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Autore: Bloody Wolf    28/12/2020    3 recensioni
Ciao!
Questa storia è una sorta di fix-it dopo la serie TV, non mi sembrava possibile che Geralt stesse lontano dal nostro amabile ed inutile bardo ma nello stesso modo sappiamo benissimo che i guai sembrano seguire Jaskier quindi è uscita questa storia.
E' la mia storia sulla saga ed è una Geraskier, spero di non aver combinato guai e spero che voi la leggiate e che vi piaccia, grazie di cuore.
Genere: Angst, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!

Questa storia nasce dopo che ho letto il primo libro dello scrittore Andrzey Sapkowski e ho visto la serie dedicata ovvero The Witcher.

Potreste trovare alcuni riferimenti al libro come l’uso dei “segni” che sono magie che Geralt usa anche nella serie ma che non sono ben definite lì. Altra cosa che ci tengo a chiarire è la parola “Strigo” che è la parola usata nella traduzione dell’intera saga per indicare gli Witcher.

Il medaglione che indossa Gerald nel libro vibra quando entra o si trova in un ambiente in cui c’è una magia.

Tutto ciò per chiarire alcuni punti che potrebbero non esservi chiari.

So che il Lupo Bianco qui potrebbe sembrarvi fin troppo loquace ma nel libro fidatevi che parla tantissimo e ho voluto apprezzare anche parte di questa sfaccettatura; potrebbe risultare OOC verso la fine ma ricordatevi che Geralt è un uomo che, per le persone che considera amiche o famiglia, farebbe di tutto.

L’ho diviso in tre capitoli che pubblicherò subito. Ringrazio le anime pie che, su FB, hanno voluto leggere questa storia in anteprima e mi hanno dato il loro parere, grazie infinite.

Spero che sia di vostro gradimento e spero che vogliate lasciarmi il vostro parere, buona lettura!

| 3819 Parole |

Gli occhi dello strigo si mossero lungo ogni singola ombra che si snodava vicino alla piccola casa, accarezzando l’oscurità con i suoi occhi dorati, mugugnando infastidito mentre osservava di sfuggita quell’abitazione in cui avevano deciso di fermarsi qualche giorno per tenere al sicuro la giovane Ciri e per leccarsi le ferite.

Aveva trovato il suo destino, la ragazza del bosco era arrivata tra le sue braccia e tutto il suo mondo sembrava essersi allineato, questo era ciò che doveva essere ma non si sentiva affatto così, era tutta una grandissima presa in giro...

Geralt percepiva un enorme peso stazionargli all'altezza del cuore, un continuo e martellante masso che restava lì, immobile e tedioso al suo interno.

"Cazzo."

L'ascia calò con forza sul pezzo di legno, spezzandolo con una violenza che poteva essere considerata quasi furia, portando l’uomo a raddrizzare la schiena e a digrignare i denti infastidito.

C'era qualcosa che non tornava, qualcosa che non era al suo posto e lui lo percepiva, lo sentiva nei brandelli della sua anima spezzata eppure era certo di aver mantenuto tutte le promesse fatte fino a quel momento, aveva compiuto il suo destino ed ora era lì, a condividere quelle quattro fredde mura con una maga e una bambina che il destino aveva fatto in modo di collegare a lui.

Il rumore degli zoccoli di un cavallo al galoppo portarono l'uomo a tornare guardingo davanti alla casa, lasciando a terra l’ascia per impugnare la spada lasciata vicino alla stalla, pronta ad ogni evenienza.

Alle sue spalle Yennefer lo raggiunse, pronta a combattere nonostante la ferita psicologica che ancora bruciava dall'ultimo scontro.

Il destriero si fermò a pochi metri da loro, permettendo ad un uomo dalla lunga barba ormai bianca di scendere, gli tremavano le gambe ed aveva profonde occhiaie così come il respiro che si faceva pesante, ad ogni respiro.

Era stanco e non sembrava minaccioso ad un primo sguardo, ma lo strigo decise di non abbassare la guardia perché proteggere Ciri era diventata la sua nuova costante di vita.

"Sono Igor e sono un mercante di Posada, cerco Geralt di Rivia."

Sentendosi nominare, Geralt strinse il pugno sull'elsa della spada, gonfiando il petto prima di sospirare ed iniziare a parlare con tono piatto mantenendo la sua solita sfumatura minacciosa.

"Perché mi cerchi?"

L'uomo si portò una mano al petto, socchiudendo gli occhi pieno di soddisfazione per averlo trovato, sembrava sollevato.

"Io dovevo trovarti perché l'ho promesso… vi spiegherò tutto ma prima, vi prego, lasciatemi bere un bicchiere di acqua e permettetemi di sedermi. Sono anziano e ho cavalcato per giorni..."

Yennefer tornò in casa a recuperare un po' di acqua per dissetare l'uomo e Geralt rimase impassibile, riponendo l'arma nel fodero, seguendo i movimenti del vecchio mentre si sedeva su un pezzo di legno prima di afferrare con ingordigia la brocca di acqua che gli veniva allungata, ingurgitandone una grossa quantità.

Igor respirò profondamente per poi asciugarsi la barba con l'avambraccio e parlare indicando lo strigo con un dito tremante e calloso.

"Sono qui perché l'ho promesso al bardo."

Bardo.

Quella semplice parola, quelle due sillabe composte da cinque lettere portarono l'intera conversazione su un piano diverso, l'attenzione di Geralt si fece consistente, palpabile tra loro.

"Quale bardo."

L'anziano spostò lo sguardo su Yennefer e respirò profondamente prima di parlare senza avere la forza di guardare in volto nessuno, decidendo di puntare gli occhi sul terreno coperto dall’erba.

"Successe una notte e, ormai, sono passate circa undici lune dall'evento. Non riuscivo a trovarti."


 

"Dona un soldo al tuo Witcher…"

"Ehi, bardo!"

Jaskier alzò la testa, fermandosi dal continuare a cantare la canzone che aveva scritto per Geralt, nonostante tutto ciò che era successo tra loro, il musicista non riusciva a togliersi dalla testa quella ballata, la canticchiava in ogni occasione come se fosse il suo modo alternativo per occupare la mente.

Si sentiva al sicuro con quella melodia nelle orecchie.

"Igor, vecchio amico mio!"

L'uomo si avvicinò sorridendo al carro sul quale Jaskier se ne stava seduto con un piede a penzoloni con il suo amato liuto tra le braccia.

"Sono già due lune che viaggi con noi ma ancora non ti ho chiesto dove sei diretto, allora, bardo?"

Gli occhi di Ranuncolo tornarono a perdersi sulle corde del proprio strumento, accennando un leggero sorriso sulle sue labbra sottili.

"Ovunque stiate andando, siete una compagnia allegra e che apprezza la mia voce, se non vi dispiace vorrei seguirvi per narrare le ballate da me scritte, di paese in paese, come è mio dovere fare."

Igor scoppiò a ridere spronando il cavallo a stare al passo del carro che ciondolava per la strada dissestata da piccole buche.

"Sei una buona compagnia, soprattutto ora che non cerchi di infilarti in ogni letto caldo che trovi!"

L'espressione divertita del bardo si speziò di rammarico e di tristezza, una sfumatura che però non passò inosservata al vecchio uomo che, con occhi paterni, continuò a parlare con voce semplice.

"Ci fermiamo tra poco e domattina ripartiamo verso Posada, non siamo distanti quindi... Benvenuto in famiglia, Ranuncolo."


 

L'uomo tossì fermandosi dal raccontare la storia, portando Geralt a spostare lo sguardo verso il bosco.

Improvvisamente tormentato dai pensieri.

Jaskier era il bardo di cui stava parlando il loro ospite.

L'ultima volta che lo aveva visto erano sulla cima d'una montagna e la caccia al drago si era conclusa con un salvataggio della creatura. Erano già passati alcuni anni.

Doveva ammettere che quel giorno lo aveva trattato male, lo aveva usato per sfogare tutta la sua rabbia, sputando sul cantastorie tutto il veleno che aveva in corpo.

Aveva sbagliato e lo aveva ferito.

Lo aveva spezzato più che ferito ma lì, di fronte a quel paesaggio che alle persone normali avrebbe mozzato il fiato, non aveva dato peso al tono deluso e distrutto che il bardo aveva usato per sussurrare che si sarebbe tolto dai piedi.

Aveva allontanato l'unica persona che gli era stato vicino nonostante i suoi modi burberi, nonostante i suoi grugniti e nonostante ciò che era.

"Vieni al punto, vecchio."

Le sue parole risuonarono dure e fredde, quasi minacciose di fronte ad Igor.

Yennefer prese la parola fissandolo quasi sconcertata dai suoi modi, come se fossero nuovi, come se non si fosse mai comportato così, come un animale selvatico avrebbe detto Jaskier.

"Scusalo, è un idiota. Raccontaci tutto ciò che sai."

Gli occhi del mercante passarono lungo i due prima di ricominciare a narrare, parlando con affanno.

"Quella notte di fermammo in una piccola distesa, c'era qualcosa che non andava su quella collinetta e Jaskier me lo fece notare…"


 

"Igor, non penso che questa nebbia sia normale, è necessario fermarsi proprio qui?"

Il bardo aveva afferrato il suo liuto, stringendolo al petto mentre camminava vicino all'uomo con passo incerto.

"Me lo dici adesso che abbiamo finito di montare il campo, ragazzo? Pensavo che il bardo del grande Gerald di Rivia non temesse nulla!"

Le risate del vecchio portarono Jaskier a fingere una risata disperata, qualcosa più simile ad una sorta di smorfia che sfigurò il suo volto in pura fobia.

"Tutto il contrario, mio caro amico. Mi ha salvato da qualsiasi genere di mostro in cui ci siamo imbattuti, ero la sua peggior sciagura ed è per questo che non cammino più con lui."

Il tono di voce del ragazzo si era dimezzato per poi quasi spegnersi man mano che le parole uscivano dalla sua bocca, i suoi occhi si posarono sul terreno e i suoi piedi si bloccarono, improvvisamente pesanti e ricchi di una tristezza infinita.

"Forza bardo! Ti affido la salute delle mie figlie, mi fido di te! Noi andiamo a vedere di trovare qualche cervo per la cena."

Igor salì a cavallo e, recuperati un altro paio di uomini, partirono per il bosco lasciandolo lì con un'espressione spaesata.

Jaskier si girò camminando lungo la piccola compagnia di mercanti alla quale si era unito, sedendosi vicino al fuoco e sullo stesso tronco delle due bambine, figlie di Igor, iniziando a strimpellare qualche nota e a cantare, guardando giulivo le bimbe e portandole a ridere con le sue parole.

Si ritrovò a ridere spensierato di fronte ai loro volti pieni di gioia e di allegria, avevano otto e dieci anni ed avevano tratti delicati ma molto belli, senza contare che i loro occhi erano verdi come il colore del muschio pieno di rugiada, unici.

Non riuscì a definire con precisione quante ore passarono ma la compagnia rideva e cantava insieme a lui, portandolo a dimenticare per un poco di tempo ogni torto subito, ogni singola parola cattiva che gli era stata sputata addosso senza alcuna pietà.

Sapeva solo che quando Igor tornò, avevano un grosso cinghiale da mangiare e le sue note accompagnarono la sua lenta cottura fino a diventare una ninna nanna soffusa per tutti coloro che volevano riposare.

Le corde venivano pizzicate con destrezza mentre il bardo guardava il cielo, incapace di chiudere occhio ed incapace di fermare quella melodia che tornava sempre nei momenti di pace.

"Dona un soldo al tuo Witcher, oh valle abbondante."


 

Igor scoppiò a piangere, fermando nuovamente la narrazione ed obbligando Geralt ad aggrottare le sopracciglia, infastidito da tutte quelle interruzioni. Sembrava che l'uomo facesse fatica a trovare le parole giuste, come se stesse per dichiarare la morte di…

Gli occhi del Witcher si spalancarono e il suo cuore saltò un battito, portandolo ad alzarsi di scatto dalla panchina improvvisata su cui si era seduto, per puntare gli occhi fissi sul volto dell'uomo, immobilizzandosi e tendendosi.

"Il bardo era l'unico sveglio quando la strega e il suo mostro ci hanno attaccato. Lui ha difeso le mie bambine, si è lanciato su di loro venendo colpito e trascinato via..."

Yennefer si bloccò, spostando immediatamente lo sguardo verso Geralt mentre le lacrime dell'uomo continuavano a scorrere, cadendo a terra impedendogli di parlare.

"Quella strega voleva prendere le mie figlie, è stato terribile e io non sono stato in grado di fare niente! Ero immobile non potevo muovermi!"

La brutta sensazione, che avvertiva nel corpo da tempo, sembrò diventare un immenso macigno indistruttibile, legandolo a quella posizione scomoda in cui i suoi nervi si erano tesi, dal primo all'ultimo, rimanendo in ascolto e sperando che fosse tutto un brutto scherzo.

"Si calmi e ci spieghi ciò che è successo, se avete sentito qualcosa o visto, ogni particolare ci sarà utile."

La voce di Yennefer era pacata ma i suoi occhi continuavano a saettare verso di lui, li sentiva sul proprio volto ma non era capace di distogliere il proprio dall'uomo che sembrava distrutto da un dolore assoluto.

"Lui stava suonando, strimpellava quel liuto fino a collassare e spesso lo caricavamo incosciente sul carro per permettergli di riposare ma le note, quella notte, ad un certo punto si arrestarono…"


 

Jaskier aveva sentito un rumore che proveniva dal bosco, era una sorta di scricchiolio unito a qualcosa che strisciava pesantemente, un suono che gli fece partire i brividi lungo ogni suo singolo lembo di pelle come una piccola cascata di acqua bollente.

Le sue dita si mossero quasi d'istinto andando a toccare le corde del liuto intonando, per l'ennesima volta, il ritornello di quella melodia che sembrava non lasciargli scampo.

"Ai margini del mondo, batti il male tu, lo caccerai via, si sempre più giù…"

I suoi occhi azzurri si posarono sulle figure addormentate delle due bambine, per poi tornare al silenzio del bosco, ingoiando quel poco di saliva che si era creata nella sua bocca. Non era mai stato un uomo coraggioso, ma il rimanere tanto tempo a stretto contatto con Geralt, gli aveva dato un po' di sicurezza in più, meno codardia nelle vene di quanta lui stesso ne conoscesse.

"Ehi, c'è qualcuno lì, nascosto in questa nebbiolina che non è per niente terrificante?"

Jaskier fece un paio di passi, superando le bimbe, piegandosi per coprirle con quella coperta striminzita fino alle spalle. Riportò gli occhi verso il bosco, trovandosi di fronte ad una grossa bestia e, vicino ad essa, una donna mediamente bella.


 

“Avevo appena aperto gli occhi, avevo la vista appannata ma quella bestia era una creatura grande quanto un cavallo, aveva un teschio di cervo al posto della testa e denti affilati come quelli di un leone, era magro, scheletrico e gli occhi erano piccolissimi rispetto al resto…”

L’uomo si fermò, prendendo fiato prima di alzare gli occhi verso Geralt e continuare a narrare la storia.

“La donna, ho supposto che fosse una strega perché ha puntato con la mano i corpi addormentati delle mie bambine e ha parlato in una lingua a me sconosciuta, subito dopo la bestia si è mossa, rapida quanto un luccio ma... Ranuncolo si è messo in mezzo.”

Geralt si ritrovò ad aprire la bocca, increspando le labbra in un ringhio malcelato, gli occhi che puntavano l’uomo, incredulo ed incapace di accettare quelle parole.

“Balle. Il bardo non è mai stato coraggioso, non si sarebbe mai lanciato contro un Windigo! Non è da lui.”

Igor si asciugò le lacrime prima di parlare con tono rotto dai singhiozzi, fissandolo con tono colpevole.

“Il mostro lo ha graffiato ad una spalla e la maga lo ha fermato, io ho cercato di alzarmi e di scagliarmi verso di loro ma quella schifosa donna mi ha immobilizzato… le parole che ha lascivamente pronunciato mi hanno messo i brividi. Dammi pure del bugiardo ma questo è ciò che è accaduto.”


 

Mercante, mi hanno pagato per maledire le tue figlie eppure, oltre a loro, ho trovato qualcosa di più sfizioso per il mio palato raffinato. Un giochino che mi divertirò ad usare e a distruggere.”

Le mani della donna corsero ad accarezzare i capelli di Jaskier che, immobile, giaceva sotto gli artigli della creatura, a pochi passi dalle piccole che per colpa della magia della donna, rimanevamo immobili ed incapaci di urlare, con gli occhi spalancati e terrorizzati.

Mi prenderò una sola delle bambine come mia schiava, l’altra sarà libera e tu, mio giovane bardo, sarai il mio bellissimo schiavo…"

La risata che si levò dalla gola della donna echeggiò in tutta la foresta, tetra e malvagia mettendo i brividi a chiunque, portando i cavalli a sgroppare impauriti.

Le parole nella gola di Jaskier erano bloccate, si ritrovò incapace di pronunciare qualcosa di senso compiuto, chiuse gli occhi prima di riuscire ad intonare quella melodia che, per lui, era diventata una sorta di nenia protettiva.

Quando un pover'uomo per le strade andrà con Geralt di Rivia canterà col cuor…”

Zitto!”

La bestia ruggì sopra la sua testa, facendolo vibrare di paura, ritrovandosi a rispondere al comando di silenzio che la sola voce della maga aveva instillato nella testa di tutti i presenti.

Una delle ossute zampe della creatura si allungò sul corpo della bambina più giovane, Torpe. L'artiglio si inserì nella stoffa dei vestiti pesanti, strappandoli per poi iniziare a trascinarla verso di sé, vicino al corpo di Jaskier.

La voce della piccola, incastrata nella gola per via di quella sorta di magia, le impediva di urlare, permettendo solo al bardo di esprimersi in lievi sussurri.

Sei quasi immune al mio incantesimo, sarà divertente vedrai.”


 

“Mentre la bestia lo portava via mi ha mimato con la bocca di nuovo il tuo nome, chiedendomi di trovarti, la vita della mia bambina dipende da te anche se…”

Igor scoppiò a piangere, ricomponendosi dopo alcuni secondi per tornare a parlare.

“Tre mesi fa un uomo della mia compagnia mi ha riportato il liuto di Jaskier, era macchiato di sangue ma non voglio crederci, voglio continuare a sperare.”

Geralt rivolse lo sguardo al bosco bloccandosi per alcuni secondi nei propri pensieri, incapace di vedere lucidamente la situazione.

Ranuncolo non poteva essere morto, non lui che se la cavava sempre con i metodi più strani e disparati, non poteva credere che lo aveva abbandonato in quel modo, senza nemmeno dirgli addio.

Senza permettere a nessuno dei due di risolvere quella schifosa situazione che sembrava averli avvolti, portandoli lontani da ormai alcuni anni...

“Yennefer ti affido Ciri, vado a riprendermi il bardo.”

La donna allungò una mano sul suo braccio, bloccando la sua avanzata e parlando con tono sicuro e che non ammetteva replica.

“Verremo con te, hai sentito vero la parte dove dice che c’era anche una strega? Io sto bene ormai e Ciri deve rimanere con te più che altro.”

Geralt la fissò negli occhi e ringhiò mostrando i denti come un animale in gabbia, sentiva una profonda rabbia scorrergli nelle vene e si sentiva immensamente in colpa pensando che, se lui non l’avesse trattato così male e non l’avesse allontanato, forse ora sarebbe lì con loro, toccando le sue adorate corde e canticchiando per tutti loro.

“E’ pericoloso.”

La maga incrociò le braccia al petto, guardando il mercante e parlando senza alcun velo, fregandosene per cercare di ridimensionare l’impellenza che pareva aver investito in pieno il cacciatore di mostri.

“Potrebbe essere già tardi, sono passate nove lune. Senza contare il liuto insanguinato e il fatto che abbia preso la bambina come schiava. Qualsiasi cosa ha in mente quella strega non è una cosa da prendere alla leggera.”


 

“Quel cavallo inizia ad essere vecchio, strigo.”

Il mercante parlò con tono basso accostandosi a lui, indicando la giumenta che con passo pacato percorreva la strada, seguita dal piccolo carro trainato da due cavalli su cui c’erano Yennefer e Ciri.

“Sì, ma è stata un’ottima compagna di viaggio fino ad oggi e mi dispiace separarmi da lei, quando sarà giunto il suo momento lo saprò.”

La voce di Geralt risultò morbida, quasi comprensiva mentre dava una piccola pacca sul collo della sua Rutilia.

I suoi occhi si puntarono verso la strada per poi spostarsi verso il cielo, per quanto potesse sembrare tranquillo, dentro di sé si stava muovendo qualcosa di enorme, la preoccupazione di perdere per sempre Jaskier iniziò a serpeggiare in lui con la forza devastante di un tornado.

Non voleva perderlo, per quanto fastidioso potesse essere, era colui che lo aveva avvicinato per primo quando tutti lo trattavano come un mostro, Jaskier era un mondo a parte che Geralt non era disposto a perdere.

Giunsero a Posada solo due settimane dopo, venendo subito accolti dalla famiglia di Igor.

“Padre! Padre!”

L’uomo scese da cavallo afferrando tra le braccia la figlia, accarezzandole la testa con tutto l'amore che disponeva.

“Padre, hai portato l’uomo di cui Jaskier cantava sempre? Sì! Tu sei il lupo bianco! Salverai lui e Torpe, vero?”

La bambina fissò i suoi occhi innocenti in quelli dorati dello strigo, rimanendo in attesa di una risposta. Geralt si ritrovò ad annuire, sistemandosi il cappuccio in modo da farsi notare il meno possibile, cercando di nascondere quei tratti che, solitamente, spaventavano i bambini e la gente.

“Tieni.”

La voce della bambina si fece più vicina e Geralt si ritrovò a doversi inginocchiare quando la piccola gli tirò il mantello, in modo da attirare la sua attenzione.

Dona un soldo al tuo Witcher cantava sempre il bardo e questo è tutto ciò che posso darti...”

La bambina aveva tra le mani una piccola moneta, un soldo in bronzo, proprio come il suo Ranuncolo cantava in continuazione. Si ritrovò a sogghignare, muovendo la propria mano per andare a chiudere quella piccola manina in un pugno, parlandole con voce dolce.

“Custodiscilo tu per me, tornerò a prenderlo insieme a lui e a tua sorella.”

La piccola annuì felice, andando dalla madre contenta mentre Geralt tornava a mettersi dritto e tornare serio. Le possibilità che la bambina fosse viva erano più alte di quelle di rivedere il bardo vivo, ma Geralt ingoiò a vuoto girandosi verso un uomo che aveva corso verso di loro parlando con il fiatone.

“Sono Fleki e, Igor, in questi lunghi mesi di assenza sono successe cose strane qui a Posada.”

L’uomo portò gli occhi su Geralt prima di continuare a parlare con tono grave. Lo strigo permise all’angolo della propria bocca di inarcarsi in un piccolo sorriso, accorgendosi di ciò che Jaskier era riuscito a fare, anzi era sicuro che nel tempo che aveva passato insieme a loro, lui si fosse dedicato a dissuaderli dalla avere paura di quelli come lui, era chiaro come il sole.

Ogni tanto era bello non essere trattato come un animale o come un mostro, essere considerato un uomo quasi nobile era piacevole.

“Le fattorie vengono attaccate dalla grossa creatura, le bestie vengono dilaniate e se in famiglia c’è una bambina di otto anni viene rapita mentre il resto della famiglia, oltre che a qualche graffio o livido, rimane in vita.”

Geralt assottigliò lo sguardo, guardando il terreno cercando di collegare quanti più elementi possibile per capire con che creatura stessero combattendo. Spostò lo sguardo su Yennefer anche lei persa nei pensieri, alla ricerca di una soluzione o anche solo di un’idea plausibile.

“I Wendigo uccidono gli umani, non li risparmierebbe mai.”

La sua voce risultò un sibilo nel vento e Yennefer si ritrovò ad annuire, le mani appoggiate sulle spalle di Ciri.

“Se è una maga potente come credo, immagino che potrebbe aver creato la sua bestia perfetta, potrebbe aver plasmato un windigo in modo da poterlo controllare perfettamente.”

Lo strigo socchiuse gli occhi annuendo prima di parlare nuovamente con tono basso, riaprendolii e puntandoli verso il verde del bosco, lasciando che vagassero alla ricerca di qualcosa, o per meglio dire, qualcuno.

Nemmeno lui sapeva quanto in realtà avrebbe voluto veder apparire Jaskier da quella boscaglia, ferito magari ma alla disperata ricerca del suo amato liuto.

Gli mancava quel sorriso e quella voce che, nonostante non l’avrebbe mai ammesso di fronte a lui, non era per niente male anzi…

Aveva imparato ad apprezzarla lungo i viaggi che facevano insieme, ad apprezzare la figura colorata e perennemente felice del bardo vicino a sé, a sopportare la sua goffaggine che lo rendeva un enorme ammasso di cibo per i mostri, avere con sé Jaskier significava avere vicino una sorta di esca vivente che lo obbligava a tornare perennemente sui propri passi per salvarlo.

Doveva ammettere che le prime volte che aveva dovuto salvarlo, si era comportato istintivamente nonostante il sentimento scocciato e malevolo che aveva nel petto, si era innervosito perché l’eliminazione di quella specifica minaccia non gli avrebbe portato alcuna moneta in tasca, solo del sangue fresco da rimuovere in maniera minuziosa dalla lama della spada. 

I viaggi in compagnia di Jaskier si moltiplicarono, portandoli a diventare quasi inseparabili e quando il bardo si assentava, Geralt tendeva a guardarsi intorno alla ricerca di persone bisognose di aiuto, incapace di rimanere stoicamente freddo e distaccato come gli era stato insegnato.

Aveva maturato una sorta di propensione nell'aiutare gli altri da quando Jaskier era entrato a far parte del suo mondo e, istintivamente, non era pronto a perderlo.

“A cosa gli serve un bardo se non ha con sé nemmeno il suo liuto? La creatura vuole forse avere una voce fastidiosa che gli ronza in un orecchio?”

Yennefer sbuffò, alzando le spalle senza alcuna idea, palesemente divertita dalla battuta scadente che lo strigo aveva soffiato tra le labbra strette.

“Merda.”

To Be Continued...

   
 
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