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Autore: MaxT    29/12/2020    6 recensioni
Questo racconto è basato su Somewhere only we know di marianna1317, rielaborato e completato da MaxT con l'aiuto dell'autrice originale.
Anni dopo essere morto nel mondo da incubo all'interno di un libro magico, Cedric redivivo si presenta alla porta della donna che ancora lo ama, la guerriera Orube.
Al rifiuto di dare spiegazioni sulla sua resurrezione si creano sospetti e incomprensioni, mentre le storie dei due personaggi si intrecciano con le realtà dei loro mondi natii, e con esuli che vivono in incognito nella città di Heatherfield.
Combattuti tra l'affetto per Orube e il loro dovere, le Guardiane e i saggi di Kandrakar cercano risposta a una domanda: c'è ancora una minaccia nascosta nel Libro degli Elementi?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio. Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

 

Capitolo 19

La distanza di Orube


 

Soffitta di villa Rudolph, metà novembre, primo pomeriggio

 

“Ben trovate, Guardiane”, esordisce Tibor, il mite viso rivolto alle ragazze attraverso una distanza siderale annullata dal portale.

Orube ascolta un po' discosta, in piedi nella soffitta qualche passo dietro le altre.

Il saggio continua: “Sono qui per riferirvi i risultati di due settimane di osservazioni. Purtroppo o per fortuna, non sono emersi risultati eclatanti. Possiamo escludere che Josh Il Lampione e Ashley Boccarossa abbiano alcun potere magico o alcunché di sospetto”.

Le Guardiane si scambiano discrete occhiate imbarazzate: quelli che Tibor ha attribuito a queste due persone sono dei poco rispettosi soprannomi usati da loro, che il vegliardo ha ingenuamente preso per i veri nomi.

Lui continua: “Più interessante è il caso di questa Cassandra Smith. I nostri strumenti su di lei non hanno rivelato alcuna attività magica, se non, occasionalmente, quella dei mitocondri di Cedric”.

“Cedric?”, chiede Irma, “Il...”, poi s'interrompe.

Da dietro, Orube non ha dubbi su quello che stava per dire. Il serpentone!

“A quanto pare...”, prosegue Tibor, “... questa giovane ha cominciato a frequentare Cedric. Per quanto ho sentito, parlano perlopiù di libri, di progresso e di civiltà primitive, e hanno...”. Esita, osservando Orube defilata dietro al gruppo, “... hanno fatto alcune passeggiate serali. Ah, ho sentito solo discorsi intellettuali, niente che possa far volare il cuore di una giovane”.

Orube nota con fastidio che Irma ridacchia a denti stretti. Si vede che ha pensato a qualche battuta inopportuna delle sue. Percepisce anche che qualcun'altra si è trattenuta a stento dal voltarsi a sbirciare le sue reazioni.

Distogliendo lo sguardo dal viso impassibile della Guerriera, Tibor continua: “Le ha prestato anche un vecchio tomo, casualmente uno di quelli che contenevano i nostri sensori. Questo ci conferma ulteriormente l'assenza di qualunque attività magica di Cassandra Smith”.

“Un vecchio tomo...”. Will prima alza un sopracciglio, come sorpresa dalla coincidenza, poi chiede: “C'è qualche interpretazione per le frasi percepite da Hay Lin su quel libro?”.

Il saggio riflette a lungo, lo sguardo volto verso il vuoto.

Nel silenzio, si sente uno scricchiolio ritmico del pavimento di legno, che cessa dopo una gomitata di Taranee a Irma. Da fuori, un lontano cinguettio tenta di riempire il vuoto.

Dopo una lunga attesa, Tibor riprende: “C'è poco su cui lavorare. La prima frase, 'un bellissimo fiore', potrebbe essere un commento alle illustrazioni. 'Al mio cospetto' potrebbe essere un pensiero relativo a qualche persona vicina”.

“Nessuna interpretazione dunque per i segnali magici captati?”, insiste Will.

“Non è che Cedric stia riprendendo i suoi poteri?”, interviene Irma, “E magari li ha usati per fare colpo su una cliente?”.

“Del resto, abbiamo visto che Cedric faceva un viso come se si sforzasse”, rincara Taranee.

Tibor sembra impreparato a queste insistenze inaspettate. “Guardiane, stiamo preparando nuovi metodi di osservazione...”.

Irma insiste. “L'altra volta vi avevamo proposto un metodo: tirare fuori quel libro dell'altra settimana in sua assenza e lasciarlo aperto sul tavolo, così quando Cedric torna in negozio Taranee può leggergli i pensieri e capire cosa teme!”.

“Questa provocazione gli farà pensare proprio a quello che vuole tenere segreto!”, incalza Taranee.

Tibor scuote il capo, mettendo avanti le mani. “Guardiane, non è più possibile neanche volendolo. Quel libro è stato venduto tre giorni fa, non è più nella sua libreria”.

Irma si accalora: “E allora andiamo a prendere il Libro degli Elementi in cantina, e glielo lasciamo sul tavolo!”.

“E poi sentiamo cosa ne pensa!”, aggiunge Hay Lin.

Anche Cornelia prende parte: “Questa faccenda sta tirando avanti da tre mesi! Perché queste indecisioni? Si poteva risolvere in un'ora!”.

Tibor, imbarazzatissimo, muove gli occhi tra le Guardiane ormai scalpitanti e Orube, qualche passo indietro, che si sforza di non far trasparire il suo turbamento trincerandosi dietro un atteggiamento sfingeo.

Accanto a Tibor, in suo soccorso appare la saggia Yan Lin. “Guardiane, per ora ci stiamo limitando a valutare se la situazione presenta segni di evoluzione. La verità è che l'Oracolo vorrebbe occuparsene personalmente in quanto la considera delicata, ma al presente il suo tempo e i suoi pensieri sono presi da altre decisioni cruciali. Finora avete agito bene, a parte piccole sbavature. Cercate di non far precipitare la situazione con l'impazienza”.

 

 

Finita la riunione, Orube è rimasta sola, chiusa nella sua camera.

Si sente lontana come non mai dalle Guardiane e da Kandrakar. Ogni cosa che ha sentito, oggi più che mai, l'ha ferita.

Che Cedric si veda con un'altra donna è stata una novità sgradevole, ma non certo l'aspetto peggiore.

L'ha ferita di più la sensazione di non detto, le battute lasciate a metà, l'imbarazzo di Tibor nel parlare. Chissà se si sono pentiti di avere portato il portale in casa sua?

Situazione delicata... L'Oracolo che fa aspettare mesi pur di essere presente... Non sarà che l'aspetto delicato della situazione è proprio lei?

E il peggio è che hanno ragione. Ormai lei si sente un peso per Kandrakar.

Chissà se hanno capito che ha tenuto solo per sé quanto Cedric le ha detto durante il loro ultimo incontro? Se la giustificano perché ha taciuto per amore, o se la considerano disonorata?

 

 

 

Fin dall'inizio dell'oscuro corridoio sotterraneo, Orube sente la voce marziale di Yarr impartire comandi secchi ai suoi pochi discepoli. La Guerriera cammina veloce verso la lama di luce che esce dall'ingresso socchiuso della palestra 'Due Soli' a rischiararle il cammino.

Varca la soglia. Eccolo là, davanti ai suoi cinque discepoli. Lo saluta con un cenno e un mezzo sorriso.

Lui la vede subito, e ordina agli allievi di continuare per un po' con un esercizio di calci circolari.

Quando le è vicino, la saluta cordiale: “Benvenuta, Orube. E' un po' presto per il nostro allenamento, ma se vuoi provare qualcosa, quella parte della palestra è libera”.

“Grazie Yarr. C'è qualche novità?”.

“Sì. Credo di avere individuato una sequenza di mosse nuova, ma compatibile coi regolamenti del karate e anche di altre discipline. Stavo giusto cominciando a far provare le prime mosse ai miei allievi”.

“Ti dispiace se resto a guardare?”.

“Fai pure, purché tu non faccia niente che possa scoraggiarli. L'allenamento con loro dura ancora quaranta minuti, e poi possiamo fare qualcosa di più serio tra noi”.

 

Dopo un'attesa passata immersa nei suoi pensieri, Orube vede che gli allievi si congedano dal maestro con inchini rituali simili a quelli usati nei giardini di Basiliade.

Yarr le si avvicina. “Adesso possiamo allenarci sul serio, Orube”. Poi, osservandola con attenzione: “C'è qualcosa che non va? Mi sembri molto triste, quest'oggi”.

“Si nota tanto?”, chiede lei. “E' che ho delle incomprensioni con alcune amiche. Come l'impressione che qualcosa si sia rotto”.

“Vuoi venire a sederti al tavolo?”. La precede verso la sua stanza spartana, e la fa sedere. “Ti preparo un tè di menta”.

 

Poco dopo, mentre il suo sguardo ciondola attorno al pentolino d'acqua sul fornello, Orube chiede: “Yarr, il codice d'onore dei guerrieri condanna ogni tipo di bugia?”.

“Certamente, lo sai anche tu. Però, diciamocelo chiaramente, la sincerità a ogni costo non è praticabile ovunque: io stesso sono qui sotto falsa identità, e non posso dichiarare di provenire da un altro mondo. Lo stesso per te, immagino”.

Orube ci pensa in silenzio. Ascolta l'acqua del pentolino mentre emette un suono armonico che segnala che è prossima a bollire. “Secondo te, un'omissione è una bugia?”.

Lui ci pensa un attimo mentre si alza per spegnere il fornello. “No. Il decoro e lo stesso Onore ci costringono a selezionare quali pensieri esprimere, e quali no”.

Orube aspetta a parlare, mentre Yarr mette una bustina in infusione direttamente nel pentolino. “Secondo te, Yarr, è legittimo tacere per proteggere i segreti di un'altra persona?”.

“Molto dipende se questi segreti sono legittimi”.

“E se io non conoscessi questi segreti? Se avessi solo dei sospetti?”.

Lui spreme la bustina di tè col cucchiaino. “Come si può tradire dei segreti che non si conoscono?”.

“Più che altro, non ho comunicato i miei sospetti ai miei superiori”.

“Ma i tuoi superiori non sospettavano niente?”.

“Sì, sospettavano già”.

Lui versa il tè nelle tazze sul tavolo. “E allora, qual'è il danno?”.

Lei sospira. “Sono ermetica, lo so. Scusa se ti pongo queste domande sibilline”.

“Non vuoi dirmi qualcosa di più di questa storia?”.

Orube sospira. “C'è un uomo. Un uomo che nel passato ha fatto delle scelte sbagliate. Però quest'uomo mi amava, ed è morto per salvarmi la vita. E ora io non posso fare a meno di amarlo”.

Yarr la osserva intensamente, cercando di capire. “Ai morti si deve perdonare”.

“Ma ora quest'uomo è di nuovo vivo! E' tornato una notte, non so come, e io l'ho accolto. Lo consideravo redento, così ho voluto sperare!”.

“Tornato? Un morto?”. Appoggia la sua tazza, incredulo. “Ma come?”.

“Come non lo so, non lo sappiamo! Ho promesso ai miei superiori di scoprirlo, ma non ho avuto risposte da lui. Ho scoperto solo che qualcosa di misterioso lo tormenta ancora. E quel poco che mi ha detto mi ha così disillusa che l'ho lasciato, finché non mi avesse spiegato davvero. Ma lui non si è più fatto vedere...”.

Yarr la guarda disorientato.

“Magari aveva bisogno di aiuto!”, si rimprovera Orube con gli occhi lucidi. “Aveva bisogno di forza per resistere a qualcosa, e io gliel'ho negata!”.

Yarr resta silenzioso, guardando la guerriera. “Lui ti ha chiesto qualcosa? Il tuo aiuto, magari?”.

Orube scuote il viso, coprendolo con le mani. “Niente! Se lo avesse fatto, almeno!”.

Dopo qualche istante, il suo orgoglio torna a svegliarsi. Alza il viso, voltandosi di lato per non farsi guardare negli occhi arrossati. “Scusami, Yarr. Non avrei voluto ammorbarti con il mio dolore”.

“Invece hai fatto bene a parlarne, Orube. Un guerriero, anzi un qualunque essere umano, deve fornire soccorso a chi è ferito non solo nel corpo, ma anche nello spirito”.

“Grazie. La tua pazienza ti rende onore” gli risponde lei, senza ancora riuscire a reggerne lo sguardo.

Yarr spinge delicatamente una tazza verso di lei. “Bevi il tuo tè, si sta raffreddando”.

Mentre beve, Orube ascolta i rumori di quella stanza spartana: il ticchettio di un orologio da parete, il sommesso fruscio della ventola di un aspiratore... ad ascoltare bene, dalle finestre a bocca di lupo della palestra si sente anche, attutito, il rumore del traffico.

Dopo una lunga meditazione, Yarr le chiede: “Cercando di riassumere, di cosa ti senti in colpa?”.

Lei riflette. “Di essere fuggita da una parte e dall'altra. Di non avere fatto nulla per risolvere la situazione. Anzi peggio, forse sono io stessa un ostacolo alla risoluzione”.

“Perché?”.

“Perché i miei superiori esitano nell'agire per paura di ferire me”.

Lui ascolta senza commentare. “E cosa puoi fare per risolvere ciò?”.

“Posso... posso cercare un chiarimento con l'Oracolo di Kandrakar”.

“Questa è una buona idea. Himerish era un uomo dalla saggezza ammirevole fin da molto prima di diventare Oracolo di Kandrakar. Sono stato suo allievo quando ero ben più giovane di te, e fin d'allora mi sono reso conto che lui è capace di vedere qualunque questione sotto tutti i punti di vista contemporaneamente. Sono certo che saprà fare luce su quello che a me sembra principalmente un malinteso”.

Orube ci pensa sopra, guardando il fondo della sua tazza. “Però c'è anche un'altra questione: sento che la mia motivazione a operare per Kandrakar si sta affievolendo”.

Lui la guarda a fondo. “E' a causa di questo malinteso?”.

“Anche. Ma c'è dell'altro: sostanzialmente, non mi è chiaro quali siano le finalità della congrega. Quando lo si chiede, rispondono che serve per mantenere l'equilibrio tra i mondi, ma non mi è per niente chiaro cosa questo voglia dire”.

Yarr la guarda, attento. “Continua, mi interessa”.

“Sostanzialmente, vengono sorvegliati dei portali naturali che già esistono e che collegano vari mondi, e si vuole limitare il passaggio di minacce da un mondo all'altro. Ma mentre alcuni tipi di minacce sono comprensibili, come tiranni o eserciti invasori, altri sono fumosi, troppo sottili o troppo grandi per essere visibili all'occhio umano. E ci sono schiere di saggi esperti in non so cosa, provenienti da diversi mondi, che a me sono spesso sembrati degli sprovveduti incredibili”. Poi, temendo un rimprovero, si affretta a chiarire: “Non parlo di Himerish, Endarno, o Tibor”.

Yarr tace brevemente, pensieroso, poi le chiede pacato: “Secondo te, perché quei saggi che ti sembrano sprovveduti sono stati chiamati lì?”.

Lei sospira. “Sicuramente c'è qualche motivo. Sicuramente sanno delle cose di cui io neanche sospetto l'esistenza. E allora il problema è: cosa ci faccio io, lì? Perché c'è bisogno di una giovane guerriera tanto agile quanto sprovveduta, in un luogo in cui ci sono per lo più saloni silenziosi, vecchi saggi così saggi da sembrarmi stupidi, e problemi così grandi o così sottili che io non li posso neppure sospettare?”.

Yarr ascolta con attenzione. “Orube, se oggi non comprendi le ragioni, non pensi che restando lì e crescendo prima o poi le capirai? Non credi che, se sei lì per scelta di qualcuno saggio e anziano, è perché hanno visto in te delle potenzialità che ora tu stai negando solo per uno stato d'animo passeggero? Io darei tutto quello che ho, va beh, è veramente poco, per poter accedere a questo luogo di saggezza millenaria, e farmi anche solo una vaga idea di cosa sono questi problemi troppo sottili o troppo grandi per essere visti da un occhio umano”.

Orube resta in silenzio; il suo viso sembra un po' rasserenato.

Dopo un lungo intervallo, chiede: “Yarr, ti prego, parlami ancora di Basiliade e di mio fratello. In questi tempi, i miei pensieri sono sempre più stati rivolti in quella direzione”.

 

 

 

 

  
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