Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Xariar    30/12/2020    1 recensioni
"E mentre balla
storce le labbra in una lenza di sorriso
ed io,
ho abboccato."
Sotto gli occhi di Dio, aveva scelto Lucifero,
smarrendo la via che il Signore per lui aveva designato. L'ingiusto giudice si stava facendo cullare dai piaceri umani e da tutto ciò che riteneva sporco e impuro.
Ma la desiderava.
La lussuria, che strana.
Divorava, come il fuoco, ogni cosa, per poi lasciare solo le spoglie della passione, come cenere, sul suo arso cammino.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claude Frollo, Esmeralda, Febo, Nuovo personaggio, Quasimodo
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Violenza
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Era il momento della resa dei conti, ma Frollo, era fisso a guardare il rogo ancora acceso. L'odore nauseante della carne umana arsa gli invase il naso e i polmoni, facendolo rinvenire dalla rabbia cieca, in cui il rifiuto della zingara lo aveva catapultato poco prima. Era morta, come aveva desiderato, ma allora perché sentiva ancora le mani delicate di quella donna su di se? Avrebbe dovuto essere libero da quel maleficio demoniaco, una volta che Hel fosse morta. Ma in se, nel baratro in cui, negli anni, erano precipitati i suoi sentimenti, sentiva una crescente ed opprimente disperazione. L'aveva uccisa. Lo aveva fatto. Era morta. Era in trans, poteva vedere sfocato il corpo della giovinetta tra quel fuoco. Fuoco in cui, per notti intere, l'aveva vista ballare nei suoi sogni. Lo stomaco gli si strinse per un dolore incredibilmente lacerante. Non avrebbe mai più potuto sfiorarle le spalle, o affondare il viso nei riccioli morbidi e neri, che nascondevano, come la notte, i suoi desideri osceni per lei. Non avrebbe mai più potuto vedere quegli occhi rabbiosi di strega o gioiosi da bambina. Non ci sarebbe mai più stata la sua voce per le strade, ne la sua danza nelle taverne, non le avrebbero ma più puntato addosso sguardi e commenti sporchi o maliziosi. Nessuno l'avrebbe mai più toccata. Nessuno si sarebbe salvato quel giorno, nessuno di quegli sporchi zingari. Avrebbero fatto tutti la sua stessa fine, nessuno di loro meritava di vivere. Era completamente accecato dall'odio. -"Capitano! Irrompete nella cattedrale!" Aveva intenzione di far fuori personalmente Esmeralda e Quasimodo. Quel ragazzo, quel demonio deforme, gli aveva causato fin troppi problemi, ma quella sarebbe stata la sua ultima volta. I soldati cominciarono a sfondare il grosso portone della cattedrale, e nel mentre l'ex capitano Febo, che finalmente era riuscito a liberarsi dalla gabbia insieme agli zingari, esortava il popolo. -"Frollo ha saccheggiato la città e ucciso migliaia di persone, ed ora, ha dichiarato guerra persino a Notre Dame! Glie lo permetteremo!?" Chiese ai parigini che avevano assistito all'esecuzione. La gente urlò e si scagliò contro l'esercito, contro la legge, rivoltando la città da sopra a sotto. I potenti stavano per essere calpestati, la rivolta era appena cominciata. - Il portone fu parzialmente sfondato, il ministro, si scavò un passaggio tra il legno con una spada e riuscì ad entrare. Era totalmente fuori di se. Era ormai un fantasma della persona che governava la città con pugno di ferro. La sua rigidità e compostezza, avevano lasciato il posto ad una bestia, che ringhiava fuori controllo e si guardava intorno come se fosse a caccia. Brandiva la spada, intento ad uccidere ogni cosa che si fosse frapposta tra lui e le sue vittime. Salì le scale correndo, scaraventando giù l'arcidiacono che cercò di fermarlo. Si ritrovò dinnanzi ad una celletta, in cui ai piedi del piccolo letto, c'era Quasimodo disperato ed in lacrime. Frollo nascose la spada ed estrasse un pugnale, per uccidere il gobbo più velocemente possibile. Potè vedere che sul letto, sdraiata ed immobile, vi era la zingara Esmeralda. Era morta anche lei? Il ministro mise il pugnale dietro la schiena, e calmandosi apparentemente, si avvicinò alle spalle di Quasimodo, posando gentile, una mano sulla grossa gobba. -"Le avete uccise.. entrambe." Era un sussurro disperato. Prima Hel, poi Esmeralda. Frollo l'avrebbe pagarta cara. -"Come avete potuto.. non sentite il rimorso?" Allora era quello il sentimento che lo stava divorando da quando ha visto quel corpicino tra le fiamme. Era il tanto lontano rimorso. -"Era mio dovere Quasimodo, è stato molto doloroso anche per me." -"Basta bugie!" Il ragazzo si alzò di scatto, voltandosi verso il suo padrone, fissandolo negli occhi grigi che in vent'anni, aveva imparato a conoscere. -"Bada ai toni con cui ti rivolgi a me." Quegli occhi d'acciaio, avevano un espressione irriconoscibile. Sembravano invasi di rabbia e dolore. Forse non mentiva. -"Cosa puoi saperne tu, mio caro Quasimodo.. di ciò che sento io?" Le parole, come un fiume gli uscirono dalle labbra, senza controllo. Una mano gli si posò sul petto e strinse la veste da giudice nel punto in cui sentiva il dolore che aumentava ad ogni istante. Quasimodo rimase in silenzio ad ascoltare. -"Cosa può saperne la gente di ciò che è accaduto a me e quel demonio di una gitana questa notte." Si fermò per il tempo di un sospiro -"Cosa sai tu dell'ardore, della passione e dell'amore! Cosa puoi saperne tu di ciò che mi ha fatto quella zingara del diavolo!" Tuonò con il dolore nell'anima, ed estraendo il pugnale cercò di uccidere Quasimodo. Il gobbo lo bloccò, ingaggiando con lui una breve lotta in cui prevalse e scaraventò il giudice contro un muro, disarmandolo. -"Per tutta la vita, avete cercato di tenermi lontano dal male, dal dolore, ma le uniche persone da cui dovevo stare lontano, erano le persone come voi! Siete voi il vero male!" -"Quasimodo, fermo ragazzo! Aspetta!" Esmeralda, aveva sentito tutta la discussione che i due uomini avevano avuto, ed intuì ciò che era accaduto tra Frollo e sua sorella. Erano diventati amanti? Forse veri e propri innamorati. Era troppo debole per pensare, aveva bisogno di aiuto -"Quasimodo..." sussurrò la gitana sfinita dai fumi del rogo. -"Esmeralda!" Esclamò Quasimodo felice che la sua amica sia ancora viva. Frollo invece, ancora riverso a terra, estrasse la spada dal fodero e si preparò per combatterli e finire per sempre le loro vite. Il campanaro prese Esmeralda tra le braccia e la portò fuori dalla celletta, cercando di metterla al sicuro dalle grinfie del ministro che era ritornato ad essere una bestia senza controllo. Con la spada sguainata, il giudice li rincorse, ma voltando un angolo i due giovani fuggiaschi erano scomparsi. Frollo si guardò intorno e non vide nessuno intorno , ma il suo istinto gli consigliò di affacciarsi al cornicione della torre su cui erano giunti. Il gobbo e la gitana erano appesi ad uno dei doccioni che adornavano la cattedrale. -"Ve ne andate così presto!?" Disse sadico e spaventoso, mentre alzava la spada e la scagliava violentemente sui due malcapitati che, riuscirono a scampare al primo fendente e per fortuna tanti altri. Esmeralda, appesa al collo del gobbo, fu scaraventata lontana dalla battaglia per essere fuori pericolo. Il ministro fissò Quasimodo, che stava in equilibrio sulla ringhiera della torre, ghignando sadico. Avrebbe ucciso prima lui e poi la strega. Aveva di nuovo il volto di un mostro infernale, contorto da rabbia, rimorso e dolore. Il campanaro potè sentire il dolore del suo padrone che lo lacerava nell'anima. Era davvero sofferente per la morte di Hel. -"Dovevo sapere che avresti difeso questa strega con la vita.. come tua madre, che è morta nel tentativo di salvarti." Quasimodo sgranò gli occhi scioccato, ma non ebbe il tempo di dire nulla. -"Ora.. farò quello che avrei dovuto fare... vent'anni fa!" Afferrò il mantello e lo lanciò sul viso del gobbo, facendolo scivolare giù dalla torre. Quasimodo riuscì ad afferrare sia il mantello che una sporgenza del cornicione. Il peso di Quasimodo però, trascinò con se Frollo, lasciandolo penzolare dal suo mantello, tenuto stretto dal gobbo. Esmeralda accorse, cercando di salvare Quasimodo dalla caduta nel vuoto. -"Non mollare!" Disse la gitana, cercando di tirar su il ragazzo. Frollo però, aggrappandosi alla vita, si dondolò verso un vicino doccione, su cui si mise in piedi. Non aveva mollato la spada, la stringeva ancora saldamente anche se le mani gli tremavano. La paura, anche quello era un sentimento che da anni non provava più. Da quando aveva ucciso la madre di Quasimodo sotto gli occhi di nostra signora di Parigi. Nella sua mente, regnava il caos, che lo avrebbe divorato fin quando quei due non sarebbero morti. Alzò la spada sopra la testa, sgranò gli occhi ed allargò un mostruoso sorriso. Esmeralda era il bersaglio perfetto, l'avrebbe decapitata sulla torre nord di Notre-Dame. Rise, rise maniacalmente, e le disse quasi urlando. -"Egli castigherà i perversi e li precipiterà in una voragine di fuoco!" Prima che potesse abbassare la spada e decapitare la strega zingara, sentì scricchiolare la pietra del Gargoyle che lo teneva sospeso tra vita e morte. Fu in quel momento che realizzò che stava per morire e non aveva vie di salvezza. Non ci sarebbe stato ritorno. Sotto di se un mare di fuoco che lo attendeva, sembrava l'anticamera del suo destino. La pietra si sbriciolò sotto i suoi piedi, lasciandolo precipitare per settanta metri verso il sagrato. La sua tortura era finita, la sua guerra era durata poco e quasi ne era grato. Forse, finalmente sarebbe stato libero da tutti i tormenti del corpo mortale e debole, ma soprsttutto sarebbe stato libero da quel rimorso che, certamente, lo avrebbe accompagnato per il resto dei sui giorni, se ce ne fossero stati altri. Il fuoco lo attendeva. Era contento di farsi cullare dall'aria fredda della mattina, che lo sfiorò per quei pochi secondi di oblio. Infine, buio. - Alla taverna chiamata "La pomme d'Eve" il re zingaro Clopin Trouillefou raccontava la storia ad alcuni viandanti, per soddisfare la curiosità che il grosso quadro appeso alla parete, aveva suscitato in loro. Erano rimasti incantati dalla donna ritratta, infatti Hel era dipinta in tutto il suo splendore e semplicità, dopo una notte trascorsa con l'artista. - Quegli uomini ascoltavano il re zingaro in silenzio, che aveva raccontato quella storia con gli occhi lucidi di malinconia e nostalgia. Seduta sul tavolo, anche Esmeralda escoltava il racconto in silenzio, sorridendo però, al ricordo di sua sorella che ballava per le strade con lei. -"Tra gli amanti della nostra principessa zingara, ci sono stati anche poeti e pittori, che l'hanno cantata e ritratta, come in questo quadro." Disse Clopin indicando la tela. -"C'è una leggenda intorno alla bella cattedrale di Notre-Dame, sapete qual'è?" Chiese Esmeralda sorridendo lieve ai viandanti interessati al racconto. -"Si dice che chi muoia in quella cattedrale non vada più via, e rimanga nelle sue belle torri o anche sul suo pavè per l'eternità. Forse anche quei due amanti, hanno avuto il loro lieto fine." Clopin sorrise alla bella Esmeralda che intanto aveva afferrato il suo tamburello ed aveva cominciato a suonare, per poi trascinare con se altri suoi compagni, tirando sù una melodia completa e facendo spazio alla voce re. (Aguzzate le orecchie se questa storia vi ha Strappato una lacrima di gioia o pietà. Ho cantato la vita della gitana che sotto lo schiaffo aveva intrappolato quel finto re. Quel diavolo illuso disperato di volerla "amare" le chiedeva e l'implorava "O zingarella, perché mi fuggi? E fuggendo il mio cor disttuggi. Così offendi la tua beltà, cedi a me e nessun't'avrà." "Giudice mio a me piacerà darvi pene e tanti guai. Farò torto alla mia beltà, ma conserverò la libertà." "Strega mia cosa mi fai! La mia vita brucerai. Mi rifiuti così, e già sai Che per te Parigi arderei!" "Vostro onore guardatemi bene! Il nostro bacio sapeva di fiele, Ma il mio corpo vi desidera, si. Se volete prendetemi qui." "Forse Furor d'amore è, forse il corpo tuo ma, io sento il fuoco in me, Se vai all'inferno ci vengo con te." ) - Ecco a voi il finale di kyrie eleison.. È stata un epopea, ma sono sicura di revisionarla presto ed appianare tutti i dossi ed argomentare molti punti che sono rimasti purtroppo, superficiali. Ringrazio infinitamente chi legge e leggerà la mia storia. Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei felicissima. Alla prossima!
   
 
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