivo contro “gira il viso di lato, occhi giù” gli intimò, riprendendo il tono perentorio che aveva usato fino a quel momento per dirgli cosa fare. Scattò subito. Con quella luce, in quella posizione, gli si evidenziava magnificamente la linea del collo e la curva della labbra. Le sue ciglia scure creavano un'ombra leggera che risaltava sul bianco della pelle. Si morse le labbra soddisfatto. “voltati” gli ordinò “guarda a destra, portati i capelli indietro, usa la mano sinistra, che hai macchiata di vernice”.

Brando eseguì per un po' senza fiatare. Un po' gli dava fastidio ammetterlo, ma quel tono con cui Fabio gli parlava in quel contesto gli causava delle strette allo stomaco. Sarà stata la voce bassa, o la sicurezza nel chiedergli cosa volesse, che nella realtà raramente utilizzava, ma lo trovava estremamente eccitante.

“oh Fedè me piace quando me dai ordini” esclamò dopo un po', tra il serio e l'ironico, ridacchiando di nuovo, e interrompendo per l'ennesima volta il flusso del lavoro. Fabio fece uno sbuffo di risata, un po' imbarazzato “vabbè allora la prossima volta che ti chiedo di passare l'aspirapolvere te lo ordino va, invece di dire per favore” scherzò “così magari lo fai” Brando rise “co sto tono sexy me puoi chiede di farti tutto quello che vuoi!” rincarò la dose, sapendo di imbarazzarlo. E infatti scoppiò a ridere ancora più forte, quando lo vide guardarlo e avvampare su tutta la faccia. Fabio fece una smorfia “dai Bra per favore... sii serio... lo vuoi capire che per me è importante sta cosa??” lo pregò “madonna Fà... sì!! ho capito!” replicò il riccio, sbuffando a questo punto “sto solo a sdrammatizzà un pochetto!” aggiunse “è che se mi deconcentro poi perdo il filo...” tentò Fabio guardandolo da sotto in su. Brando fece un sospiro, leggermente frustrato a questo punto “va bene..” nicchiò “ancora qua impalato devo stare?” Fabio scosse la testa “no hai ragione cambiamo dai...” concesse, dato che aveva notato che si stava stancando “che ne dici? Ne facciamo qualcuna sdraiato su sto materasso?” propose in tono conciliante, sperando che coinvolgerlo nella decisione lo facesse partecipare più di buon grado. Brando annuì staccando la schiena dalla parete e concedendosi una strofinata di mani sulle braccia.

Nonostante la stufa il freddo era per lui abbastanza fastidioso.

“che dici? Mettiamo un po' di sta roba?” propose indicando un gesto del braccio i pennelli le bombolette e le vernici “tipo come sfondo”aggiunse facendo una smorfia. Fabio annuì forte “d'accordo” disse con un sorrisino, iniziando a sparpagliare il materiale in modo strategico sul materasso, contento di sentirlo lanciare idee.

 

“ok... dai sdraiati, a pancia in su” lo esortò Fabio quando ebbe finito “tieniti sui gomiti” aggiunse mentre Brando si sedeva sul materasso. Con sua leggera sorpresa Fabio ci montò in piedi sopra, a gambe larghe per mettersi a cavallo delle sue, per riprenderlo dall'alto. Gli scoccò un'occhiata divertita, vedendolo sovrastarlo completamente, mentre gli puntava contro l'obbiettivo.

“non guardarmi” gli ordinò subito Fabio “girati di là” aggiunse in tono perentorio. Brando ubbidì, ancora un misto tra intrigato e stranito dal suo modo di fare. Lo sentì scattare... una... due... tre volte. Poi avvertì il materasso cedere di più sotto il suo peso, intuendo che gli si fosse avvicinato di più. Lo sbirciò un secondo con la coda dell'occhio, notando come gli stesse praticamente sopra, i piedi ben piantati ai lati del suo bacino. Riusciva a percepire l'ombra che gli faceva sopra col suo corpo. Prese un respiro profondo, resistendo alla tentazione di guardarlo.

“oddio fallo di nuovo!” esclamò a quel punto Fabio contento “cosa?” chiese il riccio voltandosi verso di lui, e guardandoselo da sotto in su “il respiro” rispose subito lui senza staccare il viso da vicino all'obbiettivo “in questa posizione, se lo fai le tue spalle assumono un'angolatura..... figa” aggiunse dopo aver perso un secondo a cercare una parola adatta “ok...” ridacchiò in tono scettico Brando “e non guardarmi!” lo rimbeccò di nuovo Fabio “resta con gli occhi bassi”

 

Doveva ammettere... che aveva un suo perchè stare lì, sopra di lui, a studiarselo in ogni centimetro, mentre non gli permetteva neanche di guardarlo. Un po' se ne vergognava... ma trovava la cosa in un certo senso eccitante, vederlo così arrendevole alle sue richieste. Lo inquadrò mentre con viso girato di tre quarti prendeva aria nei polmoni. Il suo torace si gonfiava e le spalle si inarcavano un po' in dentro “trattieni il fiato un secondo così..” gli disse a quel punto in tono urgente, ma con dolcezza. Scattò, ammirandolo poi attraverso l'obbiettivo rilasciare fuori l'aria. Sorrise dietro la macchina. Il bianco e nero esaltava le linee dei suoi muscoli, sulle braccia e le spalle, in maniera perfetta. Lasciò andare un piccolo sospiro... poi, leggermente distratto, si fece ancor più avanti con i piedi, piegando poi un ginocchio verso il materasso per avvicinarsi, per riprenderlo più da vicino. Gli stava ancora a gambe divaricate sopra. Brando sbuffò internamente, un po' spazientito. Lo guardò di nuovo con la coda dell'occhio, da quella posizione aveva il cavallo dei suoi pantaloni praticamente davanti alla faccia. Approfittò di vederlo distogliere lo sguardo da lui, per dare un'occhiata agli ultimo scatti, e si tirò su di fretta, facendo scattare il braccio in avanti veloce come un cobra ad arpionargli le parti basse in una stretta che lo fece piegare su se stesso con un'esclamazione e crollare in ginocchio a cavalcioni sul suo inguine. “MA SEI IDIOTA????” gli urlò Fabio mentre lui scoppiava a ridere senza ritegno “hai fatto una faccia ridicola!!” singhiozzò il riccio tra una risata e l'altra. Fabio gli mollò uno schiaffo forte sulla coscia, che lui accolse con un mezzo lamento di protesta soffocato dalle risate. Si accasciò con la schiena indietro e le mani in faccia senza riuscire a smettere “madonna è stato troppo comico....” boccheggiò continuando a sghignazzare “non c'è niente da ridere! Mi stavi per far cadere la macchinetta imbecille!” lo sgridò Fabio, a voce alta per farsi sentire sopra le sue risa. Contrasse la mascella stizzito e gli diede un altro schiaffo e poi pure un terzo, sempre nello stesso punto. Brando contrasse gli addominali tirandosi su e bloccandogli la mano “Fedeli dai!!!!” esclamò, metà risentito e metà ancora ridacchiando “me fai male!” protestò “e invece tu m'hai fatto bene guarda...” ribattè Fabio scoccandogli un'occhiataccia. Il riccio sbuffò “era solo uno scherzo! La macchinetta se ti cadeva finiva su di me o sul materasso, mica si rompeva!” lo rimbeccò un po' scocciato da quanto la stesse facendo lunga “non è solo questo!” esclamò Fabio a quel punto, infervorandosi di più e tirandosi via da seduto sopra di lui. Si mise in piedi, per meglio fulminarlo con lo sguardo “ti ho detto che è una cosa seria per me! Che ci tengo!” gli urlò arruffandosi arrabbiato i capelli “e invece te continui a comportarti come se stessimo giocando! Mi fai fare il triplo della fatica perchè fai il bambino!” Brando lo guardò esterrefatto “ma se sono ore che sono qui a gelarmi il culo per te e a fare tutto quello che mi chiedi!!” gli urlò di rimando, mentre quello aveva il respiro affannoso come se avesse corso una maratona. Si alzò in piedi in mezzo secondo “ho capito che è una cosa importante! Ma che male c'è se ogni tanto provo a strapparti una risata!?” lo incalzò andandogli incontro per fronteggiarlo da vicino “so mezzo morto di freddo, per levarmi sta vernice spray di dosso dovrò spellarmi con l'acqua ragia... e devo sta pure come una mummia!” enumerò esasperato, poi distolse lo sguardo da lui facendo uno sbuffo di risata amara, scuotendo la testa “roba da matti...” borbottò mentre Fabio già abbassava gli occhi pentendosi di avergli urlato. Tirò su la testa di scatto quando avvertì lo spostamento d'aria che lo avvisava che gli si era rapidamente tolto da vicino. Lo vide allarmato dirigersi verso le sue cose e infilarsi la felpa con uno scatto nervoso “dove vai??” gli chiese in tono urgente avvicinandoglisi di due passi “voglio andà a fumà!!! che dici posso????” lo rimbeccò lui in tono sarcastico, bloccandolo fermo lì con la sola potenza del suo sguardo. Un secondo dopo era già uscito sbattendo la porta.

Fabio si stropicciò un occhio sospirando con aria stanca. Perfetto. Si era incazzato. Sperava solo che non decidesse di andarsene piantandolo lì con tutta l'attrezzatura. Gettò un'occhiata al materasso pieno di oggetti e, con un altro sospiro, si inginocchiò a rimetterli a posto.

 

  
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