Film > Coco
Ricorda la storia  |      
Autore: SHUN DI ANDROMEDA    29/12/2020    2 recensioni
[Post-finale]
Miguel arriva nell'aldilà e varca il ponte.
Qualcuno lo sta aspettando.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hector Rivera, Imelda Rivera, Miguel Rivera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

AUTORE: SHUN DI ANDROMEDA

TITOLO: In ogni parte del mio corazon

FANDOM: Coco

GENERE: Sentimentale, Famiglia

PERSONAGGI: Miguel, Hector, Imelda.

RATING: Verde

IN OGNI PARTE DEL MIO CORAZON

“Questa mia melodia
Nasce dal nostro amore
Ogni nota è un battito del nostro cuore
Avremo un legame
Che vive per sempre
In ogni parte del mio corazon…”

In ogni parte del mio corazon – Simone Iuè

 

Miguel River aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu una lingua a penzoloni da una bocca colorata da tinte brillanti.

Miguel Rivera aprì gli occhi e la prima cosa che sentì fu la morbidezza dei petali di calendula sotto le sue mani e le sue gambe.

Miguel Rivera aprì gli occhi e la prima cosa che udì fu il vociare degli spiriti che, come lui, stavano attraversando il ponte.

La stessa lingua di poco prima gli leccò la faccia senza troppe cerimonie mentre la sensazione che ricordava dalla sua infanzia, di non avere quasi peso, gli faceva capire esattamente dove si trovasse.

Oh beh…

“Grazie di essermi venuto a prendere, Dante.” mormorò lui, abbassando lo sguardo sull’alebrije che non aveva avuto alcun problema a riconoscere anche a occhi chiusi; lo spirito abbaiò felice poi cercò di infilare il proprio muso sotto il corpo di Miguel per aiutarlo ad alzarsi in piedi.

Riuscitoci senza troppa fatica, Dante abbaiò di nuovo poi afferrò un lembo della manica del pigiama che Miguel ancora indossava e se lo trascinò dietro con urgenza, come se avesse avuto fretta di attraversare il ponte; ma Miguel, stavolta, voleva andare piano, osservare tutto con gli occhi nuovi della maturità e della pacata tranquillità dell’aldilà, consapevole di avere tutto il tempo del Creato.

L’aria calda e profumata sembrò avvolgerlo come un abbraccio mentre si muoveva lentamente in mezzo alla folla vociante e, a tratti, confusa; fece del suo meglio per rassicurare le anime che più si sentivano perdute, donò parole di conforto e carezze a bambini soli, si assicurò che arrivassero gli agenti dell’Immigrazione Spirituale a prenderli in consegna in attesa che le famiglie venissero avvertite e, in un tempo quasi dilatatosi all’infinito, si ritrovò dinanzi al cancello sormontato dall’arco in pietra decorata.

ARRIVI

Deglutì per riflesso ma si lasciò trasportare all’interno da Dante, il quale abbaiò a un’operatrice per attirarne l’attenzione.

“Benvenuto a Marigold Station!” trillò lei: “E che alebrije fedele.” notò, vedendo che Dante non si era staccato da Miguel, “Dev’essere stato un conforto per lei venire accompagnato da lui.” disse l’operatrice mentre faceva volare sulla tastiera le falangi ossee, “Allora… Rivera… Miguel, esatto?”

Miguel annuì.

“La sua famiglia sta venendo avvertita in questo momento. Se vuole accomodarsi alle Riunioni Familiari, le diranno come funzionano le cose qui nell’attesa che vengano a prenderla. Anche se.. Scusi la franchezza ma mi sembra di conoscerla...” L’espressione dello spirito si fece dubbiosa mentre guardava in viso il nuovo venuto.

Miguel sorrise con malinconia: “Forse conosce il mio tatarabuelo, Héctor Rivera. Credo che sia una mezza celebrità da queste parti, viste le volte in cui ha tentato di varcare il ponte.”

Gli occhi dell’operatrice si sgranarono e il suo viso scheletrico si illuminò con un sorriso gigantesco: “Il mijo di Hector! Ecco perché mi ricordava qualcuno! Lei è quel bimbo che si è perso qui anni fa.”

Miguel annuì.

“Allora non posso farla andare da solo, Hector è un amico.” dichiarò lei prima di alzarsi in piedi; poi, si voltò verso un collega in un’altra postazione: “Tino, accompagno il mijo di Hector alle Riunioni Familiari, puoi coprire tu i miei arrivi?”

Tino, uno scheletro robusto e con spessi occhiali di corno sul naso, annuì e agitò una mano in segno di saluto.

“Io sono Mirella,” si presentò l’operatrice mentre usciva dal bugigattolo e si rassettava il lungo vestito a pieghe blu: “Sono stata tanto contenta quando finalmente Hector ha potuto varcare il ponte insieme alla figlia… L’abbiamo accolta noi e le abbiamo tenuto compagnia mentre arrivavano Imelda e Hector a prenderla. È stupendo poter fare lo stesso con il suo adorato mijo, non ha fatto altro che parlare di quanto lei sia bravo con la chitarra.”

“È proprio da Papa Hector, ma io ho cercato soltanto di rendere onore a lui. E non sono sicuro di esserci riuscito fino in fondo. Ho suonato fino all’ultimo.” ammise, ricordando vagamente la sensazione delle corde sotto le sue dita mentre si addormentava per l’ultima volta.

“Dal suo fascicolo ho letto che ha avuto una vita piena e felice,” Mirella gli fece strada attraverso la moltitudine di spiriti che ingombrava l’atrio principale di Marigold Station: “Se conosco almeno un po’ quella testa matta di un Rivera, sono certa che a lui basti questo.” sorrise lei mentre svoltavano l’ennesimo angolo, “Ci siamo quasi.” aggiunse.

Dietro di loro, Dante lanciò un lungo ululato, poi sfrecciò in avanti come un proiettile e praticamente cadde addosso a uno scheletro che, in piedi e di spalle, sembrava in spasmodica attesa di qualcuno nel bel mezzo della sala d’attesa delle Riunioni Familiari.

Miguel deglutì per l’emozione: avrebbe riconosciuto ovunque quel gilet lilla sulle spalle e quelle scarpe luccicanti ai piedi che battevano il tempo.

Lo scheletro si agitò a terra, lanciando colorite imprecazioni che tuttavia si interruppero quando egli riconobbe il suo “aggressore”.

Mirella, che aveva afferrato per un momento la mano di Miguel per dargli coraggio, si allontanò di qualche passo mentre Hector scattava in piedi; quando il Rivera più anziano si voltò, i suoi occhi incrociarono all’istante quelli di Miguel – pieni di lacrime -; senza che se ne fossero resi conto, entrambi si ritrovarono in ginocchio in mezzo alla stanza, abbracciati con tale forza da non volersi più staccare mentre i singhiozzi scuotevano il corpo di Miguel come se fosse stato un bambino, lo stesso bambino che aveva pianto per l’imminente morte spirituale di quell’uomo che – in poche ore – aveva imparato ad amare come se fosse stato suo padre.

Hector nascose il viso tra i capelli neri del nipote e gli fece poggiare la testa contro la propria spalla mentre gli mormorava all’orecchio “Ti stavo aspettando, mijo.”

Questi annuì tra i singhiozzi: “V-Volevo tanto vederti, papa Hector. N-non avevo paura di morire perché volevo rivederti… Mi sei mancato così tanto.”

“Anche io volevo rivederti, mijo…”

“Ho cercato di renderti fiero ma non so se ci sono riuscito.”

Hector gli diede uno scappellotto dietro la nuca ma non lo lasciò andare: “Non osare dirlo mai più…” mormorò lui, “Non avrei mai potuto essere più fiero in vita mia…”

Si abbracciarono più forte mentre Dante, stranamente silenzioso e in disparte, veniva accarezzato da una mano gentile la cui proprietaria fissava con commozione i due uomini che piangevano uno sulla spalla dell’altro.

“Bravo, Dante.” gli sussurrò lei: “Ti sei preso cura del nostro bambino.”

L’alebrije uggiolò e si rannicchiò a terra con le zampe sotto il muso.

Señora Rivera,” Mirella aveva raggiunto Imelda e le aveva rivolto un sorriso gentile: “se per voi non è un problema, io tornerei alla mia postazione. Vedo che Miguel è in buone mani.” disse l’operatrice.

La matriarca dei Rivera annuì e ricambiò il sorriso: “Le migliori. E grazie ancora, Mirella. Grazie di esserci sempre per la nostra famiglia.”

Lei scosse la testa come a dire che non aveva importanza poi, con un’ultima occhiata, voltò le spalle ai due ancora a terra e sparì tra la folla.

Fu solo a quel punto che Imelda mosse un passo verso il marito e il nipote per posare le mani sulle loro spalle: “Andiamo a casa, ti stanno aspettando tutti.” mormorò lei con tono dolce, “Io ed Hector eravamo quelli più vicini perciò siamo venuti noi ma Enrique e Luisa saranno in fibrillazione.”

Miguel annuì e sollevò finalmente il viso, di modo che Imelda potesse finalmente vederlo.

La somiglianza con Hector era incredibile.

“Sei proprio guapo, mijo. Come il tuo tatarabuelo.” sussurrò lei mentre gli accarezzava il volto con le lacrime agli occhi: “Siete identici.”

Hector rise: “Mi querida, la mela non cade mai tanto lontano dall’albero. Ha il mio fascino, il mio talento…”

“E di sicuro non la tua umiltà.” ribattè Imelda prima di passare le braccia sotto le ascelle del nipote per tirarlo in piedi; poi, dopo averlo stretto e avergli posato un bacio sulla fronte, lo prese sottobraccio: “Andiamo, mijo.” disse, “Stasera daremo una festa.”

Hector si mise al fianco di Miguel e imitò la moglie: “E suoneremo finalmente insieme?” chiese il Rivera più giovane rivolto al predecessore.

Quest’ultimo annuì con espressione commossa: “Non c’è cosa che mi renderebbe più felice.” ammise lui, “Ho una chitarra per te che ti sta aspettando da tempo.”

E insieme, i Rivera uscirono da Marigold Station, diretti verso il resto dell’eternità.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Coco / Vai alla pagina dell'autore: SHUN DI ANDROMEDA