AUTORE:
SHUN
DI ANDROMEDA
TITOLO:
In
ogni parte del mio
corazon
FANDOM: Coco
GENERE:
Sentimentale,
Famiglia
PERSONAGGI:
Miguel, Hector,
Imelda.
RATING:
Verde
IN
OGNI PARTE DEL MIO CORAZON
“Questa
mia melodia
Nasce
dal nostro amore
Ogni
nota è un battito del nostro cuore
Avremo
un legame
Che
vive per sempre
In
ogni parte del mio corazon…”
In
ogni parte del
mio corazon – Simone Iuè
Miguel
River aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu una lingua
a
penzoloni da una bocca colorata da tinte brillanti.
Miguel
Rivera aprì gli occhi e la prima cosa che sentì
fu la morbidezza
dei petali di calendula sotto le sue mani e le sue gambe.
Miguel
Rivera aprì gli occhi e la prima cosa che udì fu
il vociare
degli spiriti che, come lui, stavano attraversando il ponte.
La
stessa lingua di poco prima gli leccò la faccia senza troppe
cerimonie
mentre la sensazione che ricordava dalla sua infanzia, di non avere
quasi peso,
gli faceva capire esattamente dove si trovasse.
Oh
beh…
“Grazie
di essermi venuto a prendere, Dante.” mormorò lui,
abbassando
lo sguardo sull’alebrije
che non aveva avuto alcun problema a riconoscere anche
a occhi chiusi; lo spirito abbaiò felice poi
cercò di infilare il proprio muso
sotto il corpo di Miguel per aiutarlo ad alzarsi in piedi.
Riuscitoci
senza troppa fatica, Dante abbaiò di nuovo poi
afferrò un
lembo della manica del pigiama che Miguel ancora indossava e se lo
trascinò
dietro con urgenza, come se avesse avuto fretta di attraversare il
ponte; ma
Miguel, stavolta, voleva andare piano, osservare tutto con gli occhi
nuovi
della maturità e della pacata tranquillità
dell’aldilà, consapevole di avere
tutto il tempo del Creato.
L’aria
calda e profumata sembrò avvolgerlo come un abbraccio mentre
si muoveva lentamente in mezzo alla folla vociante e, a tratti,
confusa; fece
del suo meglio per rassicurare le anime che più si sentivano
perdute, donò
parole di conforto e carezze a bambini soli, si assicurò che
arrivassero gli
agenti dell’Immigrazione Spirituale a prenderli in consegna
in attesa che le
famiglie venissero avvertite e, in un tempo quasi dilatatosi
all’infinito, si
ritrovò dinanzi al cancello sormontato dall’arco
in pietra decorata.
ARRIVI
Deglutì
per riflesso ma si lasciò trasportare all’interno
da Dante, il
quale abbaiò a un’operatrice per attirarne
l’attenzione.
“Benvenuto
a Marigold Station!” trillò lei: “E che alebrije
fedele.” notò, vedendo che Dante
non si era staccato da Miguel, “Dev’essere stato un
conforto per lei venire
accompagnato da lui.” disse l’operatrice mentre
faceva volare sulla tastiera le
falangi ossee, “Allora… Rivera… Miguel,
esatto?”
Miguel
annuì.
“La
sua famiglia sta venendo avvertita in questo momento. Se vuole
accomodarsi alle Riunioni Familiari, le diranno come funzionano le cose
qui
nell’attesa che vengano a prenderla. Anche se.. Scusi la
franchezza ma mi
sembra di conoscerla...” L’espressione dello
spirito si fece dubbiosa mentre
guardava in viso il nuovo venuto.
Miguel
sorrise con malinconia: “Forse conosce il mio tatarabuelo,
Héctor
Rivera. Credo che sia una mezza celebrità da queste parti,
viste le volte in
cui ha tentato di varcare il ponte.”
Gli
occhi dell’operatrice si sgranarono e il suo viso scheletrico
si
illuminò con un sorriso gigantesco: “Il mijo
di Hector! Ecco perché mi ricordava qualcuno! Lei
è quel bimbo che si
è perso qui anni fa.”
Miguel
annuì.
“Allora
non posso farla andare da solo, Hector è un
amico.” dichiarò lei
prima di alzarsi in piedi; poi, si voltò verso un collega in
un’altra
postazione: “Tino, accompagno il mijo
di Hector alle Riunioni Familiari, puoi coprire tu i miei
arrivi?”
Tino,
uno scheletro robusto e con spessi occhiali di corno sul naso,
annuì e agitò una mano in segno di saluto.
“Io
sono Mirella,” si presentò l’operatrice
mentre usciva dal bugigattolo
e si rassettava il lungo vestito a pieghe blu: “Sono stata
tanto contenta
quando finalmente Hector ha potuto varcare il ponte insieme alla
figlia… L’abbiamo
accolta noi e le abbiamo tenuto compagnia mentre arrivavano Imelda e
Hector a
prenderla. È stupendo poter fare lo stesso con il suo
adorato mijo, non ha
fatto altro che parlare di quanto lei sia bravo con la
chitarra.”
“È
proprio da Papa Hector, ma io ho cercato soltanto di rendere onore a
lui. E non sono sicuro di esserci riuscito fino in fondo. Ho suonato
fino all’ultimo.”
ammise, ricordando vagamente la sensazione delle corde sotto le sue
dita mentre
si addormentava per l’ultima volta.
“Dal
suo fascicolo ho letto che ha avuto una vita piena e felice,”
Mirella gli fece strada attraverso la moltitudine di spiriti che
ingombrava l’atrio
principale di Marigold Station: “Se conosco almeno un
po’ quella testa matta di
un Rivera, sono certa che a lui basti questo.” sorrise lei
mentre svoltavano l’ennesimo
angolo, “Ci siamo quasi.” aggiunse.
Dietro
di loro, Dante lanciò un lungo ululato, poi
sfrecciò in avanti
come un proiettile e praticamente cadde addosso a uno scheletro che, in
piedi e
di spalle, sembrava in spasmodica attesa di qualcuno nel bel mezzo
della sala d’attesa
delle Riunioni Familiari.
Miguel
deglutì per l’emozione: avrebbe riconosciuto
ovunque quel gilet
lilla sulle spalle e quelle scarpe luccicanti ai piedi che battevano il
tempo.
Lo
scheletro si agitò a terra, lanciando colorite imprecazioni
che
tuttavia si interruppero quando egli riconobbe il suo
“aggressore”.
Mirella,
che aveva afferrato per un momento la mano di Miguel per
dargli coraggio, si allontanò di qualche passo mentre Hector
scattava in piedi;
quando il Rivera più anziano si voltò, i suoi
occhi incrociarono all’istante
quelli di Miguel – pieni di lacrime -; senza che se ne
fossero resi conto,
entrambi si ritrovarono in ginocchio in mezzo alla stanza, abbracciati
con tale
forza da non volersi più staccare mentre i singhiozzi
scuotevano il corpo di
Miguel come se fosse stato un bambino, lo stesso bambino che aveva
pianto per l’imminente
morte spirituale di quell’uomo che – in poche ore
– aveva imparato ad amare
come se fosse stato suo padre.
Hector
nascose il viso tra i capelli neri del nipote e gli fece
poggiare la testa contro la propria spalla mentre gli mormorava
all’orecchio “Ti
stavo aspettando, mijo.”
Questi
annuì tra i singhiozzi: “V-Volevo tanto vederti, papa
Hector. N-non avevo paura di
morire perché volevo rivederti… Mi sei mancato
così tanto.”
“Anche
io volevo rivederti, mijo…”
“Ho
cercato di renderti fiero ma non so se ci sono riuscito.”
Hector
gli diede uno scappellotto dietro la nuca ma non lo lasciò
andare: “Non osare dirlo mai
più…” mormorò lui,
“Non avrei mai potuto essere
più fiero in vita mia…”
Si
abbracciarono più forte mentre Dante, stranamente silenzioso
e in
disparte, veniva accarezzato da una mano gentile la cui proprietaria
fissava
con commozione i due uomini che piangevano uno sulla spalla
dell’altro.
“Bravo,
Dante.” gli sussurrò lei: “Ti sei preso
cura del nostro
bambino.”
L’alebrije
uggiolò e si
rannicchiò a terra con le zampe sotto il muso.
“Señora Rivera,”
Mirella aveva raggiunto
Imelda e le aveva rivolto un sorriso gentile: “se per voi non
è un problema, io
tornerei alla mia postazione. Vedo che Miguel è in buone
mani.” disse l’operatrice.
La
matriarca dei Rivera annuì e ricambiò il sorriso:
“Le migliori. E grazie
ancora, Mirella. Grazie di esserci sempre per la nostra
famiglia.”
Lei
scosse la testa come a dire che non aveva importanza poi, con
un’ultima
occhiata, voltò le spalle ai due ancora a terra e
sparì tra la folla.
Fu
solo a quel punto che Imelda mosse un passo verso il marito e il
nipote per posare le mani sulle loro spalle: “Andiamo a casa,
ti stanno
aspettando tutti.” mormorò lei con tono dolce,
“Io ed Hector eravamo quelli più
vicini perciò siamo venuti noi ma Enrique e Luisa saranno in
fibrillazione.”
Miguel
annuì e sollevò finalmente il viso, di modo che
Imelda potesse
finalmente vederlo.
La
somiglianza con Hector era incredibile.
“Sei
proprio guapo,
mijo.
Come il tuo tatarabuelo.”
sussurrò lei
mentre gli accarezzava il volto con le lacrime agli occhi:
“Siete identici.”
Hector
rise: “Mi
querida,
la mela non cade mai tanto lontano dall’albero. Ha il mio
fascino, il
mio talento…”
“E
di sicuro non la tua umiltà.” ribattè
Imelda prima di passare le
braccia sotto le ascelle del nipote per tirarlo in piedi; poi, dopo
averlo
stretto e avergli posato un bacio sulla fronte, lo prese sottobraccio:
“Andiamo,
mijo.”
disse, “Stasera daremo
una festa.”
Hector
si mise al fianco di Miguel e imitò la moglie: “E
suoneremo
finalmente insieme?” chiese il Rivera più giovane
rivolto al predecessore.
Quest’ultimo
annuì con espressione commossa: “Non
c’è cosa che mi
renderebbe più felice.” ammise lui, “Ho
una chitarra per te che ti sta
aspettando da tempo.”
E
insieme, i Rivera uscirono da Marigold Station, diretti verso il
resto dell’eternità.